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Autore: platinum_rail    18/01/2021    0 recensioni
Sono passati quattro mesi dalla fine della Guerra dei Titani.
Percy ed Annabeth salvano Piper, Leo e Jason al Grand Canyon, senza sapere che avrebbe significato l'inizio di una nuova guerra.
Percy scompare la notte successiva, ma quando mesi dopo arriva al Campo Giove non ha perso la memoria. Ha un passato diverso da quello che conosciamo, e dei poteri incredibilmente pericolosi.
(IN FASE DI RISCRITTURA)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dinastia 

 
Annabeth non aveva mai creduto che Thalia si sarebbe risvegliata.
Eppure, quando lei, Percy e Grover tornarono dal Mare dei Mostri col Vello d’Oro, il miracolo accadde.
Quel giorno, lei e Percy erano seduti sui gradini di fronte alla cabina di Poseidone. Il ragazzo le aveva chiesto di parlarle, e sembrava particolarmente nervoso.
Annabeth allora non lo sapeva, ma Percy stava per confessarle della sua cotta per lei.
Ma mentre il figlio di Poseidone cercava, invano, di articolare i suoi pensieri mentre si torturava le mani, Grover li raggiunse correndo.
Il satiro sembrava ad un passo dallo svenimento.
-Percy scusami davvero! – fu la prima cosa che disse col fiato corto. -So che volevi dire ad Annabeth che… -
-Grover! –
-Sì sì, giusto. Comunque, dovete venire subito. –
Annabeth aggrottò le sopracciglia, e immediatamente si voltò verso Percy. Il ragazzo si girò a guardarla nello stesso istante.
-Grover, cosa… - cercò di chiedere lei.
-Al pino. – incominciò Grover. -È Thalia. –
Non dovette dire altro.
Dopo un istante di incredulità, Annabeth e Percy scattarono in piedi fiondandosi insieme al loro migliore amico verso il pino ai confini del Campo. Corsero così velocemente che la figlia di Atena quasi non sentì la terra sotto ai piedi.
Arrivati alla meta, dovettero farsi strada a spintoni tra la folla di semidei radunata là, e quando riuscirono a stagliarsi di fronte al pino, Annabeth sentì il suo cuore soffocare.
Ai piedi dell’albero, rannicchiata contro il tronco di legno, c’era una ragazza di dodici anni con la pelle chiara, gli occhi blu e i capelli nerissimi corti.
Era davvero lei. Ed era esattamente come Annabeth la ricordava.
La figlia di Atena era troppo sbalordita per parlare.
Ma Percy al suo fianco riuscì a pronunciare una sola parola, un sussurro incredulo che sembrò però zittire tutti i ragazzi che mormoravano alle loro spalle.
-Thalia… -
La figlia di Zeus fece saettare lo sguardo su di loro non appena sentì pronunciare il suo nome, e i suoi occhi si spalancarono.
Per un breve istante, Annabeth ebbe paura che la ragazza non li riconoscesse.
Il cuore le si fermò per un istante.
-Percy… - fu la prima cosa che disse Thalia, la voce debole e graffiata. -Annabeth? –
E la figlia di Atena si lanciò in avanti.
Lei e Percy corsero verso Thalia quasi simultaneamente, e quando Annabeth la abbracciò, Percy le raggiunse in un istante per stringere le braccia intorno ad entrambe le ragazze.
Era un abbraccio disordinato, Thalia tremava dallo sforzo di rimanere in piedi e i suoi occhi restarono spalancati, ma si strinse a loro con tutta la forza che aveva.
Annabeth sentì le lacrime che le scivolarono lungo la guancia.
Aveva ritrovato un pezzo della sua famiglia.

...

