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Autore: mydaimonissnake    18/01/2021    1 recensioni
Mike e Derek hanno avuto una storia in passato, dopo undici anni si rincontrano inaspettatamente.
Storia scritta per una challenge a tempo di LdF. Partecipa anche alla Maritombola 11 con il prompt 64: non avrei dovuto chiamarti, finisce sempre così.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Alla fine aveva ceduto. Nate aveva insistito così tanto che non aveva potuto far altro se non assecondarlo. Continuava a pensare che fosse eccessivo e inutile, ma se serviva a rassicurare il suo fidanzato l’avrebbe fatto. Avrebbe assunto una guardia del corpo che lo seguisse ventiquattr’ore su ventiquattro per almeno una settimana. Poi con un po’ di fortuna Nate si sarebbe tranquillizzato e tutto sarebbe finito.

Ovviamente Mike capiva perché Nate fosse così preoccupato. Il suo compagno era uno chef e in quanto tale non aveva mai ricevuto minacce di morte, al contrario, lui, lavorando come avvocato per il procuratore distrettuale, ne aveva collezionate già diverse nel corso degli anni.

Era stato per colpa di una sua svista se Nate aveva trovato e letto l’ultima mail di quel genere che aveva ricevuto, ed era andato completamente in paranoia.

Aveva preteso che passasse gli ultimi tre giorni da lui, e l’aveva assillato in continuazione con questa storia della guardia del corpo, e così, un po’ per calmarlo, e un po’ per poter tornare al suo appartamento da Nana, che poverina era rimasta sola per tre notti intere, aveva accettato. Sarebbe stato più semplice se il suo fidanzato e la sua cagnolina fossero andati d’accordo. Non che fosse colpa di Nana, era solo che a Nate i cani non piacevano affatto, diceva che sporcavano e che non facevano altro che spargere peli ovunque.

Questa fu la serie di eventi che fece sì che Mike si trovasse quel mercoledì pomeriggio alla sede della Security Spa, che nonostante il nome poco originale, era la miglior agenzia di sicurezza della città, a chiacchierare con il loro direttore.

Aveva perso interesse quasi subito, Nate stava ponendo tutte le domande possibili e immaginabili, ma lui non vedeva l’ora che gli assegnassero qualcuno, così da potersene andare a casa. Aveva già svolto le sue ricerche, e sapeva che la ditta si avvaleva solo di gente seria e affidabile, la sua speranza era che gli capitasse qualcuno di simpatico, che amasse i cani e che non fosse troppo disordinato, per il resto era a posto.

Gli capitò Derek Tempton.

Lo shock di vederselo davanti lo fece ammutolire. Non credeva davvero che si sarebbero rivisti mai più.

L’ultima volta che si erano visti erano a Pittsburgh, dove a quel tempo vivevano entrambi, in procinto di partire per l’università. Erano passati undici anni. Mike era andato a Boston e Derek a New York, e la loro storia non aveva retto alla distanza. Erano passate a malapena due settimane prima che Derek gli inviasse un messaggio che diceva: “ci abbiamo provato ma non sta funzionando, è meglio se ci lasciamo, non cercarmi più e buona fortuna per tutto”.

Fu sorpreso di ricordarsi ancora le parole esatte, certo aveva letto quel messaggio più volte e per un bel po’ di tempo non era riuscito a toglierselo dalla testa, aveva passato mesi a starci male, e anche se all’inizio non gli aveva dato retta e aveva continuato a chiamarlo e scrivergli, dopo non aver mai ricevuto risposta aveva dovuto arrendersi.

Non aveva più saputo nulla di lui, e in realtà aveva preferito così.

Ora gli era davanti però, e non poteva fare a meno di chiedersi come fosse possibile, quale strano corso del destino aveva portato entrambi a vivere a Chicago, e a farli rincontrare dopo tutto quel tempo.

Mentre lui si era perso nei suoi pensieri Nate e Derek si stavano presentando, e poi Derek si rivolse a lui allo stesso modo, porgendogli una mano da stringere e dicendogli che gli faceva piacere conoscerlo.

Possibile che non l’avesse riconosciuto? Certo undici anni erano tanti, e loro erano cambiati, ma non abbastanza da non riconoscersi, almeno secondo Mike.

L’unico vero cambiamento estetico che Mike aveva apportato a se stesso in quegli anni, era aver tolto gli occhiali e aver messo le lenti a contatto. Per il resto era più o meno rimasto uguale al ragazzo che era stato al liceo. Solo vestito più elegantemente.

