Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: __Lily    22/01/2021    2 recensioni
[...] Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo. 

Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TRENTASEI







Era accaduto tutto così in fretta, troppo in fretta anche per lui che era un demone velocissimo.
Si era allontanato da Rin di pochi passi mentre lei era rimasta ancora lì a osservare tutti i loro amici e parenti che quel giorno erano venuti per loro, per il loro matrimonio.
Inuyasha con Kagome e Kikyo, Miroku e Sango e i bambini, Kohaku e la sacerdotessa Kaede e altre persone del villaggio che volevano bene a Rin.
Poi all’improvviso la sentì gridare il suo nome mentre Inuyasha sgranava gli occhi incredulo.
«Sesshomaru!»
Ma era già troppo tardi perché quando si voltò vide una sorta di buco che la stava risucchiando trascinandola con sé.
Così sparì.
Rin, sua moglie, era stata risucchiata da una sorta di voragine apparsa dal nulla.
Era svanito nel nulla d’avanti ai suoi occhi e il demone cane impotente era rimasto a fissare quel vuoto per qualche istante finché alla fine ripresosi dallo shock corse verso quel buco.
«Rin!»
«Fermati Sesshomaru!» disse Inuyasha afferrando il fratello per un braccio, era la prima volta che faceva una cosa simile.
«Lasciami!» ordinò lui a denti stretti.
«Rin…» chiamò Kaede avvicinandosi a loro, anche lei come tutti del resto sconvolta da quella sparizione.
«Lasciami andare!»
«Non sappiamo dove porti quel portale, se entri…»
«Mia mogli è lì e ovunque porti io la ritroverò.»
«Sesshomaru, Inuyasha ha ragione non sappiamo nulla nemmeno come potreste uscirne» disse Kagome.
«Non importa troverò un modo o lo troverete voi, ora lasciami andare» ripetè il demone a denti stretti.
Inuyasha lasciò la presa e Sesshomaru volò dentro al portale senza voltarsi indietro.





