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Autore: LeanhaunSidhe    25/08/2009    5 recensioni
"I morti non cercano qualcuno che li vendichi, ma che li ricordi" Con questa frase si dice che una semplice donna riuscì a entrare nel cuore di Death Mask
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Death Mask aveva già visto quello sguardo, anche se raramente in verità.

Delle sue vittime poche erano quelle che si offrivano spontaneamente alla sua furia.

La prima volta che uccise gente di quel tipo imparò che erano le anime più tormentate, che i loro volti, appesi alla quarta casa, potevano fargli ribrezzo.

Lo fissavano mentre si aggirava per le stanze tetre della quarta casa, maschere spezzate in mezzo alle altre maschere mortuarie.

Se il dolore degli altri non lo sfiorava, la disperazione muta di quelli gli lasciava un buco allo stomaco.

Non gli rimproveravano certo di avergli tolto la vita: gli ricordavano di averlo fatto contro degli innocenti, quelli che loro amavano, per i quali erano disposti a qualsiasi sacrificio.E una volta che gli aveva tolto anche la speranza, restavano in appaenza simili a gusci vuoti, chè neanche di sopravvivere gli importava, neppure della vendetta.

Eppure percepiva il gorgo provenire da loro, come le correnti che si agitano sotto la superfice lacustre e possono trascinarti sul fondo, invisibili e letali.

Una maledizione sussurrata, che temeva gli sarebbe presto scivolata addosso. Per Cancer la propria salvezza era l’unica cosa importante.

Non li capiva. Si chiedeva cosa sarebbe successo se, un giorno, avesse incontrato un cavaliere così disperato da non credere più a niente, come quella fanciulla.

Cosa ne sarebbe stato di lui in uno scontro con un individuo simile? Avrebbe vinto col potere ancestrale del suo Cosmo, sicuramente. La sua mente ne era certa. Eppure il suo cuore ne dubitava.

Se l’amore spezzato fosse stato più potente dell’odio?Più dirompente della sua forza? Poi ricacciava quel pensiero nel profondo: un cavaliere del genere non esisteva.

Perchè mai avrebbe dovuto esserci un uomo d’armi tanto stupido? Ad essere così erano solo le persone inermi, ma le loro anime gli insinuavano quel tarlo rognoso in testa.

Erano fastidiose, perché il loro richiamo non chiedeva attenzione, ma la attirava. Anche se provava a ignorarle, loro restavano li, testarde, col loro spirito inquieto, e lo aspettavano.

Sapevano che Cancer sarebbe tornato, quasi gli leggessero dentro ciò che lui non voleva ammettere a se stesso: che di loro aveva paura.

Come in quel momento quasi temeva lei, una fanciulla moribonda che neppure lo calcolava.

Osservò il soldato condurla oltre la porta bianca. La voce aggraziata di Aphrodite gli giunse agli orecchi e istintivamente scacciò le lamentele dell’amico con un gesto secco della mano, come si allontana una mosca fastidiosa.

Neppure ricordava più per cosa stessero litigando, per quale motivo gli rimproverava di essere un buzzurro, quell’ennesima volta.

“Tutto a posto?”

Trasalì nel ritrovarsi oggetto di studio del cavaliere dei pesci, che lo scrutava minuzioso neanche fosse un alieno.

“Che vuoi ancora?”

Gli ruggì addosso. Mai avrebbe ammesso che era turbato.

“Sei sicuro di star bene?Sei così strano…”

“Sono esattamente come al mio solito, piantala”

L’altro continuò invece la sua analisi, impassibile.

“E’ la prima volta che le mie rose sortiscono un effetto simile, su di te poi mai me lo sarei aspettato…”

Cancer rimase zitto ad attendere la boiata. In realtà si accingeva a caricare il pugno con cui spaccargli la faccia.

“Non avrei mai creduto possibile che i miei amati fiori, per quanto efficaci, concedessero anche a te la facoltà di riuscire la controllare la rabbia e ragionare”

In quel frangente il santo dei pesci realizzò che la velocità nello schivare i colpi, a volte, è ben più importante di mantenere la messa in piega.

Il medico la osservò a lungo da dietro gli occhiali spessi. Indugiò su ogni articolazione, ogni ferita.

Muoveva lentamente ogni arto della ragazza: le pareva di manovrare una bambola di pezza. Fisicamente non c’erano grandi danni. La paziente necessitava solo di qualche fasciatura.