Ancora stordito dalla situazione e confuso dall’atteggiamento dell’altro, non gli riuscì di far altro se non stringere la mano che gli era stata porta.
Quando però alzò gli occhi ad incontrare lo sguardo del suo ex, capì che Derek sapeva benissimo chi era.

Per un attimo ebbe l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, a quando stavano insieme e la loro intesa era tale che riuscivano a capirsi solo guardandosi.

Ora gli occhi di Derek gli stavano dicendo che era felice di rivederlo, ma di reggergli il gioco e assecondarlo nella finzione di non conoscersi.

Mike non aveva motivo di farlo, ma proprio come quando stavano insieme, non seppe rifiutargli questo favore.

Non sapeva perché lo faceva, ma non era mai riuscito ad andargli contro. Eppure Mike sapeva di avere un carattere forte e volitivo, non aveva problemi ad affrontare gli altri. Nel suo lavoro di avvocato ad esempio era molto bravo anche grazie a queste sue caratteristiche. Non aveva avuto problemi a sfidare Nate a lasciarlo, se proprio non poteva sopportare che lui adottasse Nana, e Dio solo sapeva quante preoccupazioni aveva dato ai suoi genitori, quando era adolescente e si rifiutava di ascoltare le loro raccomandazioni.

Eppure bastava che Derek Tempton gli rivolgesse un solo sguardo e lui non riusciva a negargli nulla.

E la cosa, lungi dall’infastidirlo, gli faceva anche piacere. Era sempre contento se poteva fare qualcosa per l’altro.

Tempo mezz’ora ed avevano concluso il loro affare. Derek gli avrebbe fatto da guardia del corpo per una settimana, seguendolo al lavoro e ovunque lui sarebbe dovuto andare, e abitando a casa sua per l’intero periodo.

Sarebbe stato strano. Inoltre si sentiva un po’ in colpa a mettersi in casa il suo ex senza che il suo attuale compagno sapesse niente di quello che c’era stato tra loro.

Avrebbe dovuto parlargliene, alla fine. Nate si sarebbe giustamente arrabbiato, e questo era un altro motivo per il quale non era molto impaziente di affrontare l’argomento. Prima però voleva parlare con Derek e capire perché aveva voluto tenere segreta la loro conoscenza.

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Quando Paul, il suo capo, gli aveva telefonato per dirgli che aveva un incarico per lui, ne era stato contento. Quando poi gli aveva detto che si trattava di una settimana di lavoro lo era stato anche di più. Non capitava così spesso, che qualcuno avesse bisogno di una scorta per più giorni di seguito.

Stavolta poi, a sentire Paul, sarebbe stata una cosa facile. Il cliente era un avvocato (e già questa era una cosa positiva, Derek non ne poteva più dei lamenti delle star, e della boria dei politici, i clienti che gli capitavano più spesso)che aveva ricevuto una mail di minaccia. Non una bella cosa, e poteva capire perché il tizio fosse spaventato, ma a sentire Paul, che aveva letto la lettera, non c’era pericolo che il mandante agisse davvero.

Il suo capo era in gamba, e di lettere come quella ne aveva lette a centinaia, perciò ormai sapeva riconoscere quando c’era un pericolo effettivo.

Quindi soldi facili e rischi minimi, Derek aveva accettato al volo.

Poi Paul gli aveva detto che il cliente si chiamava Michael Drest e di prepararsi e raggiungerli in ufficio.

Derek chiuse la telefonata senza saper bene che fare. Le regole nel loro lavoro erano poche, ma dovevano rispettarle rigorosamente, pena il licenziamento. Almeno era quello che Paul diceva a tutti, di certo Derek sapeva che molti ne ignoravano la maggior parte, e che di problemi, a meno che i clienti non si lamentassero, non ce n’erano. Mai lavorare per qualcuno che faccia parte della tua famiglia o con cui hai o hai avuto uno stretto rapporto affettivo. Era una delle regole base. Derek decise di rischiare, magari poi era solo un caso di omonimia, quindi si stava preoccupando per nulla.

Preparò un borsone con tutte le cose di cui avrebbe avuto bisogno, poi chiamò Jessica per avvertirla del lavoro, ma lei non gli rispose, quindi le lasciò un messaggio in segreteria in cui le spiegò tutto, dopodiché si mise in macchina e partì.
 

