Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: StargazingMomo    10/01/2021    1 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dall'Act VI:

"
Ci mancherebbe, Yume. Io non ti ho mai impedito di fare niente. "  

"[...] Io... Senti, prima non ero io a scrivere. Era il mio amico Everett, mi aveva rubato il cellulare. Ma questo non significa che quello che ha detto non sia vero. Solo che si è preso qualche libertà nell'esporre i fatti, ecco. Quindi non potevo continuare a fingere fossi stata io a scrivere con tanta disinvoltura. [...] Sì, beh, nel primo volevo solo fosse chiaro che non me ne sarei stata con le mani in mano davanti a un altro pazzo e avresti dovuto sapere che non sarei fatta escludere dalla faccenda in quel modo proprio da te."

"Io non volevo escluderti. Stavo solo cercando di proteggerti. Sapevo che non sarebbe stata una notizia facile da mandare giù per te e avrei voluto evitare che si aprissero vecchie ferite, ma evidentemente non sono riuscito a farlo nel modo giusto. Non so più nemmeno più quale sarebbe stato quello giusto."

"Siamo in due. Ero così presa dal far sentire le mie ragioni che non pensato ad altro. Mi dispiace per quello che ti ho detto e questa volta è la vera Yume a dirtelo. "

"Dispiace anche a me, davvero. Devi scusarmi ma ora devo far partire gli ordini di certi materiali e altre scartoffie da sbrigare, roba del genere."

"Beh, l'azienda non si manda avanti da sola. Io devo essere al dojo tra mezz'ora e la monorail si è guastata proprio nel tratto che percorro io. Con questa pioggia non so come fare! Volare in quella direzione è fuori discussione oggi."

"Se vuoi posso essere lì da te in dieci minuti. Ti dò un passaggio con l'aircar."

"[...]
Yume si lasciò cadere sul pavimento ricoperto di moquette dopo aver letto il messaggio. Kami, stava veramente venendo lì".

"Mesuzu gettò il giornale per terra dopo averlo letto, [...] E così a quel fighetto piaceva fare l'eroe. Stava giusto prendendo forma nella sua mente il pretesto giusto per dimostrarlo.[...]"


                                                                                                          ****

Trunks fermò l'aircar proprio sotto la palazzina accanto alla sala giochi Go Fun!, come lei gli aveva scritto, lasciando in funzione i tergicristalli. Pioveva ancora intinterrotamente, lasciò che quel tamburellìo sulla carrozzeria riempisse la sua mente mentre si sforzava di non pensare al fatto che, ormai, Yume viveva lì e quella rappresentava la sua nuova vita. Di cui lui non faceva parte. Loro avevano già avuto la loro occasione. A volte, però, si insinuava nella sua mente il pensiero che se si fosse comportato diversamente, se fosse riuscito a evitare che si allontanassero così tanto, forse non sarebbe finita in quella maniera. Aveva perso, oltretutto, il conforto che aveva sempre trovato in lei e di cui non aveva smesso di avere bisogno, anzi. Ora che sapeva cosa volesse dire sentire le braccia di Yume che lo stringevano la notte, quel letto ora sembrava più freddo che mai.
Il ragazzo
si passò una mano sul viso e ravviò le ciocche lavanda che ricadevano in avanti, incorniciando il suo viso, passandola fino a quelli legati in un codino. Menomale che non avrebbe dovuto pensarci. Estrasse, allora, lo smartphone dai pantaloni sportivi che aveva indossato in fretta, insieme a una felpa con cappuccio marchiata Capsule Corp, di modo da essere lì da lei il prima possibile, comunque.

Sono qui sotto, Yume. Quando vuoi, ti aspetto.

Inviato. Rilesse le ultime due parole. Forse non era appropriato dirle che l'aspettava, poteva sembrare che fosse troppo personale. Come se stesse lì a pensare tutto il tempo a lei in trepidante attesa, mentre voleva dare l'idea di essere più disimpegnato. Voleva solo dire che non l'avrebbe lasciata a piedi se tardava qualche minuto, che non si doveva preoccupare, in quel senso intendeva.

Perfetto, grazie infinite Trunks. Scendo subito.

