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Autore: StargazingMomo    24/01/2021    1 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dall'Act VIII:

"[...]Yume fece segno loro con la mano e quindi cominciarono, con difficoltà, a rimettersi in piedi e a procedere nella sua direzione. Guardò un'ultima volta verso il soffitto pensando che doveva confidare in Trunks, come, purtroppo, ultimamente non aveva fatto. Radunò tutta la redazione e cominciò a farli scendere per le scale esterne antincendio. Piano piano riuscì a portare a terra tutti, sani e salvi, in un certo senso, liberi di abbracciare i loro cari. La ragazza avvertì la polizia e i vigili del fuoco che Mesuzu era sul tetto e potenzialmente distratto [...]"

" «Ma che sta succedendo là sotto?!» lo vide sbiancare e aggiungere «No, non è possibile!»
Trunks, allora, si affacciò a sua volta e notò le persone tenute in ostaggio fino a pochi minuti prima gettarsi dalle finestre per poi cadere senza rischi sui cuscini per evacuzione forniti dai vigili del fuoco. Sapeva che c'era lo zampino di Yume [...]
«Cos'è quel sorrisetto compiaciuto, bastardo? Scommetto che c'è la tua amichetta dietro tutto questo, vero? Beh, stavolta non avrà scampo e forse finalmente vorrai essere ragionevole. Sì, questa dev'essere lei, avverto la sua aura proviene da quella direzione.»
«Cosa vuoi fare?! Fermati!»
Ma il ragazzo non riuscì a impedirgli di colpire l'angolo sinistro del cornicione, che cadde rovinosamente giù dall'edificio. Trunks udì solo lo schianto e le grida.
«Sei veramente ostinato. Ma non capisci che dipende solo da te? Tu hai la possibilità di salvarla, forse, invece decidi di non fare niente per lei, continui a perdere tempo così invece di collaborare. Sarà solo colpa tua se morirà, il modo per aiutarla lo avevi, ma hai scelto stupidamente di ignorarlo. La lascerai al suo destino?»
«
E va bene, te lo dirò. Le sfere devono essere riattivate da un namecciano con particolari poteri, dato che non sono originarie della Terra. Adesso lasciami andare!»
[...] Trunks si fiondò giù con il cuore in gola, la sua mente incapace di formulare qualsiasi pensiero. Eccola. Riversa a terra, priva di sensi, coperta di polvere e detriti. [...] Spazzò via con le sue robuste mani la polvere e i calcinacci che aveva addosso, abbastanza da causare danni. La prese in braccio e la strinse forte. Quel figlio di puttana gliel'avrebbe pagata cara."

                                                                                      ****
 

Il suo mento scivolò sul palmo a cui era appoggiato, per questo Trunks aprì istintivamente gli occhi. Era mattina. Il sole filtrava dagli spiragli rimasti aperti delle tende bianche tirate. Seduto su una sedia accanto al letto, si era addormentato usando il braccio destro come trespolo; il gomito ancora puntato sul materasso.
Notò che anche Yume si stava per svegliare, anche se stava cercando di tenere ancora alla larga il riverbero della luce coprendosi con le lenzuola, quindi esclamò:

«Buongiorno, Yume. Come ti senti?»
La vide voltare la testa lentamente verso di lui, sollevare le palpebre, per poi domandare:
«Scusa, ma... che cosa ci fai qui?»
Il ragazzo la guardò per un attimo in silenzio, il suo cuore mancò un battito. Aveva un vuoto di memoria...? Era grave? Era stato così attento nel sorvegliarla, nell'assicurarsi di seguire le indicazione di Everett..
Un sorriso si dipinse, però, sul viso di lei che aggiunse:

«Ti stavo prendendo in giro. Come potrei dimenticare?»
«Beh, non dipende da te. Mi hai fatto preoccupare, ancora. Stai bene?»
«Sì.»

Qualche ora prima...

Il primo posto dove aveva pensato di portare Yume fu casa sua, la sua nuova casa. L'appartamento dove Trunks l'era venuta a prendere per portarla al dojo. Era riuscito ad allontanarsi in fretta sfruttando la confusione, non aveva tempo da perdere. Inoltre, Mesuzu non aveva più bisogno di far del male a nessun altro, per il momento. Appena arrivato sotto casa della ragazza, cercò la targhetta che riportava il suo cognome, Sato, oltre a quello suo coinquilino e citofonò per farsi aprire il portone, pregando lui fosse in casa.

