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Autore: Exentia_dream2    11/01/2021    5 recensioni
Questa storia partecipa al contest fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka sul forum di EFP. -Il destino di Asteria segue esattamente quello che ci ha raccontato la Rowling (maledizione del sangue, matrimonio con Draco, Scorpius e morte), ma… Ma lei continua a sognare Fred e capisce che si avvicina sempre di più al giorno in cui morirà e non sarà sola, perché lui sarà con lei.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa al contest fiume “Acquerelli” indetto da Juriaka sul forum di EFP.

 
Asteria non dorme più accanto a suo marito.
«E’ il bambino che scalcia» gli dice e, invece, sono i sensi di colpa che le stringono la gola, perché Asteria ha promesso, ma non ha mantenuto- mai.
Ha promesso che non sarebbe tornata in quel campo a piangere sulla tomba di Fred, e invece.
Si è seduta di fronte alla lapide e gli ha parlato: gli ha raccontato della prima volta che l’ha visto e del sorriso che le ha fatto nascere da lontano; gli ha raccontato del suo matrimonio e lo ha immaginato storcere la bocca e scuotere la testa.
«Quanto manca ancora?»
«Non è tempo» le ha detto in una notte in cui lei ha sentito soltanto la sua voce,
come un’eco lontana che le ha spaccato il cuore.
Si è alzata con gli occhi lucidi e le ginocchia che tremavano ed è tornata a casa.
Draco l’ha aspettata in silenzio, le ha cinto le spalle e l’abbracciata per rimettere insieme i cocci.
«Non serve» gli ha detto.
«Finché saremo insieme, io mi prenderò cura di te, te lo prometto.»



Non è tempo.

Scorpius somiglia a suo padre persino nei gesti più banali, con gli occhi di nuvole che promettono tempesta e i capelli di filigrana dorata. Asteria lo guarda e si chiede a chi sarebbe somigliato se fosse stato figlio di Fred: magari avrebbe avuto il suo sorriso e il suono della sua risata e avrebbe preferito correre per casa a piedi nudi e non indossare scarpe di cuoio.
Si ritrova a sorridere e a stringere la mano di suo figlio, i piedi che poggiano delicati sul terreno umido.
«Sei così bella, mamma» le dice Scorpius e lei trattiene le lacrime che una semplice frase prova a tirarle fuori dall’anima- sei così bella, amore.
Solleva gli occhi al cielo, affida a quel blu che si confonde con le sue iridi tutte le preghiere e i sogni che ha custodito in un piccolo angolo di cuore che ha smesso di battere.
E’ così debole che fatica a sollevare suo figlio, che si è aggrappato alla sua gamba e ha teso le braccia per dormire sul seno di sua madre, per sentire che anche fuori può esserci l’amore sconfinato che lo ha coccolato nel grembo, e Asteria si piega e lo abbraccia, lo stringe con tutta la forza che ha, anche se ne ha davvero poca: la malattia se la sta mangiando, uno strato di pelle alla volta; le sta facendo scorrere sangue- purissimo, maledetto- come fossero gocce di sudore in piena estate.  
~•~

«Non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d’estate con qualcosa di fragile come le storie passate: forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile, credo, perché ogni volta che piangi e che ridi, non piangi e non ridi con me¹» gli dice, poi si china a lasciare un bacio sulla lapide. «Non credo verrò ancora, Fred. Sono stanca» di vetro crepato, fragile.
Ha gli occhi stanchi, un dolore che la piega in due e non vede l’ora di addormentarsi e sognarlo ancora, ché lo sa: ad ogni dettaglio in più che scorge corrisponde un’altra stilla di vita che l’abbandona e, adesso, riesce a distinguere chiaramente la linea del naso, la curva delle spalle.
«Non mi hai sentito?» le chiede Fred, affacciandosi dentro a quel sogno che la fa morire un po’. «Ho riso con te.»
«Ti sento e… sei tu, vero?»
Fred ha l’opalescenza dei fantasmi che l’hanno sempre spaventata a Hogwarts, eppure, di fronte a quel velo fragile, Asteria non riesce ad avere paura: gli tocca le mani, il viso, lo stringe a sé, anche se è soltanto un’ombra che lei non riesce a distinguere con le pupille inondate di lacrime.
«Sono morta?» gli chiede con la voce che si spezza in una preghiera.
Lui scuote la testa, le risponde che no, non è tempo.
 «Non lo è mai per te.»
«Hai un figlio da crescere» l’ammonisce Fred, ma lei continua ad avvicinarsi.
«Sì, ma io…» vorrebbe dirglielo, che è fragile, che si sente cadere a pezzi e non sa come raccogliersi.
«Non è tempo, Asteria.»
~•~

Fred ha le spalle dritte, la testa inclinata di lato e un regalo stretto tra le dita; Asteria non riesce a muovere le gambe, ha perso altri pezzi di se stessa e li ha lasciati sul pavimento, ché piegarsi le toglie il respiro, proprio come tutte le cose che le ricordano di lui.
La notte fuori dalla finestra si vive da sola e Asteria non sa che è trascorsa un’altra estate, che non riuscirà a vedere altro che quei pochi dettagli indefiniti che tremano fragili insieme alla fiamma della candela che Draco le ha lasciato sul comodino.
«Così il buio ti farà meno paura» le ha detto e poi l’ha baciata.
«No, per favore, spegnila: ritrovo me stessa, nel buio»- ritrovo lui.
Quando suo marito la lascia sola, Asteria si sporge leggermente e soffia sul fuoco quel poco di fiato che ha nei polmoni.
«Fred» lo chiama.
«Non è tempo.»
~•~

