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Autore: Khailea    12/01/2021    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 



 

Johanna-Nadeshiko:
 
Il pomeriggio per Johanna era passato piuttosto rapidamente. Aveva preferito rimanere nella propria camera del dormitorio a rilassarsi ed a portarsi avanti con i compiti, chiacchierando di tanto in tanto con Mattia durante delle videochiamate. Tutto sommato era stato anche molto piacevole per lei; visto in certe giornate non aveva nemmeno il tempo di rientrare era bello trascorrere qualche ora da sola, a godersi il silenzio. Ovviamente ciò non significava non le piacesse uscire con gli altri, anzi era proprio il contrario, se fosse rimasta sola in casa troppo a lungo sicuramente ne avrebbe risentito, ma una volta ogni tanto le faceva bene e soprattutto l’aiutava sia a ricaricarsi che ad apprezzare ancor di più tutti quelli che la circondavano.
-Bene! Ho finito tutti i compiti della settimana. Magari potrei farmi una camomilla.-
Le sembrava un’idea fantastica, e magari avrebbe potuto guardare dal telefono uno dei vecchi film che le piacevano. Aveva appena messo la teiera sul forellino elettrico però che qualcuno bussò alla porta.
-A quest’ora? Forse è Sammy…-
 Capitava spesso la bambina girasse per le camere dei dormitori per chiacchierare con i vicini, ma quando andò ad aprire si trovò davanti Nadeshiko.
-Ehi Johanna.- disse l’azzurra sorridendole e muovendo la mano per salutarla.
-Ehi Nadeshiko, cosa ci fai qui?- chiese la bionda, spostandosi per permetterle di entrare.
-Non avevo voglia di stare in casa stasera, ma molti sembrano impegnati.- spiegò l’altra guardandosi attorno, non era ancora mai entrata nella stanza dell’amica.
-In realtà io pensavo di trascorrere la serata in casa.- ammise l’altra, prima che potesse trascinarla fuori.
-E perché? Stai male?-
-No no, tranquilla. E’ che ogni tanto mi piace non fare niente e rilassarmi sul letto.-
-Ma non sarebbe ancor più bello rilassarsi sotto le stelle?-
Effettivamente fuori era ormai buio, e nel giro di poche ore il cielo se ne sarebbe riempito, tuttavia l’idea non bastava ad attirare la ragazza, rispetto all’aspettativa del suo letto caldo.
-Sto già preparando la camomilla, poi fuori non puoi certo stare nel tuo letto a poltrire.- disse scherzosamente.
-E se lo trascinassimo fuori?- chiese Nadeshiko sporgendo il labbro inferiore, come una bambina che chiede l’ennesima caramella di troppo alla madre.
-Faremmo molta fatica e dopo dovremmo sistemarlo. Poi con l’umidità potrebbe bagnarsi…-
Non le piaceva essere troppo pignola, ma nemmeno farsi trascinare in cose che non voleva fare, anche se era certa uscire con Nadeshiko sarebbe stato molto divertente. L’amica però smise di insistere, anche se sospirò rumorosamente, ed andò a sedersi sul suo letto.
-Va bene, non insisto. Però posso restare qui?-
Johanna ci pensò un po’ su prima di rispondere, ma non vedeva un buon motivo per dirle di no.
-Va bene, stavo mettendo su un po’ di camomilla. La vuoi?-
-Sì grazie. Hai della nutella?-
-Temo di no.-
-Non hai la nutella?! Come fai a non averla!- disse scioccata Nadeshiko guardandola ad occhi aperti.
-Beh è da un po’ non faccio la spesa, e visto non sto molto in casa rischierebbe di rimaner lì per molto tempo.- rispose l’altra cercando di giustificarsi.
-Non ti viene mai fame a mezzanotte? E’ un ottimo spuntino notturno.-
-Cerco di andare a dormire prima.-
Era più una persona mattiniera, ed infatti ogni giorno si prendeva il suo tempo per una buona colazione.
-Sei proprio una ragazza responsabile Johanna.-
Non era la prima volta che qualcuno le diceva così, anzi era l’aggettivo principale molti le davano, soprattutto Mattia, però non le era mai dispiaciuto. Solo perché andava a dormire presto e non voleva uscire ogni sera non significava certo non sapesse divertirsi, ed aveva tanti amici a dimostrarlo, quindi ogni volta qualcuno la prendeva in giro per il suo essere “troppo responsabile” lei non aveva mai sentito il bisogno di cambiare.
-Sono sicura che anche tu lo sei, Nadeshiko.- disse sorridendole preparando due tazze con un po’ di zucchero.
-Mah, io faccio sempre tardi e mangio un sacco di cioccolato.-
-Mangiare il cioccolato non è da irresponsabili.- rispose Johanna non riuscendo a trattenere una piccola risata.
-E’ che non riesco a farne a meno. E’ così buonoooo.-
-Sì, hai ragione ahaha.-
Con molta attenzione Johanna portò all’amica la tazza di camomilla, sedendosi accanto a lei sul letto.
-Spero lo zucchero basti.-
-Sentiamo!-
-No aspetta!-
Purtroppo Johanna non riuscì a fermarla in tempo, e Nadeshiko cercò di prendere un grosso sorso dalla bevanda, bruciandosi la lingua.
-Aiaaa!-
Fortunatamente, nonostante il balzo, evitò di rovesciare il resto della bevanda, ma il dolore non fu certo poco.
-Oh no, ti prendo qualcosa di freddo!- disse subito Johanna alzandosi per prenderle dell’acqua, ma Nadeshiko la fermò.
-Tranfuilla, fe tenfo la linfua di fuofi non fa cofì male.- era quasi buffa mentre parlava così, ma Johanna non poteva fare a meno di preoccuparsi.
-Sei sicura? Guarda che non è un problema. Infondo è colpa mia.-
-Non è folpa tua. Fono io che non fo affpettafe.-
-Che non sai?- chiese confusa Johanna guardandola.
-Affpeffafe.-
Purtroppo anche da sola la parola non era più comprensibile.
-Cosa?-
Ridacchiando credendo la stesse prendendo in giro Nadeshiko prese il suo telefono, scrivendo direttamente la parola intendeva usare.
-Oh! Aspettare! Scusami.-
-Franquilla ahaha.-
Il dolore stava già passando, ma ci sarebbe voluta qualche ora per riavere un po’ di sensibilità alla lingua.
-Con la nutella non farebbe fapitato.- disse scherzosamente la ragazza.
-La prossima volta che andrò a fare la spesa comprerò un barattolo solo per te.-
-Yeeee!-
Sorridendo Nadeshiko l’abbracciò facendo attenzione a non rovesciare la faccia, sfregando la guancia contro quella dell’amica.
-Volevo vedermi un film prima, ti va?- chiese poi Johanna, prendendo il telefono.
-Twilight!-
Fu la prima risposta dell’azzurra, e visto era passato molto tempo dall’ultima volta l’aveva visto la bionda annuì, spegnendo la luce ed accendendo il lumino.
-E Twilight sia.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Ayame: 
 