«Sono Trunks.»
Everett, aprì immediatamente e gli disse di salire al quarto piano. Prendere l'ascensore era sicuramente la scelta più sicura, non voleva correre il rischio di scuoterla troppo durante la salita per le scale. Fortunamente era già a piano terra, quindi non appena le porte automatiche si aprirono il ragazzo era già al suo interno; una volta al piano trovò la porta aperta e l'amico di Yume sulla soglia, le braccia incrociate.
«Ho visto tutto in tv.»
Nei suoi occhi neri uno sguardo glaciale. Non poteva biasimarlo. Non era riuscito a proteggerla. Lei, evidentemente, non aveva avuto tempo sufficiente per reagire a quell'ultima minaccia inaspettata. Era stata sicuramente impegnata a dare una voce agli altri, di modo da farli allontanare, ma lei era rimasta coinvolta nell'impatto. Mentre lui era su quello stupido tetto, convinto di fare la cosa giusta.
«Entra.»
Trunks entrò in silenzio nell'appartamento, non cercò di giustificarsi. L'angoscia lo stava mangiando vivo. Yume non doveva trovarsi là sotto...! Anche se non sapeva con chi altro doveva prendersela, se non con Mesuzu. La fece stendere sul divano e Everett andò a prendere un piccolo astuccio in quella che presumeva fosse la sua camera ed estrasse una piccola torcia. Sollevò piano una palpebra della ragazza e diresse la luce sulla pupilla, poi la riabbassò e fece lo stesso con l'altro occhio.
«Non sembrano esserci danni cerebrali importanti. Ad ogni modo, ha battuto la testa quindi vedendo lo stato in cui è arrivata, non posso escludere una commozione cerebrale e delle possibili fratture. Comunque la cosa più importante ora è che si svegli. Non deve rimanere troppo in questo stato.»
Cominciò a darle dei piccoli schiaffetti sulle guance, mentre la chiamava. Dopo qualche tentativo, le palpebre di Yume diedero qualche segno di vita e cominciò lentamente ad aprirle. Trunks non riusciva a esprimere quanto fosse sollevato. Non avrebbe potuto sopportare di essere la causa di... non voleva neanche pensarci.
«Everett... Ma che succede?» si schermò gli occhi con una mano, poi il suo sguardo si posò su di lui e domandò:
«Trunks...?!»
«Bene. Ci riconosci entrambi. Sai che ti trovi a casa, giusto?» La ragazza annuì, ma poi si portò una mano alla testa. «Credo proprio si tratti di una commozione cerebrale. Ti fa male la testa?»
«Solo un po'. Più che altro mi sento stordita. Puoi abbassare la luce?»
«Faccio io.» rispose Trunks.
«Ti fanno male altre parti del corpo?»
«La caviglia.»
«Solo la caviglia?»
«Sì.»
Dopo qualche attimo di silenzio, Everett riprese:
«Ricordi cosa è successo?»
«Non proprio... Ricordo che le persone stavano fuggendo dal grattacielo e io ero lì, ma poi non ne sono più sicura, no.»
Trunks avrebbe voluto stringerla forte, dirle che il peggio era passato, che era stata veramente coraggiosa, come sempre, ma non lo fece. Non voleva sembrare inopportuno e, inoltre, non era sicuro che Yume volesse essere abbracciata da lui, dopotutto.
«Trunks... mi hai portato tu qui immediatamente, non è vero? Grazie.» le parole della ragazza lo rincuorarono istantaneamente. Tese la mano nella sua direzione, quindi lui si avvicinò e l'afferrò delicatamente, ma senza esitazione.
«Ti sei preoccupato per me? Sono sopravvissuta agli androidi, credevi davvero che una banalità del genere mi avrebbe messo fuori gioco...? Anche se so di non essere ancora diventata invulnerabile, ero consapevole che ci potevano essere delle conseguenze. Comunque ero lì per mia scelta, non mi ha costretto nessuno.»
Poi aggiunse:
«Everett... Perché stai fissando Trunks in quel modo? Fai il bravo. Non eri tu quello che faceva tanto il tifo perché io e lui ci parlassimo di nuovo, cominciando a colmare la distanza tra noi? Ecco, stiamo parlando. Gli sto anche tenendo la mano. Ti sto tenendo la mano...» arrossì improvvisamente, per poi esclamare «Perché ho detto tutte quelle cose?!»
«Non ti preoccupare, tesorina. E' normale straparlare un po' con una commozione.» la tranquillizzò, allora, l'amico. Trunks l'osservò di sottecchi, notando il suo sorriso imbarazzato.
«Una commozione?! Beh, è tutto chiaro ora. L'ho scampata bella, eh? Poteva anche andarmi peggio di così. Non è grave, vero?»
«Te l'ho già detto prima... Anche questo è piuttosto nella norma. Diciamo di no, se viene trattata nel modo opportuno. Non devi assolutamente stressarti, stancarti in nessun modo. Devi stare per un po' a riposo.»
Yume sospirò pesantemente.
«Suppongo di dover seguire le tue indicazioni di medico, anche se non mi piace. Però tu, anzi voi due, dovete fare una cosa per me... Fate pace, come due bravi ometti, dato che non mi devo agitare per nessun motivo... Adesso devo andare in bagno, però.»
Trunks la vide tentare di alzarsi, sorreggendosi alla sua mano, ma una volta in piedi notò che non si sentiva stabile sui suoi piedi e quindi, con il braccio libero, le circondò la vita e le impedì di cadere.
«Gira tutto... Che fastidio, mi sento così intontita.»
«Dovresti levarti la fascia.» esclamò allora Everett, avvicinandosi a lei e rimuovendo il foulard annodato a quel modo per tenere indietro i capelli color miele, che caddero in avanti. Si portò immediatamente la lunga frangia laterale dietro l'orecchio destro.
«Mi fa male un po' la caviglia.» esclamò lei, mentre la sollevava da terra e posava la testa sul suo torace, avvolgendo entrambe le braccia intorno alla sua vita.
«Trunks, ti batte forte il cuore... Rilassati, penso che me la caverò.»
«Non devi assolutamente darti pensiero per me, sei tu quella che non deve avere preoccupazioni. Sarà meglio che ti porti in bagno adesso.»
La prese di nuovo in braccio ed Everett si affrettò a dire:
«Dopo ti controllo la caviglia..!»
«Va bene.» rispose Yume, poi continuò «Potrei sbagliarmi... Non è che mi senta molto lucida, ma è in atto una sorta di strana competizione tra voi...? Vi avevo chiesto di fare pace, ma non mi sembra vogliate ascoltarmi.»
«Ti sbagli, è che siamo solo concentrati su di te, non c'è assolutamente nessun problema tra di noi.» ribattè l'amico della ragazza in tutta fretta.
«Anche per te è lo stesso, vero?» disse allora lei, rivolgendosi a Trunks.
«Ma certo.»
«Allora sono contenta.»
Era disposto anche a dire qualche piccola bugia per il suo bene e lui si sarebbe sforzato di mostrarsi conciliante nei confronti di Everett davanti a lei e, dopo le sue parole, sperava ci avesse provato anche lui, visto che sembrava tenere tanto alla ragazza.
«Il mio bagno è qui sulla sinistra, è attiguo alla mia camera. Qui, alla mia destra c'è il cucinino e accanto la camera di Everett con il suo.»
Quindi Trunks svoltò verso sinistra, portando Yume tra le braccia, e doveva ammettere che, dopotutto, si sentiva un po' nervoso ad entrare in quel suo nuovo spazio personale, senza che avere più quel livello di confidenza. Ma non doveva andare tanto per il sottile in quel momento, si trattava di un'emergenza.
Accese la luce, trovando l'interruttore nella semi-oscurità della stanza fianco alla porta, ma i suoi occhi azzurri non indugiarono sui particolari; quindi varcò la soglia del piccolo bagno e lasciò accanto ai servizi.

