Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ZereJoke94    24/01/2021    2 recensioni
Levi/Reiner | Prison AU
Si rifiutò di mangiare, per qualche giorno.
Botte. Isolamento. Crampi.
Non mangiò nemmeno i primi due giorni che lo tennero rinchiuso in quella stanzetta imbottita, al buio. Due volte al giorno una mano faceva capolino dall'unica, piccola fessura ai piedi della porta, e lasciava a Levi una scodella piena di quella poltiglia schifosa.
La ignorò, appunto, per due giorni. Il terzo giorno (il sesto che non mangiava), allungò debolmente la mano verso la scodella.
Non lasciò nemmeno un briciolo di quello schifo.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Reiner Braun
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L'UOMO CHE VOLEVA DIMENTICARE

2- LA RICHIESTA

-Che hanno da guardare?- Mormorò Jean, con un'espressione corrucciata e le braccia incrociate al petto.
-Lo sai- Levi si sedette sulla gradinata e fece cenno a Jean di fare altrettanto -Rilassati, o capiranno che sei sulla difensiva; la cosa li intrigherà e allora le loro attenzioni non si limiteranno a semplici sguardi-
Jean obbedì senza fiatare, ma gli parve che il tono di Levi fosse un pò troppo accondiscendente.  Non che dalla sua espressione trasparisse alcunchè.
-Gli uomini restano sempre uomini, Jean. In mancanza di ciò che li aggrada di più, finiscono per farsi piacere qualcos'altro- Continuò.
-Non venirmi a spiegare certe cose, dannazione- 
Levi ruotò leggermente il busto verso l'amico, per vederlo meglio in faccia. Quelle attenzioni sempre crescenti da parte del gruppo che in tutta la prigione era conosciuto come "Le Signore", preoccupavano davvero Jean. Le sue sopracciglia erano così arcuate che quasi si toccavano.
Era comprensibile. Levi aveva avuto a che fare con quelli qualche mese dopo essere arrivato al "Rose". 
All'inizio, come stava succedendo ora con Jean, erano stati semplici sguardi lascivi. Il tizio calvo, il più grosso dei quattro, aveva fatto una faccia elettrizzata quando Levi, accortosi dell'ennesima occhiata indirizzata tra le sue cosce, aveva alzato gli occhi al cielo senza preoccuparsi troppo di nasconderlo ai diretti interessati.
Lì per lì, non aveva capito che con quel gesto non aveva fatto altro che buttare  benzina sul fuoco. Fu un ingenuo, e fu strano, perchè non era da lui fare certi errori.
Non voleva che Jean facesse lo stesso mostrando apertamente loro di non avere alcuna inclinazione in quel senso.
-Alle Signore piace stuprare la gente, Jean- Mormorò, guardando di nuovo fisso di fronte a se. Dall'altra parte del piazzale, a un centinaio di metri da lui, quattro paia di occhi erano fissi sull'uomo alla sua sinistra. Di solito, la fase intimidatoria era corale -L'importante è che Rod non carpisca il tuo terrore, o il tuo disgusto. E' lui che decide con chi si gioca-
-Ma...tu...- Jean lo guardò di sottecchi, lasciando che il resto della domanda rimanesse sospesa nell'aria. Si passò una mano sudata tra i capelli biondo scuro.
-Ci hanno provato. Hai presente quello a cui manca un dito?- Levi si accese una sigaretta.
-Vagamente-
Inspirò profondamente una boccata di fumo. In realtà non amava fumare, ma era l'unico vizio che gli era concesso li dentro.
-Gliel'ho mozzato io. Gli ho detto che se ci avessero riprovato, gli avrei staccato a morsi quei quattro cazzi mosci-
-Ma non dire stronzate...- Jean scosse la testa, accennando un sorriso.
Levi si voltò lentamente, lasciando tutto il tempo all'amico di rendersi conto di essere osservato. Quando Jean lo guardò negli occhi, Levi non disse nulla. L'angolo della bocca di Jean si abbassò, e il discorso finì li.

