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Autore: StargazingMomo    17/01/2021    1 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dall'Act VII:

"
[...] «Siamo già arrivati, temo.» aggiunse lei, indicandogli l'insegna del dojo. L'esclamazione della ragazza infranse le sue illusioni. Un attimo, però... Aveva capito bene? Anche lei avrebbe voluto non fosse finito così presto?
«E' stato... inaspettato. Trunks, grazie.»
Anche i suoi occhi cioccolato parevano sorridere dopo quello che gli era parso troppo tempo. Com'era difficile lasciarla andare via.
«Grazie a te. Anche per me vale lo stesso.»
«Allora... ciao.»
«Ciao.»
Sembrava stesse temporeggiando. Guardò, poi, un attimo oltre la sua spalla ed esclamò:
«Kami! Hirano-sensei...! Devo proprio andare!» [...] "

"
Era passata una settimana. Una settimana dall'ultima volta che aveva sentito Trunks. Una settimana dall'ultima volta che l'aveva visto. [...] Forse aveva avuto paura di rovinare quel bel momento passato insieme e, quindi, aveva preferito non aggiungere altro. Non che lei potesse biasimarlo. Yume aveva avuto lo stesso timore. Le tornò alla mente quando il discorso su Mesuzu aveva toccato l'argomento delle Sfere del Drago... [... ]di come Trunks fosse stato riportato in vita da quegli oggetti magici quando era tornato indietro nel passato per la seconda volta [...]  Non sarebbe stata per nulla assicurata, altrimenti, la sua solo presenza accanto a lei in quel momento. Quest'ultima realizzazione l'aveva destabilizzata improvvisamente. [...]  
Ma proprio nel momento in cui si stava per alzare, decisa a scusarsi con il suo amico, una strana voce proveniente dalla televisione attirò la sua attenzione:
«Buonasera a tutti, abitanti di Città dell'Ovest, sono il dottor Mesuzu. Mi dispiace turbare così la vostra cena, ma devo farvi un annuncio molto importante. Il presidente della Capsule Corporation, Trunks Brief, non vuole rivelarmi delle informazioni vitali circa la realizzazione di un progetto decisamente interessamente che vi coinvolge tutti, tutto il mondo, in realtà. Se lui non sarà qui nella redazione che trasmette questo telegiornale entro dieci minuti, comincerò ad uccidere questi ostaggi uno a uno. A partire da questo simpatico giornalista che ho qui. E mi auguro che voglia collaborare, altrimenti ci saranno altri morti. Aspetterò in onda finchè non arriverà.» "
 

                                                                                    ****

Aveva evitato l'ingresso principale dell'edificio per puro buon senso. Troppi controlli, troppe luci, troppi curiosi. Certo, non avrebbe avuto problemi a far fuori chiunque gli avesse messo i bastoni fra le ruote, ma quello non era ancora il momento di attirare l'attenzione. Doveva introdursi il più furtivamente possibile all'interno dell'emittente televisiva di modo da evitare che la sua 'sorpresa' fosse rovinata.
Mesuzu aveva trovato solo una guardia a sorvegliare l'ingresso di servizio e non aveva esitato un secondo ad ucciderla. Non aveva avuto il tempo di difendersi e non l'aveva avuto di avvertire nessuno. Così si era introdotto indisturbato nella struttura e aveva trovato la piantina, per via di normative anticendio, fissata alla parete alla sua destra poco distante da dove era entrato, accanto ad un estintore. Indicava i diversi piani dell'edifico e quello che a lui più interessava, ovvero quello della redazione, si trovava al ventesimo piano. Quel quotidiano gli aveva dato proprio un'ottima idea. Prese l'ascensore con tutta calma e premette il tasto corrispondente al 20 del pannello di pulsanti.
Una volta sbucato dalle porte automatiche, Mesuzu potè constatare il terrore e lo sbigottimento impadronirsi di quelle persone appena realizzata la sua presenza. Era un qualcosa che lusingava sempre particolarmente il suo ego, come nell'istante in cui aveva notato la stessa nota di ansia e preoccupazione negli occhi della madre di quel fighetto. Non era più quello studente gracile, sostenuto solo dalle sue ambizioni, che Gero aveva dovuto prendere sotto la sua ala. No, gli era addirittura sopravvissuto.