Dopo la “visita” da parte dei suoi amici, la residenza Envy ha avuto bisogno di un po’ di olio di gomito per tornare come prima. Sono bastati pochissimi giorni per ridurre quasi completamente tutti i danni, ma per quanto riguardava almeno i dettagli più piccoli la ragazza non è voluta restare con le mani in mano. Al momento stava sistemando i suoi giocattolini nella camera del sesso, ma non era sola, assieme a lei c’erano proprio le due persone che avevano causato quel macello; l’energumeno dalla testa d’acciaio ed il bruno che aveva organizzato l’intera missione di eliminazione.
-Signorina Ayame, non deve preoccuparsi. Penseremo noi a tutto.- tentò di dire l’uomo cortesemente, ma la ragazza scosse il capo. Si era addirittura vestita di tutto punto, con dei pantaloncini viola, una canotta nera ed i capelli legati in una coda di cavallo.
-Lorenzo smettila di dirmelo, mi fa solo che bene muovermi un po’. Poi Astolfo è incaricato del giardinaggio nella serra, non di questo genere di cose.-
Effettivamente, con enorme sorpresa da parte di chiunque ne venisse a conoscenza, l’energumeno si occupava solo ed esclusivamente delle piante, con uno zelo ed una bravura tale da far impallidire qualsiasi giardiniere.
-Ti ho perdonato per aver cercato di far del male ai miei amici, perché capisco fossi preoccupato per me, come gli altri, e questo lo apprezzo molto. Però se continui a fare il testardo ti tirerò qualcosa dritto in fronte.- disse la ragazza facendo ondeggiare nella mano un vibratore, ed il gesto zittì l’altro.
-Come preferisce…-
Trattenendo una risata divertita la ragazza continuò a sistemare le proprie cose, approfittandone anche per fare un po’ di ordine tra quelli non usava da tempo.
-Potrei ridipingere questa stanza, magari con una tonalità di viola scuro.-
-Se desidera possiamo occuparcene oggi stesso signorina.- disse Lorenzo con zelo.
-Ho detto potrei, non potreste…- brontolò per tutta risposta la ragazza. -Ammetto che mi piace venir viziata, certe volte più d’altre, però so fare le cose per conto mio.-
-Ne sono consapevole, però…rimarrà sempre un nostro compito prenderci cura di lei.-
Ancora una volta dimostrava quando tutti all’interno di quella villa tenessero a lei, l’avevano vista crescere dopotutto. Ayame era stata educata nel lusso, ma anche a rispettare i suoi sottoposti, perché suo padre le aveva insegnato il tradimento derivava dall’insoddisfazione, e lei aveva fatto tesoro di quelle parole. Certe volte poteva apparire pretenziosa ed oltremodo viziata, ma non aveva mai mancato di rispetto a nessuno di coloro che lavoravano per lei, ed una prova fondamentale era il fatto conoscesse il nome di ciascuno di loro. Di tanto in tanto si fermava anche a chiacchierare con qualcuno, chiedendo delle loro vite e dei loro hobby; effettivamente non c’era nessuno di cui non sapesse almeno un dettaglio extralavorativo.
Dopo quello che era successo la scorsa settimana però Ayame si era fatta ancor più vicina a loro. Erano stati estremi nelle loro azioni, ed erano stati puniti con una riduzione del salario per quel mese, ma aveva capito perché l’avevano fatto, per lo stesso motivo per il quale lei aveva aggredito Annabelle, finendo per ferire Lighneers; per amore, e se qualcuno l’amava a tal punto da lasciarsi prendere in quel modo dalle emozioni, non poteva che perdonarlo ed andare avanti.
-Magari potremmo dipingere tutti assieme.- disse la ragazza con un sorriso.
-La stanza sarebbe piena.- rispose l’uomo, sorridendo però divertito all’idea.
-Così sarebbe più divertente ahaha.-


 
 
 
 
 
 

Cirno-Vladimir-Ryujin:
 
Nonostante vivesse in un meraviglioso appartamento in uno dei grattacieli della città, Vladimir doveva comunque andare a fare la spesa di tanto in tanto, e quel tanto era arrivato oggi. Se n’era reso conto solamente verso sera tarda, dopo aver passato la maggior parte del tempo a giocare al telefono, ed all’ennesimo brontolio dello stomaco si era finalmente alzato andando verso la cucina, che aveva trovato sfornita di carne, pasta o qualsiasi altro tipo di piatti da cucinare per pranzo e cena. Cereali e merendine varie non andavano certo bene, e per quanto gli sarebbe piaciuto lasciarsi andare alla pigrizia fece comunque uno sforzo, vestendosi ed uscendo verso il supermercato più vicino, che aveva comunque richiesto di spostarsi in macchina; almeno avrebbe potuto prendere più sporte senza faticare al ritorno.
-Mh vediamo…cosa potrei prendere.-
Doveva ammettere che la sezione delle merendine e delle patatine lo stuzzicava parecchio, ma erano proprio la cosa che non gli mancava a casa. Tra le poche persone che giravano per il supermercato però qualcuno gli saltò all’occhio.
-Ehilà Ryujin!-
Il ragazzo come lui era andato a fare la spesa, visto a breve avrebbe finito alcune cose, e fu molto sorpreso di vedere l’altro lì a quell’ora.
-Ciao Vladimir, anche tu fai la spesa all’ultimo minuto?- chiese il bruno scherzando.
-Eh già. Non si vive di merendine, anche se ogni tanto mi piacerebbe provarci.-
-Non ti ci vedo ad ingrassare ahah.-
-Tu invece cosa compri di bello? Sembri star preparando un piatto piuttosto complicato.- disse l’altro notando che nel carrellino aveva messo una gran quantità di spezie.
-Queste? Oh no, non sto preparando nulla, però mi piace avere la possibilità di farlo, e questi tipi di sapori mi sono molto più familiari rispetto ad altri. Per stasera pensavo semplicemente ad una pasta con un po’ di sugo.- ammise il ragazzo, che effettivamente poteva comprendere il perché della sua idea.
-Sarei curioso di assaggiare qualcosa preparato da te un giorno. Io non sono molto bravo in cucina, visto ci passo poco tempo.-
-Magari un giorno possiamo organizzare un pic-nic con tutti, e potrei portare qualcosa di mio.- rispose Ryujin sorridendo, ma un’espressione di pura sorpresa sul volto di Vladimir lo confuse. -Ho detto qualcosa di sbagliato?-
-Fate largoooo!-
Alle sue spalle un urlo lo avviso appena in tempo, prima che un carrello su cui Cirno era dentro lo superasse a gran velocità.
-Cirno!?- urlò il bruno tra la preoccupazione e la sorpresa. L’amica, all’interno del carrello, lo stava spingendo con una scopa e tentò una brusca frenata quando si sentì chiamare, che per poco la fece ribaltare.
-Ehilà, anche voi a far compere?-
-Sembra piuttosto sei ad una gara di rally tu.- rispose scherzosamente Vladimir.
-Vuoi provare?- chiese la ragazza sorridente.
-Perché no, magari fuori dal negozio.-
-Ehiehiehi, è pericoloso!- Ryujin si mise subito in mezzo ai due, prima che la situazione degenerasse, ed afferrò il carrello nella speranza la ragazza non scappasse. -Potresti passare dei guai, o ferire qualcuno così.-
-Ma a quest’ora non c’è mai nessuno.-
Effettivamente aveva ragione, c’erano pochissime persone, ma ciò non significava non sarebbe potuto accadere qualcosa.
-Più che altro, sei qui per giocare o per fare la spesa?- chiese Vladimir vedendo il carrello ancora vuoto.
-Perché non entrambe? Se si fanno le cose divertendosi è meglio.- rispose la ragazza scendendo dal carrello, evitando di ammettere vi era entrata solo perché non riusciva a raggiungere uno degli scaffali più in alto, e la situazione era presto degenerata. La risposta però piacque a Vladimir, che annuì sorridendo.
-Voi due avete già mangiato?- chiese poi la ragazza.
-Io no.- disse Ryujin scuotendo il capo.
-Nemmeno io.-
-Che ne dite di prendere qualcosa assieme? I saikebon qui sono ottimi!-
-Cosa sono?- chiese Ryujin, che di solito non mangiava cibi precotti.
-Sono come noodle istantanei. Di solito li mangiano gli universitari perché costano poco ed hanno molti gusti.- rispose Vladimir prendendone uno dallo scaffale vicino.
-E sono salutari?- domandò ancora l’altro, ma Cirno lo interruppe prendendone tre, uno al gambero, uno al pollo ed uno al manzo.
-E saikebon sia! Offro io!-
Ormai non avevano scelta, e visto l’euforia dell’amica non se la sentirono nemmeno di dirle di no, però entrambi si rifiutarono di farla pagare quando arrivarono alla cassa.
-Ragazzi, guardate che non era un problema…- brontolò Cirno, mettendosi a sedere sul marciapiede fuori dal negozio, in attesa che la cena si preparasse; fortunatamente l’interno del negozio aveva una macchina che forniva di acqua gratuita chiunque ne avesse bisogno, e poteva anche essere bollente.
-Non mi sarei sentito a mio agio…scusa, non volevo offenderti.- rispose Ryujin mettendosi accanto a lei. Era la prima volta mangiava in quel modo.
-E visto lui ha voluto pagare mi sembrava giusto farlo anche io.- ammise Vladimir facendo spallucce.
-Va bene, lasciamo perdere. Godiamoci la nostra cena.-
Cirno aveva preso i noodle al manzo, Vladimir quelli al gambero e Ryujin quelli al pollo, nonostante a quest’ultimo sembrava difficile potesse esserci alcun tipo di sapore, visto questo era dato da una semplice polverina messa nell’acqua calda.
-Aspetta almeno altri due minuti per favore, altrimenti saranno duri.- disse Vladimir vedendo che la ragazza era già pronta per mangiarli.
-Oh ma io non ho alcuna voglia di aspettare.-
Nonostante le proteste la ragazza aspettò comunque, fissando il contenitore con l’acquolina in bocca.
-Buon appetito!- disse urlando, quando finalmente fu pronto.
Ryujin dovette ammettere d’esserne molto curioso, anche se alla fine il sapore non fu gran che.
-Allora? Com’è?- chiese Vladimir con un grosso boccone nella guancia.
-Non credo ne prenderò molti, ma almeno per stasera può andare bene.-
-Vuoi provare il mio?- chiese il ragazzo avvicinando il coperchio.
-No grazie. Mi fa impressione sia al gambero sinceramente.-
-Effettivamente ha un sapore strano, ma completamente mangiabile.-
Non ne era disgustato, e questo bastava. Quella breve chiacchierata nel frattempo bastò a Cirno perché finisse completamente il proprio.
-Ahahah ma come l’hai inghiottito in un solo colpo?- chiese Vladimir ridendo, guardandola mentre aveva le lacrime agli occhi a causa dell’acqua bollente.
-Avevo fame.-
-Così però non te lo sei gustata, vuoi un po’ del mio?- domandò Ryujin gentilmente, ma Cirno scosse la testa.
-No grazie. Ehi Vladimir, hai ancora voglia di fare un giro sul carrello?- chiese poi la ragazza con un giocoso sorriso, e per tutta risposta il ragazzo, a sua volta, mandò giù il proprio pranzo immediatamente.
-Ci sto!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Seraph:
 
