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Autore: TheManiae    22/01/2021    2 recensioni
Un piccolo momento di riflessione e tranquillità prima di danzare al ritmo della guerra.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima della musica.
 


Ne accarezzò ogni minima rifinitura, ogni incisione di quella potente armatura argentea che aveva reso la sua seconda pelle, l'involucro dove potersi nascondere, la maschera per celare la verità agli occhi del mondo. 

Sotto le dita, rese dure e callose da quasi tre anni di battaglie costanti, sentiva gli innumerevoli e intricati disegni incisi nel metallo, un quadro di guerre condotte da bestie leggendarie e grandi eroi della storia. I polpastrelli accarezzarono il muso feroce di una tigre delle montagne, salendo lungo il braccio fino al kiren che stava affrontando in un vorticare di artigli e zanne, una tetra e meravigliosa danza di morte.

Tuttavia, in quell'armatura non c'erano solo storie antiche, ma anche la sua storia. Ogni graffio era una battaglia, un assedio, una conquista o una ritirata, eventi incisi a fuoco nella sua mente. Ogni ammaccatura era il ricordo della morte, né alleata né nemica, sempre vicina e pronta ghermire la sua vita come la sua spada ghermiva quella dei suoi nemici.

Fuori dalla tenda gli elfi della 7° Legione si stavano muovendo. Comandi venivano urlati attraverso il campo, mescolandosi ai ruggiti acuti e squillanti dei kirin e alla marcia di migliaia di stivali corazzati che facevano tremare la terra. L'aria era pregna della puzza delle forge accese, del sudore di chi stava erigendo le macchine da guerra, del sangue di chi giurava sulla vita, sulla morte e sull'onore. 

Era la guerra. 

Tylion della casata Ronnar, il grande generale della 7° Legione, colui che in meno di un anno aveva ottenuto più vittorie di qualsiasi altro comandante durante quella terribile guerra, prese il laccio di cuoio del bracciale metallico e lo strinse attorno all'avambraccio. Negli anni quel gesto era diventato così naturale che riusciva a farlo in pochi secondi, quando all'inizio poteva perderci diversi minuti.

Prese l'arma che era appartenuta a suo padre, una spada a doppia lama fatta di Aurum. L'elsa era avvolta da nastri verdi e bianchi, i colori della sua casata, e da ogni estremità emergevano due strisce metalliche che si incrociavano a spirale, terminando con due punte affilate. Tenne una delle lame dorate davanti al viso, specchiandosi nelle scanalature triangolari del metallo. 

Il volto che vide era spigoloso e reso duro dalla guerra, il mento affilato come la lama di un rasoio, con una pallida cicatrice che attraversava le labbra. I capelli erano di un rosso intenso, fiamme cremisi ereditate dalla madre, legati in un codino ordinato dietro la testa. Le orecchie, come tutte quelle della sua razza, erano sottili e affilate. 

Gli occhi di un azzurro intenso, in contrasto con i capelli rossi, si specchiavano nel riflesso dorato e argenteo. Un viso simile al suo comparve nel metallo, ma era diverso. I lunghi capelli fiammeggianti accarezzavano un viso dolce e roseo, perfetto come una maschera di porcellana. Occhi color del cielo circondati da un alone smeraldino, con labbra di sangue e orecchini d'oro e gemme preziose.

Tiliah Ronnar, il nome che aveva sepolto così a fondo dentro quell'armatura che a volte credeva di averlo dimenticato, tornando alla brutale realtà ogni volta che doveva spogliarsi. Quando quel rivestimento metallico lasciava il suo corpo e nello specchio intravedeva le forme del petto sotto la camicia, improvvisamente il prode generale tornava ad essere un'elfa tanto forte quanto spaventata.

L'Impero Vadam vieta alle elfe di combattere in guerra, ma quando l'Imperatore chiamò ogni famiglia nobile alla guerra, i Ronnar non potevano dare nulla. Il padre di Tiliah era morto quando lei era solo una neonata e sua madre non si era mai rispostata, né aveva generato altra prole. 

L'umiliazione e il disonore avrebbero marchiato la sua famiglia per sempre. Non l'avrebbe permesso. 

La tetra musica della guerra si fece sempre più forte fuori dalla tenda. La terra tremava sotto i passi delle armate e le macchine da guerra cigolavano mentre venivano spinte nel fango. Le bestie lanciavano i loro possenti ruggiti, tuoni di tempesta in un cielo di sangue. Le trombe squillavano, i tamburi battevano e i corni esplodevano, chiamando ogni elfo alla lotta. 

Tiliah batté gli occhi e si riscosse dai ricordi. Non c'era tempo di pensare al passato, all'orgoglio e alla vergogna, a una persona che non poteva più essere. Prese l'elmo di suo padre e lo strinse al mento coi lacci, controllando che fosse ben saldo prima di voltarsi verso la maschera. Era di metallo bianco, scolpita con la forma di un gatto demoniaco, il Bakeneko.

Il pollice accarezzò le grosse zanne esposte, saggiandone il materiale che ormai da anni le copriva il viso, una maschera sulla maschera. Guardò nelle fessure vuote del felino mostruoso, immaginando gli occhi di suo padre. L'avrebbe guardata con orgoglio? Oppure con disgusto?

Strinse la presa e voltò la maschera, incastrandola nell'incavo dell'elmo e nascondendo il suo viso dietro quella mostruosa figura che faceva tremare ogni avversario. Guardandosi allo specchio vide un vero e proprio orrore, un demone felino dagli occhi di ghiaccio immersi nelle tenebre. 

Una fiamma di orgoglio le bruciò nel petto. Prese l'arma di suo padre e uscì dalla tenda, pronta a unirsi alla grande musica della guerra che da lì a poco avrebbe inondato la città umana come un fiume di sangue.








 
Una piccola storiella introspettiva nata da una sfida di storie crossdressing. 
Spero vi sia piaciuta nella sua brevità.

-La Follia mi scorre nelle vene.
   
 
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