Doveva ringraziare quel temporale e il guasto della monorail, in un certo senso, se aveva l'opportunità di rivederla di nuovo e di poter fare qualcosa per lei. Certamente si rendeva conto che poteva sembrare patetico, ma, a parte l'apparizione di Mesuzu, non è che avesse molti motivi per giustificare un incontro con Yume, ormai.
I suoi azzurri si lasciarono ipnotizzare dal ritmo regolare e continuo dei tergicristalli, ma catturando distrattamente una sagoma minuta con un grande ombrello rosso che comparve davanti al parabrezza, per poi avvicinarsi allo sportello del passeggero. Trunks sbattè le palpebre, allora, e si precipitò a sbloccarlo per permetterle di salire. La ragazza chiuse l'ombrello e si fiondò, quindi, all'interno dell'aircar, assicurando anche la chiusura della portiera accanto a sé e sistemando l'ombrello ai suoi piedi.

«Non so come ringraziarti, veramente, sarei stata spacciata senza il tuo aiuto. E' stato molto gentile da parte tua.» esordì lei, sorridendo, sistemandosi il foulard nero che aveva legato a mo' di fascia per tenere indietro i capelli biondo miele.
Era sempre decisamente molto bella. Aveva indosso un semplice impermeabile grigio, una salopette di jeans con sotto un lupetto nero, ai piedi degli stivali biker dello stesso colore, eppure a lui sembrava sempre che tutto le donasse in modo particolare.

«Non ti devi sentire in debito, ti ripeto. Potrei anche offendermi, sai? Dopotutto, posso anche permettermi di farti un favore quando capita o no?»
Yume lo guardò con quei suoi grandi occhi nocciola e annuì, un po' impacciata, quindi diresse lo sguardo di fronte a sé e prese a torturare il polsino sinistro dell'impermeabile. Sembrava tesa. Forse non avrebbe voluto trovarsi in macchina da sola con lui in quel momento, era stata costretta dalle circostanze.
«Sarà meglio andare, altrimenti farai tardi.»
L'aircar, quindi, ripartì, avventurandosi per le strade di Città dell'Ovest con quel temporale che non accennava a diminuire. Per qualche istante solo lo scrosciare della pioggia fu protagonista dell'abitacolo e Trunks poteva avvertire chiaramente il peso della tensione che si stava creando tra di loro, quando Yume esclamò:
«Allora, cosa hai intenzione di fare rispetto a quel pazzo di Mesuzu...? Intendo, hai già idea di che contromisure prendere? Forse è troppo presto, però non si è mai abbastanza previdenti, non mi pareva proprio che scherzasse..»
Si stava ancora accanendo contro il polsino dell'impermeabile e si era voltata verso di lui solo un attimo, nel momento in cui aveva concluso la frase. Il ragazzo stava cominciando a realizzare quanto gli fosse sembrato più semplice parlare via messaggio, nonostante quello che si erano detti non fosse cosa da poco, il fatto di essere dietro a uno schermo forse rendeva un po' più agevole il tutto. Certo, non avrebbe mai pensato che sarebbero andati incontro ad una situazione simile.
«Beh, no, non scherzava affatto. E' un fanatico, è decisamente pericoloso. Ha portato avanti uno studio di dieci anni sulla natura dell'energia spirituale e su come sfruttarla al meglio, secondo lui. E ' stato ibernato vent'anni. Ho fatto un rapido calcolo...»
«Scusa se ti interrompo, ma si è ibernato?! In una cella frigofera, diciamo?» la sua espressione era sbigottita.
«Sì, di sua invenzione, immagino. Ora dovrebbe avere circa cinquant'anni, ma il suo fisico è rimasto fermo a una trentina, potenziato da questo elisir sempre di sua creazione, che durante l'ibernazione ha fatto sì che il suo fisico si trasformasse in quel modo, come una sorta di doping. Poteva essere un genio, ma il suo studio è solo frutto di una visione delirante.»
«Puoi dirlo forte. Allenarsi non era nei suoi progetti. Comunque non so che tipo di padronanza del combattimento possa mai avere...» ribattè Yume, lasciando finalmente in pace il polsino per allargare le braccia con incredulità.
Trunks si chiese se si sentisse più a suo agio. Non era affatto qualcosa di scontato, in più era lo faceva sentire meglio l'idea di confrontarsi con la ragazza per una questione del genere, in realtà. Come quando condividevano le loro ansie, paure, ma anche speranze durante l'assedio degli androidi.

