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Autore: _Kalika_    10/01/2021    1 recensioni
Il mare di notte è nero.
Per quanto lontano si spinga lo sguardo, è impossibile distinguere la marea dal cielo.
Non è come dalla costa. Non è come quando si guarda dalla spiaggia, con la luce dei falò, e più lontano quella dei templi e delle case.
In mare aperto, l’oceano è tutto nero e Izou l’ha appena scoperto.
*
*Questa storia partecipa alla Halloweek indetta dal Forum Fairy Piece*
#Day 4 - La sposa cadavere
Prompt: A e B vogliono sposarsi ad Halloween
*
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*Ripubblicata dopo revisione*
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izou, Marco
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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*Questa storia partecipa alla Halloweek indetta dal Forum Fairy Piece*
#Day 4 - La sposa cadavere
Prompt: A e B vogliono sposarsi ad Halloween





 
‘till abyss tear us apart
 
 
 
Il mare di notte è nero.
Per quanto lontano possa spingersi lo sguardo, il buio non smetterà di celare l'orizzonte.
Non è come dalla costa. Non è come quando si guarda dalla spiaggia, con la luce dei falò, e più lontano quella dei templi e delle case.
In mare aperto, l’oceano è tutto nero e Izou l’ha appena scoperto.
«Perché sei così agitato?» Anche il rumore che fa gli è nuovo. Sbatte, sbatte, sbatte, si scontra sui fianchi della Moby Dick senza un attimo di riposo, come un cavallo imbizzarrito che non riesce a darsi pace.
 
«Kiku-chan, che fai?»
«Leggo. Kin ha detto che devo esercitarmi tutti i giorni o non diventerò mai brava.»
 
Izou guarda il mare, cerca il confine con il cielo, cerca la terra che ha lasciato così di fretta. Quanti giorni fa? Tre; sì tre giorni, tre giorni da quando il suo signore è scappato dal Wanokuni come aveva sempre sospirato. 
E adesso, a quanto pare, è un pirata.
«Guarda che non è agitato.» Una voce si infila tra i suoi pensieri, risponde alla domanda che non sapeva di aver posto ad alta voce. Gira la testa, Izou, non vuole guardarlo in volto: non dopo quello che ha fatto passare a Oden sama.
 
«Kin ha ragione. Di cosa parla questo libro?»
 
«È oltremodo agitato» Si permette però di rispondere, la mano che già gesticola verso il vuoto. «Non odi questo frastuono?»
Ride, l’altra voce. È gentile, allegra. Forse un po’ tesa. «Ti dico di no. Adesso è calmo.»
 
L’abisso è impossibile da scrutare.
L’abisso è nero, freddo, infinito. È forte, più forte di quanto sia umanamente concepibile.
Il diavolo vive nell’abisso e non aspetta altro
che tu ti
immerga.
 
Si sporge lungo la balaustra, e Izou non può più far finta di non vederlo, nemmeno con sé stesso. Gli lancia solo una lunga occhiata. Registra tutto e nulla. I capelli biondi agitati dal vento. Gli occhi di cui, al buio, a malapena riesce a distinguere il colore. Le mani che reggono quella che sembra una maschera da scheletro. Nella sala da pranzo stanno festeggiando chissà quale evento che li fa travestire da mostri. «Sembra agitato solo perché è grande. È un abisso enorme, con tantissima acqua. È impossibile che stia tutta ferma, capisci? Anche il più piccolo movimento sposta tutto il mare. Non è bellissimo?»
 
Ti trascina a fondo con il più forte dei mulinelli, ti leva il fiato con la più alta delle onde. Anche i più vecchi lupi di mare sanno che l'abisso è crudele. 
Il diavolo ti aspetta laggiù, divorato dall'odio per chi ha usato sfidarlo.
 
È devastante, ottenebrante, agghiacciante
. È invincibile, e Marco lo sa.
Se fino a qualche istante prima lo sospettava soltanto, adesso lo sa.
L’abisso è terrificante.
 
