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Autore: Abby_da_Edoras    17/01/2021    11 recensioni
Siamo giunti alla dodicesima della mia serie di ff ispirate alla quinta stagione di Vikings e con la mia OTP fantasiosa Hvitserk/Aethelred. In questa storia, finalmente, i vichinghi e Aethelred partono per riconquistare Kattegat e proprio per questo la ff sarà divisa in tre parti: Bjorn, Hvitserk e gli altri dovranno affrontare una dura battaglia per sconfiggere Ivar e... accadrà anche qualcosa che potrebbe rompere l'armonia tra Hvitserk e Aethelred. Spero di avervi messo curiosità e ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno e anche i lettori silenziosi.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Terza parte

 

A dark emporium of even darker dreams
Where nothing's what it seems
But the shadows they call you

Cold is stream colder my blood and
Cold is the night colder your heart

Lifeless in my arms
Fallen for my charms

Dark tale of a dark love
Poetry of poison
The Ghost and the Reaper…

(“The Ghost and the Reaper – The Dark Element)

 

Il morale nell’accampamento dei vichinghi era molto basso dopo che Ivar li aveva respinti con tanta efficacia. In una tenda erano stati alloggiati i cittadini di Kattegat sopravvissuti all’eccidio ordinato dal folle sovrano, tra i quali c’erano Thora e la sua famiglia, e di questo gruppo si occupavano Torvi, Lagertha e Ubbe che, comunque, non era ancora in condizioni di combattere.

Mentre Bjorn e gli altri, in un’altra tenda, discutevano su come fosse possibile penetrare le difese di Ivar, una donna avvolta in un mantello scuro fu accompagnata presso di loro da un soldato e, non appena la vide, Hvitserk si lasciò sfuggire un esclamazione di sorpresa.

“Freydis? Cosa ci fai qui?”

La giovane, che era appunto la moglie di Ivar, si liberò del cappuccio e tutti poterono vederla. Era molto pallida, spaventata e si guardava di continuo alle spalle.

“Sono venuta per aiutarvi, voi dovete sconfiggere Ivar” disse in fretta. “Avete visto cosa ha fatto, no? Ha ordinato che i suoi stessi sudditi venissero massacrati per rallentarvi e non solo… ha ucciso il nostro bambino, suo figlio, appena nato! Lo ha abbandonato nei boschi a morire di freddo e ad essere divorato dalle belve feroci. Ivar è un mostro e voi dovete ucciderlo!”

Sì, sul fatto che Ivar fosse completamente impazzito non c’erano dubbi. Freydis, ovviamente, sorvolò sul fatto che il bambino era deforme e che Ivar lo aveva lasciato a morire perché non avesse un destino di sofferenza come era toccato a lui e non disse nemmeno che, in effetti, il piccolo non era affatto figlio di Ivar perché lei si era fatta mettere incinta dal primo che passava per poi raccontare al marito che era il figlio degli dei… Ma, sinceramente, di tutto ciò ai vichinghi adesso non fregava un beneamato e molto più interessante era invece la proposta della donna di aiutarli a sconfiggere Ivar!

“C’è un passaggio segreto per entrare nella città e io ve lo mostrerò, ma voi in cambio dovete promettermi che libererete Kattegat da quel folle” continuò Freydis.

“E’ quello che vogliamo anche noi!” dichiarò Hvitserk.

“Vi aspetterò davanti alle porte della città e vi farò passare per il passaggio segreto domattina, prima che spunti il sole, così voi sarete già dentro e potrete prendere di sorpresa Ivar e i suoi” disse Freydis.

“Senti un po’, chi ci dice che non sia una trappola?” obiettò Re Harald, scettico.

“Ivar ha ucciso il nostro bambino” replicò Freydis fissandolo negli occhi. “Nessuno può volerlo morto più di me.”

Poche ore dopo, dunque, Bjorn, Harald, Hvitserk e Aethelred si incontrarono con Freydis e la seguirono nel passaggio segreto che li condusse all’interno di Kattegat mentre Ivar e i suoi soldati dormivano ancora. Le poche sentinelle furono aggirate e uccise dai soldati che Bjorn fece entrare dopo aver aperto le porte della città.

“Aspetta un momento” disse Aethelred alla ragazza. “Tu dove andrai adesso?”

“Il mio posto è comunque accanto a Ivar” rispose lei.

“Ma… potrebbe farti del male se scopre che sei stata tu. Perché non raggiungi il nostro accampamento? Là sarai al sicuro, ci sono anche le persone di Kattegat che siamo riusciti a salvare.”

