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Autore: The Rosablue91    13/01/2021    2 recensioni
Gildarts sorrise verso la sua piccolina-ti piace proprio ballare, non è vero tesoro?-
Cana annuì con vigore-Il fatto è che…non appena sento le note pizzicate di una chitarra spagnola i miei piedi si muovono a ritmo della musica e mi è impossibile fermarli, perché per me ballare è l’essenza stessa della vita e non posso farne a meno- confessò al genitore con gli occhi che gli brillavano, lo stesso sguardo che accendeva un tempo gli occhi della moglie.
Il sorriso di Gildarts prese una piega nostalgica-hai la sua stessa passione-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bacchus, Cana Alberona, Cornelia Alberona, Gildarts
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Flamenco a Granada

 
Sacromonte, Granada  1877

Quel giorno il sole picchiava forte sulle strade e una ragazzina nonostante la calura di maggio corse a piedi portandosi in spalla i libri legati ad un laccio da ritorno a scuola della missione quel giorno la lezione era stata lunga e faticosa e non c’era niente di meglio che passare qualche ora alla locanda, La sirena, quel posto era sempre pieno di vita, gli avventori che si tuffavano nella birra, l’odore del tabacco e c’erano loro… le immancabili ballerine di flamenco era arrivata appena in tempo tra poco stava per iniziare lo spettacolo del pomeriggio.
Belle e sensuali con i loro vestiti variopinti da flamenco rossi a pallini neri le gonne lunghe e voluminose, lo spettacolo sarebbe iniziato tra poco e ci sarebbe stato da divertirsi.
-Cana anche oggi qui?- le domandò dal bancone una donna paffuta e riccioluta che serviva del vino.
-Si, si- disse col fiatone la ragazzina.
La donna prese un bicchiere e versò dentro della limonata fresca che porse alla bambina-tieni offre la casa, rinfrescati un po’-la bambina accettò con un grazie, lasciò andare i libri e si bevve il succo dopo che ebbe bevuto chiese-puoi darmi un po’ di vino, Risley?-
La donna ci pensò un momento-Assolutamente…-facendole un sorriso-…no-
-E perché?- chiedeva sempre.
-Perché sei ancora una bambina e tua madre mi scuoierebbe-dandole un buffetto sui capelli castani.
Cana sentì la risata sguaiata di Bacchus, un ragazzo quattordicenne che mise sul bancone una cassa piena di bottiglie -non ti arrendi mai eh?-
Cana mostrò la lingua-perché non vai a lavorare invece di perdere tempo?-
-Sta zitta marmocchia, sho! Vai a scuola-
-Sono appena tornata da scuola, non lo vedi che è pomeriggio!-obiettò Cana-e poi ho undici anni!- ribatté con fierezza.
-Allora fila a casa a fare i compiti-
-Tu non sei mio padre e nemmeno mia madre, quindi chiudi la boccaccia- le sue preghiere vennero ascoltate quando un avventore dette una sberla tra capo e collo a Bacchus.
-Shhh volete smetterla di fare baccano- gli zittì un cliente che fumava un sigaro.
-Ha cominciato lui/lei!- dissero all’unisono indicandosi a vicenda.
-Infatti state disturbando- gli dette filo il compagno che era accanto a lui, un suonatore di  chitarra iniziò a pizzicare le corde del vecchio strumento e il le tende del palco si aprirono rivelando due bellissime ballerine, che muovevano a ritmo della musica alzando e abbassando le gonne con incredibile maestria a ritmo dei tacchi, Cana come ad aver preso vita alzò le braccia in alto  e i suoi piedi cominciarono a mimare i passi delle ballerine, era da quando aveva sei anni che non mancava ad uno spettacolo della locanda e il flamenco era il suo ballo prediletto.
-Sai Cana balli proprio come faceva tua madre, il flamenco lo hai nel sangue-le disse una volta Risley.
-Anche la mia mamá ballava?-eppure non glielo aveva mai detto.
-Oh si, era una delle ballerine più brave di tutto dell’Andalusia anzi no che dico della Spagna- si corresse la donna.
-Olè!- esclamarono le ballerine battendo le mani.
-Olè!-dissero gli altri.
Lo spettacolo finì e i clienti applaudirono chiedendo a gran voce il bis, Cana si fermò e con gli occhi che brillavano disse ad alta voce -Anch’io un giorno diventerò una ballerina-
-Sono certa che renderai orgoglioso il nostro popolo- disse sicura Risley prima di essere richiamata da un cliente che voleva altra birra sventolando il boccale vuoto e reclamandone altra.
-Aahahaha buona questa se lei diventerà la migliore ballerina di Spagna io sarò la migliore chitarra spagnola della storia-la derise il ragazzo piegandosi in due dal ridere, Cana assottigliò lo sguardo contro chi aveva osato deridere il suo sogno, quello non era altri che Bacchus uno sguattero che lavorava alla locanda da quando qualche anno fa era stata aperta.
-Credi che non ne sia capace?-gli avrebbe fatto abbassare la cresta a quel galletto.
-Come il sole sorge a est e tramonta a ovest- disse sicuro.
-È una sfida quella che mi lanci?-
-Perché no? Anzi se riuscirai a diventare una ballerina di Flamenco ti porterò un bel mazzo di rose rosse mi prostrerò ai tuoi piedi e accetterò la sconfitta, ci stai?-
-Va bene-concesse- e se perdo?-
Bacchus ci pensò su un momento-mmm…se perdi… facciamo così da grande diventerai mia moglie-
-Ma sei sicuro?- domandò accigliata, Bacchus stava prendendo alla leggera quello che stava proponendo.
Il ragazzo le girò attorno come un avvoltoio per valutarla-Non sei una bellezza e forse da grande non sarai un granché ma mi accontento. Sarà divertente vederti sgobbare come rammendare le mie calze, ho lavare i miei panni-
-Ma per chi mi hai preso? Per la tua serva?-
Lui scrollò le spalle-Be è quello che mia madre fa per mio padre e ne è molto felice, lui ordina e lei esegue- facendo uno schiocco di dita.
Lei stette un lungo momento in silenzio e poi rispose-Guarda che essere una moglie non comporta soltanto essere schiava del marito-
-Davvero? E che fanno d’altro?-la incalzò il ragazzino.
-Per cominciare ci si bacia, io lo trovo disgustoso, quindi se mai perderò e dovessi diventare tua moglie non lo farò- incrociando le braccia.
-Stai tranquilla ne farò a meno- la rassicurò il ragazzo-e poi cosa fanno?-
-Be ecco…-
-Torna a lavorare Bacchus- gli ordinò la locandiera quando vide che stava ciondolando, lui disse un si signora ma prima porse la mano a Cana-dunque, ci stai?-
Cana gliela strinse e con sguardo determinato disse-accetto la sfida-
Poi riprese la cassa e s’incamminò via, lasciando sola la ragazzina prima di essere ripreso un’altra volta dalla padrona della locanda.
-Cana!-la chiamò la voce di un uomo sulla soglia della locanda.
-Papà!- disse la piccola salutando il genitore, la locandiera disse al nuovo arrivato-Gildarst non ti fermi per una bevuta?-
-Perché no?- sorrise l’uomo, la donna gli servì un bicchiere di vino che accettò volentieri, dopo la fatica della giornata ci voleva proprio per l’uomo per tirarsi un po’ su-ci voleva proprio-bevendolo tutto in un sorso, dopo si alzò posando sul tavolo qualche pesetas, e ringraziò la donna accomiatandosi anche  la bambina salutò Risley si buttò i libri sulle spalle strinse la mano del padre e s’incamminò verso casa.
Gildarts sorrise verso la sua piccolina-ti piace proprio ballare, non è vero tesoro?-
Cana annuì con vigore-Il fatto è che…non appena sento le note pizzicate di una chitarra spagnola i miei piedi si muovono a ritmo della musica e mi è impossibile fermarli, perché per me ballare è l’essenza stessa della vita e non posso farne a meno- confessò al genitore con gli occhi che gli brillavano, lo stesso sguardo che accendeva un tempo gli occhi della moglie.
Il sorriso di Gildarts prese una piega nostalgica-hai la sua stessa passione-
-Papà lo sai che la mamà un tempo ballava? Risley diceva che era la migliore di tutte-
-Risley ha la lingua lunga-borbottò l’uomo senza farsi sentire dalla figlia.
-Un giorno diventerò anch’io una ballerina di Flamenco-
-Lo sarai-sua figlia ci sarebbe senz’altro riuscita ma sarebbe stato difficile convincere sua moglie della scelta, alzò gli occhi e vide quelle grotte disseminate per Sacromonte si diressero verso una di quelle e quando entrarono li accolse una donna che si reggeva su un bastone e avanzava verso di loro, Cana l’abbracciò di getto e la madre contraccambiò con un braccio, Gildarts le si avvicinò e le schiccò un bacio sulla bocca cosa che Cana disgustò-blea che schifo-tirando fuori la lingua.
-Bentornato a casa, mi amor- lo accolse la moglie sciogliendo il bacio.
-Felice di rivederti, Cornelia-
La famiglia si sedette e Cornelia servì una zuppa di verdure e la moglie domandò al marito-come è andato oggi il lavoro?-
-Il solito-
-E tu Cana come è andata la scuola?-
-Bene ho risolto un problema di matematica difficilissimo, padre Brock si è congratulato con me-disse orgogliosa la figlia.
-E come mai sei tornata a casa insieme a tuo padre? Perché hai fatto così tardi?- domandò allora la donna.
-Sono stata alla locanda a vedere le ballerine e-
Cornelia batté una mano sul tavolo facendo sussultare Cana e le stoviglie-Tu non devi andare lì! Non è posto per una bambina-
-Ma mamà- obiettò Cana.
-Cornelia non pensi di esagerare?- tentò di calmarla Gildarts-tu sta zitto, perché sono certa che sapevi, dopo io e te facciamo i conti- gli promise la donna e Gildarts si fece piccolo piccolo era meglio non contraddire sua moglie da arrabbiata, Cornelia si voltò a dire alla figlioletta-Tanto meno non voglio che vederti con delle ballerine- la seccò la donna glaciale.
-Non puoi impedirmelo io amo ballare-ergendosi sopra la sedia e la donna si alzò reggendosi sui bordi del tavolo.
-Oh si invece! Non permetterò che tu butti via la tua vita per qualcosa di stupido come il ballo e ora fila a letto sei in punizione!-gli disse perentoria la donna.
Cana corse sul suo giaciglio e si buttò sopra a piangere come una fontana. Sua madre una ballerina di Flamenco? Non ci credeva se lo fosse stata non avrebbe mai parlato con quella durezza.
Ma Cana non si sarebbe arresa, in un modo o nell’altro sarebbe diventata una ballerina.
 
