Edward
si era rapidamente portato al suo ufficio, aveva quasi investito Nora
sulla
porta.
Entrò
velocemente in bagno, si tolse quell’ingombrante cerotto,
strappandolo con
rabbia. Adesso
sulla sua guancia c’era
un taglio ben delineato, rossiccio, ma meno vistoso con alcuni punti
adesivi. Gli
restituì una fitta dolorosa, ma strinse i
denti e si preparò ad affrontare il suo diretto superiore.
L’auto
nera dell’esercito intanto era arrivata,
ne scese un uomo di media statura dall’aria altera, con una
divisa notevolmente
ornata. Si guardò in giro con aria sprezzante,
afferrò la sua borsa, si diresse
verso gli uffici per incontrare Edward.
Steve
e John lo scorsero dalla vetrata della mensa,
Il Maggiore mandò giù troppo velocemente il
boccone e tossì pensando al
fratello, di certo non avrebbe voluto essere al suo posto.
Edward
sentì arrivare Collins dal parlottare della segretaria, che
pochi istanti dopo
lo annunciò. Si risistemò la cravatta e si
diresse verso la porta ad
accoglierlo.
“Ben
arrivato Generale Maggiore, non la aspettavo così
presto.” Edward
fece i necessari convenevoli
di accoglienza, invitandolo ad
accomodarsi nella poltrona di fronte alla scrivania, Collins
perfettamente a
suo agio si sedette, accavallò le gambe. Cooper la
aggirò, si infilò nella
poltrona con la schiena rigida, aspettando che parlasse.
“È
sempre un piacere incontrarla Edward, la Cittadella è
splendida. Ma sa già
perché sono venuto da lei, credo lo abbia già
capito.” La
sua voce era bassa, quasi baritonale.
Edward
allungò la mano sulla gamba, lisciò la stoffa dei
calzoni.
“Senza
dubbio Generale, è per Norbury, per Reginald.”
Non girò intorno all’argomento,
mantenne un tono piatto.
“So
che sono venuti a farle visita due suoi colleghi Malcom e Turner, a cui
sir
Henry aveva chiesto l’ingaggio del figlio, ma le cose
sembrano non aver
funzionato. Sir Henry ha dovuto rivolgersi a me. Ce qualcosa di cui non
sono a
conoscenza?” Collins
si stampò sul viso
un sorriso sarcastico in un atteggiamento fastidioso.
Edward
non voleva coinvolgere Roberts, quindi evitò subito di
rispondere.
“Ho
consegnato loro, tutta la documentazione che hanno richiesto, nulla di
più.” Edward
stese le mani sui braccioli
e appoggiò la schiena.
“Non
è trapelato nulla di quel brutto segno sul suo volto, Cooper? Sir Henry mi aveva parlato
di documenti segretati.”
Indicò la guancia di Edward, con un mezzo ghigno.
“E
così è stato Collins, qui dentro non si
è parlato della mia faccia. Né di cosa
fosse successo.” Edward
rispose brusco,
strinse leggermente le mani sui braccioli.
“Bene,
ho fiducia di lei Cooper, ma qualcosa deve aver fermato i suoi
colleghi.” Aggrottò
la fronte risentito.
“Le
ripeto Collins, sono stati consegnate tutte le cartelle riguardanti
Reginald
compresa quella medica e tutte le valutazioni degli ufficiali che
l’hanno
seguito.” Le
mani di Edward si strinsero
di più, le nocchie divennero bianche.
“Quindi
la cartella medica di Reginald è stata
consegnata!” Collins cominciò a capire,
si massaggiò il mento.
“Come
da prassi Generale, nessun accordo era stato preso su questo. Me ne
sono
incaricato io stesso. Ho avocato a me tutte le cartelle cliniche del
Capo Medico.”
Edward
cercava di tenere fuori Roberts
dalla discussione, perché sapeva che il Generale Maggiore
era al corrente della
patologia di Reginald, lo vedeva dai suoi occhi sdegnosi.
Collins
prese del tempo, due respiri profondi,
poi fu inespressivo. “Come suo diretto superiore potrei
richiedere tutte le cartelle
e lei me le dovrebbe consegnare. Nonché
potrei ordinarle riservatezza assoluta. Pensi pure che voglia
scavalcarla, ma potrei
anche toglierla dalle seccature, mi creda Cooper.” Lo
guardò fisso come se
Edward fosse una preda da stanare.
“Se
me lo ordina Collins non vedo come potrei oppormi.
Ma Generale Maggiore se ne prenderà tutte le
responsabilità, le consegnerò tutti gli
incartamenti davanti a mio zio Sir
William Cooper, e naturalmente alla presenza del Capo Medico. Voglio
avere le
spalle coperte, Generale Comandante.”
Edward
si alzò, aggirò la scrivania, si portò
di fronte a Collins che rimase seduto scrutandolo con aria sprezzante,
rimase
muto pochi secondi, poi annuì.
“Va
bene Cooper, muova i suoi pezzi da novanta. E sta bene, facciamo il suo
gioco.
Chiami suo zio e porti il suo dottore.”
“Mi
deve dare il tempo di avvisarlo. Le porteremo le cartelle al
più presto,
insieme con il Capitano Roberts.”
Edward
piantato davanti a Collins lo sovrastava, si trattenne
dall’essere scortese in
quanto era suo diretto superiore, ma alla fine non riuscì a
fermarsi. “Sa di
fare un abuso Signore, ma farò quanto mi ordina, anche se
non lo approvo.”
“Lasci
a me il compito di gestire sir Norbury, quello che farò dopo
non la
riguarda.” Collins
si alzò sprezzante,
lo fronteggiò apertamente.
“Rimanga
al suo posto Cooper, rispetti la gerarchia.”
Edward
assunse la posizione di “attenti”, rimase immobile,
mascherando la rabbia crescente.
Si rese conto di come si sentisse suo fratello di fronte ad un sopruso.
“Mi
avvisi per accordarci. E lasci perdere la faccenda, è un
maledetto ordine.” Collins
lo apostrofò sprezzante mentre era a
pochi centimetri da lui.
Si
voltò fremendo, uscì sdegnato mentre Edward si
sciolse e maledì
Norbury e tutta la sua discendenza, con
Collins al seguito.
Raggiunse
la poltrona della scrivania e si
lasciò sprofondare dentro, tutto si stava complicando sempre
di più, aveva
messo in mezzo lo zio paterno come gli aveva suggerito Turner.
Ora
accusò tutta la stanchezza e la fame,
decise di raggiungere la mensa e mangiare qualcosa prima di affrontare
John e
poi Steve.