Freydis scosse il capo.

“Tu sei il Principe sassone, vero? Sei gentile, un vichingo non si sarebbe preoccupato per me. Ma ciò che Ivar ha fatto finora è stato anche per colpa mia e devo affrontare il mio destino.”

A Aethelred tutta questa gente che, in nome di un destino non meglio specificato andava allegramente incontro alla morte cominciava a seccare, tuttavia non poteva certo sequestrare Freydis! Si limitò dunque a ringraziarla e a lasciarla andare.

Quando uno dei soldati di Ivar si accorse di cosa stava accadendo e diede l’allarme era già tardi: Bjorn aveva spalancato le porte e tutti gli eserciti avevano invaso Kattegat. Sarebbe potuto essere un massacro, ma non era questo che Bjorn voleva.

“Amici, compagni, cittadini di Kattegat!” esclamò. “Io non voglio farvi del male, voglio liberarvi da un tiranno. Non voglio che ci uccidiamo a vicenda. Siamo cresciuti insieme, abbiamo giocato da bambini, non facciamoci la guerra, il vero nemico è solo uno, è Ivar!”

Queste parole di Bjorn, insolitamente sagge per venire da lui, colpirono molto i soldati di Ivar. Era vero, tanti di loro erano amici dei figli di Ragnar e non volevano davvero combattere. A quanto pareva, quello che Aethelred aveva detto a Bjorn (Vuoi forse regnare su un cumulo di morti?) aveva avuto effetto sul guerriero vichingo che adesso esitava a fare una carneficina nella sua stessa città.

La maggior parte dei soldati, dunque, depose le armi senza combattere. Solo poche decine di fedelissimi di Ivar si slanciarono contro Bjorn e i suoi ma vennero ben presto sopraffatti, uccisi o fatti prigionieri.

La battaglia per la riconquista di Kattegat era finita molto velocemente, grazie a Freydis.

Bjorn, Harald, Hvitserk e Aethelred entrarono da vincitori nella dimora del Re, sperando di catturare Ivar… ma lui non c’era. Come aveva previsto Aethelred, il giovane aveva capito subito che era stata la moglie a tradirlo e l’aveva strangolata. La grande dimora era vuota, a parte il corpo senza vita di Freydis sul letto nuziale accanto alle piccole ossa del suo bambino…

Ivar era riuscito a fuggire, come e grazie a chi nessuno lo sapeva. E chi lo sapeva non disse niente.

Il sole era sorto e illuminava una Kattegat finalmente libera. Dalle porte ormai aperte entrarono anche Ubbe, Torvi e Lagertha. La donna portava con sé una spada appartenuta a Ragnar e la consegnò al figlio, con gli occhi pieni di emozione e orgoglio.

“Onore a Bjorn, Re di Kattegat!” esclamò Lagertha, mentre Bjorn sollevava la spada verso il cielo. E quel grido venne ripetuto da tutti, con gioia, entusiasmo e senso di liberazione.

La pace era dunque finalmente ritornata a Kattegat, Bjorn era stato incoronato Re e la gente festeggiava nelle case e nelle strade, felice di essersi liberata di un sovrano pazzo che pretendeva di essere venerato come un dio e che, per capriccio, poteva far morire chiunque nei modi più atroci. Quella sera ci sarebbe stata una grande festa nella Sala del Trono per celebrare solennemente l’incoronazione di Bjorn e tutti avrebbero potuto partecipare.

Era vero, Ivar non era morto, era riuscito in qualche modo a fuggire e avrebbe anche potuto tornare. Chissà, forse aveva degli alleati da qualche parte e avrebbe rimesso in piedi un esercito per cercare di riprendersi Kattegat… ma quello non era il momento di pensare a future battaglie, quello era il momento della gioia, dei festeggiamenti e dei progetti di vita.

Trascorsero pochi giorni e si vide subito che non tutto andava per il verso giusto…

I soldati sassoni, com’era ovvio, dopo aver adempiuto il loro dovere erano pronti per tornare nel Wessex. Bjorn aveva detto loro che potevano restare finché lo avessero desiderato, ma tutti avevano scelto di tornare a casa. Molti avevano moglie e figli in Wessex, amici, genitori e fratelli e la loro vita non era a Kattegat. Sarebbero partiti entro pochi giorni e anche un buon numero di Danesi si sarebbe unito a loro per andare a vivere nelle terre che Re Alfred aveva concesso nell’Anglia Orientale.