-Cornelia- provò il marito mentre la donna puliva i piatti.
Lei emise un lungo sospiro stanco-Gildarts ti prego, voglio solo proteggere nostra figlia-
-Da cosa? Lei ha la tua stessa passione, perché vuoi soffocargliela?-
Lei si voltò verso di lui, si stupiva che ancora fosse sempre bella, peccato solo che quel volto fosse raffigurato in una smorfia amara, e Cornelia indicò il piede zoppo-per questa, te lo sei dimenticato?-
-Non puoi dare la colpa al flamenco-
-Hai ragione è stata colpa mia- disse amaramente la moglie abbassando lo sguardo, il marito la costrinse a rialzare lo sguardo- sono stata una stupida a lasciare Sacromonte per quel maledetto invito-
-Ma è passato tanto tempo e poi la nostra Cana ama da impazzire il flamenco, tu più di chiunque altro dovresti capirla-
-Non è solo questo Gildarst, adesso il mondo del flamenco pare sia animato da squali, non è più come un tempo, Cana se dovesse percorrere questa strada ho paura che incappi tra invidie e gelosie sarà difficile per lei superare questi ostacoli-
-E lo sarà ancora di più se dovrà scontrarsi contro l’opposizione di sua madre- posando le mani sulle spalle della donna.
-Secondo te sto sbagliando?- domandò stancamente a suo marito.
-Spetta solo a te prendere questa decisione- Cornelia si voltò verso la tenda dove dietro vi era la camera di Cana, sapeva cosa fare.
 