Sulla cima del tetto del tempio tutto, attorno a Seraph, era circondato dall’assoluto silenzio.
Il vento soffiava leggero tra i suoi capelli, mentre la ragazza tenendo l’occhio chiuso era immobile sul piede destro, tenendo la spada orizzontalmente rispetto alle sue spalle. Indossava soltanto un leggero chimono bianco, legato alla vita e la cui spaccatura sul petto lasciava in parte scoperti i morbidi seni, ma del freddo non le importava.
Era come se fosse immortalata in un dipinto, talmente la sua figura era perfetta, stagliata sotto il profilo di alcuni degli alberi più grandi che superavano la sua dimora.
Quando una foglia cadde da questi, muovendosi con estrema calma verso di lei, continuò a rimanere nella stessa posizione fino a quando non avvertì l’attimo perfetto, e con un rapido scatto la punta della lama andò a colpire il centro della foglia, tagliandola a metà.
Solo a quel punto aprì l’occhio, il cui verde quasi brillò nell’oscurità della notte, e con un saltò tornò all’interno della dimora.
Quello era un tipo di allenamento incentrato sulla pazienza, e sulla capacità di attendere l’attimo perfetto nonostante le fatiche del corpo; era passato molto tempo dall’ultima volta l’aveva fatto, visti anche i vari contrattempi avuti ultimamente, ma l’aveva fatta sentire rinvigorita.
La pelle era ancora fredda, e come ogni altra volta aveva preparato un bagno caldo per scaldarsi. La piacevole contrapposizione di temperatura le fece venire un brivido lungo la schiena, ed uscire un sospiro dalla gola.
Quand’era stata l’ultima volta che aveva percepito un tale senso di pace? A prescindere da quanto tempo fosse passato, era estremamente piacevole. Chissà se anche Astral fosse stato lì, forse sarebbe stato ancor più piacevole…un leggero senso d’imbarazzo comparve sul suo volto, sotto forma di rossore alle guance.
Il tempio era un luogo molto importante per lei, e far simili pensieri lì non era qualcosa a cui era abituata. Probabilmente un giorno vi avrebbe portato il ragazzo, ma non avrebbe approfittato del fatto sarebbero stati completamente soli, se non forse in camera da letto o nei bagni.
Rimase nell’acqua senza alcun pensiero per tutto il tempo, concentrandosi solo sul calore che l’avvolgeva fino a quando non iniziò a farsi più tiepido, solo a quel punto uscì, indossando la sua veste da notte. Prima di andare a dormire però volle tornare a parlare con la foto del nonno, cosa che recentemente aveva fatto di rado, ma che la faceva sentire sempre vicina a lui.
Questa si trovava sul suo altarino, con dell’incenso che ancora fumava al lato.
Sedendovisi davanti la ragazza s’inginocchiò in segno di rispetto.
-Buonasera, maestro.-
Le aveva insegnato tutto ciò che sapeva, e dopo ogni allenamento era così che si riferiva all’uomo; l’abitudine non era ancora passata.
-E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta le ho parlato delle mie giornate. Mi dispiace.-
Una volta perfino quando non c’era nulla da dire si fermava per fargli sapere cosa aveva fatto nell’arco della giornata, soprattutto dopo la sua morte. E’ stato un evento molto doloroso per lei, e quello era il modo migliore che aveva trovato per superarlo. Ultimamente però la sua vita si era fatta molto più frenetica.
-In queste ultime settimane, anzi, in questi ultimi mesi, mi sono avvicinata a molte persone. Sono tutti molto stravaganti, a modo loro, ma sono sinceri.-
Si riferiva a tutti i membri del gruppo, o almeno alla maggioranza.
-Sto riuscendo in ciò che aveva sperato, sto coltivando delle relazioni sincere. Ma non solo…-
Anche se non ve n’era motivo si sentiva imbarazzata nel parlare di Astral, però desiderava tanto farlo.
-Ho trovato qualcuno che tiene a me in maniera speciale. Quando c’è qualcosa che non va lui lo nota, e cerca di aiutarmi o anche solo di farmi sorridere. Quando c’è qualcosa che fa sorridere lui la condivide con me, e quando qualcosa fa soffrire entrambi cerca di affrontarlo assieme, per essere più forti.-
Fin dall’infanzia Seraph sapeva bene il mondo non fosse un luogo facile in cui vivere, ed il nonno l’aveva addestrata per difendersi da esso e dai suoi mali, ma Astral lo addolciva.
-Con lui mi sento protetta, e desidero proteggerlo a mia volta. Inizialmente sono stata eccessivamente dura ed aggressiva nei suoi confronti, ma la mia amica Ailea mi ha aiutata a vedere con più chiarezza le mie emozioni, e sto cercando di rimediare.-
Ogni volta che lo sentiva ridere o che la baciava era una vittoria per lei, perché ogni frase spiacevole aveva potuto dirgli in passato veniva rimpiazzata da un ricordo felice assieme.
-Spero che questa notizia la renda felice. Astral è un bravo ragazzo, e sono certa le sarebbe piaciuto.-
Sorridendo addolcita dalle sue stesse parole, e dai ricordi che avevano portato, la ragazza si alzò, tornando verso la propria stanza per riposare.
-Buonanotte, nonno.-
 