Aethelred guardava i suoi soldati e i Danesi impegnati nei preparativi per la partenza e si chiedeva se, forse, non sarebbe dovuto tornare anche lui nel Wessex. Cosa restava a fare a Kattegat? Anche lui aveva svolto il suo compito, aveva aiutato gli amici vichinghi a riprendersi la loro città e adesso era libero di andarsene. Certo, non era quello che si aspettava quando era partito, ma da allora le cose erano molto cambiate. Allora non sapeva che Hvitserk aveva una donna a Kattegat e si era illuso di poter restare tra i vichinghi come suo compagno, era quello che Hvitserk gli ripeteva sempre… ma non gli aveva mai parlato di Thora.

Il giovane Principe ritenne che una bella passeggiata lo avrebbe aiutato a capire meglio la situazione in cui si trovava e a decidere cosa fare del suo futuro. Da ogni punto dei sentieri che si snodavano verso l’alto e verso i boschi si poteva ammirare la bellissima baia di Kattegat, quel giorno particolarmente splendente sotto il sole. Sembrava che anche la città e la natura festeggiassero la vittoria dei figli di Ragnar e, chissà? Forse era proprio così. Chi poteva dirlo in quelle terre selvagge dove uomini e natura avevano un legame più stretto?

Aethelred non era in collera o deluso da Hvitserk per via di Thora: il vichingo si era legato a lei prima di fuggire da Kattegat e, probabilmente, non ci aveva più pensato perché temeva che non l’avrebbe più rivista. Non era così scontato, infatti, che Ivar potesse essere sconfitto. Quando l’aveva ritrovata, però, si era capito subito quanto tenesse a lei. Aethelred ricordava bene che, se non l’avessero trattenuto, Hvitserk si sarebbe slanciato contro le guardie armate di Ivar pur di salvarla, andando incontro a morte certa. Thora era la donna che Hvitserk amava, quella con cui si sarebbe sposato e avrebbe avuto dei figli. Lui era stato solo una compagnia, un rifugio in un Paese straniero, un conforto nel periodo della fuga. Adesso Hvitserk era a casa e voleva la vita che aveva progettato per sé.

E, agli occhi di Aethelred, era giusto così. Del resto lui non aveva mai creduto che Hvitserk gli sarebbe rimasto accanto. Perché avrebbe dovuto farlo? Era un figlio di Ragnar, avrebbe dovuto sposarsi e avere dei figli e poi… beh, Aethelred era abituato da tutta la vita a venire sempre per secondo, a doversi accontentare, a lasciare che fossero gli altri a prendersi ciò che avrebbe desiderato lui.

Questa non era altro che una conferma di quanto poco valesse… non era certo colpa di Hvitserk o di Thora. Tuttavia il Principe sentiva che ciò che realmente desiderava era rimanere comunque tra i vichinghi e vivere una vita libera, senza doveri, senza sentirsi continuamente represso, in un mondo in cui le doti che suo padre aveva coltivato in lui, il coraggio, la capacità di combattere, l’audacia, le abilità strategiche, erano tenute in gran conto. I vichinghi ammiravano il suo valore e il suo ruolo di guerriero e sarebbero stati felici di ospitarlo nelle loro terre. Avrebbe combattuto con loro, magari se Ivar si fosse rifatto vivo, e in tempo di pace avrebbe viaggiato, visitando luoghi che non aveva mai nemmeno immaginato.

Come Principe del Wessex non era stato mandato nemmeno a Roma, come alleato dei vichinghi avrebbe potuto addirittura giungere ai confini del Mediterraneo!

Ammirando quei panorami straordinari, Aethelred sentiva scendere una pace e un senso di libertà nel suo cuore che non aveva mai provato in tutti gli anni della sua vita e si sentì comunque grato e felice di essere lì, comunque fosse andata a finire.

“Finalmente ti ho trovato, ma dove ti eri andato a cacciare?” lo riscosse la voce di Hvitserk alle sue spalle. “Ti ho cercato dappertutto… comunque sono contento che tu sia qui, volevo parlarti da solo e almeno adesso ne avremo l’occasione.”

“Hai ragione, penso anch’io che ci sia bisogno di parlare” concordò Aethelred con un tono malinconico.

Hvitserk si sedette accanto a lui e iniziò a spiegare con foga.

“Non mi hai dato il tempo di chiarirti quello che è successo, lo so che non ti avevo mai parlato di Thora, ma ti giuro che ho avuto tutt’altro per la testa quando sono arrivato in Wessex” disse. “All’inizio temevo che i miei fratelli mi avrebbero cacciato, che non sarei stato perdonato per aver seguito Ivar, poi ho scoperto il loro piano per riconquistare Kattegat, e c’eri tu, e l’alleanza con i Sassoni, poi abbiamo dovuto combattere contro Re Harald e i suoi, c’è stato l’episodio di tua madre… Insomma, ogni giorno era pieno di avvenimenti e io non ero neanche più sicuro che ce l’avremmo fatta a tornare a Kattegat, figuriamoci se potevo pensare a Thora!”