Cana era rimasta sveglia ormai calma mentre sdraiata con le mani incrociate dietro la testa guardava il soffitto scavato nella roccia, nessuna casa era bella come la sua grotta, quando era più piccola sua madre gli raccontava sempre la sua storia preferita prima di addormentarsi, ovvero, quella della La Cueva de Xoroi* narrava del naufragio di un pirata turco, Xoroi, ritrovatosi in un’isola detta Minorca, e utilizzò una caverna a picco sul mare come rifugio, per sopravvivere viveva di furtarelli, rubacchiando generi alimentari facendola in barba ai contadini e senza mai farsi prendere, un giorno vide una bellissima ragazza e s’innamorò a tal punto da rapirla e portarla con sé nella grotta, la ragazza lo supplicò di liberarla ma a poco a poco anche lei s’innamorò di Xoroi e i due vissero felicemente in quella grotta nei dieci anni successivi con la benedizione di tre splendidi figli ma la storia non finì lì. Accadde infatti che un anno che l’isola fu ricoperta da un bianco candido manto di neve, i contadini videro le tracce che portarono direttamente alla grotta dove trovarono la ragazza rapita anni prima e i figli più piccoli, la riportarono alla casa paterna insieme ai bambini. Intanto Xoroi tornato alla grotta col figlio maggiore non trovando la famiglia si gettò per disperazione in mare insieme al figlio.
Spesso da piccola si fingeva l’astuto Xoroi giocando con gli altri bambini.
Cana tornò al presente quando sua madre scostò la tenda, lei non disse niente e Cornelia le portò un piatto con della zuppa-querida non hai mangiato quasi niente a cena-
-Non ho fame- disse metallica nonostante avvertisse i morsi allo stomaco.
Cornelia si sedette sul pagliericcio e prima che potesse fiatare la figlia l’anticipò scattandosi in piedi-mamá quello che dirai non mi farà cambiare idea sarò una ballerina di flamenco e tu non mi farai mai cambiare idea, sarò la ballerina più famosa della Spagna!-
Cornelia sorrise nonostante tutto-Non era mia intenzione, Cana, e se questa è la strada che hai scelto di percorrere, allora ti appoggerò-
La bambina non stentava a credere alle sue orecchie-davvero, mamá ?Lo faresti per me?-
La donna annuì ma la mise in guardia-però stai attenta figlia mia, troverai tanti ostacoli da superare, tu molto di più per la tua condizione di gitana-
-Io sono fiera di essere una gitana, il flamenco lo abbiamo inventato noi!- disse la ragazzina battendosi una mano sul piccolo petto.
-Si, si hai ragione ma ci sarà sempre gente che non vede di buon occhio i gitani io lo so molto bene-si guardò distrattamente il piede zoppo e Cana seguì lo sguardo e indovinò-è per via del tuo incidente che non racconti mai?-
Cornelia allora iniziò a narrare la storia come quando faceva da piccola-Tanto tempo fa c’era una ballerina gitana considerata l’orgoglio del suo popolo, la sua fama era arrivata fino alla capitale e lì venne invitata ufficialmente a presenziare ad un concorso di ballo che si sarebbe svolto tra una settimana, non poteva crederci, aveva il volto ricoperto da lacrime di gioia mentre stringeva l’invito quella sera tutto il clan gitano fece una fiesta come non se ebbero mai viste e la ballerina danzò con un bel ragazzo dai capelli rossi- Cana ebbe l’impressione che la madre per un momento si perse tra le nuvole con un sorriso nostalgico poi tornò con i piedi  per terra-ma-
-Ma?- quel ma che aleggiava nell’aria preannunciava i guai.
-Purtroppo trovò pane per i suoi denti, era impreparata a ciò che accadde quel giorno a Madrid, le altre sfidanti l’avevano vista danzare e l’invidia nei suoi confronti fu tale che fecero fronte comune per liberarsi di lei definitivamente, con l’inganno la convinsero ad esibirsi per prima così quando fu il suo turno sul palco non appena iniziò a danzare il suo amato flamenco cadde rovinosamente sotto lo sguardo stupito del pubblico e le risate perfide delle sue sfidanti, era scivolata su dell’olio, ma non se ne curò, in quel momento un dolore lancinante gli percorreva la caviglia, fu portata di corsa da un medico e gli disse che purtroppo sarebbe rimasta zoppa tutta la vita- Cornelia si fermò e guardò la figlia che aveva spalancato la bocca incredula-tornò a casa affranta e senza più speranze di poter ballare ma trovò conforto nell’amore di quel gitano che aveva ballato con lei quella sera alla fiesta i due si sposarono e successivamente ebbero in dono una meravigliosa bambina di nome Cana -
Cana abbracciò d’istinto sua madre e singhiozzò-come hanno potuto farti questo, mamá?- non si capacitava che ci fossero  persone cattive fino a quel punto.
Le accarezzò i capelli bruni-Ormai è passato tanto tempo- la bambina le prese le mani e le fece una promessa-quando diventerò una ballerina famosa metterò dei soldi da parte andremo da un famoso medico e cureremo il tuo piede così tornerai a ballare! Ti immagini mamá? Balleremo insieme il flamenco-tuffandosi tra le braccia della madre.
-Oh pequeña!- disse Cornelia fra le lacrime, anche solo quelle parole per lei erano di grande conforto.
 