«Sei sicura di farcela?»
«Non ho bisogno di aiuto per andare in bagno, grazie. E poi non sono mica un ragazzo, non devo stare in piedi.» e poi scoppiò in una risata imbarazzata. «Scusa, non ho pensato molto prima di parlare.»
«Figurati, non mi formalizzo.»
«Beh, adesso puoi andare. Esci anche dalla camera, per favore. Ti chiamo io quando ho fatto.»
Trunks annuì e uscì rapidamente, chiudendo la porta dietro di sè.
«Senti, adesso che Yume non può sentirci, volevo farti sapere che io non ho niente contro di te, anzi ti sono riconoscente. So che sei tu ad averci liberato dagli androidi. Il punto è che lei è come una sorella per me e ora che ti ho davanti, in questa circostanza, l'unica cosa che mi preme sapere è se tu hai veramente a cuore il bene di Yume.»
«E' l'unica cosa che ha importanza per me.» rispose il giovane dai capelli lavanda, senza un minimo di titubanza.
«Mi basta questo. Qua la mano.»
Così Trunks la strinse energicamente.
«Trunks! Ho fatto!» la ragazza lo chiamò dal bagno.
«Arrivo!»
Dopo che Everett ebbe fasciato adeguatamente la caviglia, che stava mostrando tutti i sintomi di una distorsione, Yume sbadigliò, bofonchiando poi:
«Sono un po' stanca. Vorrei riposarmi un po'. E' pericoloso?»
«Beh... Non puoi andare a dormire come se nulla fosse. Le ore successive alla commozione sono le più delicate, sopratutto se si va incontro alla nottata. Ci deve essere qualcuno che ti sorvegli e che ti svegli ogni quarto d'ora per cominciare, per essere sicuro che la situazione non si aggravi.»
«Ci penso io. Veglierò io su Yume.» si propose subito Trunks, prendendo l'iniziativa.
Everett lo guardò attentamente negli occhi ed esclamò:

«D'accordo. Te l'affido, mi raccomando. Guai a te, però, se le succede qualcosa. Non mi importa di chi cavolo sei, te la farò pagare. Non esiste mica solo la forza bruta.»
«Trovo il vostro atteggiamento cambiato. Anche se avete cercato di fregarmi, ho capito che c'era qualcosa di strano, nonostante ragioni un po' a rilento.» la ragazza concluse la frase con un altro sbadiglio.
Trunks la prese per l'ennesima volta tra le braccia e le disse, sorridendole:

«Dovevamo solo mettere alcune cose in chiaro.»
«Se sta bene a voi. Sono sollevata di non dover ricorrere alle maniere forti per farvi ragionare, anche perché in questo momento non potrei...»
Yume si strinse a lui, affondando quindi il viso nella morbida felpa scura che aveva infilato in fretta quella sera, e il ragazzo in quel preciso istante non provò più nervosismo o quella cerimoniosa distanza che cercava di mantenere per rispetto nei suoi confronti, gli sembrò solo naturale. La cosa più naturale del mondo che si stringesse a lui e che volesse prendersi cura di lei.
«Si è addormentata. Tra un quarto d'ora la devo svegliare ? E poi?» bisbigliò il Trunks rivolgendosi a Everett.
«Questo per un paio d'ore. Poi ogni mezz'ora e dopodiché ogni ora. Sei molto premuroso. Farai meglio a continuare così. Io devo andare a ripassare un po' adesso, domani ho un esame. Pensa un po'»
«Allora in bocca al lupo.»
«A te. Se hai bisogno di qualcosa, puoi comunque bussare.» concluse, quindi, il medico tirocinante.
Il giovane saiyan, allora, le diede un piccolo bacio sulla fronte e la portò in camera sua dove la mise piano sotto le lenzuola.

                                                                                        ****

Aveva continuato a svegliarla sistematicamente quella notte, assicurandosi che si rendesse conto di dove si trovava, di chi fosse lui, lei stessa, per sincerarsi del suo stato, insomma.
Yume si era sentita per tutto il tempo al sicuro, non aveva dubitato per un secondo che Trunks non rimanesse lì con lei e, nonostante la commozione, le era risultato più chiaro che mai. Questo le aveva dato una serenità che non avrebbe provato se lui non ci fosse stato.

«Everett c'è?» domandò allora, stiracchiandosi.
«Aveva un esame.»
«Giusto...! Spero che vada tutto bene.»

Il ragazzo la guardò con quei suoi occhi che avevano assunto una tonalità azzurra come il cielo più terso e si sentì veramente grata per la sua presenza accanto a lei.
Non riuscì a trattenersi e lo abbracciò di slancio.Non sapeva bene che dire, sapeva solo che non voleva perderlo di nuovo.

                                        End of Act IX













 
   
 
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