 
«Sposiamoci.»
Gli occhi fermi ancora per un istante sulla coppia che danza felice sotto una pioggia di petali, poi volta la testa e osserva la reazione di Izou. Lo sta fissando, un sorriso sulle labbra come l’ultima pennellata su un dipinto, viva curiosità negli occhi.
«Perché?»
Alza appena le spalle. «Domani saranno otto anni che ci siamo conosciuti. Se non consideri i tre giorni in cui Oden era attaccato alla catena della Moby e tu non ci rivolgevi parola.» Indica con il mento la scena che hanno davanti. «E mi piace il rito di questa gente.»
 
Ricopre ogni centimetro della sua pelle, si infiltra in ogni lembo di vestito, soffoca ogni movimento.
 
Inclina la testa, Izou, mentre Marco appoggia gli avambracci sulle cosce e guarda di nuovo avanti, come se gli avesse appena proposto di fare una passeggiata.
Sta per commentare qualcosa, forse una domanda, forse un’osservazione sul fatto che a malapena sanno il nome di “questa gente”, ma Marco lo precede fissandolo come fosse l’unica cosa a tenerlo in vita: «E mi piace l’idea che ci sia qualcosa di ultraterreno a legarci.»
 
Si allontana e poi ritorna per colpire con più forza, sempre di più, e straccia un po’ di vita ogni secondo che passa. Prova a riprenderla, e verrai inghiottito per sempre.
 
E c’è dell’altro. C’è dell’altro nelle ferite che hanno appena finito di medicarsi. Nell’attacco a sorpresa della Marina respinto per un soffio. Nella consapevolezza che le cose si stanno facendo serie, e chi lo sa se potranno sempre essere l’uno al fianco dell’altro.
 
«Hai trovato colui che la tua anima ama?»
 
Izou lo sa benissimo, ma sorride. Perché in fondo l’idea lo elettrizza di più ogni secondo che passa. «Un matrimonio improvvisato, su un’isola a dir poco sconosciuta, con un rito che abbiamo visto una volta sola…» Il tono di voce esaltato contraddice le parole scettiche che gli escono di bocca. Ride quando si accorge delle labbra di Marco stirate in un sorriso sardonico. Si avvicina, gli sfiora il collo con le labbra, si accosta all’orecchio con la leggerezza dei petali che cadono su di loro. «Allora domani?»
«Domani.»
 
«L’ho trovato. E non lo lascerò andare.»
 
La Moby Dick è piccola, un puntino insignificante nell’immensità oscura. E le zattere lanciate alla sua ricerca sono ancora più esili, deboli, suscettibili alla minima onda, come un banco di pesciolini diviso dal sasso lanciato da un bambino.


È buio.
Marco ha gli occhi aperti spalancati, bruciano, vede nient’altro che nero. Non vede le mani che si allungano disperate in cerca di aiuto, non vede il resto del suo corpo teso dalla paura e dallo sforzo; non sa neanche dove stia la superficie, e più su le stelle.
 
Scoppia una risata. Si allunga tra le lenzuola, riempie la stanza di vita. Marco si china su di lui, gli bacia il petto, le mani, la fronte, non osa interrompere la melodia che esce dalle sue labbra. Sorride. Due mani candide gli circondano il volto, e Izou ride, ride, non ricorda neanche più per cosa. È felice.
 
L’abisso è rumoroso. È un tremendo concerto che copre qualsiasi altro rumore. La gola di Izou brucia, le labbra si screpolano, ma le sue urla sono insignificanti rispetto al frastuono dell’abisso.
È calmo, gli dice qualcuno. No. Non lo è.
Grida, grida, grida quanto vuoi. Soltanto il diavolo ti sentirà.
 
«Ti amo» soffia come la più dolce delle poesie. Si stringe contro i suoi fianchi nudi, Marco, lo sovrasta dolcemente e si lascia investire da quelle carezze, dal suo sguardo sognante, dall’euforia.
Le labbra sfiorano il tatuaggio a forma di conchiglia, lascito del matrimonio in stile Bilca. Le dita di Izou carezzano il tatuaggio gemello, gli sfiorano il cuore.
 
 
«Allora, di che parla? Kiku-chan?»
 
È freddo.
È freddo da far male, da far gridare di dolore.
Si insinua tra le dita serrate, nella bocca, dietro le orbite, ghiacciato, lento, inevitabile. Non riesce neanche a rabbrividire. C’è solo un dolore atroce fin dentro le ossa.
 