Le cose andavano per il verso giusto mentre Cana s’incamminava volentieri per andare a scuola, aveva il benestare di sua madre, e le aveva promesso di dargli dei consigli utili sulla sua tecnica di ballo.
Stava immaginando cosa la donna avrebbe potuto proporgli quando sentì dei colpi e dei gemiti di dolore e vide tre ragazzi tirare calci su qualcosa rappallottolato a terra, dovevano essere figli di commercianti a giudicare dai loro abiti.
-Allora sporco gitano, ne hai avute abbastanza?-fece uno di loro gradasso, un biondino con gli occhi rossi.
-Ti abbiamo anche offerto dei soldi, non siamo ladri-fece un altro con gli occhiali.
-Fo… forza da… dacci il pe… pe… pennuto- disse l’ultimo un ragazzotto con problemi di balbuzia.
Cana vide con orrore che si trattava di Bacchus e anche se fosse in una situazione di stallo rialzò fieramente la testa, la sua faccia era piena di lividi aveva pure un occhio nero e li fronteggiò-No…coff… coff… non vi darò mai il mio amico!-proteggendo qualcosa che aveva tra le braccia.
Il biondo ghignò cattivo-allora ti pesterò a sangue finché… AIUTO!!!- Cana con un urlo si era lanciata su quel tipo e si era attaccata alla sua schiena tirandogli i capelli-lascia stare Bacchus, vigliacco!-disse la ragazzina.
-Cana- mormorò Bacchus.
-Zancrow- disse il ragazzino con gli occhiali.
-Aiutatemi! Toglietemi questo pidocchio di dosso- tentando di liberarsi dalla presa di quella piccola furia.
-Adesso ti fa… faccio vedere io- gli disse il ragazzotto  tentò di fare un passo ma Bacchus rialzatosi gli storse un braccio dietro la schiena- cos’è che volevi fare contro una bambina?-
-Aiuto! Rusty salvami!- gridò il ciccione piagnucolando, l’amico sospirò frustrato-toccano sempre a me-
-Cosa state facendo ai miei ragazzi?-domandò la voce di una donna con una scopa in mano.
-Risley!- dissero all’unisono Cana e Bacchus contenti di vedere la rotonda locandiera.
-N-N-Niente, signora, ce ne stavamo andando, non è vero ragazzi?- l’occhialuto indietreggiando  sembrava aver fiutato il pericolo era meglio battere in ritirata.
-Vero- annuì Zancrow, Cana mollò la presa su di lui scappando insieme a Rusty, seguiti subito dopo dal ragazzotto-ehi aspettatemi!-
Bacchus crollò con le ginocchia a terra-ti hanno fatto molto male, Bacchus?- disse Cana posando le mani sulle spalle.
Sorrise forzatamente-Non è niente di serio, la ferita più grande è nel mio orgoglio- Cana posò gli occhi su ciò che il ragazzo teneva stretto: un pulcino.
-Ma allora era questo che cercavi di proteggere- posando gli occhi sulla piccola creatura spennacchiata che pigolava.
Risley spiegò-Stavo cominciando a preoccuparmi dato che ci mettevi troppo per quella commissione  così sono venuta a cercarti. Forza torniamo alla locanda dobbiamo medicarti- Bacchus si aggrappò a lei con un braccio e un po’ zoppicando mosse qualche passo ma si non teneva in equilibrio-ti conviene stringermi con l’altro, non ce la farai mai-
-E come tengo il mio amigo?-adducendo al pulcino.
-Lo porto io-si offrì Cana.
-Mi raccomando è-disse passandogli delicatamente  il piccolo pigolante pennuto.
Lo prese con le mani attenta a non stringere quella delicata creatura sussurrandogli-va tutto bene, pequeño, ora ci siamo noi a proteggerti-accarezzandolo sulla testolina con due dita il che sembrò calmarlo.
Tornarono alla locanda e Risley fece accomodare Bacchus su uno sgabello-vado a prendere un unguento alle erbe- torno subito dopo e porse la scatola a Cana-per favore Cana, saresti così gentile da medicare il nostro coraggioso Bacchus mentre sfamo quel poverino?- indicando il pulcino.
-Va bene-Cana prese un po’ di unguento e lo spalmò sulle ferite-ahi! Fai un po’ d’attenzione-si lamentò il ragazzo.
-O quante storie-roteando gli occhi e quello era un uomo, conosceva bambini che si lagnavano meno.
-Grazie- si lasciò scappare Bacchus, per essere intervenuta e per quello che stava facendo in quel momento, ora doveva sdebitarsi un modo c’era.
-Che ne dici se un giorno ballassi alla locanda potrei accompagnarti con la chitarra-
-Eh? Sei un musicista?- questo non se lo sarebbe mai aspettato.
Lui scrollò le spalle-me la cavo bene, mi ha insegnato il mio abuelo-
-Allora un giorno ci esibiremo alla locanda, tu ed io, è una promessa?-
-Te lo prometto- disse Bacchus.
Cana tornò a spalmare l’unguento e sorrise-sai? Mi sono ricordata che una moglie cura le ferite del proprio marito-
-Ancora con quella storia?-
-Hei guarda che volevo solo elencare un’altra cosa, comunque dove hai trovato quel piccione?-domandò Cana indicando il pulcino che apriva il beccuccio per essere imboccato da Risley e Bacchus stese una smorfia.
-Ma sei stupida? Quello non è un piccione è un gallo-
-Piccione!-
-Gallo!-
-Piccione!-
-Gallo!-
-Nessuna delle due-disse Risley mentre continuava a imboccare il piccolo con molliche di pane imbevute nel latte.
Bacchus alzò un sopracciglio-non mi dirai che è un gabbiano?-conosceva bene la fissa che Risley aveva per il mare, perché suo marito era un marinaio, un giorno venne a Granada a trovare degli amici e la vide ballare per le strade fu amore a prima vista, la portò via da Sacromonte per trasferirsi a Granada, Risley disse al suo uomo che desiderava aprire una locanda tutta per sé, il marito gli fece come pegno d’amore quella locanda, purtroppo si vedevano di rado perché i viaggi in mare erano lunghi e duravano mesi ma la donna era felice di rivederlo quando tornava a casa e gli raccontava dei suoi viaggi, e Risley amava tutto ciò che riguardava il mare.
-No, non ha le zampette palmate escludo sia un uccello marino-
-Allora è un gallo-ribatté il ragazzo ottuso.
-No-la donna gli diede l’ultima mollica di pane quando vide che l’uccellino era abbastanza sazio lo riportò ai ragazzi passandolo a Bacchus-i pulcini hanno un piumaggio giallo e poi vedete che artigli, credo sia un rapace-
-Artigli eh?- Bacchus stette un lungo momento in silenzio-ti chiamerò Salvaje*, ti piace?-
-Ma sei serio?- domandò Cana.
-L’ho trovato io quindi lo decido io- facendogli una linguaccia.
-Antipatico-
La locandiera sorrise a quel piccolo quadretto, sembravano proprio marito e moglie-Cana non dovresti andare a scuola? Sbrigati la lezione sarà iniziata da un po’- disse Risley evitando un altro litigio tra i due.
Cana spalancò la bocca se ne era completamente dimenticata-Com’è tardi! Devo volare via! Altrimenti padre Block mi spennerà!- scappando via.
-Non preoccuparti Salvaje, non si stava riferendo a te-sussurrò Bacchus al pennuto.
Cana si riaffacciò alla porta dicendo-mi raccomando Bacchus, quando mi sarò allenata bene ci esibiremo insieme uno di questi giorni, d’accordo?-
-Va bene, va bene te lo prometto- disse Bacchus, la ragazzina gli sorrise, li salutò e corse via pensando già a come sarebbe stata la loro esibizione, non sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe rivisto il ragazzo e il loro prossimo incontro si sarebbe verificato casualmente anni dopo.
 
