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Autore: lmpaoli94    21/01/2021    0 recensioni
In un tempo dove i cavalieri si conquistavano l’onore cavalcando per il popolo, le varie suddivisioni di 17 contrade si sfidavano per la supremazia del Regno di Numarsa.
Il primo giorno d’estate era il momento in cui gli uomini dimostravano il loro valore combattendo in duelli controversi.
Le battaglie duravano un tempo illimitato e la contrada vincitrice festeggiava in giro per il Regno dopo aver conquistato tutto il potere.
Ma i giochi sporchi di tali organizzazione andavano a macchiarsi di sangue e di tradimenti che il momento più importante del Regno veniva oscurato da una guerra improvvisa.
Ma cosa sarebbe successo se la pace avesse avuto le sembianze di una… donna?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incatenata mentre le forze gli stavano venendo sempre meno, Ginevra fissava dalla finestra della sua prigione quella luna tanto lucente che si innalzava in alto nel cielo libera da ogni turbamento.
Non potendo credere a quello che gli stava succedendo, la giovane donna si sentiva più sola che mani in quella prigione.
Ormai suo nonno gli aveva promesso la morte e il suo amato Argentio era divenuto colui che l’aveva consegnata al suo spirito mietitore.
Mentre i suoi pensieri insistenti e i suoi ricordi di libertà venivano offuscati, Equestre Orvalo di Rigamonti fu il primo a vedere le gravi condizioni in cui la giovane donna stava versando.
< Ginevra > la chiamò con voce flebile < Io non avrei mai pensato ad un vostro futuro oscuro come questo. Se solo voi mi avreste ascoltato… >
< Tacete, per favore. Non avete nessun diritto di parlarmi. >
< Ma io volevo solo… >
< Evitate inutili piagnistei. Se la mia morte dolorosa deve essere questa, ascolterò il mio corpo andarsene con la notte. L’alba per me sarà il mio ultimo supplizio prima di firmar la mia condanna a morte. >
< Ma cosa dite? >
< Credete davvero che mio nonno non abbia già deciso la mia condanna a morte? Potrete avere tutte le risposte al caso visto che tra poco sarà qui. >
Non potendo credere a tali parole, Equestre non voleva in nessun modo la morte della sua povera amata.
Anche se la donna non gli voleva ricambiare il suo amore, non poteva sopportare una fine così brutale.
< Fermerò tutto questo. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Non vi conviene, Equestre. Morireste anche voi. >
< Non m’interessa. Non posso sopportare tutto questo. Io… >
< Equestre Orvalo di Rigamonti > fece il Conte Varello interrompendolo < Vi volevo far conoscere una persona a me tanto gradita: il Marchese Angioino. >
Il giovane uomo, per quanto potesse ignorare la cattiveria che contraddistingueva il marchese, si limitò ad inchinarsi con riverenza forzata.
< E’ lui colui a cui riponete i vostri beni e le vostre eredità? Vostro futuro suocero? >
< In persona, marchese > rispose il vecchio con tono sorridente < Vedete, magari il giovane Equestre potrebbe essere… >
< Un inetto, non c’è che dire > rispose con tono fermo il marchese < Perché l’avete portato qui? Per fargli vedere come la sua dolce amata soffre le maniere indicibili dell’inferno? >
< Deve capire che nessuno può osare mettermi i bastoni fra le ruote. >
< Credo che il marmocchio abbia capito. >
< Signore, con tutto il dovuto rispetto… >
< Evitate di parlare a vanvera, Equestre. Soprattutto quando nel Regno già circola la voce che la piccola Ginevra non sia più illibata… Cosa potete dirmi al riguardo? >
< Che sono tutte fandonie, marchese. Mia nipote non potrebbe mai fare una cosa del genere. >
< Caro vecchio amico mio: capisco il motivo della vostra difesa nei confronti di quella che ai miei occhi è ancora una bambina, ma credete davvero di riuscire ad uscirne impunito? >
< Impunito o no, questa ragazza verrà punita per altri motivi. >
< E sarebbe? >
< Non vuole sposare questo baldo giovane, ovvero uno dei figli più importanti delle nostre Contrade ed io questo non posso accettarlo. >
< Ahahah ma volete davvero darla a bere a me? Caro Conte, non vi facevo così stupido. >
< Prego? >
< Lasciate stare. Vorrei vedere quella donna, se non vi dispiace. >
Facendo segno ad alcune guardie che stavano tenendo d’occhio la povera ragazza, il Marchese Angioino la stava fissando con sguardo attento e truce.