«Ad ogni modo, anche se non ho idea di cosa voglia fare con le Sfere del Drago, sono inutilizzabili, quindi non credo che dovremmo preoccuparci dei suoi progetti in merito. Ciò non toglie che debba essere fermato e, sì, per fare questo dovremmo avere almeno un indizio per capire come ha intenzione di agire...»
Trunks si interruppe nel momento in cui notò un'ombra improvvisa passare sul volto della ragazza.
«Yume... Tutto bene?»
Lei si scosse e rispose:
«Sì, non è niente.»
Ma si era reso conto che era cambiato qualcosa. Aveva ripreso a dare il tormento a quel polsino e aveva di nuovo lo sguardo fisso davanti a sè, sulla pioggia che si infrangeva sul parabrezza spazzata via senza sosta dai tergicristalli. Avrebbe dato qualunque cosa per riuscire a leggere i suoi pensieri, a capire cosa l'aveva turbata in quel momento. Una volta ci sarebbe riuscito senza troppa difficoltà, anche se non era stato comunque facile per lui riuscire a entrare in quella sintonia con Yume. Dopo che aveva cercato senza successo di rubargli la spada, Trunks aveva compreso il motivo per cui lei l'aveva fatto e l'aveva invitata a stare alla Capsule Corp. Comunque, rimanevano entrambi piuttosto chiusi per via dei rispettivi traumi, però poi grazie al legame che entrambi avevano con le arti marziali erano riusciti a stabilire un contatto.
Per questo, dopo quello che erano riusciti a costruire, era un duro colpo vederla così assente, sempre più distante da lui.

«Perché non cambiamo argomento? Mi racconti come hai incontrato quel tuo amico che ha scritto al posto tuo?»
La ragazza lo guardò sorpresa e quindi disse:
«Io ed Everett, in realtà, ci siamo incontrati per la prima volta quando avevamo dieci anni. A quel tempo condividevamo un bunker antiatomico con altre tre famiglie. Lui era con suo padre ed io con i miei genitori. Era simpatico, nonostante la situazione fosse drammatica mi faceva sorridere, andavamo d'accordo.»
Una fitta lo colpì allo stomaco. E così aveva conosciuto i genitori di Yume, cosa che lui non aveva potuto fare.
«Ha conosciuto tuo padre Soichiro e tua madre Ai, quindi.Interessante. E adesso vivete insieme.» per quanto sembrasse calmo, il suo tono di voce tradiva un certo fastidio, per così dire.
«Trunks...? Che c'è?» Yume, quindi, si sporse leggermente verso di lui e per poco il ragazzo non finì nella corsia opposta per l'agitazione.
«Niente. Continua.»
«Ti sei accorto che hai sbandato? Comunque, l'ho incontrato nuovamente un paio di mesi fa nella caffetteria dove lavora per mantenersi agli studi. Frequenta medicina.»
«Medicina, eh? Sembra un tipo in gamba.» le sua mani stringevano sempre più forte il volante.
«Trunks sei sicuro che sia tutto a posto? Mi sembri strano.»
Il ragazzo si voltò dalla sua parte e notò l'espressione accigliata di lei.
«Andate d'accordo, eh? Scrive anche i messaggi per te, chissà che aveva in mente...» aveva iniziato quel discorso senza malizia, ma adesso si stava ritorcendo contro di lui.
Yume scoppiò improvvisamente in una risata. Trunks si voltò di nuovo verso di lei e non riusciva a credere ai suoi occhi; stava veramente ridendo in sua compagnia....? Non era una risatina o altro, stava ridendo di cuore. Cosa aveva detto di così divertente?!

«Non è che sei geloso...? Non me l'aspettavo. Però la tua espressione mentre mi chiedevi di lui... E' stata impagabile.»
Perfetto. Si poteva essere smerdato peggio? Anche se il suo cuore si era sentito leggero per la prima volta dopo tempo nel vederla così distesa. Ora, però, si chiedeva ancora se veramente non ci fosse altro con quel tale.         
«Senti se c'è qualcosa tra di voi, io sono l'ultima persona a cui devi rendere conto...»
«No, non c'è pericolo che gli possa interessare sotto quell'aspetto.Everett è omosessuale.»
"Fantastico..!»Trunks si era fatto scappare di getto. «Intendevo dire fantastico per lui. Che non passi la vita a fingersi qualcosa che non è.»
«Certo.» quel sorriso non accennava a lasciare le labbra di Yume.
Era così bella. Avrebbe voluto che quel tragitto in macchina non finisse mai.