«Non state ad affannarvi sul come o il perché io sia riuscito ad entrare, vi dico direttamente che ho ucciso la guardia che si trovava all'entrata di servizio, così già potete comprendere che avete a che fare con qualcuno che non scherza. Ma che maleducato sono, non mi sono presentato. Sono il dottor Mesuzu.»
Si erano levate delle grida orripilate e lui si era subito diretto verso lo studio dove stava andando in onda, proprio in quel momento, il telegiornale.
Aveva appena terminato il suo annuncio e stringeva il suo braccio possente avvolto dalla manica della giacca di pelle marrone attorno al collo di quel giornalista e aveva puntato contro di lui il suo micidiale ki blast elettrificante, effetto possibile solo grazie alla sua formula prodigiosa che era riuscita ad infondere al suo ki latente, in quei lunghi anni di somministrazione, quella caratteristica peculiare. Ora non gli restava che aspettare il degno presidente della Capsule Corp. nonché distruttore degli androidi. Un ghigno comparve sul suo volto.

                                                                                      ****

«Trunks...! Finalmente sei arrivato!»
Yume lo accolse andandogli incontro mentre lui atterrava, cercando di rimanere abbastanza lontano dalla folla di modo da non attirare l'attenzione sulla sua particolare modalità di arrivo.
«Ci sono ho messo solo tre minuti di orologio, appena ho visto mi sono precipitato. Tu abiti più vicino al centro, non è colpa mia.» disse il ragazzo, facendole quel piccolo appunto. Poi proseguì:
«Quel folle alla fine è ricomparso. E ha deciso di farlo in grande stile, a quanto pare.»
Lei lo guardò con quei suoi occhi color cioccolato, che con l'oscurità della sera avevano assunto quella sfumatura che li rendeva ancora più intensi, e vi lesse tutta la preoccupazione che provava in quel momento.
«Trunks... Non possiamo perdere tempo, ma.... Mesuzu ha già tolto una vita. Si trattava di un uomo della sicurezza.»
«Maledizione!»
«Non potevi saperlo! Nessuno poteva. L'ha ucciso per intrufolarsi nell'edificio dall'entrata di servizio.»
Il ragazzo strinse forte i pugni. Nessuno sarebbe più dovuto morire così. Non avrebbe permesso che il delirio di quel pazzo proseguisse oltre.
«Devo andare. Yume...» non riuscì a finire la frase.
«Vai, hanno bisogno di te. Vorrei riuscire ad aiutarti. Non mi piace stare con le mani in mano.»
«Lo so.»
Accennò un sorriso per poi correre verso l'ingresso principale e fiondarsi all'interno della sede dell'emittente televisiva principale di Città dell'Ovest. Sentiva l'obiettivo delle telecamere su di lui, mentre qualche giornalista, evidentemente non presente nella redazione, aveva carpito al volo l'occasione e aveva mollato quello che stava facendo per lo scoop in diretta proprio presso la sua sede di lavoro.
Qualcuno gli aveva gridato di salire al ventesimo piano e, quindi, Trunks si diretto in un lampo verso l'ascensore, attraversando a grandi falcate l'ampio atrio dell'edificio; era certamente il metodo più sicuro per non dare ulteriormente nell'occhio. Già tutti si stavano sicuramente chiedendo cosa volesse quel criminale da lui. Che mossa meschina farlo uscire allo scoperto in quel modo, tenendo in ostaggio degli innocenti.