Ovviamente non era un caso di omonimia. Il cliente era davvero Mike. Non era cambiato molto. Era leggermente più alto, ancora magro, stesso taglio di capelli. Portava un vestito elegante, in perfetto stile avvocato, Derek si ritrovò a chiedersi se nel suo armadio qualche paio di jeans l’aveva ancora.

Inoltre era senza occhiali, una buona scelta quella di toglierli, anche se lui l’aveva sempre trovato carino anche quando li indossava.

Cercò di far finta di non conoscerlo, in caso poteva sempre dire che non l’aveva riconosciuto, e per fortuna Mike gli resse il gioco.

Una volta fuori, Mike e il suo compagno si allontanarono leggermente da lui, per salutarsi, in quanto Nathaniel doveva andare al lavoro. Salutò poi anche lui e se ne andò lasciandoli soli.

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Dopo che Nate se ne fu andato, e lui e Derek si furono accordati su quale macchina prendere (la propria, visto che Derek non aveva problemi a lasciare la sua nel parcheggio della ditta), Mike si decise a chiedere spiegazioni sullo strano comportamento dell’altro.

Derek gli raccontò allora del suo lavoro, e delle regole che doveva seguire, ma gli disse che non poteva rinunciare a questo incarico perché gli servivano i soldi.

Mike, per delicatezza, preferì non chiedergli altro sull’argomento, e passarono il tragitto fino a casa sua a chiacchierare dei loro rispettivi lavori.

Mentre salivano al suo appartamento avvertì Derek che aveva una cagnolina, e quindi di non spaventarsi se appena entrati in casa sarebbero stati assaliti da una golden retriever di un anno e mezzo.

Nana lo accolse come al solito facendogli mille feste, allegra ed eccitata di rivederlo, lui ricambiò abbracciandola e grattandole la testa. Poi lei riservò lo stesso trattamento anche a Derek, che appoggiato il suo borsone a terra, la riempì di coccole e complimenti.

L’immagine di quei due insieme lo riempì di tenerezza. Derek era cambiato in questi anni. Un tempo era molto difficile vederlo sorridere, era stato un ragazzo infelice e tormentato durante la loro adolescenza, ma adesso sembrava sereno. O perlomeno era in grado di far fronte ai problemi con un animo diverso, senza lasciarsi divorare da ansie e sensi di colpa.

Emanava anche un’aurea diversa, dove prima c’era spavalderia e strafottenza ora c’era calma e sicurezza.

Mike era felice di averlo rincontrato, ed era contento che avrebbero potuto passare parecchio tempo insieme nei prossimi giorni.

Derek gli chiese il permesso di ispezionare la casa, così gli fece fare il giro delle stanze, con Nana che li seguiva da presso, mostrandogli la sala, l’ampia cucina ultramoderna che gli aveva comprato Nate, l’unico bagno, ma abbastanza grande da ospitare sia la vasca che la doccia, e le due camere da letto.

“Questo è tutto, puoi sistemare le tue cose nella camera degli ospiti, intanto se ti va posso prepararci un caffè” disse alla fine del loro piccolo tour.

“Va bene, ci metto un secondo.”

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L’appartamento gli piaceva. Aveva una buona posizione, ed essendo al quarto piano era difficilmente raggiungibile da fuori, aveva una porta d’ingresso blindata e dotata di catenella, nessuno sarebbe riuscito ad entrare indisturbato. Questo lavoro sarebbe stato una vera passeggiata.

Derek finì di sistemare le sue poche cose, e stava per tornare da Mike, quando gli squillò il telefono.

Era Jessica.

“Pronto?”

“Derek, ciao! Sono io… ho appena sentito il tuo messaggio e però dovrei chiederti un favore.”

“Di che si tratta?”

“Be’ dovresti andare a prendere tu Richard a scuola questo venerdì e poi tenerlo con te per tutto il fine settimana, so che devi lavorare ma è importante”

“Perché? Tu che devi fare?”

“Niente è che Jamal deve andare fuori città per lavoro e mi ha chiesto di accompagnarlo”

“Stai scherzando spero!”

“Non alzare la voce con me! Ti sto solo chiedendo di passare del tempo con tuo figlio, non mi sembra di pretendere chissà che!”

“Jessica io devo lavorare, te l’ho spiegato centinaia di volte, non posso tenere Richi quando lavoro!”

“Quindi mi stai dicendo di no, lo sapevo, non avrei dovuto chiamarti, finisce sempre così, con te! Con la scusa del lavoro, non mi aiuti mai!”