«Siamo già arrivati, temo.» aggiunse lei, indicandogli l'insegna del dojo. L'esclamazione della ragazza infranse le sue illusioni. Un attimo, però... Aveva capito bene? Anche lei avrebbe voluto non fosse finito così presto?
«E' stato... inaspettato. Trunks, grazie.»
Anche i suoi occhi cioccolato parevano sorridere dopo quello che gli era parso troppo tempo. Com'era difficile lasciarla andare via.
«Grazie a te. Anche per me vale lo stesso.»
«Allora... ciao.»
«Ciao.»
Sembrava stesse temporeggiando. Guardò, poi, un attimo oltre la sua spalla ed esclamò:
«Kami! Hirano-sensei...! Devo proprio andare!»
Afferrò al volo l'ombrello e si fiondò fuori dall'aircar, precipitandosi sulle scale dove s'inchinò davanti ad un anziano signore che l'osservò e le indicò di entrare, al che lei si voltò per l'ultima volta verso il ragazzo e lo salutò con la mano, saluto che Trunks ricambiò. Non riuscì, però, a scacciare la sensazione che gli occhi del maestro fossero su di lui, infatti l'ometto puntò l'indice nella sua direzione, come ad assicurarsi di qualcosa, quindi lo salutò per poi rientrare placidamente nel dojo.

                                                                                         ****

Era passata una settimana. Una settimana dall'ultima volta che aveva sentito Trunks. Una settimana dall'ultima volta che l'aveva visto. Pareva passato un secolo dall'ultima volta che aveva messo piede nella sua aircar. Ricordava ancora l'entusiasmo nei suoi occhi di cielo quando gliel'aveva mostrata appena collaudata, dicendole che la linea era pronta per il mercato.
Lui le era sembrato così... approcciabile. Forse non era il termine adatto, ma con quei pantaloni sportivi e la felpa blu non le aveva l'aria formale e di rappresentanza che aveva quando era vestito con uno dei suoi completi eleganti. Non che Yume non l'avesse mai trovato affascinante così, anzi, ma in quel momento aveva forse bisogno di un'altra parte di lui, quella che gli permettesse di mostrarsi senza tanti fronzoli ai suoi occhi. Sapeva, comunque, di non poter comportarsi come se fosse tutto normale, come se non ci fosse più nessuna sorta di disagio tra di loro, anche se quello scambio di messaggi aveva in qualche modo aiutato a facilitare la comunicazione tra di loro.
Contro ogni previsione, però, alla fine si era ritrovata a ridere con lui e aveva avuto uno strano tuffo al cuore nel vederlo, praticamente, geloso del presunto rapporto che aveva con Everett. Non credeva che potesse comportarsi così, in realtà. Lei non gli aveva mai dato particolare motivo di essere geloso, ma doveva ammettere che aveva provato un sottile piacere nel vederlo in quella veste e l'aveva trovato decisamente buffo.
Yume era appoggiata pesantemente sul tavolo basso tradizionale con la braccia distese davanti a sé e lo smartphone stretto tra le mani mentre rimirava lo sfondo del lockscreen che li ritraeva insieme. Appena il display si spegneva lei lo riaccendeva; era quasi ora di cena. Trunks non le aveva scritto più niente. Beh, non ce n'era stato particolare motivo, d'altra parte. Mesuzu non aveva più avuto nessuna iniziativa e doveva ammettere che la cosa non la faceva sentire molto tranquilla, in realtà, si aspettava che qualcosa potesse succedere da un momento all'altro. Il fatto era che non le piaceva essere in balìa dei capricci di quel pazzoide; non essere in grado poter anticipare in qualche modo la sua prossima mossa era frustrante.
Riaccese lo schermo.
Gli occhi nocciola e i pensieri della ragazza tornarono a rivolgersi a Trunks, per sempre impresso in quella foto mentre le dava un bacio sulla guancia. Forse aveva avuto paura di rovinare quel bel momento passato insieme e, quindi, aveva preferito non aggiungere altro. Non che lei potesse biasimarlo. Yume aveva avuto lo stesso timore.
Le tornò alla mente quando il discorso su Mesuzu aveva toccato l'argomento delle Sfere del Drago... Non era per via di quello che il ragazzo le aveva detto, ma il solo nominarle aveva fatto come scattare in lei il ricordo di quello che Everett le aveva detto in merito e di come Trunks fosse stato riportato in vita da quegli oggetti magici quando era tornato indietro nel passato per la seconda volta ed era stato ucciso in quell'assurdo torneo... Non sarebbe stata per nulla assicurata
, altrimenti, la sua sola presenza accanto a lei in quel momento. Quest'ultima realizzazione l'aveva destabilizzata improvvisamente.
«Ehi, ragazza innamorata, non le vuoi le uova nel ramen, giusto?»
Proprio la voce di Everett irruppe nelle sue riflessioni, facendola quasi saltare dallo spavento.
«Ti ho spaventato, eh?»
«Cretino, ero un attimo sovrappensiero.»
«Un attimo... Intanto dopo quel viaggio in macchina ti ho beccata più volte a fissare quel cellulare.»
Yume, quindi, si alzò e si diresse verso il divano, prese uno dei cuscini decorativi e glielo lanciò contro.
«Ah... dritto sullo stomaco! Fai così perché ho ragione. Altrimenti non te la prenderesti tanto!» il ragazzo, allora, afferrò il cuscino caduto a terra e lo rimise a posto.
Per tutto risposta lei si sdraiò sul pavimento ricoperto di moquette e infilò le gambe avvolte in un paio di treggings neri sotto il tavolo, senza dire niente, sistemando le braccia a mo' di cuscino, comoda nella sua felpa oversize rosa confetto.

