Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Captain Jane Claude    18/01/2021    0 recensioni
[⚠️On Indefinite Hiatus⚠️]
♫ ♪ It’s not unusual to find out that I’m in love with you while you brew tea for me ♪ ♫
I ragazzi del 104° passano tutto il tempo alla Liberté Patisserie a studiare per gli esami universitari, ma Eren non è interessato soltanto ai pasticcini e ai bignè...
[Ereri (Levi Ackerman x Eren Jaeger) ♥ Pasticceria AU ~ Hurt/Comfort, Pining, Slow Burn, Romance, sort of UST]
[Warnings: Age difference (15 anni), Linguaggio scurrile]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Erwin Smith, Grisha Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eren, con Levi ferito e un po’ stordito nel sedile accanto a lui, cercò di guidare nel modo più dolce possibile, nonostante il suo cuore gli sembrasse sul punto di scoppiare. Levi era troppo stanco per lanciargli qualunque frecciatina. Per fortuna, non ci volle molto per arrivare a destinazione.

Carla era nell’atrio dalla clinica e subito Eren le chiese agitato: “Ti prego, chiama papà! Deve visitare il signor Ackerman!”
‘Signor Ackerman?’ pensò tra sé e sé Levi. ‘Da quando il moccioso mi chiama così?’
“Fai sedere il tuo amico qui, chiamo papà e arriverà subito!”
“Grazie, mamma.”

Eren aiutò Levi a entrare e a sedersi, poi cercò di calmarsi e si risistemò i capelli in un man bun leggermente disordinato.
Levi fissò il ragazzo che era intento a risistemarsi le ciocche e a guardare la porta da cui sarebbe arrivato il padre, come se osservandola intensamente avesse potuto anticipare quel momento. Squadrando i suoi lineamenti, nonostante la confusione che aveva in testa, riusciva definitivamente a capire da chi avesse preso Eren, dopo aver visto sua madre. La forma del viso e degli occhi...Anche se Eren doveva aver ereditato da qualcun’altro il colore degli occhi, che gli ricordavano un mare cristallino il mattino dopo una notte di tempesta. Cercò di scacciare questo pensiero e tornò a concentrarsi sui dolori che sentiva, sperando che non fosse niente che gli impedisse di tornare a lavorare il giorno dopo.

Improvvisamente Grisha Jaeger spalancò la porta e si avvicinò a loro, Eren si sentì subito più tranquillo.
“Eccomi, il signor Ackerman, giusto?”
“La prego, mi chiami Levi.”

Grisha gli dette una rapida occhiata. “Bene, Levi. Per favore, mi segua. Eren, perché nel frattempo non vai a vedere se il signor Smith e lə signorə Zoe hanno magari un cambio di vestiti per il signor Ackerman e qualcosa per fargli passare il tempo mentre è con noi?”
Levi avrebbe voluto protestare, avrebbe preferito non dare tutto questo disturbo, poi si guardò i vestiti sporchi e strappati, aveva ancora addosso il grembiule nero della divisa della pasticceria, in parte lacerato e macchiato di sangue. Desiderò ardentemente avere addosso una candida camicia bianca come al solito. Non voleva altro che farsi una doccia e togliersi quella puzza di sangue, terra e rabbia di dosso. Vide Eren annuire a suo padre e lanciargli uno sguardo implorante.
“Tranquillo, Eren. Ci penso io ora al tuo amico.”