 



 
 
 
 
Yume-Zell:

Era almeno mezz’ora che Zell si muoveva sui tetti più bassi della città, controllando i quartieri per accertarsi nessuno fosse in pericolo. Come sempre aveva con sé sia una mazza da baseball che il tirapugni provvisto di lama, e con una maschera da hockey sul viso poteva garantirsi un minimo di protezione, inoltre in parte gli nascondeva il volto evitando di essere riconosciuto di giorno.
Sembrava comunque una serata piuttosto tranquilla, perlomeno, e di certo non se ne lamentava. Anzi, era felice quando capitava, ma nel corso del tempo aveva iniziato ad intuire alcuni segnali, come ad esempio una figura che segue, in lontananza, una ragazza facendo attenzione a non farsi notare.
L’aveva notato con la coda dell’occhio qualche edificio prima, ed aveva preferito seguirlo a sua volta per evitare di sentire dalla radio o sul giornale la notizia di un’aggressione che avrebbe potuto evitare. Il sospetto seguiva tutti i movimenti della ragazza, rallentando ed accelerando seguendo il suo ritmo, le strade poi iniziavano ad esser più vuote, e poteva essere molto pericoloso.
Per sicurezza Zell era anche sceso lungo le scale anti-incendio, pronto ad ogni evenienza, e quando vide l’uomo scattare verso la ragazza fu pronto a saltare, ma si fermò immediatamente. La ragazza si voltò un secondo prima che l’aggressore l’afferrasse, rivelando al suo fianco una catana ed usandola, ancora nel fodero, per colpirlo alla tempia, facendolo svenire.
A quel punto il suo volto fu chiaro.
-Yume?-
-Hm? Oh! Ciao Zell!- disse la ragazza con un sorriso radioso, salutandolo come se non avesse appena messo ko uno sconosciuto. Scendendo dalle scale l’altro la raggiunse, prendendo il cellulare per chiamare la polizia.
-Come mai sei tutto bardato?- chiese giustamente l’amica incuriosita.
-Credevo di aver sentito qualcosa fuori dal mio appartamento, e mi sono preparato.-
Non stava esattamente mentendo, ma ancora non voleva far sapere cosa faceva realmente. Faceva quella cosa per proteggere la gente, perché aveva la forza per farlo, non per vantarsene.
-Hai un appartamento? Credevo vivessi al dormitorio.- rispose l’altra confusa.
-Sì, ma ho anche un monolocale. Lo uso per tenerci tutte le mie cose da allenamento.-
Nuovamente, non stava esattamente mentendo, visto là teneva la maggior parte dei suoi attrezzi.
-Wow, hai mai pensato di partecipare a delle competizioni sportive?-
-Magari più avanti, comunque, direi che chiamo la polizia adesso.-
Avevano cominciando a parlare come se nulla fosse, e quando il ragazzo se n’era reso conto si era ritrovato un po’ a disagio.
-Oh, certo va bene.-
La ragazza lo lasciò fare, tenendo d’occhio il suo aggressore fino all’arrivo della polizia, ma nemmeno allora riprese i sensi.
In compenso entrambi vennero lasciati andare immediatamente, anche perché Zell aveva nascosto la sua attrezzatura per non destare sospetti, ed i due poterono riprendere a camminare.
-Sono felice non ti sia successo nulla, Yuma.- disse all’improvviso il ragazzo, scoprendosi molto sollevato. Se fosse capitato ad un’altra ragazza sarebbe potuto andare molto peggio.
-Non è la prima volta che un uomo tenta di aggredirmi.- ammise la ragazza, cogliendolo alla sprovvista.
-M-mi dispiace molto…-
-Purtroppo ci sono moltissime persone che ci trattano come oggetti per soddisfare il loro desiderio. Tentando di approfittarsi della loro forza per fare ciò che vogliono. Io sono fortunata ad essere più forte di loro.- ogni volta che capitava provava un forte disgusto, pensando a quante ragazze potevano esser state molestate. -Sono felice però ci siano persone come te, che cercano di difendere chi ne ha bisogno.-
Conoscendo l’amico non aveva creduto del tutto alla storia che le aveva raccontato, ma aveva preferito non chiedere altro.
-Non sono il tipo da ignorare certe cose.- ammise Zell senza guardarla. -Però devo proprio dirlo, hai veramente una forza incredibile, se sei riuscita a stenderlo con la katana nel fodero.-
-Non mi piace estrarla senza motivo, se lo faccio significa ritengo che il mio avversario ne sia degno.-
-Effettivamente quasi mai te l’ho visto fare…però non è uno spreco di potenziale?-
-Un’arma è un’estensione del tuo corpo, ed il corpo è un’estensione della tua mente. Il potenziale della tua arma è anche il tuo.-
Sentirla parlare in quel modo era quasi sorprendente, però a ben pensarci Yume era tra le persone più abili all’interno del gruppo. Averla come avversario poteva essere un bel grattacapo.
-Come mai eri da questa parte comunque? Sei molto lontana dal dormitorio.- disse ad un certo punto il ragazzo guardandola.
-Ah sì. Ho passato un pomeriggio di sesso con un ragazzo della scuola.-
La sincerità con cui lo ammetteva era disarmante, e Zell preferì non portare in alcun modo avanti quel discorso.
-E’ stato proprio bello, avevo bisogno di rilassarmi.-
-Buon per te.- rispose lui, leggermente a disagio. Non era abituato a parlare così apertamente del sesso, al contrario suo.
-Tu cosa fai per rilassarti?-
-Mi alleno.-
-E funziona?-
-Beh, metto tutta la mia attenzione su ciò che faccio, ed i pensieri se ne vanno.- allenarsi era la sua risposta a molte cose, ma ha sempre funzionato. -Direi mi piace allenarmi tanto quanto a te piace il sesso.- disse infine cercando di scherzare, ma nuovamente fu lei a spiazzarlo.
-Allora hai un serio problema ahaha.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Grace-Hope:
 