 Padre Block era stato fin troppo magnanimo con lei del suo ritardo se l’era cavata solo col doppio dei compiti, e adesso stava facendo noiosi esercizi di matematica tanto da farle venire sonno, piegata sui libri sul tavolo della cucina mentre sua madre rammendava una calza, non era potuta ripassare alla locanda nemmeno per un minuto.
Qualcuno bussò alla porta della grotta e Cana rizzò il naso dai libri-è tornato papà-
-Non credo, querida-Cornelia lasciò perdere il suo rammendo sul tavolo prese il bastone e zoppicò fino alla porta e quel bussare incessante-arrivo! Arrivo!-quando aprì la porta vide la figura cicciottella di Risley, non l’aveva mai vista così affranta, di solito era sempre sorridente mentre ora si era presentata triste e spenta-hola Cornelia- salutò la donna e d’istinto l’abbraccio.
-Risley?- domandò interrogativa ma che ugualmente rispose all’abbraccio la donna tremava- cosa ti è successo? Perché non sei alla locanda? C’è qualche problema lì?-
Lei scosse la testa-un problema alla locanda sarebbe facile da sistemare ma questo no-
-Risley!- Cana strusciò rumorosamente indietro la sedia e corse verso l’amica, quando guardò la bambina, Risley scoppiò a piangere-mi dispiace tanto Cana-
La guardò confusa-Risley perché piangi? E perché dici che ti dispiace?-
-Vieni, siediti con noi-Cornelia l’accompagnò al tavolo e crollò seduta sulla prima sedia che vide.
Cornelia porse un fazzoletto di stoffa alla donna che prese volentieri e soffiò rumorosamente-Bacchus, si tratta di Bacchus… lui… se ne è andato-
-Andato? Andato dove?-chiese Cana che non voleva credere alle sue orecchie.
-Non lo so, qualche ora dopo che sei andata via, sono arrivati delle guardie con l’ordine di arrestare Bacchus con l’accusa di aver aggredito quei ragazzi-
-Cosa? Ma è una follia! Non gli ha fatto niente sono stati loro ad aggredirlo, io li ho visti!- obiettò Cana-se glielo raccontassi-
-Sarebbe tutto inutile Cana-la fermò sua madre con rammarico.
-Ma Bacchus è stato accusato per un crimine che non ha commesso! Non è giusto!-
-Non daranno mai credito alla testimonianza di una gitana-
Risley tirò su il naso-fortuna vuole che quando sono venuti lo avevo rispedito a fare quella commissione, se ne sono andati a mani vuote e quando l’ho riferito a Bacchus una volta tornato alla locanda ha preso la decisione di andarsene per non dare problemi-prese un foglio dal suo cestino e la porse a Cana-questa è per te, Cana, l’ha scritta Bacchus per te-
Cana aprì la lettera e lesse.
Hola Cana, quando leggerai questa lettera me ne sarò andato da Granada da un pezzo, Risley ti avrà messo al corrente che quei vigliacchi sono andati a lamentarsi dai loro genitori mentendo spudoratamente di essere stati malmenati da uno zingaro e aver mandato dei soldati ad arrestarmi per gettarmi in cella, peggio per loro, non mi hanno trovato.
Non preoccuparti per me Risley mi ha già dato il mio salario e un aggiunta per raggiungere Madrid, vado a cercare fortuna quindi non essere triste, va bene?
Mi rammarica il fatto che non possa fare presto con te quell’esibizione che ti avevo promesso, so che ci tenevi tanto, magari un giorno ci rivedremo e la faremo finalmente, insieme a tante altre cose.
So che riuscirai a realizzare il tuo sogno, essere la ballerina più famosa di tutta la Spagna, perché io credo in te, e sarai l’orgoglio del popolo zingaro come dice Risley.
A proposito ti sarei grato se ti prendessi cura di Salvaje insieme a Risley, non posso portarlo con me anche se mi piacerebbe tanto, quando sarà abbastanza grande per volare  per favore lascialo libero, uccelli come lui vivono meglio in libertà.
Ora devo lasciarti stammi bene.
Bacchus
Ora toccò a Cana tirare su il naso, alcune lacrime erano colate sul foglio e sbiadito l’inchiostro-Bacchus…- con le lacrime che non volevano proprio smettere mentre stringeva la lettera.
La madre le fu accanto e la strinse a sé e Cana pianse per molto, non avrebbe realizzato il suo sogno solo per se stessa, ma anche per i suoi genitori , per Risley, per il popolo gitano e per Bacchus, sarebbero stati fieri di lei.
 