«Mesuzu! Sono qui! Lascia andare quell'uomo, sono io quello che cerchi!» esclamò non appena fu nello studio da dove si stava mandando in onda il telegiornale.
«Ce l'hai fatta...! Sono colpito. Anche se manca veramente poco. Tu!» disse rivelgendosi al cameraman, «Continua a riprendere!»
«Devi smetterla! Sei andato troppo oltre con i tuoi deliri...! Andiamo a discutere sul tetto del grattacielo, dove non ci saranno vite in pericolo.»
«Perché mai, scusa?! Io voglio che ci siano vite in pericolo.»
D'un tratto il giornalista provò a divincolarsi, gridando in direzione di Trunks:
«Mi aiuti, la prego...!»
«Ma cosa diamine credi di fare, eh?» così dicendo, Mesuzu fece scaricare sul malcapitato il ki blast che ancora alimentava sul palmo della mano, ma il saiyan lo fermò, avvicinandosi rapidamente e sferrandogli un calcio dritto sulla mandibola, riuscendo ad allontanarlo, quindi, dal malcapitato.

                                                                                         ****

Yume si trovava ancora all'esterno del grattacielo, in mezzo al capannello di curiosi, addetti stampa, forze dell'ordine che si era creato; oltre che i parenti degli ostaggi che si trovavano lì in preda all'angoscia.
Avrebbe voluto sapere cosa fare, come poter agire senza far crollare quei fragili equilibri da cui dipendevano le persone tenute in ostaggio lì dentro.
Il vociare intorno a lei era insistente e fitto e chi era accorso lì cercava di capire cosa nei sarebbe stato dei propri familiari, non riuscendo a rimanersene a casa, aspettando il peggio. Da una parte non poteva biasimarli, a nessuno piaceva l'idea di sentirsi di nuovo preda delle manipolazioni di qualche esaltato e così, cercava di sconfiggere la paura provando a ottenere più informazioni possibile, cercando di rimanere vicino ai propri cari.
Dall'altra la ragazza avrebbe preferito di gran lunga non ci fosse tutta quella gente, stavano comunque correndo un grosso rischio e avrebbero potuto facilmente cadere vittime di Mesuzu a loro volta, dato che lei era già consapevole di cosa fosse capace. Se ne sarebbe dovuto rendere conto, ormai, però anche chi era lì e si era imbattuto in lui per la prima volta, dopo essere venuto a conoscenza del delitto di cui si era macchiato e avrebbe dovuto accantonare ogni dubbio, accettando che non era affatto un luogo dove rimanere.
Ad ogni modo, non poteva certo obbligare nessuno a tornarsene a casa; con quale autorità avrebbe potuto fare una cosa del genere?  Evidentemente per loro ne valeva la pena.
E valeva la pena anche per lei. Essere sopravvissuti all'imperversare degli androidi per tutti quegli anni doveva esser pur servito a qualcosa anche a loro, come era servito a Yume. Decise, allora, di provare a seguire la diretta streaming del tg dallo smartphone di un ragazzo poco distante da lei, quando sentì picchiettare sulla spalla destra:
«Signorina, mi scusi, posso farle qualche domanda?»
La ragazza si voltò, incuriosita dalla richiesta, e si trovò davanti la luce di una telecamera e il relativo obiettivo puntato addosso.
«Buonasera, volevamo solo sapere le sue impressioni circa l'accaduto. Stiamo raccogliendo qualche intervista da mandare insieme al servizio che stiamo preparando per fare un resoconto su questo terribile attentato. Abbiamo notato che stava parlando insieme al presidente Brief poco fa e ci chiedevamo, quindi, se fosse al corrente di cosa vuole quel criminale dal suo fidanzato. Posso sapere il suo nome?»
Sentì il cuore cominciare a battere con ritmo sempre più martellante e il viso avvampare, mentre guardava nervosamente in camera. Ma come diamine avevano fatto ad arrivare ad una conclusione simile?! Solo perché li avevano visti parlare un attimo...! Che doveva dire?! Non avrebbe voluto rispondere. Non era più la sua ragazza, ma... Non voleva dare l'impressione fosse una situazione strana tra loro. Anche se era una situazione strana. Non che gli altri dovessero saperlo, però. Stupidi servizi giornalistici.
«Signorina...? Tutto bene?»
«Y-Yume.» perchè balbabettava, che caspita...! Era solo una stupida telecamera e un tizio con un microfono. Doveva essere rimbecillita.
«Signorina Yume, sa quindi cosa ha da spartire il presidente Brief con quel deliquente?»
Sentiva lo sguardo indagatore e insistente su di sè, le stava mettendo veramente ansia. Non potevano avere il loro scoop sulle Sfere del Drago, non avrebbe mai lasciato che la loro esistenza trapelasse in quel modo. Fece dietro-front e si diresse di corsa verso l'ingresso dell'edificio, facendosi largo tra la folla. Le arrivarono, però, all'orecchie le parole del giornalista:
«La signorina Yume è entrata nel palazzo della West City TV perché evidentemente preoccupata per il fidanzato. La situazione è molto critica.» poi aggiunse «Questo mi pare buon materiale, teniamolo potrebbe tornarci utile in fase di montaggio.»