Tra le tante cose che Levi non amava, c'era il chiasso. Quello ingiustificato, perlomeno...ed era consuetudine, una volta al mese, che al "Rose" si levasse un gran chiasso.
All'inizio era un mormorio di eccitazione. Poi un passaparola, puntuale come la morte di Cristo il venerdì prima di Pasqua. Alla fine, nel momentro in cui le nuove reclute sfilavano loro malgrado davanti a tutti i detenuti dentro le loro celle, l'intero braccio si trasformava in un girone infernale.
-Tsk- Fece Levi osservando la scena, da  una posizione a dire la verità piuttosto buona. La sua cella si trovava al primo piano, a una ventina di metri rispetto alla porta da dove si accedeva al braccio. Non era ne troppo in alto ne troppo in basso, e poteva godersi con facilità quello spettacolo pietoso.
Di certo, quelli al secondo e terzo piano non sarebbero riusciti a vedere le lacrime che rigavano le guance del ragazzo che entrò nel braccio per secondo. Ne il leggero tremolio delle mani di quello che lo precedeva. Quelli al piano terra invece, non avrebbero potuto osservare la scena nella sua completezza.
"Sono davvero uno stronzo fortunato..." pensò amaramente. Avrebbe volentieri lasciato la sua cella dalla vista privilegiata a qualcuno più interessato a quello che stava accadendo. Ciò nonostante se ne rimase appoggiato alle sbarre, troppo annoiato per negarsi l'occasione di passare cinque minuti in un modo diverso dal fissare il soffitto sopra di se.
Erwin Smith, il capo delle guardie, colpì violentemente con il manganello la sbarra metallica di una delle celle al piano di sotto. L'uomo all'interno della cella sobbalzò e le urla dei detenuti si placarono un pò. Lui non era il classico secondino stronzo che ti prendeva a manganellate perchè glielo faceva venire duro. Semplicemente incuteva un certo rispetto con il suo sguardo glaciale e la postura diritta persino nel più scalmanato dei delinquenti.
Appena vi fu qualcosa di simile al silenzio, Smith rimise il manganello al suo posto e incrociò le mani dietro la schiena.
Fece un cenno ad suo uomo.
-Fermi. Voltatevi verso sinistra!- Urlò quello.
Le nuove reclute si fermarono e fecero come era stato detto loro.
-Parecchi di loro non arriveranno alla prossima settimana- Fece Eren dalla cella accanto.
Levi non rispose, scandagliando i volti degli uomini. A giudicare dalle espressioni di alcuni, era probabile che Eren avesse ragione.
-Benvenuti al "Rose State Penitentiary"- Iniziò Erwin, cominciando a camminare lentamente lungo il corridoio e sfilando a sua volta davanti alle nuove reclute -Le regole qui sono davvero molto semplici-
-A prova di idiota!!- Sghignazzò qualcuno dal secondo piano, suscitando qualche risata.
Smith fece una pausa, passando davanti al ragazzo che non riusciva a smettere di piangere.
-Uno: Scontate la vostra pena con dignità. Lavorerete tutti i giorni. Non tollererò chi pretende di bighellonare in giro per tutto il tempo.
Due: Non create problemi al personale penitenziario o agli altri detenuti. Non amiamo abusare del nostro potere, ma se io o un mio collega saremo costretti a sbattere qualcuno in isolamento o, peggio, a picchiarlo fino a mandarlo in infermeria o al Creatore, state certi che lo faremo.
Tre: Pregate per le vostre anime. L'uomo non ha il potere di assolvervi, ma solo quello di punirvi-
Levi alzò gli occhi al cielo. Qualcuno gridò "AMEN!" suscitando si nuovo diverse risate e qualche commento blasfemo.
-Avete domande?- Fece Erwin.
Qualche istante di silenzio, poi qualcuno parlò -Si, io ne ho una. Una richiesta-
Levi rimase sorpreso. Di solito nessuno si disturbava a fare domande, dopo la paternale di Erwin. Si sporse leggeremente per riuscire a vedere meglio chi avesse parlato.
"Una richiesta?" Ripetè mentalmente Levi.
Il capo delle guardie fece qualche passo verso destra e si fermò davanti ad un uomo biondo, piuttosto alto, anche se non quanto lui. Con il suo corpo che gli impediva la visuale sul prigioniero, Levi non riusciva a vederlo in faccia.
-Il tuo nome?- 
-Reiner Braun- Rispose il biondo, con voce ferma.
Levi immaginò che Erwin avesse semplicemente annuito, perchè non disse nulla per qualche istante.
-Parla- Fece alla fine, spostandosi leggermente. Levi allungò ancora di più il collo e scorse il viso dell'interlocutore di Erwin. Lineamenti virili, quasi duri. Un'espressione severa. Sopracciglia lunghe e ben definite ad incorniciare occhi di cui non riuscì a identificare il colore. Più in basso, spalle larghe e una corporatura in generale robusta. La bocca di Levi si piegò involontariamente all'ingiù.
-Vorrei essere condotto in isolamento-.
   
 
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