Percy ricordava come ci si sentisse a sorreggere il cielo.
Era una forza così annullante, così incommensurabile, che anche dopo quasi tre anni Percy non riusciva ancora a credere di essere sopravvissuto. Quando Artemide riuscì a spingere Atlante sotto la volta celeste, lui venne sbalzato via e rotolò per diversi metri sulla pietra del monte. Non sentiva nulla se non il dolore atroce che ancora gli permeava le ossa, ma il suo sguardo si puntò alla sua destra, dove sapeva Annabeth fosse inginocchiata a terra.
La sua vista fioca riconobbe la sagoma sfocata della figlia di Atena, i suoi occhi riconobbero i lunghi capelli biondi e ricci e la figura snella ed elegante.
Avrebbe voluto chiamarla, abbracciarla, baciarla e stringerla a sé, ma non riusciva a muoversi né a parlare. La ragazza però non aveva mai distolto gli occhi da lui, e non appena lo aveva visto rotolare via da sotto il cielo lei aveva incominciato a strisciare verso di lui finché non fu abbastanza vicina per scuotergli disperatamente le spalle.
Percy sentiva la sua voce, ma era ovattata e incomprensibile al suo udito.
Rimase immobile, steso con la pancia a terra, il sangue che gli era colato dal naso e dalle orecchie che si seccava sulla sua pelle e i suoi occhi che si facevano sempre più pesanti.
Ma quando riuscì a voltare il capo in un ultimo tentativo di rimanere sveglio, i suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si aprì in un muto eppure disperato urlo.
A qualche metro da lui, Luke stava combattendo contro Thalia.
E nonostante la ragazza sembrasse tenergli testa, Percy vedeva la furia che le offuscava gli occhi. I suoi colpi erano accecati dall’ira, disperati e imprecisi, e l’unica cosa che la salvava dall’astuzia di Luke era il potere dell’Egida. Questo la costringeva però ad indietreggiare, sempre più vicino al limitare della montagna.
Percy tentò di urlare il suo nome, invano. Era esausto, il suo corpo sembrava pesante come piombo e i suoi muscoli bruciavano come se fossero percorsi da fiamme vive. La sua testa pulsava, la sua vista era sfocata e delle macchie rosse gli danzavano davanti agli occhi, ma lui doveva alzarsi.
Doveva raggiungere Thalia e fermare Luke prima che la buttasse giù dal monte.
E quindi, con un debole gemito di dolore, piantò le mani sulla pietra sotto di lui, e mise tutta la forza che gli rimaneva per tirarsi in piedi. Fallì, ma quando il suo corpo sbattè di nuovo a terra lui ritornò a cercare di alzarsi.
Annabeth lo aiutò alzandosi in piedi e tirandolo verso l’alto e Percy percepì un lampo di capelli biondi e una voce ovattata che lo incitava a mettersi in piedi.
Quando finalmente si alzò, la sua vista sfarfallò, e per un attimo il mondo sembrò vorticargli davanti al viso, ma lui si gettò alla cieca verso di Thalia parandosi di fronte a lei.
Annabeth si mosse con lui, subito bloccando la figlia di Zeus dall’avvicinarsi di più al bordo.
E Percy, nonostante fosse appena sopravvissuto al peso del cielo, si mosse in modo così rapido e naturale che quando la sua spada si frappose tra la lama di Luke e lo scudo di Thalia, lui quasi si chiese quando l’avesse sfoderata.
L’immagine di Luke davanti a lui era sfocata, ma Percy vide la sorpresa nei suoi occhi.
Ma fu per un’istante.
Il suo scatto era stato breve e sostenuto dall’adrenalina, ma ora sentiva il sudore freddo che gli imperlava il viso, gli occhi stanchi che minacciavano di rovesciarsi e le gambe molli.
Non era nelle condizioni di combattere, e Luke fu veloce.
Con un lampo della mano gli fece cadere Vortice dalle dita, e quando Percy si sentì afferrare per il polso e strattonare contro il figlio di Ermes non riuscì ad opporre alcuna resistenza.
Si ritrovò col braccio torto dietro la schiena schiacciata al petto di Luke, la lama del figlio di Ermes che premeva di taglio sulla sua gola.