Dopo esser tornata a casa dal lavoro Grace aveva deciso di rilassarsi un po’, e così si era immediatamente tolta tutti i vestiti andando a preparare la vasca per un bel bagno caldo, ignorando i rimproveri di Hope per come aveva lasciato le sue cose.
Adorava l’acqua calda, le rinvigoriva il corpo ed allo stesso tempo la rilassava, la vasca non era ancora piena che già stava sorridendo tranquilla, quando la sua coinquilina aprì la porta interrompendola.
-Grace!-
-Ehilà.-
Non era la prima volta la vedeva senza vestiti, anche se la castana evitava di guardarla direttamente, e Grace non aveva alcun problema con la cosa visto erano amiche da molto.
-Cosa sono questi?- chiese Hope tenendo in mano i suoi pantaloncini.
-Vestiti. Li metti per non stare così.- rispose l’altra ironicamente indicando il proprio corpo.
-So cosa sono! Ma perché li hai buttati sul pavimento?-
-Volevo rilassarmi con un bagno. Dopo li avrei sistemati.- ribatté l’altra chiudendo l’acqua ed immergendosi.
-E se fossi scivolata camminandoci sopra?-
-Se troppo esagerata, sembri una mamma apprensiva.-
-E tu una teenager ribelle.-
Entrambe si misero a ridere per quelle piccole frecciatine, poi Grace guardò l’amica tirando fuori il braccio dalla vasca.
-Perché non entri anche tu? E’ da un po’ non facciamo un bagno assieme.-
Effettivamente era passato molto tempo, e non le sarebbe certo dispiaciuto darsi una bella lavata.
-Va bene, ma l’acqua è molto calda?-
-Potresti cuocerci un’aragosta. Proprio come piace a me.-
Ridacchiando della battuta di Grace anche Hope si svestì, e proprio come lei l’amica non la fissò per non metterla a disagio. Entrando nella vasca però le ci volle un po’ per abituarsi.
-Wow, credevo scherzassi…invece è proprio calda.- disse ancora in piedi nell’acqua.
-E’ solo questione di abitudine, vedrai che dopo sarà solo piacevole.-
Le ci volle comunque un po’ di tempo per riuscire ad entrare, ma effettivamente sospirò serena quando ci riuscì.
-Dovremmo aprire la finestra dopo. I vetri si stanno appannando.- disse Hope sospirando.
-Menomale nessuna delle due porta gli occhiali.-
Rimasero per vari minuti in quel modo, godendosi semplicemente l’acqua in silenzio, fino a quando inaspettatamente non fu Grace a parlare per prima.
-Allora, come vanno le cose con Alexander.-
-Tutto bene, perché?- chiese l’amica curiosa. Di solito non le interessavano i gossip o le storie romantiche, anzi le trovava spesso noiose.
-Sei mia amica, è naturale che voglia sapere se ti sta trattando bene.-
-Vero, però immagino puoi vederlo anche da te.- rispose Hope sorridendo, pensando a tutti i gesti gentili che il ragazzo le regalava sia quando erano soli che in gruppo.
-Io vedo solo un ragazzo che è adorato da tutta la scuola.-
Quello era…un tasto dolente, ma vero, ed a giudicare dall’espressione di Hope ne era perfettamente conscia.
-Sì…piace a tante ragazze.-
-Qualcuna ti ha dato fastidio?-
-No, si limitano solo a fissarmi, ma non mi importa. Alexander è mio e non glielo lascerò di certo.- disse con una sorprendente grinta nella voce.
-Per qualsiasi cosa però fammi sapere, non voglio ti diano fastidio.-
-Sì, non te lo terrei mai nascosto, anche perché farei solo il loro gioco così. Però ti assicuro saprei difendermi.-
-Lo so che sei una tipa forte, però Alexander ha veramente tante fan.-
-Però non è colpa sua, sono attratte solo dal suo aspetto e dal denaro.- obbiettò la castana corrugando la fronte.
-Non intendevo dire che lui se ne approfitta. Spesso mi sembra anche disgustato, ma noto il numero che ha attorno a sé, e non voglio ti facciano nulla.- era un argomento più pesante del previsto, e siccome Hope sembrava risentirne preferì non andare avanti. -…sembra comunque siate felici assieme.-
-Lo siamo, è molto dolce e c’è sempre quando ne ho bisogno.- il suo tono era un po’ duro ancora, ma cominciava ad addolcirsi.
-Per fortuna non vi scambiate effusioni di continuo come Ailea e Khal.-
-Ahahah effusioni? Sembri una maestrina.- rise Hope prendendola in giro.
-Tu una mammina apprensiva ed io una maestrina.- ribatté l’altra scherzosamente.
-Tu invece non hai niente da raccontarmi? Non c’è qualche persone che ti interessa?- chiese Hope cambiando leggermente discorso.
-No, sai che non mi interessano queste cose. Voglio diventare una donna forte la cui vita non è incentrata sull’amore.-
-Ehi, così fai sembrare che io invece sia così…- commentò l’amica fingendosi offesa.
-No, ma è diverso. Prima ci sono gli studi, poi il lavoro, le amicizie, ho troppe cose per stare dietro anche ad un ragazzo.-
-Effettivamente abbiamo una vita molto piena. Io sono fortunata che Alexander sia amico anche degli altri, altrimenti forse li vedrei tutti di meno.-
-Poi lo sai, non mi trovo in linea con i modi di fare delle altre persone. Trattano l’amore come se fossero ad un ristorante di sushi con un rullo sotto agli occhi. Provi ciò che ti pare e sei sempre pronta per il prossimo.-
-E’ un po’ estremo come pensiero, anche se ci sono alcuni che fanno così…ma tanti altri non lo fanno.-
Yume era un buon esempio del primo caso, forse, mentre lei e le altre coppie erano l’opposto, o almeno così sembrava ad Hope.
-Quando incontrerò una persona che mi piacerà non lo tratterò come se fossimo ad un ristorante di sushi.- disse infine Grace chiudendo gli occhi ed immergendosi nell’acqua.
-Me lo aspettavo. Rimarrai sempre una ragazza forte che vuole dimostrarlo al mondo intero.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Sammy-Milton:
 