«Comunque, sono contento di essere stato oggetto di conversazione. Anche se non immaginavo che Trunks sarebbe stato geloso di me...! Non ce lo facevo così complessato.»
La ragazza storse la bocca, ma non aggiunse nulla.
«Non posso dargli torto, però, sul fatto di essere un tipo in gamba. Non è mica facile desteggiarsi tra il lavoro in caffetteria, i turni in ospedale, lo studio... Sono molto impegnato e trovo anche il tempo di cucinare il ramen...!»
Yume gonfiò le guance e sbuffò.
«Bene, le uova finiranno nel tuo ramen.»
«No, aspetta, Everett...!»
Ma proprio nel momento in cui si stava per alzare, decisa a scusarsi con il suo amico, una strana voce proveniente dalla televisione attirò la sua attenzione:
«Buonasera a tutti, abitanti di Città dell'Ovest, sono il dottor Mesuzu. Mi dispiace turbare così la vostra cena, ma devo farvi un annuncio molto importante. Il presidente della Capsule Corporation, Trunks Brief, non vuole rivelarmi delle informazioni vitali circa la realizzazione di un progetto decisamente interessamente che vi coinvolge tutti, tutto il mondo, in realtà. Se lui non sarà qui nella redazione che trasmette questo telegiornale entro dieci minuti, comincerò ad uccidere questi ostaggi uno a uno. A partire da questo simpatico giornalista che ho qui. E mi auguro che voglia collaborare, altrimenti ci saranno altri morti. Aspetterò in onda finchè non arriverà.»
Yume rimase atterrita davanti allo schermo della tv, mentre osserva quel maniaco tenere stretto un braccio intorno al collo del povero giornalista, mentre con l'altro lo minacciava con uno di quei ki blast che aveva usato anche contro di lei. Non poteva restarsene a guardare. Si alzò immediatamente da terra, afferrò il cellulare e si diresse verso la porta finestra in camera sua, dopo aver preso al volo anche le sneakers. Avrebbe chiamato Trunks, anche se era sicura che l'avesse visto.
«Yume, sta' attenta contro quel pazzo, per favore!»
Sentì Everett strillarle dietro, mentre si infilava le scarpe e spiccava il volo fuori dal piccolo balconcino della sua camera.

                                  End of Act VII
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: StargazingMomo