                                                                                          ****

«Cosa credi di aver risolto, eh?»
Le parole di Mesuzu erano affilate come rasoi diretti verso Trunks, che non poteva assolutamente permettere ci fosse altro sangue versato.
«Se mi segui sul tetto del grattacielo ti dirò tutto quello che vuoi sapere.»
«Credi veramente che io sia così ingeuo?! Non attacca. Tu non hai minimanente intenzione di collaborare. Vedrai, sarò costretto a sporcarmi di nuovo le mani»
Gli occhi celesti del ragazzo si annuvolarono di colpo, lasciando trasparire tutta la sua rabbia. Doveva aspettarsi che non ci sarebbe cascato così facilmente, ma questo non significava che avrebbe gettato la spugna. Non poteva ricorrere ancora alla violenza in diretta televisiva, non voleva dar soddisfazione a Mesuzu, ma doveva trovare un modo per non far rischiare la vita a quelle persone.
«Beh, io credo che tu non voglia far sentire a troppe orecchie quello che ti interessa sapere, giusto? Quindi dovremmo parlarne, comunque, in separata sede. L'importante per me è che tu lasci andare questi ostaggi.»
La risata raggelante di quel folle si diffuse nello studio ammutolito.
«Non lascerò andare proprio nessuno. Sono io che detto le condizioni, qui. Quello che dici può essere anche vero, ma ti darò solo cinque minuti per dirmi quello che mi serve sapere. Altrimenti farò saltare questo posto. Ovviamente voi non azzardate a muovervi mentre io non ci sono, intesi?»
Aveva una sola possibilità per metterlo fuori combattimento nel più breve tempo possibile: trasfomarsi in Super Saiyan e utilizzare un Burning Attack. Mesuzu, allora, con un fascio d'energia creò un varco nel soffitto e si sollevò dal suolo, diretto verso il tetto. A Trunks non rimase che seguirlo, suo malgrado, mentre il cameraman continuava a riprendere tutta la scena.

                                                                                              ****

Chissà cosa si sarebbe trovata davanti una volta arrivata. Yume era in ascensore diretta verso il ventesimo piano e, per ingannare il tempo, stava cercando di staccare con l'unghia dell'indice l'etichetta che vietava il fumo al suo interno. Chissà come se la stava cavando Trunks... Non aveva avuto modo di vederlo in diretta da quello smartphone. Il ding dell'ascensore la informò di essere arrivata al piano e, una volta che lo porte automatiche si furono aperte, la ragazza fece per uscire, ma quasi si bloccò, imbattendosi in uno spettacolo sconcertante.
Tutte le scrivanie erano rivoltate a terra, come a fare da scudo agli impiegati che, presumibilmente, vi si erano nascosti dietro.
Immaginò che ne avevano già viste abbastanza per quella sera.