-Percy! – sussultò Annabeth.
Quando la ragazza fece per scattare verso di lui, Percy sentì Luke ridere alle sue spalle.
-Non ti avvicinare Annabeth, o lo sgozzo. – sibilò il ragazzo. -Bella mossa però, Percy. –
Percy avrebbe voluto svenire.
Thalia invece aveva uno sguardo di puro odio piantato su Luke.
-Abbiamo vinto. – sibilò velenosamente la ragazza. -Abbiamo sconfitto Ladone, Atlante è di nuovo dove dovrebbe essere e tu sei da solo. Non hai speranza di uscirne, Luke. Lascialo andare. –
Percy ormai rimaneva in piedi solo grazie al sostegno del corpo del figlio di Ermes dietro di lui. Luke rise ancora una volta, sprezzante e crudele, e per la prima volta dopo tanti anni Percy vide una lacrima rabbiosa scivolare lungo il viso di Thalia.
Il figlio di Poseidone cercò debolmente di divincolarsi dalla presa del più grande, ma dovette fermarsi con un ringhio di frustrazione quando la lama di Vipera premette con più forza sulla sua gola.
-Stai attento. – lo avvertì Luke. -Ho cercato di ucciderti una volta. Non mi farò scrupoli a provarci una seconda volta. –
Ed eccola. Rabbia, frustrazione, odio.
Percy aveva smesso di soffrire al pensiero di Luke. Le sue parole non gli facevano più male. Perché lui ora provava solo odio, un odio così profondo e alimentato da una delusione così grande da consumarlo.
Il suo corpo sfinito sembrò riacquistare energia, velocità, forza.
Percy fece scattare la testa all’indietro, alzandosi sulle punte dei piedi per darsi la spinta in alto e colpendo Luke dritto in faccia. Il ragazzo arretrò di istinto con un gemito di dolore ma Percy fu veloce a sgusciare via dalla sua presa, gettandosi a raccogliere la sua spada e voltandosi per puntarla contro il ragazzo.
Luke lo guardò, il naso sanguinante e gli occhi scintillanti dalla rabbia.
Percy ora era fra Annabeth e Thalia.
E per un istante, ci fu silenzio. C’era uno spiazzo vuoto tra loro e Luke. Il simbolo di una famiglia distrutta, una famiglia che credevano sarebbe esistita nell’eternità.
-Luke… - mormorò Annabeth. -Ti prego, fermati. Possiamo trovare una… -
-No Annabeth. – la interruppe Thalia, gli occhi lucidi affilati dall’ira. -Lui non merita nessuna soluzione. Ci ha traditi! È un traditore. –
-Thalia. – la fermò. -Annabeth, Percy. Ripensateci. Vi sto offrendo l’opportunità di vendicarvi di tutto ciò che gli dei ci hanno causato, di poter essere di nuovo la famiglia che eravamo. Voi sapete che ho ragione, io so che vi manca la nostra famiglia! –
Percy fu il primo a rispondere: -Per la nostra famiglia ho dato ogni pezzo di me, come può non mancarmi?! -  
Per un secondo nessun'altro parlò.
-Sei stato tu a distruggerla. – aggiunse Thalia. -Sei stato tu a distruggerci. -
Luke perse il sorriso, e nonostante il tono derisorio con cui parlò, Percy sentì l’incertezza nella sua voce: -E cosa pensi di fare, amica mia? Uccidermi? –
La figlia di Zeus esitò, e in gesto disperato Luke cercò di afferrarle la lancia che era puntata contro di lui.
Thalia però agì d’istinto. E così fece Percy.
La ragazza scartò a destra tirando la lancia verso di sé e Luke con essa, portandolo vicino allo strapiombo. Percy tirò un calcio dietro al ginocchio del figlio di Ermes nello stesso istante, cercando di metterlo in ginocchio, e Luke perse l’equilibrio. La paura gli attraversò lo sguardo come un lampo prima che cadesse.
Percy avrebbe ricordato per sempre la vista del corpo di Luke sfracellato sugli scogli, il suo sangue che si mischiava con la spuma del mare, la Principessa Andromeda che si stagliava sull’orizzonte.
E per un secondo, il suo odio si sciolse nel suo petto.
Per un secondo, Percy si ricordò di aver amato Luke con tutto sé stesso.
E ora lo aveva ucciso.

 
   
 
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