Le piccole rughe attorno alla bocca che si distende in un sorriso, la linea dell’amore che gli divide il palmo della mano a metà- non è tempo, Asteria, Fred continua a ripeterglielo.
Sollevare le palpebre le fa quasi male, la voce di Scorpius le arriva come fosse lontana miglia e miglia o come se, a dividerli, ci fosse una campana di vetro fragilissimo sotto cui suo marito l’ha stesa per ripararla dal tempo che se la sta portando via.
Asteria volge lo sguardo sull’ombra sbiadita di suo figlio. Non riconosce più i confini della realtà, li perde nei riflessi dei raggi di sole che si poggiano sulle coperte come una carezza, in voci che a stento riconosce, eppure lo sa, non è tempo.
~•~

Fred ha un neo dietro l’orecchio, Asteria riesce a vederlo e a disegnarlo con lo sguardo e a fare un passo verso di lui, ma poi le mancano le forze e allora si ferma.
«Manca poco» le sussurra, inginocchiandosi accanto a lei, quel fantasma senza occhi che lei chiama amore.
«Mi sento così fragile, Fred.»
«Manca poco» le ripete.
«Quanto?»
«Non stanotte. Non è tempo.» 
~•~

Draco ha un vassoio tra le mani e gli occhi rossi, Asteria gli sorride e gli fa spazio sul letto.
«Io non riesco ad accettarlo» le dice, accarezzandole il viso. «E’ troppo presto.»
«Lo so, non è tempo. Non ancora.»
«Cosa posso fare?» le chiede e ha la voce incrinata che le ricorda il rimbombo dei vetri della finestra che Scorpius ha rotto con la sua Nimbus duemilaventi, durante quel Natale in cui ha imparato che le cose fragili si rompono con più facilità, che bisogna averne cura, che le persone possono essere come i vetri delle finestre e frantumarsi in quella fragilità che si riversa sui pavimenti e nei giardini; in quel Natale durante il quale Asteria ha manifestato i primi sintomi della maledizione che l’ha ridotta a un fiore senza petali, con lo stelo piegato e senza acqua e sole per poter provare a rifiorire.
«Hai già fatto tanto, Draco: hai mantenuto la tua promessa. Mi dispiace di non aver fatto altrettanto.»
«Riposa un po’.»
Asteria chiude gli occhi, Fred è già lì.
«Sei venuto a prendermi?»
«Non ancora. Lo sai, non è tempo.»
~•~

Fred indossa un’orrenda maglietta a righe, i capelli gli fanno ombra sugli zigomi, ma Asteria, adesso, riesce a cogliere tutte le sfumature dei suoi occhi e si perde in quel terriccio che sboccia di accenni di un’estate che lei gli ha rubato raccontandogli le storie passate, quando si è seduta di fronte alla sua lapide.
Allarga le braccia e lei cammina piano, ché ha bisogno di tempo per scrollarsi di dosso la fragilità con cui ha vissuto, per riempirsi gli occhi di quell’immagine che per troppo tempo ha guardato come se fosse dietro a un vetro appannato.
Non è tempo, le diceva sempre Fred.
Ora, invece le sorride e l’accoglie in quell’abbraccio che è fragile come le cose belle e forte come il martellare del suo cuore che sta smettendo di battere.
Asteria apre gli occhi per un istante, regala un ultimo sguardo a suo marito e a Scorpius, che è al suo capezzale e piange le lacrime silenziose di chi ha ingoiato una verità troppo amara.
Li saluta con un sussurro e smette di respirare.
Fred la sta aspettando allo stesso modo in cui l’ha sempre aspettata nei corridoi di Hogwarts, quando si divertiva a dirle che non era altro che un ramoscello di foglie secche troppo fragile per sopportare l’inverno.
Asteria poggia la testa sul suo petto, si riempie i polmoni del suo profumo e volge ancora una volta lo sguardo verso la vita che ha appena abbandonato.
«Non è tempo» le dice Fred.
«Hai ragione: non è tempo di guardare indietro.» 


Angolo Autrice:

Questa storia, bo, non riesco a descriverla, ma credo che alcune spiegazioni siano dovute.

Non ho voluto soffermarmi molto sul passato di Asteria e Fred, ma su quello che accade dopo la morte il Fred e il matrimonio di Asteria.

In questa storia, il destino di Asteria segue esattamente quello che ci ha raccontato la Rowling (maledizione del sangue, matrimonio con Draco, Scorpius e morte), ma… 
Ma lei continuerà a sognare Fred e capirà che, ad ogni sogno, ad ogni dettaglio in più che riesce a scorgere di lui, si avvicinerà sempre di più al giorno in cui morirà e non sarà sola, perché lui sarà con lei.

Per quanto riguarda Draco, beh, io lo immagino proprio così, anche se probabilmente potrà sembrare OOC, ma non me lo vedo a fare il padre padrone, ecco.

 ¹ questa bellissima frase appartiene a Francesco Guccini e alla sua meravigliosa canzone, Farewell, che vi consiglio vivamente di ascoltare.

E niente, siamo giunti al termine della presentazione delle storie partecipanti a questo contest e io non posso far altro che ringraziare Juriaka all’infinito.

E ringraziare voi che sopportate questi miei scleri.

Spero che questa storia vi sia piaciuta.


   
 
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