«Salve, io sono Yume e sono qui per aiutarvi, non ho cattive intenzioni, non vi preoccupate.»
«E' della polizia?» esordì un uomo, uscendo timidamente da uno di quei rifugi improvvisati.
«Beh, in realtà... » cosa avrebbe dovuto dire? Che aveva delle particolari doti nel combattimento perché aveva lottato al fianco di colui che aveva sconfitto gli androidi e che, per questo, si sarebbero dovuti fidare di lei...? Era decisamente troppo lunga da spiegare, sopratutto perché alla maggior parte delle persone non era nota la vera identità di Trunks, se non come presidente della Capsule Corp e già il solo fatto che si fosse recato lì in quella circostanza aveva fatto fin troppo clamore.
«Certo, sì. Solo che sono in borghese per non dare troppo nell'occhio tra la folla, di modo da poter agire indistrurbata. Se volete indicarmi dov'è la scala antincendio, così potremmo tutti uscire con calma scendendo ordinati.»
Yume sperò di essere risultatata abbastanza convincente. C'era da dire che, forse, in quella particolare eventualità non avrebbero più di tanto badato alla forma, erano decisamente sconvolti, quindi forse si sarebbero affidati a qualcuno che, comunque, era lì per aiutarli.
«E' sola? Dove sono gli altri agenti?» domandò una donna.
«Stanno salendo. Non vogliono generare altro caos, quindi hanno mandato solo me per fare un sopralluogo e poter appurare quale era la situazione. Quel pazzo è ancora qui?»
«Non lo sappiamo, forse no. Abbiamo sentito uno boato arrivare dallo studio, ma noi non ci siamo mossi.» disse l'uomo che l'aveva interpellata all'inizio.
«D'accordo. Io vado a controllare.»
«Stia attenta!»
La ragazza si addentrò, quindi, dopo aver svoltato l'angolo e aver percorso un piccolo corridoio, nello studio e trovò un mucchio di detriti disseminati sul pavimento, i due presentatori del tg ancora in stato di shock alla scrivania, il cameraman e qualche altro assistente seduti a terra con le mani sul viso.
«Non vi preoccupate, sono della polizia. Quel pazzo dove è finito?»
«E' andato sul tetto insieme al presidente Brief. Non riesco ancora a credere ai miei occhi. E pensare che quel bastardo mi ha obbligato a filmare altrimenti mi avrebbe ucciso.» rispose quindi il cameraman, sbattendo ripetutamente le palpebre.
«Allora ce ne possiamo anche andare, seguitemi.»
Yume fece segno loro con la mano e quindi cominciarono, con difficoltà, a rimettersi in piedi e a procedere nella sua direzione. Guardò un'ultima volta verso il soffitto pensando che doveva confidare in Trunks, come, purtroppo, ultimamente non aveva fatto.
Radunò tutta la redazione e cominciò a farli scendere per le scale esterne antincendio. Piano piano riuscì a portare a terra tutti, sani e salvi, in un certo senso, liberi di abbracciare i loro cari.
La ragazza avvertì la polizia e i vigili del fuoco che Mesuzu era sul tetto e potenzialmente distratto; quindi entrambe le forze dell'ordine si organizzarono per permettere agli ostaggi ancora presenti nell'edificio di scappare, saltando dalle finestre e atterrando su morbidi cuscinoni concepiti apposta per quello scopo.