Il dottor Jaeger fece un sorriso incoraggiante al figlio e gli dette una pacchetta rassicurante sulla spalla, per poi dedicarsi a Levi. Eren guardò un’ultima volta preoccupato Levi e poi uscì di corsa dalla clinica.
 
~~~

Eren non vedeva l’ora di ritornare alla clinica, sentire come stesse Levi e vederlo; cercò di tornare il prima possibile dalla pasticceria ma non fu facile, tra tutti che gli facevano domande su come stesse Levi e il fatto di dover aspettare che Erwin e Hanji potessero portargli tutto il necessario.

Quando finalmente arrivò, Levi doveva essere ancora con suo padre.

Grisha aprì la porta del suo studio: “Ciao Eren, ti ho sentito arrivare, vieni, abbiamo quasi fatto.”
“C-come sta Levi?”
“Frattura del quinto metacarpo della mano destra, frattura unimalleolare della caviglia sinistra, un lieve trauma cranico e diverse ferite.”
Il ragazzo lo guardò atterrito.
“Entra, dai.”

Eren fece timidamente capolino nella stanza, c’era anche sua mamma nel suo camice bianco. Non sapeva dire se Levi fosse più infastidito o più stanco. Lo guardò da testa a piedi, i danni non erano pochi ma poteva essere andata peggio. Fissò il piede ingessato e il tutore alla mano, tutte le medicazioni che gli avevano fatto i suoi genitori...

“Andiamo, entra e siediti” gli disse Levi, un po’ stanco ma perentorio.
L’unico motivo per cui non l’aveva chiamato “moccioso” doveva essere la presenza dei suoi, pensò Eren urtato.

“Stavo spiegando ora a Levi che dovrà seguire una profilassi antibiotica perché sono preoccupato per alcune lesioni, soprattutto per alcune ferite da punta. Per fortuna era già coperto per il tetano.”

Eren si avvicinò e appoggiò il borsone con le cose di Levi sulla sedia accanto a lui.

Grisha torno a rivolgersi a Levi: “Comunque sono fiducioso che in poche settimane tutte le ferite andranno meglio. Per la mano e la caviglia ci vorrà un pochino di più ma le farò fare un po’ di fisioterapia quando toglieremo il gesso e il tutore e vedrà che tornerà come nuovo.”
Levi annuì con poco entusiasmo.

“Lei ora si deve solo riposare se vuole guarire in fretta e bene. So che le sue mani sono molto preziose, Eren ci ha detto meraviglie delle sue cerimonie tradizionali del tè.”
Eren diventò paonazzo e distolse la sguardo, cercando di non notare Levi che si era voltato verso di lui, guardandolo con un sopracciglio sollevato.
Levi tornò a guardare il dottor Jaeger: “Se...se siete interessati, potete venire anche voi a vedere una delle cerimonie che faccio alla pasticceria, appena potrò farne nuovamente una.”

Si guardò mesto gli arti immobilizzati.

“Oh, sarebbe meraviglioso!” esclamò Carla con entusiasmo. “Eren ha portato tante volte a casa i vostri dolci e sono così deliziosi! Peccato non aver ancora assaggiato i suoi tè. Eren dice sempre che il suo tè matcha potrebbe resuscitare un battaglione!”
Eren guardò sua madre attonito, la testa probabilmente stava cominciando a fumargli. In quel momento stava odiando i suoi genitori con tutte le sue forze e stava sperando che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi e lo inghiottisse. Non c’era speranza.
Levi per fortuna non si girò di nuovo a guardarlo: “...Sicuramente Eren esagera.”

Grisha riprese: “Beh, saremo molto curiosi di assaggiare i suoi tè. Ne riparlaremo quando starà meglio, ora le dico le ultime cose così poi potrà riposarsi. Da quello che ho visto il dolore lo sopporta molto, forse un po’ troppo, ed è un po’ restio a pensare alla sua salute, ma voglio essere sicuro che non si trascurerà. Nelle prossime settimane, Eren la aiuterà con le medicazioni, così io sarò certo che farà tutto ciò che è necessario ed Eren potrà dirmi come procedono le ferite. Sono tutte cose che è in grado di fare ed è molto scrupoloso e attento su queste cose. Eren, puoi fare questo per me? Puoi farlo per Levi?”
Eren sbatté un attimo le palpebre, cercò di non pensare alle sue dita che sfioravano la pelle di Levi, poi si riebbe: “S-sì, papà.”
“Ottimo.” Grisha fissò un attimo il figlio, sorridendo.

Di nuovo il dottore si rivolse a Levi: “Stanotte vorrei che restasse con noi, almeno la teniamo d’occhio un altro po’. Non mi sembra un tipo da formalità... Visto che è un amico di Eren, se può sentirsi più a suo agio, può dormire nella nostra stanza degli ospiti, invece che qua alla clinica. La casa è proprio qua accanto.”

Levi non sapeva bene cosa dire, ma aveva stranamente voglia di dormire.

“Io...non vorrei dare tutto questo disturbo.”
“Nessun disturbo.”
“...Allora va bene” acconsentì con voce stanca Levi.

In quel momento bussò la segretaria e Grisha le disse di entrare.
“Dottore? Qua ci sono due persone che vorrebbero far visita al signor Ackerman.”
“Sì, gli dica che lo faccio uscire subito, tanto qua abbiamo fatto. Allora, Levi, tutto chiaro? Appena avrà fatto con i suoi amici, Eren le mostrerà la sua camera.”
“Va bene, grazie, dottore.”

Carla prese il borsone che aveva portato Eren e accompagnò Levi sulla carrozzina fino all’atrio dove Erwin e Hanji lo stavano aspettando, ansiosi di vedere come stesse. Eren salutò i due ma lasciò subito Levi alle attenzioni dei suoi amici, dirigendosi a passi veloci e decisi verso casa sua.
~~~

Presto Eren tornò alla clinica. Erwin e Hanji avevano visto quanto Levi fosse stanco e dopo essersi sincerati che fosse tutto sotto controllo decisero di lasciarlo riposare nelle mani degli Jaeger. Ringraziarono i genitori di Eren per tutte le cure che stavano dedicando a Levi e se ne andarono, non prima di aver lasciato alla famiglia una torta Sacher che avevano portato dalla pasticceria come ringraziamento.

Eren guardò Levi titubante: “...Signor Levi, posso portarla in camera ora?”
“Eren, dammi del tu e basta.”
“O-ok.”
“Sì, ti prego.” Levi si stropicciò gli occhi.

Era strano vederlo così vulnerabile.

Eren lo accompagnò in silenzio fino alla stanza, gli mostrò il bagno degli ospiti attiguo e appoggiò il borsone su una sedia.

Levi si guardò intorno con circospezione, passò una mano sul comodino e avvicinò il viso al letto: “Eren?”
“Sì?”
“Questa stanza è stata ripulita in modo maniacale poco fa. ...Sei stato tu?”
“Ehm... Sì. Io...So che già è stata una giornata pesante e so quanto ti piacciano gli ambienti puliti, volevo che fossi a tuo agio.”
“...Grazie, Eren.”

Eren sorrise.

“Puoi andare, posso cavarmela da solo ora. Riposati anche tu.”
“Ok, se hai bisogno sono qui vicino.”
“Ok, grazie, Eren.”

Levi, pensoso, guardò il ragazzo uscire.

Adesso però poteva lasciarsi andare al sonno.
   
 
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