La giornata era passata tranquillamente per Sammy e Milton, entrambe avevano preferito rimanere nella propria stanza al dormitorio, godendosi un po’ di riposo per conto proprio; Milton si era messa a leggere un libro che desiderava continuare da tempo, mentre Sammy si era data da fare nel disegno fino a sera tarda. Dopo aver mangiato qualcosa assieme Milton aveva poi cercato qualcosa di interessante al telefono, trovando un quiz molto divertente.
-Ehi Sammy, ti va di provare una cosa?- chiese la ragazza sdraiata sul letto.
-Cosa?- rispose Sammy alzandosi e mettendosi accanto a lei.
-E’ un quiz per vedere quale lavoro farai da grande.- disse l’altra mostrandole il cellulare. -Devi rispondere ad una serie di domande scegliendo la risposta che è più vicina alla realtà tra queste elencate.-
-E saprò cosa farò da grande?- chiese la piccina eccitata.
-In realtà no, questi quiz non sono in grado di prevedere il futuro, però sono divertenti da fare.-
-Oh, ok ci proverò comunque.-
Il quiz era molto facile, ma certe domande non avevano proprio senso, come ad esempio quale era l’immagine che le piaceva di più tra le quattro presenti. Non aveva alcun senso a farle capire il suo futuro lavoro, ma da quanto aveva detto Milton era normale.
Alla fine uscì come risultato il politico.
-Un politico? Ma sembra noioso.- brontolò la bambina guardando l’amica.
-Caspita però, certo che hai aspirazioni proprio grandi ahaha.- rise Milton prendendo in giro l’applicazione.
-Tu cosa vorresti fare da grande?- chiese ad un certo punto Sammy di punto in bianco.
-Mh, non è una domanda facile…non so che tipo di lavoro farò, però mi piacerebbe diventare una ballerina un giorno.-
Non era un segreto, amava ballare e lo faceva ogni volta ne aveva la possibilità. Sapeva bene però che vivere solo di quello sarebbe stato molto difficile, soprattutto all’inizio, ma non avrebbe mai rinunciato al suo sogno per nulla al mondo.
-Verrò a vedere tutti i tuoi spettacoli! Sarai bravissima, la miglior ballerina del mondo!-
Il sostegno di Sammy era così puro e toccante che la ragazza non poté non sorridere intenerita a quel gesto.
-Tu invece? C’è qualcosa che ti interessa?-
Sapeva era ancora molto piccola, però non c’era nulla di male nel fantasticare anche a quell’età su cosa avrebbe potuto fare in futuro.
-Non lo so, mi piacerebbe aiutare gli altri.- rispose Sammy vaga.
-Come un dottore?-
-Non saprei, c’è molto sangue, e non so se potrei essere amica di tutti.-
-Quindi…una psicologa?-
-Forse, però non vorrei stare dentro ad un ufficio.-
-Allora magari una maestra?-
-Anche quello non è male, giocherei con tutti i bambini per vederli sempre sorridere.- disse la bambina sorridendo, pensando a tutti i giochi da poter fare. -Credo sarei felice in moltissimi lavori, ma per il momento voglio solo studiare e divertirmi con tutti voi.- ammise infine abbracciandola.
-Abbiamo tempo allora per questo.- disse Milton sorridendo, ricambiando l’abbraccio.
Sperava veramente che in futuro Sammy potesse diventare una donna meravigliosa, e che la loro amicizia sarebbe rimasta nel tempo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Astral-Lacie:
 
Ogni notte Astral e Lacie dormivano nella propria casa, eppure ultimamente raramente ci passavano del tempo assieme. Erano stati presi entrambi da così tante cose che non ricordavano l’ultima volta che avevano visto un film assieme, e così una volta tornati da scuola Astral aveva deciso quella sarebbe stata la serata giusta. I pop-corn erano pronti, ed anche la coca-cola senza zuccheri, mancava solo la sorella.
-Lacie, vieni a vedere il film?- chiese urlando dal piano inferiore, ma non ottenne alcuna risposta. -Lacie?- nuovamente la chiamò, ma ancora non ottenne altro che silenzio. Corrugando la fronte decise di andare al primo piano, controllando che fosse tutto apposto.
-Lacie?-
Aprendo la porta della sua camera non trovò nulla, tutto era in ordine e le finestre chiuse. Il primo istinto del ragazzo fu quello di andare a prendere le pistole lasciate in camera, ma preferì continuare a cercare prima. Nemmeno in camera sua però trovò nulla, se non alcuni vestiti ammucchiati sull’angolo del letto.
-Ma dove è finita…- disse borbottando cominciando a muoversi più lentamente, spostandosi verso il bagno. Fu a questo punto che trovò la sorella, incastrata dentro la lavatrice.
-Ma che…-
Dalla vita in su, in qualche modo, era riuscita ad entrare in quel piccolo spazio, ma doveva essersi incastrata perché muoveva le gambe con furia. Avrebbe quasi voluto farle una foto tanto era buffa, ma preferì non infierire.
-Va bene…mi spiegherai dopo. Ti aiuto ad uscire.- sospirò il ragazzo mettendosi alle sue spalle e sfiorandole la vita, ma come la toccò la sorella iniziò a scalciare, rischiando di colpire una zona molto delicata.
-Ehi! Sono io!-
Si muoveva talmente tanto da non riuscire nemmeno a sentirlo?
-Ho detto che sono io!- con quell’urlo il ragazzo le tirò un sonoro schiaffo sul sedere, che la fece quasi saltare assieme a tutta la lavatrice. A quel punto però finalmente la sorella si calmò, tenendo la coda fra le gambe.
-Bene, ora almeno sei più tranquilla.-
Effettivamente si era incastrata per bene, ma bastarono alcune spinte ed un piccolo aiuto per liberarla, Lacie però lo fissò come un cane bastonato.
-Mi hai tirato una pacca sul sedere nya…-
-Tu mi stavi per castrare.- ribatté il ragazzo incrociando le braccia, e Lacie rispose ricambiandogli lo schiaffo con uno altrettanto forte sul sedere.
-Così siamo pari nya!-
Non gli aveva fatto male, ma in compenso aveva ripreso a sorridere.
-Ahaha, va bene siamo pari. Dai vieni, ho preparato tutto per il film.- disse il ragazzo sorridendo, prendendola in braccio. Quando erano soli in casa era una delle poche occasioni in cui non teneva la maschera. -Come hai fatto ad incastrarti comunque?- chiese mentre scendeva le scale.
-Stavo giocando ad acchiapparella con Leon nya, ma quando è entrato nella lavatrice e l’ho seguito mi sono incastrata nya.-
Chissà perché ma non sembrava un’immagine così improbabile da parte della sorella.
-Beh, sembra che Leon si unirà a noi.-
Il piccolo micino era già sul divano, accoccolato tra le coperte e pronto ad una bella dormita. Lacie come lo vide scese dalle braccia del fratello, scagliandosi su di lui.
-Leon nyaaa!-
Era bello vederla così felice, all’inizio non era stato sicuro di tenere quel gattino, ma se ne stava prendendo cura responsabilmente.
-Dai, iniziamo il film.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Khal-Alexander:
 