“Questo avresti dovuto dirlo a lei, non a me” replicò tranquillo Aethelred.

“Ma l’ho fatto! Ho parlato con lei prima di venire a cercarti, visto che non riuscivo a trovarti da nessuna parte. Ho saputo, anzi, che lei e la sua famiglia partiranno insieme ai Danesi per stabilirsi nelle terre dell’Anglia Orientale donate da tuo fratello” spiegò ancora Hvitserk. “Quello che è accaduto è stato troppo per loro, la perdita di Grethe, il fatto che Ivar sia riuscito a scappare… Kattegat è un luogo pieno di ricordi dolorosi per Thora e la sua famiglia e tutti loro desiderano ricominciare una nuova vita in un posto diverso, lontano, dove la gente possa vivere in pace.”

“Molto bene, mi fa piacere per loro” commentò il Principe, “spero davvero che in quelle terre possano trovare la pace che cercano, è quello il desiderio di mio fratello e so che Alfred farà tutto il possibile perché possa avverarsi. Ovviamente, quindi, anche tu andrai con loro…”

Hvitserk lo guardò come se avesse dichiarato che Odino era un troll.

“E perché mai dovrei farlo?” esclamò, sbigottito. “Dopo tutto quello che ho fatto per ritornare a Kattegat, a casa mia, perché dovrei tornare in Inghilterra?”

“Beh, per Thora, no? Hai appena detto che lei partirà con la sua famiglia… so che dovevate sposarvi, che lei aspettava il tuo ritorno, perciò mi è sembrato logico che tu partissi con lei” ribatté Aethelred.

“No, no, no, ma allora non hai proprio capito, Aethelred, il problema è che tu non mi ascolti” fece il vichingo, avvicinandosi al giovane Principe. “Ti ho già detto che ho parlato con Thora e ci siamo spiegati: eravamo innamorati, è vero, o almeno io lo credevo. Lei era l’unica che mi stesse vicina in quell’inferno che era Kattegat governata da Ivar, mi dava forza, mi dava affetto e calore, ci sostenevamo a vicenda. Ma anche quando stavo con lei non ho mai pensato a sposarmi o ad avere figli, era lei che lo desiderava e io non potevo dirle di no, però sapevo che non era ciò che avrei voluto. In quei giorni pieni di terrore e di pericoli non c’era motivo di mettersi a parlare del futuro, non sapevamo nemmeno se ci sarebbe stato, un futuro per noi. Quando lei parlava di matrimonio e bambini io cambiavo discorso, tutto qui.”

Aethelred lo fissava senza dire niente, con un’ombra di malinconia nei grandi occhi chiari.

“Senti, lo so che non sto facendo una gran figura, ma nella nostra società è così. Due si piacciono, si mettono insieme per un po’, poi magari uno dei due cambia idea e se ne va” era difficile per Hvitserk spiegare le consuetudini vichinghe a un Principe cristiano che non si era mai mosso dal Wessex! “Io amavo Thora e volevo stare con lei, ma non volevo sposarla perché non volevo farmi una famiglia. Non desidero fare il marito e il padre, te l’avevo già detto, voglio essere libero, viaggiare, vedere tanti posti nuovi. Avrei potuto sposare comunque Thora e poi lasciarla sola con i figli, come fanno tanti di noi, ma io non sono così. E’ giusto che Thora abbia la famiglia che vuole e una vita tranquilla, se lo merita dopo tutto ciò che ha passato, e io non potrò mai darle ciò di cui ha bisogno. Proprio perché le voglio bene non ho intenzione di rovinarle la vita, sono sicuro che in Inghilterra troverà un uomo che la amerà e che le regalerà tutto ciò che desidera, un uomo che abbia voglia di vivere in pace, di fare il contadino, di crescere i figli in tranquillità… io non sono quell’uomo. Il mio destino non è fare il marito, il padre e il contadino, è scoprire dove Ivar si nasconde e ucciderlo!”