                                                                             ***
 
 
Plaza de Toros di Granada
Molti  anni dopo


Gli occhi della donna videro l’ennesimo torero scappare dalla bestia che avrebbe dovuto vincere, il toro quel giorno era molto pericoloso o così sembrava a lei, tuttavia era meglio seguire la corrida che stare a sentire i discorsi dell’uomo che le era accanto.
-Quale migliore posizione per una ballerina se non ammogliarsi un torero famoso, se non anche nipote del governatore?- sottolineò quella faccia da scimmia.
-E attuale El matador-concluse la donna con un sorriso.
-Appunto-
La donna con un colpo secco aprì il ventaglio rosso e si mascherò il viso-Dovrei rinunciare al ballo, señor Stinger?-
-Non avreste più di che preoccuparvi-
Cana fece una smorfia fortunatamente coperta dal ventaglio. Perché un uomo doveva tenersi una donna tutta per sé? O forse era lei che correva troppo con i tempi e purtroppo viveva in un’epoca maschilista, non sarebbe voluta nemmeno venire alla corrida di Plaza de Toros, odiava vedere uccidere quei poveri tori, avrebbe voluto rivedere i suoi genitori e gli altri gitani nell’ultimo anno era stata talmente impegnata col suo tour che non aveva avuto tempo di concedersi nemmeno qualche giorno di riposo a Sacromonte aveva solo tempo la sera per scrivere delle lettere ai suoi cari e quando era stata convocata come ospite d’onore a Granada dal governatore Purehito Gaebold, che dormicchiava con la bava alla bocca sull’altra sedia, per assistere alla corrida e partecipare al ricevimento tenutosi nel suo palazzo all’Alhambra, aveva preso il treno e lasciato Zarragoza alle sue spalle per tornare alle sue radici purtroppo il treno era arrivato con mezza giornata di ritardo e aveva fatto appena in tempo ad andare alla corrida non poteva dire di no ad un invito ufficiale del governatore e la sua visita a Sacromonte era stata rimandata.

Faceva già molto caldo e i suoi piedi fremevano dalla voglia di muoversi sotto quel vestito rosso e nero da flamenco, nell’invito c’era scritto di venire vestita da ballerina, avrebbe ballato per gli ospiti, era un desiderio del governatore Gaebold.
Prese una rinfrescante tazza di orxata accanto ad un vaso pieno di rose rosse, omaggio del governatore, e sorseggiò la bevanda.
Quando entrò il prossimo torero la folla cominciò ad insultarlo, strano modo per acclamare l’entrata del torero la banda musicale sugli spalti non aveva sfiorato minimamente i suoi strumenti musicali per la sua entrata, non aveva neppure cominciato e già partivano gli insulti ma egli salutava raggiante, Bluenote storse il naso.
-Mio zio dovrebbe vietare di far entrare certa gentaglia- incrociando le braccia al petto.
-Gentaglia?-domandò Cana accigliata.
-Non fatevi ingannare dal suo Traje de Luces*, quello è solo un gitano nei panni di un torero e come suo solito farà uno spettacolo mediocre come gli altri incompetenti che avete visto-
-Sapreste fare di meglio?-
-Aspettate che scenda nell’arena e rimarrete a bocca aperta-
‘’Che uomo pretenzioso’’ pensò la ragazza tornando a concentrarsi sull’arena.
Il torero si tolse la montera* dalla testa, e Cana sussultò, era Bacchus! Lo sguattero del La Sirena, cosa ci faceva lì? Era cambiato parecchio, i tratti di adolescente mingherlino avevano lasciato spazio a quelli di un uomo con una corporatura robusta, Bacchus lanciò in alto il cappello atterrando dritto sulla sabbia, la sorte era con lui! L’esito della corrida sarebbe stato dalla sua parte.
-Dopo vorrei accompagnarvi a vedere i nostri palazzi dell’Alhambra e ammirare i nostri giardini. Ci siete mai stata?-
-Mai, non ne ho mai avuto l’occasione, pur essendo nata vicino a Granada-
-Siete di queste parti?-domandò sorpreso Bluenote- Non ne avevo idea-
Fecero liberare il toro furente che caricò contro Bacchus, l’uomo sventolò il mantello rosso volteggiò come in una danza evitando gli attacchi infuriati dell’animale.
-Non vi aspettate un bello spettacolo, il gitano non uccide mai i tori che ottenga la grazia della gente o no-
-Mai?-
-Ha il cuore troppo tenero, con me avrete uno spettacolo ricco di sangue, credetemi-promise macabro.
-Non ne dubito-  il toro si accasciò a terra stremato Bacchus aveva dato un bello spettacolo e il pubblico sventolava fazzoletti bianchi, però non erano ancora soddisfatti e chiedevano altro, infatti qualcuno  gli porse un coltellino guardò la tribuna d’onore dove vi erano il governatore, Bluenote e Cana, per un momento la ballerina credette che l’avesse riconosciuta ma non fu così, Bacchus si concentrò sul toro e poi un’altra volta la tribuna d’onore sotto gli incitamenti del pubblico che chiedeva l’atto finale.
Bluenote sogghignò e sussurrò complice a Cana-se non taglia le orecchie al toro può scordarsi di toreare in futuro-
-Non possono graziare il toro?- quanta crudeltà mostrava la gente per uno spettacolo del genere.
-Così offenderebbe La Gitana, non può fare il suo misero spettacolino di fronte ad un ospite come voi. A proposito il vostro nome è abbastanza insolito, vi fate chiamare La Gitana perché girate in città in città?- domandò per curiosità.
-È uno dei motivi-disse distrattamente, e mentre il pubblico chiedeva l’amputazione, Cana sussurrava silenziosamente.
‘’Non lo fare, non lo fare’’  il ragazzo che aveva difeso quel piccolo di falco non l’avrebbe mai fatto.
Bacchus allora lanciò il coltello a terra e disse a gran voce ghignando- E INVECE LO GRAZIO!-
-SPARISCI!-dicevano.
-VERGOGNA DEI TORERI!- lanciandogli contro frutta e verdura marcia, Bacchus spalancò le braccia e fece il giro della corrida inondato dai vegetali arrivò fino alla tribuna d’onore e acchiappò al volo…una rosa?! Il pubblico rimase col fiato sospeso, Bacchus alzò lo sguardo e spalancò gli occhi di fronte alla visione di quella señorita mai aveva visto una simile bellezza, una diosa* come non le aveva mai viste, doveva trattarsi de La Gitana, era più bella di quanto avesse immaginato quella cascata di capelli castani gli occhi di quel marrone denso e un sorriso… un sorriso familiare. Dove lo aveva già visto?
Si portò i petali rossi alla bocca, baciando il fiore lo lanciò a La Gitana che lo afferrò al volo, infine lasciò la corrida inaspettatamente silenziosa.
Cana ancora sorrideva, non era cambiato per niente, sotto sotto era rimasto il ragazzo della locanda, inspirando il dolce profumo di quella rosa.
-Che significa?! Perché avete voluto dargli la rosa?!- domandò un furioso Bluenote esigendo una spiegazione.
Cana replicò-ho solo voluto lodare un uomo coraggioso-
-Coraggioso? Bah! Chiamate coraggio evitare di finire l’opera? È solo un vigliacco senza spina dorsale! Un gitano! Non avete nulla da spartire con quella gentaglia!- sputò irato.
-E invece ho molto da spartire con le persone che voi señor, chiamate gentaglia, io- si mise di fronte a lui con le mani sui fianchi-ho sangue zingaro nelle vene- ribatté fiera.
Bluenote venne preso in contropiede-Co…come?! Non può essere?!-
-Credeteci è tutto vero, adios!- lasciando la tribuna d’onore e quella scimmia senza un’oncia di cervello.
In quel momento il governatore si svegliò spaesato-è già finita la corrida?-trovando soltanto il nipote rimasto di sasso.
 