Quando i fratelli Moore erano nella stessa stanza, non era mai per passare del piacevole tempo tra fratelli, Khal aveva semplicemente bisogno di qualcosa da lui. Una volta tornati a casa il fratello gli era stato addosso, seguendolo fino alla sua stanza mettendosi poi a sedere su una poltrona. Non ha mai fatto un fiato, ed Alexander ha fatto altrettanto, non gli conveniva infondo parlare prima del fratello. Per qualche ora è rimasto in attesa di un suo ordine, fissando il pavimento come un cane che aspetta il comando dal proprio padrone, poi Khal gli ha detto “Perché non disegni qualcosa?” e così ha fatto.
Il problema era il cosa.
Normalmente, il soggetto principale dei suoi disegni era la madre, o almeno il ricordo che ne aveva, ma gli avrebbe certamente costato la vita fare una cosa simile. Khal aveva cancellato la loro famiglia, e voleva fare lo stesso anche con i loro ricordi, ma quella era stata l’unica cosa che Alexander non era stato in grado di fare.
Spesso la sognava, ed in qualche modo ricordava addirittura il suo odore. Non sono stati pochi i dipinti che ha fatto pensando a lei, ma li ha sempre distrutti o cambiati in modo Khal non lo scoprisse; era stato uno stupido a credere di poter ingannare il fratello, e ne aveva già pagato le conseguenze.
Quindi cosa disegnare quando la fonte principale era inutilizzabile? Aveva pensato ad Hope, ma qualcosa gli diceva era meglio evitarlo, e così si era limitato ad una casa in montagna.
-Alexander, come vanno le cose con Hope?- chiese ad un certo punto il fratello, facendogli venire quasi un attacco di panico a quella domanda. Perché lo voleva sapere? Le aveva già fatto qualcosa?
-Credo bene.- disse infine con la gola secca.
-Non hai mai pensato potresti avere qualcosa di meglio?-
Assolutamente no, Hope era perfetta, la creatura più bella, dolce ed intelligente dell’intero universo. A confronto lui non era altro che un misero insetto, a cui era stato concesso di poter amare una dea meravigliosa. Ma non riusciva a dirglielo, aveva paura di ciò che questo avrebbe potuto significare.
-No…- nessuna risposta sarebbe stata corretta, certamente il fratello aveva già un quadro ben chiaro dell’intero discorso, e l’unica cosa poteva fare era evitare di contrariarlo.
-Ci sono molte altre ragazze che ti adorano, non hai mai pensato di approfittarne?-
La stessa cosa valeva anche per lui, anzi ancor di più visto era il maggiore ed era molto più carismatico, eppure aveva occhi solo per Ailea.
-No.- disse ancora una volta il ragazzo.
-Sei un ragazzo fedele, è una buona qualità.- rispose il fratello sorridendo, alzandosi, ed Alexander desiderò soltanto di poter fuggire, saltare fuori dalla finestra ed esser da tutt’altra parte, perfino all’inferno.
-La fedeltà è qualcosa di molto importante. Si farebbe qualsiasi cosa per le persone a cui si è federli.- continuò Khal avvicinandosi, mettendogli entrambe le mani sulle spalle. Poi, prima che se ne rendesse conto, afferrò il pennello del fratello, conficcando la punta in legno nel collo e spingendo fino a quando non si spezzò, rimanendo in parte conficcata nella carne.
-Non mi sei fedele, Alexander?-
Il ragazzo era caduto a terra, e stava trattenendo l’impulso di rimuovere il legno dal collo. Il dolore era molto forte, ma non poteva rimuoverlo senza permesso.
-Lo sono…ti sono fedele.- rispose comunque, tremando spaventato, e Khal gli tirò un calcio allo stomaco.
-Allora perché quando Ayame ha dato di matto sono stato io quello a prendere una forchetta nel collo?- chiese continuando a calciarlo, inginocchiandosi ed afferrandogli i capelli per costringerlo a guardarlo. -Perché tu eri troppo impegnato ad essere fedele ad Hope.-
Stavolta si sfogò sul piccolo pezzo di legno, rigirandolo nel collo mentre evitava il sangue uscisse eccessivamente.
-Potrei anche credere sei più fedele a lei che a me, e dubito tu voglia questo.-
Nonostante era lui il soggetto sul quale stava sfogando la propria rabbia, gli unici pensieri del biondo andarono alla sua compagna; preferiva spezzasse le sue ossa, piuttosto che quelle di lei.
-Non è nemmeno la prima volta che capita, in tutte le lotte in cui siamo assieme ti preoccupi sempre per lei…-
La presa sui suoi capelli si strinse di più, tanto da fargli ancor più male.
-Sarei felice se mi dimostrassi che mi sbaglio.-
Finalmente lo lasciò andare, togliendogli lui stesso il legno dal collo, spingendo un pezzo di stoffa sulla ferita per evitare perdesse troppo sangue.
-Ho un lavoro per te, fratellino.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers-Annabelle:
 
Dopo nemmeno un’ora nella camera del dormitorio Lighneers era crollato sul letto, dormendo pigramente per tutto il pomeriggio. Era passato un po’ dall’ultima volta aveva dormito così, e fu piuttosto piacevole poter finalmente riposare propriamente, ma quando sentì la porta aprirsi si alzò con uno scatto preparandosi a lottare. Il suo corpo ha reagito d’istinto, ricordando di quando l’hanno drogato e portato via senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Dall’altra parte della porta però non c’era un avversario pronto a lottare, ma Annabelle, con in mano alcune sporte, che vedendo la sua reazione sobbalzò dalla sorpresa.
Per qualche secondo entrambi non si mossero.
-Ehi, ti sei ambientato nella stanza?- chiese Annabelle cortesemente, appoggiando la sporta sul pavimento.
-Sì…-
Di rimando il ragazzo non sapeva bene come risponderle, e tornò semplicemente sul letto a fissare un punto vuoto della stanza.
-Ho preso alcuni giochi di società, ho pensato sarebbero potuti essere divertenti.- disse la ragazza mostrandogli due scatole, una con risiko e l’altra con forza quattro.
-E’…una buona idea.-
Non avevano mai parlato molto, ed in verità Lighneers si sentì un po’ a disagio, ma dei giochi di società potevano essere piacevoli.
-Vogliamo fare una partita?-
Chiese Annabelle, aprendo forza quattro per prepararlo.
-Ok, direi non abbiamo altro da fare.-
Nonostante parlasse quasi a monosillabe la ragazza era molto felice avesse accettato, infondo era un primo passo per diventare amici.
-Hai mai giocato prima?- chiese una volta sistemato tutto.
-Sì, qualche volta. Tu?-
-Anche io, all’orfanotrofio c’era una stanza con molti giochi di società, ed erano a disposizione di tutti.-
Non si vergognava di far sapere era un’orfana, ma l’espressione sorpresa di Lighneers non era certo nuova; molti reagivano proprio così.
-Non ti preoccupare. Non mi crea alcun problema, credimi.-
Lighneers is vergognò d’aver lasciato trasparire più emozioni del previsto, ma era stata così improvvisa da non averlo potuto evitare. Non che fosse l’unica persona che conosceva ad essere orfana…
-Scusa, non volevo reagire così.-
-Non hai reagito in nessun modo particolare, tranquillo. So che non è una cosa di cui normalmente si parla, però visto saremo compagni di stanza per un po’ mi piacerebbe creare un rapporto di fiducia tra di noi.-
Era talmente sincera da spiazzarlo, ma la trovava anche incredibilmente ingenua.
-Lo sai che se racconti cose simili in giro qualcuno potrebbe approfittarsene?-
-Ma non lo sto raccontando in giro, lo sto dicendo a te.- obbiettò la ragazza, cominciando a giocare.
-Però non mi conosci, potrei dirlo a chiunque. -
Non le stava parlando in quel modo per infastidirla, ma per sperare capisse era pericoloso.
-E allora?-
Ancora una volta la sua risposta la spiazzò.
-Hai mai subito del bullismo?- chiese stavolta il ragazzo, più sfrontatamente.
-Certo, come molti, però affronto queste persone a testa alta e senza paura. Sono orfana, e questa cosa fa parte di me, ma non intendo odiarla. Non ne ho motivo.-
Molti avrebbero detto il contrario, ma era chiaro quella ragazza avesse qualcosa di particolare.
A tratti era ingenua e testarda, ma forse questo era solo ciò si vedeva in superficie.
-Dovresti comunque fare più attenzione.-
-Beh, se mi capitasse qualcosa, dici che tu e gli altri mi aiutereste?-
Si stava riferendo chiaramente ai membri del gruppo, e dopo aver visto come si comportavano quando uno di loro era in difficoltà la domanda era comprensibile, ma non fu semplice per Lighneers rispondere.
-Sicuramente loro ti aiuterebbero.-
-Sei stato tu ad aiutarmi però, quando Ayame…-
Non servì terminare la frase, si riferiva chiaramente alla faccenda del tantrum di Ayame e del suo tentativo di ferirla con la motosega.
-Non sono un bastardo, ed era colpa mia se stava male.-
-Adesso però state sistemando le cose. Sei una brava persona.-
Ed eccola ancora una volta, sembrava quasi una mini-Ayame, anche se lei sembrava voler solo essere sua amica, proprio per questo però parlarle era molto difficile.
-Ho vinto.- disse ad un certo punto il ragazzo, stroncando la conversazione.
-Di già?!-
-Già.-
-Rivincita!-
Qualcosa gli diceva che difficilmente l’avrebbe lasciato in pace….
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas-Jack-Ailea:
 