Era precipitata, non sapeva come o perché ma era precipitata.
Quando riaprì gli occhi la testa le pulsò, aveva le mani scorticate e sentì qualcosa di caldo e bagnato colarle dalla testa.
Alzò cautamente il braccio che le faceva male e si toccò, quando lo abbassò ebbe la conferma che era sangue.
Quel luogo era strano, il cielo era di un rosso infuocato come alcuni tramonti che aveva visto nel corso della sua vita, c’era una sorta di sole che brillava ma era cupo e l’aria era rarefatta.
Con grande fatica si tirò su a sedere, cercò di capire se i bambini stessero bene e sperò con tutta se stessa di sì o altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
«Dove mi trovo?» sussurrò ma la sua voce sembrò amplificarsi, intorno a sé solo terra dura e calda, alcune sporgenze di roccia e poco altro.
Si alzò e cercò di orientarsi ma non era mai stata in un posto simile, così inospitale così poco pieno di vita e non solo vita umana ma anche vegetativa.
Camminò per un po’ senza trovare nulla a parte la solita terra calda e dura ma si sentiva osservata, il braccio sinistro le faceva male e anche un po’ il piede ma era viva e i bambini erano vivi dato che poco dopo li aveva sentiti muoversi.
«Andrà tutto bene» disse cercando di convincere più sé stessa che loro.
All’improvviso due figure si pararono di fronte a lei, non erano umani ormai era brava nel riconoscere i demoni.
Cercò di indietreggiare ma non c’era nulla contro cui ripararsi o nascondersi.
«Bene bene bene, cosa abbiamo qui?» chiese quello più alto e muscoloso.
«Senti il suo odore fratello!» disse l’altro annusando l’aria in un modo che spaventò Rin.
«Oh ma questa ragazza… è umana ed è viva.»
«Chi siete?» trovò il coraggio di chiedere lei.
«Che importanza ha ragazzina umana? Tra non molto sarai morta» rispose il primo.
«Non ti avvicinare!»
«Altrimenti? Cosa pensi di fare? Sei sola e ferita e il tuo sangue… ah sì sarai un pasto molto buono!»
«Mai» rispose determinata lei anche se non sapeva da dove le venisse quel coraggio visto che stava tremando.
«L’hai sentita fratello?»
«Vedremo come ci sfuggirai ragazzina umana.»
Rin si piegò e nonostante la pancia fosse decisamente di intralcio riuscì in tempo ad afferrare un piccolo pugnale che Sesshomaru le aveva regalato mesi prima, un piccolo pugnale che portava sempre con sé per precauzione e così quando il demone più piccolo cercò di avventarsi contro di lei, Rin lo lanciò e il pugnale lo colpì dritto al cuore facendo diventare una piccola montagna di cenere.
«No! Fratello! Maledetta come hai osato?!» urlò il demone rimasto che ora osservava Rin in modo diverso, oh sì, si sarebbe decisamente divertito a torturarla prima di mangiarla.
«Indietro o ti-»
Non riuscì a concludere la frase perché quel demone le si avventò contro facendole cadere il pugnale dalla mano che si era quasi girata su se stessa, poi l’aveva scagliata a terra e presa per i capelli.
Sentì le sue stessa urla mentre pregava che Sesshomaru venisse a salvarla, non avrebbe resistito ancora per molto non in quelle condizioni.
No non posso morire, non ora - pensò lei.
«Lasciala andare» disse la voce di qualcuno che non conosceva.
«Tu? Come osi venire a disturbarmi! Avevamo un patto noi due!»
«Ti ho detto di lasciarla andare.»
«Tsk lei ha ucciso mio fratello!»
«Si è solo difesa» lo corresse la voce, era così esausta che faticava a tenere gli occhi aperti e comunque le immagini erano un po’ sfocate.
«Vattene è una mia preda!»
«Se non la lasci andare» proseguì la voce avvicinandosi a lei, era autoritaria e decisa «ti assicuro che diventerai un mucchio di cenere come tuo fratello e tale resterai per i prossimi cinquant’anni.»
Rin intravide una coda.
«Sesshomaru…» sussurrò, era arrivato alla fine.
Ma se era lui allora perché non riconosceva la sua voce? C’era qualcosa di diverso in quel demone, non era Sesshomaru.
Il demone si voltò subito verso di lei e quando l’altro scappò lasciandola cadere la afferrò prima che potesse toccare terra.
Tutto divenne nuovamente buio per un po’ ma quando si svegliò era ancora lì il demone che l’aveva salvata, le sedeva accanto con calma.
«Piano» le disse per poi aiutarla a sedersi «vuoi bere?» chiese.
Lei annuì e lui le porse una piccola borraccia con dell’acqua, era davvero assetata perché la finì quasi tutta sentendosi subito in colpa.
«Grazie» disse al demone fissandolo.
«Sei stata fortunata, come sei arrivata qui?»
«Io… oh devo trovare Sesshomaru» disse cercando di alzarsi.
Il demone incrociò il suo sguardo e vide i suoi occhi quasi brillare quando pronunciò il nome del marito.
«Anche lui è qui?»
«Io credo di sì.»
«Se è qui non tarderà ad arrivare.»
Infatti Sesshomaru non tardò, quando sentì l’odore del suo sangue evitò tutti gli altri odori e corse subito verso di lei, era ferita gravemente?
La paura prese il sopravvento.
Sorvolò posti aridi e inutili, sporgenze di roccia e fiumi di fuoco, il fumo denso gli copriva la visuale e quell’aria…
«Miasma» disse.
Rin non avrebbe retto per molto.
«Rin!» iniziò a chiamarla ma non ebbe risposte, continuò così volando e chiamandola finché non sentì una risposta.
Guardò in ogni direzione possibile e alla fine la trovò.
Era a terra tra delle rocce scure come l’inchiostro, scese senza pensare o vedere altro.
«Sesshomaru!» chiamò lei quasi in lacrime e poi con la velocità che il suo corpo le permetteva gli corse incontro, il demone fu più veloce e dimezzò il tempo che sarebbe occorso a lei, la strinse forte sussurrando il suo nome.
«Sei ferita» constatò tristemente.
L’abito da sposa era rotto e sporco di terra e sangue e altro sangue ormai quasi asciutto le macchiava il volto, i capelli sfatti ma era viva.
Il suo cuore batteva e anche quello dei figli constatò con gioia.
La gamba era ferita anche quella e la mano aveva qualcosa di strano.
«Perdonami sarei dovuto arrivare prima» disse osservando la moglie ferita a quel modo.
«Ora sei qui» rispose stringendosi più forte a lui e poi scoppiò in lacrime.
«Non so ancora come ma usciremo da questo posto te lo prometto.»
Lei annuì senza rispondere, poi si ricordò che non erano soli perché quel demone era rimasto con lei anche dopo che si era un po’ ripresa.
«Forse qualcuno può aiutarci.»
«Chi?»
«E’ un demone mi ha salvata» disse, poi si voltò verso il suo salvatore e prendendo per mano Sesshomaru cercò di farlo avanzare ma il demone rimase come impietrito.
«Sesshomaru?»
«No, non può essere.»
«Cosa?» chiese Rin sempre più confusa.
«Come è possibile? Tu sei morto.»
«Lo sono Sesshomaru ciò che è impossibile è che voi siate qui, voi che non apparente a questo posto.»
«Che posto è questo?»
«Il luogo in cui i demoni, mezzi demoni e tutti coloro che hanno sangue demoniaco finiranno un giorno dopo la loro morte. Non sono uno spettro se è questo che pensi, è solo la mia essenza o meglio ciò che è rimasto.»
«Siamo nel mondo dei morti?» chiese Rin sconvolta.
Certo il cielo rosso, la terra arida e scura non promettevano nulla di buono ma quello…
«Sì credo si possa chiamare così» rispose l’altro demone.
«Come facciamo ad andarcene?»
«Non ho una risposta da darti, questo luogo è fatto per chi è destinato a rimanerci non per i vivi» rispose il demone avvicinandosi.
Guardandolo meglio c’erano somiglianze tra i due, la coda tanto per iniziare anche se era diversa da quella di Sesshomaru, i capelli e anche gli occhi.
«Sesshomaru tu lo conosci?»
Il principe dei demoni spostò lo sguardo sulla moglie e poi posò nuovamente lo sguardo sul suo salvatore.
«Rin lui è mio padre, Inu No Taisho. Padre lei è mia moglie, Rin» disse Sesshomaru senza smettere di fissare ancora incredulo il Generale Cane.