E così finiva l’ultima corrida del torero Bacchus mentre si toglieva una foglia di lattuga sulla spalla, seduto sulla fontana della piazza, potevano dire quello che volevano non sarebbe mai diventato un matador.
E non gli piaceva quel pomposo di Bluenote, si dava un sacco di arie solo perché era il nipote del governatore e per un suo capriccio aveva inserito nella corrida dei novellini e lui stesso  per farli apparire mediocri agli occhi dei quella ballerina e mettersi in luce davanti ai suoi occhi.
-Hai toreato bene, Bacchus-gli disse qualcuno alle sue spalle, una voce femminile.
-Mi deve aver confuso con qualcun altro señorita, l’unica che ha apprezzato il mio ultimo momento è stata… -le parole gli morirono in bocca non appena vide la figura della giovane alzando lo sguardo-La Gitana-
-Ma come, Bacchus? Non ti ricordi proprio di me?- gli domandò Cana.
Lui la guardò interrogativo- perché? Ci siamo già incontrati da qualche parte, señorita?-
-Sono io Cana! Possibile che non ti ricordi di me?-
-EH?-la bocca di Bacchus si spalancò più che mai e per poco non cadde dentro alla fontana dalla sorpresa. Aveva capito bene? Cana! Quella piccola gitana che veniva sempre alla locanda a vedere danzare le ballerine.
-¡Ay, caramba! Ma…ma… sei diventata grande!-
-È quello che succede ai bambini crescono e anche tu sei cambiato fisicamente-
-Be si, sono passati molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti-
-Ti va di fare due chiacchiere alla locanda di Risley? -disse Cana.
-Perché no? Muoio dalla voglia di sapere cosa hai fatto- gli offrì un braccio e Cana lo prese tutti e due si incamminarono alla locanda La sirena, vennero accolti dalla panciuta locandiera- Bacchus! Cana! Mia cara ragazza quanto tempo!- la strinse forte in un abbraccio-piano Risley mi soffochi-disse Cana tentando di liberarsi.
Vennero salutati dai clienti della locanda e stringere le mani a La Gitana e Bacchus veniva accolto da pacche sulle spalle.
Li fece accomodare ad un tavolo e venne offerto loro il miglior vino della cantina-tenete, offre la casa-disse Risley lanciando un occhiolino a Cana, Bacchus sghignazzò-adesso puoi concederti di bere un bicchierino ricordo ancora quando Risley te lo negava e mettevi il muso-
-Eh, eh, eh, non sono più una bambina-bevendo tutto in un sorso-ah ci voleva proprio-poi guardò Bacchus-ricordo ancora quel giorno te ne sei andato da Granada lasciandomi una lettera dicendo che andavi a cercare fortuna-disse la ragazza passando un dito sul bordo del bicchiere di vetro.
-Si per un po’ ho  lavorato nei bar con la mia chitarra ma prendevo uno stipendio da fame, così ho deciso di voler provare a fare il torero ma non è stata una bella idea, la mia strada mi ha riportato a Granada così rieccomi qua, tornato al punto di partenza-bevendo dal suo bicchiere.
-Mi dispiace-mormorò Cana.
Bacchus scrollò le spalle-Cose che capitano. Perché non mi racconti di te? Cosa hai fatto in questi anni? E salvaje? Risley mi ha detto che lo avete cresciuto bene-chiese il giovane uomo.
-Ed è volato via, l’ultima volta che l’ho visto aveva una compagna con sé, erano appollaiati su un ramo di un alto albero-
Lui scoppiò a ridere-E così si è ammogliato? Beato lui-
Cana gli raccontò che aveva continuato ad allenarsi duramente nel ballo e tre anni dopo vide la sua occasione in un competizione di ballo che si teneva a Siviglia aperta a tutti, decise di giocarsi il tutto per tutto e parteciparvi lasciando a bocca aperta i giudici e il pubblico, a risultato finale vinse il primo premio in denaro con il quale poté pagare l’operazione per Cornelia.
-È tornata a ballare?-
-Oh si non immagini quanto sia felice- dopo l’operazione e la riabilitazione sua madre era tornata a nuova vita e la prima cosa che fece fu ballare un flamenco con sua figlia nella locanda di Risley mai l’aveva vista così felice.
-Ci fu un’altra sorpresa che arrivò dopo poco-infatti alla caverna dei Clive si presentò un anziano signore, un certo Makarow Dreyar.
-E che voleva da voi quel vecchio?-
-Aspetta e vedrai- Cana disse che quell’uomo non era altri che il direttore della scuola di ballo di Siviglia, aveva assistito all’esecuzione di Cana, trovando un diamante allo stato grezzo, un talento che con lo studio del ballo si sarebbe affinato e brillato, per la retta non c’era problema disse che avrebbe pagato di tasca sua dato che i suoi genitori non potevano permettersela.
-E non ha detto niente sul fatto che eri una gitana?-
-Quell’uomo mi disse che non importava da dove provenissi, se avevo la passione potevo fare qualunque cosa- sorrise al primo incontro di quel simpatico signore, ancora oggi gli scriveva delle lettere e lo andava a trovare nonostante gli impegni.
-Che brav’uomo, ce ne fossero così-
-Si hai ragione, comunque di lì a poco mi trasferii a Siviglia e studiai nei cinque anni seguenti, quando sono uscita mi hanno ingaggiata a ballare a delle feste o ai matrimoni, poi ad altri eventi, la mia presenza venne richiesta in molte città,  La Gitana, è nato il mio soprannome perché andavo da un posto all’altro, ma l’ho scelto anche per omaggio alle mie origini-