< Non riesco a capire dove volete andare a parare. >
< Tacete, Conte. Non siete nelle condizioni di dire niente in presenza di vostra nipote. Soprattutto quando vorrebbe non sentire la vostra voce. >
< Mi ha rovinato la vota > mormorò Ginevra con tono flebile < E voi come pensate di rimanere qui a vedermi soffrire? Non hop bisogno di nessun tipo di pubblico. >
< Ma mia cara, forse io potrei salvarvi in qualche modo. >
> Nessuno può salvarmi. Ormai sono condannata. >
< Non dite così. C’è sempre una speranza. >
< Davvero? E quale sarebbe per voi? >
< Oh, voglio solo limitarmi a farvi una domanda facile facile. Voi sapete che io odio una sola persona nella mia vita a tal punto che vederlo uccidere mi renderebbe l’uomo più felice del mondo. Quel dannato figlio bastardo di Numarsia che tanto tempo la sua identità è rimasta nascosta… >
< Non vi dirò mai dove si trova > rispose seccamente la giovane donna.
< Come, scusate? >
< Io mi permetterò di tradire l’unico che davvero mi ha reso felice. >
< Eppure sono venuto a sapere che è stato proprio lui a consegnarvi a vostro nonno. O sbaglio? >
< No. mi sono consegnata io di mia spontanea volontà. Tanto ormai è inutile fuggire in questo mondo in cui non c’è nessuna speranza per una donna come me. Ormai vedrò le stelle illuminarsi un’ultima volta. Fino al momento fatidico della mia fine. >
< Credete davvero che le luci del cielo piangeranno la vostra morte spegnendosi? Voi siete solo una sciocca senza valore e senza onore. >
< NO! io non vi permetto di dire questo. >
mentre la povera Ginevra si agitava con tutte le forze residue che aveva in corpo, il marchese Angioino si burlava di lei come se si trovasse davanti alla peggior schiava.
< Voi lo amate ancora. Ormai ho capito tutto di voi. >
< Non è esatto, marchese. La sua vita ormai non mi appartiene più. >
< E allora perchè continuate a difenderlo?! >
< Perché non oserò mai tradire colui che è riuscito a capire i miei veri sentimenti. >
Sentendosi offeso da tali parole, il marchese Angioino non poté fare altro che mollargli un sonoro ciaffone facendogli sputare sangue.
< Saranno presenti tutti i Capi delle Contrade rimaste. Sarà un vero piacere veder schizzare il vostro sangue all’indirizzo della folla. Così che il vostro spirito impunito sia macchiato per sempre dall’odio. >
< Fate pure quello che volete. Ma sono io ad aver deciso il mio destino. Non un inutile boia. >
< Avrò io l’onore di potervi tagliare la testa una volta per tutte. E pregate che il dolore non sia così straziante come adesso. >
< Non c’è niente di più bello che il mio riposo eterno, marchese Angioino della Barbesca.
Non avendo più niente da dare alla povera Ginevra, il marchese si limitò a sottolineare come potesse essere deluso dell’operato del vecchio Conte.
< Tornate sui vostri passi, Conte. Io lo dico per il vostro bene. >
< Marchese > fece Equestre mentre aveva assistito a tutta la scena < Forse non vi vado a genio, ma credetemi: la mia Contrada può valere il vostro rispetto. >
< Allora vedete di fare qualcosa al riguardo. Perché non potete essere voi l’artefice della morte di quella giovane donna innocente? Sarebbe un segno d’onore ritrovato sapere che avete punito per sempre quella dannata puttana. >
< Marchese! State parlando di mia nipote! >
< Ho solo detto la verità, Conte Varello… Voi cosa dite al riguardo? Magari il nostro Equestre sarebbe l’uomo adatto per questo fervido compito. Non vi pare? >
Mentre lo sguardo attento del Conte si spostò verso il ragazzo, alla fine fu proprio lui ad avere l’ultima parola.
> E sia! Sarò io ad uccidere quella donna. E che possano avere pietà della mia anima. >
< Bravo ragazzo. Adesso posso riconoscervi > rispose il marchese fiero di lui < Rendetemi orgoglioso. Anche solo una volta nella mia vita. >
Adesso però desidero rimanere da solo con Ginevra. Se non vi dispiace ai vostri Signori. >
< Fate pure. Io e il vecchio Varello abbiamo molte cose di cui parlare. >
E nel dire ciò, il Conte Varello fu portato via con forza dal marchese, mentre la sua fulgida rabbia sembrava essersi trasformata in pena all’indirizzo della sua unica nipote.
   
 
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