“Forse, invece, stai sbagliando tutto” lo contraddisse il Principe. “Hai ammesso tu stesso di amare Thora, non hai idea di quante cose si possono fare per amore, anche cambiare tutta la propria vita. Credo che dovresti partire con lei, sposarla e avere una famiglia, vivere tranquillo senza più questa sciocca idea che il tuo fato sia uccidere Ivar. Penso anche che tu ti trattenga per paura di ferirmi, ma ti assicuro che non mi devi niente, Hvitserk. Tu hai già fatto tantissimo per me. Mi hai salvato la vita, ma non solo perché hai impedito che mia madre mi uccidesse: mi hai salvato perché mi hai portato via da un luogo in cui vivevo oppresso e insoddisfatto, mi hai dato la possibilità di essere libero, di decidere come vivere senza rendere conto a nessuno, di stare con persone che apprezzano quello che sono invece di rimproverarmi per ciò che non sono. Mi hai regalato una nuova vita e la libertà, Hvitserk, e per questo ti sarò sempre grato. Ora tocca a me lasciarti libero e darti la possibilità di scegliere una vita serena e tranquilla. Del resto avevo sempre immaginato che sarebbe finita così, l’ho sempre saputo, io sono stato per tutta la vita la seconda scelta, quello inadatto e inadeguato, era solo questione di tempo…”

Hvitserk era sgomento, ma questa volta per un motivo diverso. Aveva improvvisamente capito l’immensità dell’amore incondizionato di Aethelred per lui. Il giovane Principe aveva il cuore spezzato ma non lo dava a vedere perché tutto ciò che voleva era che lui scegliesse liberamente, che fosse soddisfatto, che avesse quello che desiderava dalla vita. Aethelred era pronto a rinunciare a lui pur di vederlo felice, era disposto a sacrificare senza esitare la propria felicità per la sua e lo ringraziava pure, non voleva farlo sentire in colpa!

Nessuno lo aveva mai amato così totalmente e senza riserve… e nessuno mai lo avrebbe amato così.

E si sentiva addirittura sbagliato e inadeguato… Chi altri avrebbe fatto una cosa simile per lui? Al contrario, Aethelred era la cosa più bella e preziosa che potesse capitargli nella vita, era un ragazzo splendido, generoso e innamorato e lui poteva solo ringraziare gli dei per averlo incontrato. Era proprio il contrario di ciò che Aethelred credeva: era lui a non essere degno del suo amore, lui che non aveva fatto niente di buono nella sua vita, che non era nemmeno riuscito a vendicarsi di Ivar.

Sarebbero stati insieme, certo, avrebbero viaggiato insieme, scoperto nuove terre, sarebbero stati felici… ma, prima di tutto questo, Hvitserk doveva rendersi degno di lui, doveva vendicarsi di Ivar. Era quello il suo destino, anche se Aethelred non voleva capirlo.

Al momento, tuttavia, il Principe aveva bisogno di essere rassicurato, così il giovane vichingo lo prese tra le braccia e lo strinse a sé.

“Allora non vuoi proprio capire” gli disse con dolcezza. “Ho già spiegato tutto a Thora e lei è d’accordo, avrebbe voluto stare con me, ma ancora di più desidera avere una famiglia, dei figli, e vivere in pace lontano da qui. Sa che è la cosa migliore per entrambi. E tu invece non vuoi metterti in testa che io ti amo, che sono innamorato di te e che voglio stare con te, che sei solo tu a farmi sentire importante anche quando non me lo merito e a rendermi felice come non ho mai immaginato di poter essere. E proprio perché voglio meritarmi tutto questo devo prima uccidere Ivar e compiere il volere degli dei, poi potremo stare sempre insieme e avere la vita che desideriamo!”

Hvitserk baciò il suo Principe in modo intimo e profondo, unendo il respiro al suo, affondando le dita tra i suoi capelli arruffati, accarezzando il suo corpo morbido e perdendosi nel suo sapore e nel suo dolce tepore. Aethelred si abbandonò a lui, ma un’ombra aveva appesantito il suo cuore e le parole del giovane vichingo lo avevano preoccupato invece di rassicurarlo. Era addirittura quasi giunto al punto di sperare che Hvitserk partisse con Thora perché voleva saperlo al sicuro, lontano da Ivar e dall’idea di essere predestinato a ucciderlo, avrebbe preferito saperlo con un’altra pur di tenerlo protetto… ma Hvitserk aveva scelto lui. Per meritarsi tanta fortuna, il Principe giurò che avrebbe fatto qualunque cosa pur di proteggerlo e difenderlo e donargli gioia e pace.

Non immaginava neanche quanto quel giuramento gli sarebbe costato sofferenze, delusioni e fatiche e quanto fosse oscuro e doloroso il futuro che lo attendeva…

 

FINE

 

 

   
 
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