 

«Credi che troverà Rin? Accidenti perché è successo? Perché non possono avere un po’ di felicità?!» disse Kagome mentre lei, Inuyasha e Sango e Miroku si erano riuniti per trovare un modo per aiutare i nuovi sposi.
«La troverà Kagome» rispose Miroku.
«Però resta ancora il fatto che non sappiamo dove li abbia condotti quel portale e nemmeno di come ne usciranno» aggiunse Sango.
«Immagino che tocchi a me allora» disse Inuyasha prendendo in mano Tessaiga.
«Non agire subito Inuyasha dobbiamo ancora capire dove siano.»
«E come facciamo? Il portale si è richiuso Miroku» gli fece notare il mezzo demone, infatti subito dopo che anche Sesshomaru lo aveva attraversato il portale era scomparso.
«Ecco non lo so ancora ma-»
«Nessun ma so già cosa fare.»
«Cosa?» chiese Kagome preoccupata, le idee del marito spesso la spaventavano.
«Se è un portale che serve per tirarli fuori allora ne creerò uno. Userò il Meido Zangetsuha.»
«Potrebbe essere rischioso.»
«Anche restare ad aspettare potrebbe esserlo Miroku. Il Meido Zangetsuha già una volta mi ha aiutato in passato a ritrovare Kagome forse mi aiuterà a ritrovare anche Sesshomaru e Rin.»
«Sì forse è l’unica cosa che può aiutarci» disse Kagome.
Poi lo sguardo si posò sulla figlia, se Inuyasha fosse andato a cercarli lei lo avrebbe seguito.
«Sango, Miroku-»
«Non serve che tu dica altro Kagome, ce ne prenderemo cura noi» la anticipò Sango.
«Allora è deciso, domani useremo il Meido per creare un portale e li andremo a cercare.»
Kirara che fino a poco prima era rimasta silenziosa vicino a Sango, si alzò e si strusciò contro Inuyasha, in quell’impresa non sarebbero stati di certo soli.

 



 

 

Ho deciso di aggiornare prima che esca la puntata di domani, non vedo l'ora che esca la 18 (dice che si vedrà scene belle di Sesshomaru!) vi ringrazio come sempre e vi lascio una piccola anticipazione dato che sono mooolto avanti con i capitoli ** 

 

La testa pulsava ancora, allungò una mano per toccarsi la ferita ma non sanguinava più.
«Sei stata coraggiosa» le disse il generale cane porgendole una scodella di riso.
Era un riso diverso, più scuro ma le sembrò comunque commestibile.
«Mi sono solo difesa, prima ero più brava.»
«Lo sei ancora» la rassicurò il marito.
Sorrise debolmente e poi iniziò a mangiare.
«Non è come quello del vostro mondo ma è comunque cibo.»
«E voi?» domandò Rin preoccupata.
«A noi non serve» la rassicurò Izayoi porgendole anche da bere «mangiamo solo per tradizione, per non dimenticare le vecchie abitudini. Ne vuoi un po’  Sesshomaru?»
«No non mi serve, dalle anche la mia parte.»

 

  
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