                                                                                            ****


«Bene, siamo qui. Adesso perché non ti decidi a vuotare il sacco?»
Mesuzu lo incalzò, mentre Trunks stava raccogliendo le idee, cercando di capire quale momento sfruttare per mettere in atto il suo piano. Doveva ammettere che non aveva ancora la consapevolezza precisa di quanto fosse potente, ma se non provava ad attaccarlo seriamente non l'avrebbe mai saputo. Certo, trasformarsi in Super Saiyan con tutta quella gente presente sotto al grattacielo... Già credeva di essersi fatto abbastanza 'pubblicità' levitando attraverso il soffitto divelto, ma non aveva potuto fare altrimenti. Ad ogni modo, avrebbe pensato dopo ad una soluzione e la cosa più importante è che fossero, comunque, a distanza di sicurezza, per così dire. Il ragazzo stava per mettere in pratica la sua strategia, quando il folle scienziato esclamò:
«Ma che sta succedendo là sotto?!» lo vide sbiancare e aggiungere «No, non è possibile!»
Trunks, allora, si affacciò a sua volta e notò le persone tenute in ostaggio fino a pochi minuti prima gettarsi dalle finestre per poi cadere senza rischi sui cuscini per evacuzione forniti dai vigili del fuoco. Sapeva che c'era lo zampino di Yume. Aveva trovato il modo di aiutare quelle persone e dare, così, un bello smacco a Mesuzu. Non avrebbe mai dovuto dubitare di lei. Dopotutto era una ragazza ricca di risorse. E lui non doveva essere da meno.
«Cos'è quel sorrisetto compiaciuto, bastardo? Scommetto che c'è la tua amichetta dietro tutto questo, vero? Beh, stavolta non avrà scampo e forse finalmente vorrai essere ragionevole. Sì, questa dev'essere lei, avverto la sua aura proviene da quella direzione.»
«Cosa vuoi fare?! Fermati!»
Ma il ragazzo non riuscì a impedirgli di colpire l'angolo sinistro del cornicione, che cadde rovinosamente giù dall'edificio. Trunks udì solo lo schianto e le grida.
Era paralizzato dal terrore. Gli occhi azzurri sbarrati, fissi nel vuoto. La leggera brezza accarezzava i suoi capelli glicine, dando solo a loro un accenno di movimento.

«Finalmente hai perso quella tua aria da fighetto, risolvo tutto io, il grande eroe che ha sconfitto gli androidi. Mi dirai il segreto delle sfere adesso?»
«Sei tu lo schifoso bastardo! Io non ti dirò proprio un bel niente! Devo andare a vedere come sta Yume e poi ti ucciderò! Fosse anche l'ultima cosa che faccio!»
Fece scendere dal palazzo, ma Mesuzu glielo impedì:
«Non hai ancora capito, vedo. Ti ripeto che io detto le condizioni, qui. Non ti lascerò andare da lei finché non mi rivelerai come si riattivano le Sfere del Drago, okay? E farai meglio a sbrigarti, ogni secondo può essere prezioso.»
I capelli di Trunks si tinsero in un istante di biondo e cominciò a colpire forsennatamente Mesuzu con calci e pugni, ma senza lucidità, era offuscato dalla rabbia e dalla paura. Il suo avversario parò i suoi colpi senza difficoltà, seppur potenti, erano scoordinati e il più delle volte non colpivano il bersaglio.
«Sei veramente ostinato. Ma non capisci che dipende solo da te? Tu hai la possibilità di salvarla, forse, invece decidi di non fare niente per lei, continui a perdere tempo così invece di collaborare. Sarà solo colpa tua se morirà, il modo per aiutarla lo avevi, ma hai scelto stupidamente di ignorarlo. La lascerai al suo destino?»
«E va bene, te lo dirò. Le sfere devono essere riattivate da un namecciano con particolari poteri, dato che non sono originarie della Terra. Adesso lasciami andare!»
«Vai pure, non ho più bisogno di trattenerti.»
Trunks si fiondò giù con il cuore in gola, la sua mente incapace di formulare qualsiasi pensiero. Eccola. Riversa a terra, priva di sensi, coperta di polvere e detriti. Un paio di barellieri fecero per avvicinarsi a Yume, provenienti dall'ambulanza che doveva essere lì per gli ostaggi, ma il ragazzo li fermò:
«Ci penso io a lei.»
Spazzò via con le sue robuste mani la polvere e i calcinacci che aveva addosso, abbastanza da causare danni. La prese in braccio e la strinse forte. Quel figlio di puttana gliel'avrebbe pagata cara.

                                 
                                End of Act VIII




 
   
 
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