-Sembra che ti debba un mazzo di rose- disse Bacchus ricordando quella promessa scambiata da ragazzini ma Cana sventolò la mano-lascia perdere questa rosa mi basta-disse la ragazza che la stringeva tra le dita.
-Cana perché non ci balli qualcosa?-domandò Macao un vecchio suonatore di chitarra.
-È da molto che La Gitana, non balla qui, vuoi concederci l’onore?- chiese un altro dal nome Wakaba.
-Buona idea ma solo se Bacchus mi accompagna con una chitarra- propose Cana alzandosi in piedi.
Bacchus però non era della stessa idea-Che?! No aspetta sono un po’ arrugginito-
-Ti prego Bacchus, i miei piedi sono stufi di stare fermi-la ragazza si mise sul palcoscenico, lo stesso dove un tempo assisteva da spettatrice, si infilò  la rosa tra in mezzo allo chignon e Bacchus cedette non poteva dirgli di no, gli venne prestata la chitarra da Macao, strinse in mano lo strumento, Cana tirò fuori due nacchere e lanciò un’occhiata a Bacchus-ti va una seguiriya*?-
Il ragazzo gli sorrise-non chiedo di meglio-e Bacchus suonò un ritmo incalzante accompagnato dal clic clic continuo delle castañuelas* date a Cana prima da Risley, i tacchi di Cana battevano impetuosi sul pavimento di legno mentre danzava, lo stesso pavimento dove anni prima vedeva le altre ballerine.
Una sincronia semplicemente perfetta, Cana ballava e Bacchus suonava a ritmo della musica, prima lento e mano a mano veloce poi di nuovo lento Cana era la pura essenza del flamenco, emanava sensualità e una grazia uniche, quando Bacchus suonò l’ultima nota La gitana con la fronte imperlata di sudore e un sorriso luminoso alzò le mani al cielo e completò con un- Olè!-
-OLE!- fecero gli altri lanciandosi in un lungo applauso, i due giovani si presero per mano e si inchinarono davanti al pubblico che batté le mani ancora più forte omaggiando i due artisti.
Cana gli sorrise splendidamente-non avrei mai immaginato che fossi un eccezionale chitarrista- complimentandosi con l’uomo, Bacchus aveva uno stile musicale selvaggio che la trasportava sia anima che corpo.
-E tu allora? Sei assolutamente la più grande ballerina di flamenco che abbia mai conosciuto-portando la mano di Cana alla sua bocca lasciandole un bacio.
Cana arrossì-sei un adulatore-
-Pensi che potremo farlo ancora?-domandò Bacchus timidamente.
-Perché no? Potremo esibirci insieme-era una splendida idea.
-Grandioso!-disse Bacchus abbracciandola d’impeto dimenticatosi che erano ancora fissati dagli spettatori.
-Bacchus baciala bocca a bocca vogliamo vedere di più!-gli urlò Macao.
-Forza! Prima che arrivi il prossimo millennio- gli disse Wakaba scoppiando a ridere.
-Chiudete quelle boccacce!-gli sgridò Cana furente sciolto l’abbraccio con Bacchus.
Bacchus sbraitò rosso contro di loro-fatevi gli affaracci vostri vecchiacci!-insieme a Cana discesero il palco e Bacchus lanciò la chitarra a Macao che prese al volo lo strumento, si precipitarono fuori dalla locanda chiudendo la porta alle loro spalle e Cana scoppiò a ridere-ahahaha, non cambieranno mai-
-Rimarranno sempre i soliti-
Cana si stiracchiò-dopo tanto moto mi è venuta fame, ma non mi va di tornare li dentro, ti va di andare a casa mia a mettere qualcosa sotto i denti?- propose la giovane donna-niente batte la cucina di mia madre avrei voglia di farmi una scorpacciata di gazpacho*- poteva dire di aver assaggiato ogni genere di pietanza da quando era diventata famosa ma niente era gustoso come i piatti che preparava Cornelia.
-Con immenso piacere, señorita - disse Bacchus porgendole il braccio, Cana lo afferrò e i due si incamminarono verso Sacromonte.
E Cana si ricordò mettendo in guardia Bacchus-ah però stai attento a mio padre da quando la sua pequena è diventata una celebrità è poco tollerante ai ragazzi che mi girano attorno-
-Davvero?- non osava immaginare quanti pretendenti avesse avuto la ragazza e Gildarts li avesse cacciati via come mosche.
-Stai tranquillo ti proteggo io- gli promise Cana-devi solo stare attento a quello che dici, una volta a persino buttato un io spasimante nel vecchio pozzo solo perché non gli andava a genio-ma gli sorrise-ma penso che tu possa affrontarlo hai avuto a che fare con tori furenti sono certa che riuscirai a tener testa a quel testone di mio padre-
-Per te lotterò-sussurrò con un filo di voce guardandola dolcemente e Cana sbatté le palpebre chinando il capo di lato-hai detto qualcosa?-
-No niente-
E mentre i due ragazzi s’incamminavano alla grotta una coppia di falchi li osservava dall’alto del cielo mentre volavano dalla parte opposta per tornare al loro nido.

 
 
 
 
*Grotta di Xoroi
*Salvaje: selvaggio in spagnolo.
*Traye de Luces: abito per i toreri, il nome del vestito deriva dai mille riflessi di luce che rimandano le pailettes cucite all’abito, è realizzato in seta e decorato in oro e argento.
*Montera: cappello che utilizzano i toreri.
*Diosa: dea in spagnolo.
*Castañuelas: nacchere.
*Seguiriya: tipo di flamenco.
*Gazpacho: zuppa di pomodoro fredda.

 Angolo dell’autrice: Ciao ragazzi, dedico questa one shot come regalo di compleanno alla mia carissima amica daimler, tantissimi auguri.
Ho preso l’idea di questa storia da un libro che lessi qualche tempo fa spero di aver portato un po’ di sole in questo gelido inverno, spero che vi sia piaciuta.

 
 
 
   
 
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