Era stanca, ma sana. Terminata la visita le chiese molte volte il nome, cosa le fosse accaduto: nulla.

Non ebbe risposta. Attribuì il fatto allo stress subito. La lasciò seduta sul lettino a contemplare il pavimento e chiamò un’inserviente non più giovanissima, dalle gote rosse e il viso sorridente.

Ad un cenno del medico questa intese e si accostò alla fanciulla. L’aiutò a scendere dal lettino e col braccio le circondò le spalle.

Era più piccola di lei, ma più robusta.

“Per prima cosa toglierai quegli abiti e ti darai una bella lavata”

Rimase all’inizio incerta non ottenendo risposta. Decise poi di non farci caso, sorrise di nuovo. Uscirono appoggiandosi l’una all’altra, lasciandosi l’infermeria alle spalle. La loro destinazione era una casetta dal tetto rosso alla periferia del villaggio.

La donna guidò la giovane all’interno della sua abitazione, semplice ma accogliente. Le indicò una sedia e le disse di aspettare.

“Ti porto asciugamani e vestiti puliti. Qui la gente è buona e ti sentirai presto a casa, vedrai”

Mentre armergiava nell’altra stanza, continuava a parlare.

“Non sono sola in questa casa.Un tempo c’era anche il mio povero marito, pace all’anima sua. Ora ci viviamo io e mia figlia. Si chiama Nausicaa e all’incirca ha la tuà età. Starete bene insieme, ne sono certa”

La sua voce giungeva ovattata da oltre il corridoio e la straniera si voltò nella sua direzione. Qualcosa l’aveva attirata.

Un bisbiglio, un sussurro che si confondeva con la voce della padrona di casa. Sentì calore, una sensazione familiare.

Istintivamente si alzò e si mosse verso la camera, sgusciò silenziosa, simile a un essere che si ciba della notte.

Si fermò poi, in attesa, sullo stipite della porta. In quel momento la serva fece per girarsi e le prese un colpo.

Lasciò cadere gli asciugamani e si portò la mano al cuore, cercando di calmarsi, dopo aver realizzato che non era accaduto nulla.

“Dei del cielo! Mi hai fatto prendere un colpo. Per un attimo quasi non mi sembravi…”

Non finì la frase. Come avrebbe potuto dire a quella fanciulla che addirittura non le era parsa umana, con quel candore irreale della pelle e quel sangue addosso?

La lasciò libera invece di espolarare la stanza. La osservò muovere qualche passo, osservare i dettagli di ciò che la circondava.

L’ispezione della giovane finì presto, quando incrociò la foto di un uomo sulla quarantina. La donna sorrire, si intenerì. Accennò un sì col capo alla tacita richiesta della sua ospite.

“Puoi prenderla in mano se vuoi”

La straniera eseguì. Osservò la foto per qualche minuto, tanto che all’altra cominciarono a sorgere dei dubbi.

“Stai bene?”

Gli iridi di smeraldo erano fissi, immoti sull’immagine dell’uomo: ne stavano captando ogni dettaglio oppure nulla?

Non un alito di vento turbava la pace di quella stanza, eppure una ciocca della chioma color sangue si mosse sulla fronte candida.

Di nuovo non le parve umana e si sentì in colpa. Aveva quasi repulsione per quella fanciulla. Non era da lei un pensiero così sciocco. Per convincersene le sfiorò le dita.

Le sentì calde, tenere, vive. Rassicurata da quel tocco le tolse la foto di mano per riappoggiarla sul comò di legno, dove era sempre stata. La prese per il polso e le indicò la strada.

“Usciamo. Ti mostro il resto della casa”

La guidò per il corridoio e la cucina, da dove veniva il profumo delle pietanze pronte per il pranzo.

La straniera, invece, restò a guardare ancora nel buio della stanza.

Aveva visto qualcosa che a pochi altri era concesso vedere. Alexandros la ricambiava con sguardo sollevato.

Il corpo evanescente di suo fratello si confuse con le ombre della casa fino a sparire. La salutò con un cenno del capo, che presto si sarebbero rivisti.

Non era ancora tempo di lasciarla andare.

Io ci provo: non so se un Cancer del genere è scredibile o toppo OOC e che impressione possa dare la protagoista. Se qualcuno mi avverte mi fa un grosso favore. Grazie a chi ha letto, recensito, aggiunto la storia tra preferite o seguite.Baci alla prox Lenna

   
 
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