«Di… mh, di vecchie tradu…tra-di-zioni. Ad esempio, alcuni dicono che sposarsi la notte di Halloween porti con sé una maledu…maledizione»
«Halloween?»
«Il 31 ottobre. Halloween è la notte del diavolo. E il diavolo non perdona chi gli ruba la festa.»
 
L’abisso è freddo e ingrato.
Di notte, senza luce, quando il cielo si fonde con ogni piccola onda, l’abisso è
un’indistinta macchia di
sangue nero.
È spaventoso, violento, e Izou lo sa.
Il diavolo è lì sotto che aspetta con pazienza. Aspetta – sorride.
 
«Camminerò al tuo fianco nell’abisso più profondo, ti terrò per mano sulla sabbia più nivea; perché il mio amore sarà torcia e sarà anello.»
 
«Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo petto; uniamo mani e anime per non lasciarle mai.»
 
Fa male. Il suo corpo vorrebbe urlare dal dolore. Qualche secondo ancora, poi cederà alla corrente.
Le gambe sono così stanche di sbattere alla rinfusa. I polmoni gli premono nel petto.
Le orecchie strimpellano note sgraziate fin dentro il cervello. Gli sembra che stiano per scoppiare.

«Il mio cuore in cambio del tuo.»
 
Rialza lo sguardo sul suo viso, sorride, l’istante dopo è già travolto dalla furia del bacio. Il cuore gli batte forte, forte, sembra si stia diramando in tutto il corpo, insegue il solletico di dita delicate. E gli occhi di Marco sono ancora lì, sopra di lui, che brillano, e le sue labbra si allontanano e sorridono, si aprono, parlano: «Ti amo»
 
La bocca chiusa, serrata, si riempie del sapore ferroso del sangue.
Basta, basta, non ce la fa più.
Deve tossire.

«La mia anima in cambio della tua.»
Deve respirare.
 
«Che lo scambio delle nostre promesse cresca con le nostre lacrime.»
 
È buio, è buio, è troppo buio. Gli occhi vagano irrequieti, si stringono, non distinguono nulla.
L’abisso cela ogni cosa. Izou lo sa ma la sua voce non smetterà di cercarlo, le sue braccia non smetteranno di remare.
 
«Che il germoglio della nostra vita resista alla tempesta della morte.»

L’abisso è arrabbiato.
«Sorridi, perché siamo una cosa sola in questo grande mare.»

L’abisso è sempre arrabbiato, ma questa notte lo è un po’ di meno. Questa notte ha avuto la sua vendetta.
Una risata. Un sospiro.

Questa notte il diavolo ride.
 
 
 
 

 
***Angolo dell’autrice***

Sono perdutamente innamorata di questa storia. Non riesco a fare a meno di leggerla e rileggerla – e di modificare dei dettagli! Per questo ho deciso di cancellarla da Efp e di rimetterla oggi, considerando che tanto non aveva ricevuto recensioni.
Non che me ne stupisca, è una storia stranissima sia per lo stile che per i personaggi quindi è difficile trovare qualcuno a cui piacciano entrambi.
 
Mi piacerebbe dire che ci ho lavorato tanto ma la verità è che ci ho messo poco a comporla, molto meno di quanto avrei immaginato. Diciamo che sto compensando con le mille revisioni!
 
Beh tutti i pezzi riguardo l’abisso e Marco che annega li avevo scritti quest’estate, pensando a una storia che analizzasse il pericolo del mare per chi ha mangiato un frutto del diavolo; ma poi non mi ha più convinta e quindi l’ho messa da parte in attesa di qualche occasione che potesse darle vita nuova. Spero proprio di essere riuscita a trasmettere il senso di inquietudine che è alla base di tutto il testo!
Ah, chiarisco inoltre che i voti nuziali sono in parte ispirati a quelli di Shadow Hunter (grazie Sofia per avermeli fatti conoscere!)
E la popolazione Bilca è una presente nelle mini avventure di Eneru, è simile agli Shandia per intenderci - e qui ringrazio Claudio per aver esaudito l'impossibile richiesta di trovare un'altra etnia interessante oltre proprio agli Shandia!
 
Ovviamente, se avete qualche opinione, critica, dubbio o qualsiasi cosa vi invito a lasciarmi una recensione.
In ogni caso grazie a tutti per aver letto, alla prossima!
 
Kalika
   
 
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