“Sai, se ti trovassi un lavoro anche tu, magari non dovrei lavorare così tanto io, ma finché è il mio stipendio che ci mantiene tutti, fossi in te mi lamenterei meno!”

A quel punto Jessica lo mandò al diavolo e chiuse la chiamata. Derek fece un sospiro, cercando di calmarsi.

Non l’aveva gestita bene, lo sapeva, ma certe volte lei lo esasperava. E quest’uomo che aveva iniziato a frequentare non gli piaceva. Da quando Jess l’aveva conosciuto era diventata più aggressiva e pretenziosa nei suoi confronti. Derek sospettava che fosse lui a mettergliela contro.

Con un ultimo sospiro, tornò da Mike.

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Quando Derek lo raggiunse in cucina, Mike capì subito che gli era successo qualcosa.

“Ehi, va tutto bene?” gli chiese dolcemente.

L’altro gli fece un sorriso stanco, sedendosi davanti a lui, “Sì, ma sei fortunato ad essere gay, le donne sanno essere impossibili a volte, credimi!”

“Hai una compagna ora? Non dirmi che sei sposato? Non puoi averlo fatto prima di me!” gli disse fintamente allarmato.

Derek scoppiò a ridere, “Ah no! Quello mai! No Jess non è la mia fidanzata, siamo stati insieme per un po’ qualche anno fa, e niente, una sera abbiamo fatto la cazzata di fare sesso ubriachi, e ovviamente lei è rimasta incinta.”

“Oh mio Dio! Hai un figlio! E me lo dici così? Quanti anni ha? Come si chiama?”

“Ehi, ehi, calmati” Derek rise di nuovo.

Mike era troppo esaltato per calmarsi però. “Scherzi! Questa è una grande notizia! Voglio sapere tutto!”

L’altro sorrise di nuovo, Mike non credeva di averlo mai visto fare un’espressione del genere, era dolce ed orgogliosa allo stesso tempo, e lui poteva letteralmente vederci l’affetto che provava per suo figlio.

“Si chiama Richard, ed ha quasi quattro anni, e davvero Mike, è un bambino fantastico, vuoi vederne qualche foto? Ce l’ho sul telefono”, mentre lo diceva aveva già preso il cellulare, ed era chiaro che moriva dalla voglia di mostrarglielo.

La prima foto che vide, e che Derek gli disse era una delle sue preferite, c’era un bambino intento a disegnare, guardava il foglio e quindi il suo viso era rivolto verso il basso, Derek era comunque riuscito ad inquadrargli la faccia, e Mike ne rimase incantato. Era un mini Derek. Aveva gli stessi capelli scuri, e lo stesso naso, ma quello che lo colpì maggiormente fu il sorrisetto del bimbo, un ghigno che lui conosceva bene, e che un tempo aveva amato alla follia.

“Ti assomiglia molto.”

“Grazie, ma in realtà lui è più bello, qui non si vede, ma se vai avanti c’è una foto dove gli si vede bene tutta la faccia, ha gli stessi occhi di Jess, un verde che è uno spettacolo.”

Mike passò un dito sul telefono per scorrere le foto, e vide Richard seduto su un divano, e sì, qui guardava l’obbiettivo, e i suoi occhi si vedevano bene, in effetti erano verdi, ben diversi da quelli marroni di suo padre. Tuttavia la somiglianza tra i due era impressionante.

“Qui ha l’aria un po’ scocciata, come mai?”

Derek rise, “Sì, volevo fargli una foto e gli avevo chiesto di mettersi in posa, ma a lui non piace, lo trova noioso, e quindi non voleva farlo, l’ho dovuto pregare un bel po’ per convincerlo.”

Andarono avanti a guardare tutte le foto di Richard presenti sul telefono, e Mike si ritrovò a guardare il bambino che decresceva di immagine in immagine, fino all’ultima scattata poche ore dopo la sua nascita.

Per ogni foto Derek aveva una storia da raccontare e il tempo volò loro via, senza che quasi se ne accorgessero.

Quando ebbero finito era ora di cena, e Nana aveva cominciato a scalpitare per essere portata fuori.

Uscendo, ne approfittarono per prendere da mangiare da un ristorante lì vicino.

Rientrarono, mangiarono e per tutto il tempo Mike si sentì felice come non lo era da tempo.

Non ne fu stupito, Derek Tempton era sempre riuscito a renderlo felice, semplicemente con un sorriso.
  
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