Da circa una decina di minuti Jack stava aspettando sotto uno degli alberi del parco dove Ailea gli aveva detto sarebbe arrivata assieme agli altri. A quanto pare avevano preparato una serata particolare, e visto sarebbe stato sicuramente divertente, e magari ci sarebbe stato anche Daimonas, non aveva certo potuto rifiutare. Si era addirittura vestito bene, con pantaloni grigi, una maglia bianca e sopra di questa una camicia nera lasciata completamente aperta, ancora però non era arrivato nessuno.
-Mh, dovrei chiamarla?-
Nel gruppo nessuno aveva scritto niente, ma non era sicuro se fossero già per strada o meno, però c’era da dire quel giorno il parco era veramente bello. Agli alberi erano state messe delle particolari luci che sostituivano benissimo quelle dei lampioni, infastidendo meno e creando una bella atmosfera. Non c’era nessuno oltre a lui, ed il cielo era completamente privo di nuvole. Fu quasi tentato di sdraiarsi sul prato, quando in lontananza vide finalmente Ailea, con la chitarra sulla schiena, e Daimonas.
-Ehilà!- disse il ragazzo salutandoli con la mano, mentre Daimonas sembrava incredibilmente nervoso, per qualche motivo.
-Andrà tutto bene, vedrai.- sussurrò Ailea cercando di rassicurarlo, al contrario suo era incredibilmente eccitata.
-Va tutto bene?- chiese Jack confuso, quando gli furono vicini.
-Sì…in verità, c’è qualcosa di cui devo parlarti.- cominciò Daimonas con il cuore che batteva forte nel petto. -In realtà stasera saremo solo noi, mi dispiace di averti mentito, ma volevo fosse una sorpresa.-
Alle sue spalle Ailea si sistemò la chitarra sulla schiena, preparandosi per la canzone, Jack nel frattempo li guardava sorpreso, ma una forte emozione cominciò ad accumularsi nel petto.
-C’è qualcosa di molto importante che desidero dirti, ma volevo usare le parole migliori per farlo, ed ho scritto questa canzone…spero ti piacerà.-
I cuori di entrambi battevano all’unisono a gran velocità, mentre il ragazzo cominciò a cantare.
-Sparsi e distrutti, abbiamo guardato tutti i nostri sogni bruciare nella notte come il fuoco nel cielo.
Vivere nell'ombra di ciò che dovremmo essere.
La speranza è ancora viva, chiama nella notte.
Non riesco a fermare queste visioni che vedo nel sonno.
Non voglio nemmeno che si fermi.
Luci di stelle e colori che non ho mai visto!
Questo è il posto a cui appartengo!
Tutto è chiaro…
Stiamo aspettando il paradiso, a il paradiso è qui.-
Jack spalancò gli occhi mentre lo ascoltava, la sorpresa dipinta sul volto.
Stava veramente accadendo tutto questo, o era solo un sogno? Un meraviglioso, magnifico sonno che avrebbe voluto non finire mai.
-Sogno di un mondo che deve ancora venire, sussurri d'amore che mi chiamano a casa.
Nell'Eden.
Sogno dell'Eden.
Conservando speranza perché ci credo ancora.
Questa è la nostra occasione per vivere come se fossimo liberi!
Nell'Eden, sognando dell’Eden.
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!-
Era la prima volta che Daimonas faceva qualcosa di simile, ma stava cantando con il cuore in mano, cercando di far trasparire tutti i sentimenti che provava. Quando lui e Jack erano vicini si sentiva a casa, al sicuro e felice.
Voleva continuare a provare questa felicità, scoprendo dove li avrebbe portati.
-Saremo liberi quando saremo nell'Eden.
Pregando ed aspettando per un miracolo.
Continua a tenere duro! Io tengo duro!
Chiamando il tuo nome finché non troverò la mia via d'uscita!-
Quasi aveva paura a guardarlo in faccia, temendo potesse non piacergli la canzone, ma se l’avesse fatto avrebbe visto quanto Jack era rapito dalla sua voce. Avrebbe potuto ascoltarlo per sempre senza mai stancarsi.
-La notte è così lunga, aspetterò per l’alba.
Non posso fermare queste visioni di ciò che potrebbe essere la vita.
Mi sto riprendendo ciò che ho perso.
La luce delle stelle e i colori stanno esplodendo in me.
Questo è il posto a cui appartengo!
Sogno di un mondo che deve ancora venire.
Sussurri d'amore che mi chiamano a casa.
Sogno dell’Eden, conservando la speranza perché credo ancora.
Questa è la nostra possibilità di vivere come se fossimo liberi!
Nell'Eden!
Sognando dell’Eden!-
Entrambi non se ne erano accorti, ma Ailea con il telefonino stava registrando tutto, in modo potessero riguardare quel bellissimo momento così speciale per entrambi.
Solo guardandoli era chiaro fossero fatti l’uno per l’altro.
-Woah oh, oh oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Saremo liberi quando saremo nell'Eden!
Svegliati, svegliati, svegliati!
Vedi l'amore dentro di te!
Alzati, alzati!
La paura non ti troverà mai.
Raccoglilo, prendi l'amore, e lascia che ti guidi a casa.
Portami nell'Eden!-
La voce di Daimonas aumentava sempre di più, mentre il sentimento che provava nel cuore cresceva. Era come se più lo esprimeva questo si rafforzava, ed era una sensazione meravigliosa.
-Tutto è chiaro…
Stiamo aspettando per il paradiso, ma il paradiso è qui.
Sogno di un mondo che deve ancora venire.
Sussurri d'amore che mi chiamano a casa.
Nell'Eden.
Sognando dell’Eden.
Trattenendo la speranza perché ci credo ancora.
Questa è la nostra possibilità di vivere come se fossimo liberi!
Nell'Eden!
Sognando dell’Eden!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Woah oh, oh oh oh oh oh oh!
Saremo liberi quando saremo nell'Eden!
Il paradiso è dentro di te, il paradiso è qui!
Il paradiso è dentro di te, il paradiso è qui!
Il paradiso è dentro di te, il paradiso è qui!
Il paradiso è dentro di te, il paradiso è qui!-
Quando ebbe finito Daimonas aveva il fiatone, non tanto perché aveva fatto fatica ma il fatto di averci messo così tanta passione gli aveva tolto il fiato.
Finalmente alzò gli occhi su Jack per vedere la sua reazione, ma il ragazzo era già scattato correndo verso di lui, abbracciandolo e baciandolo senza pensarci. Per il ragazzo fu un gesto completamente inaspettato, ma ripresosi dalla sorpresa ricambiò stringendolo a sé, fino a quando non si ritrovarono senza fiato, e guardandosi scoppiarono in una risata liberatoria.
-Sono così felice…- sussurrò Jack accarezzandogli la schiena.
-Ti è piaciuta?- chiese Daimonas solo per avere la conferma finale.
-Dire che mi è piaciuta è riduttivo. Mi piace tanto quanto tu piaci a me…avrei voluto dirtelo da tempo.- sospirò il bruno dispiaciuto l’avesse battuto sul tempo, ma comunque era molto felice di come erano andate le cose.
-Penso che da oggi avremo molte più occasioni per dircelo…Jack, vuoi essere il mio ragazzo?-
Alla domanda di Daimonas Jack ridacchiò intenerito, dandogli un bacio sulla guancia.
-Sì, sì ed ancora sì!-
   
 
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