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Autore: JennyPotter99    25/01/2021    0 recensioni
La storia di un paio di occhiali, un anello d'argento e una margherita.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Il professore, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-8 secondi e mezzo.- esordisce Andrès, con il cronometro di mano. -Sei una scheggia!-
Non è vero, potrei farlo anche in meno.
-Non è vero, potrebbe farlo anche in meno.- commenta Sergio, puntando la torcia su di me e con l’altra mano sistemandosi gli occhiali sul naso.
Gli cadono in continuazione, è come un tic.
Mi volto verso di lui e lo guardò un po' male: odio quando mi legge nel pensiero, ma da una parte è divertente.
Questo dimostra che è davvero il mio migliore amico.
E come è suo solito fare, ha mangiato quasi la metà di tutti i pacchetti di patatine che ho portato dentro la tenda.
-Ripetetemi perché lo stiamo facendo nel cuore della notte e con una pistola vera…- borbotta sempre Sergio.
-Abbiamo scuola tutto il giorno, vuoi che la porti in biblioteca e mi alleni davanti alla signora Fernandèz che ogni secondo mi grida SSh?- ribatto, alzando le sopracciglia.
Dobbiamo sussurrare, altrimenti mia madre potrebbe entrare da un momento all’altro e capire che ho una pistola vera in mano.
-Ti odia.- aggiunge Andrès, ridendo.
-Tuo zio non capirà che gliel’hai rubata?- chiede Sergio.
Parlare di mio zio non mi fa tanto piacere, anzi, non ne ho mai veramente parlato con qualcuno effettivamente.
Una delle cose che accomuna me, Andrès e Sergio sono le armi.
I nostri famigliari sanno cosa vuol dire andare in guerra o servire il paese.
-E poi sei ancora troppo giovane per andare all’accademia militare.- continua Sergio, spegnendo la torcia e stendendosi a terra.
La tenda da campeggio è abbastanza larga per tutti e tre e ormai l’abbiamo fatta nostra: ogni volta che entrambi vengono a dormire a casa mia, ci rifugiamo qui dentro e parliamo delle più grandi stramberie.
-Ragazzi, andate a dormire, è tardi!- grida mia madre dalla stanza accanto.
Faccio capolino dalla tenda.- Va bene mamma!-
Spengo tutte le altre luci della camera e mi stendo tra loro due.
In realtà, credo che mia madre si faccia sempre strane idee ogni volta che li invito a dormire.
-Senti, ma quel tipo che ti lascia le margherite davanti la porta che fine ha fatto?- domanda Andrès, stringendosi nel suo sacco a pelo.
-P-Potrebbe essere anche una tipa.- balbetta Sergio.
E’ un po' di tempo che trovo sempre una margherita poggiata sullo zerbino, la mattina, quando esco per andare a scuola.
Potrebbe essere chiunque, anche se a scuola, in corridoio, raramente qualcuno si gira a guardarmi.
Deve essere qualcuno che mi conosce bene, dato che sa dove abito.
Oppure avrebbe potuto seguirmi fin qui.
Non ho mai pensato tanto all’amore o ai ragazzi, dato che nessuno, fin ora, mi ha mai fatto venire le cosiddette farfalle nello stomaco.
Anzi, non è vero, qualcuno che mi piace c’è, ma non voglio ammetterlo a me stessa perché non credo che lui provi lo stesso.
E’ tipico della mia età.
-Voi dove vi vedete tra 10 anni?- continua Andrès, sbadigliando.
-Facile, nella marina militare a servire il paese.- rispondo per prima, alzando le spalle.
-Ad insegnare lettere.- dice Sergio, togliendosi gli occhiali per dormire.
Io ed Andrès lo guardiamo stupiti.
-Che c’è? Mi piacerebbe insegnare, ma a quelli più piccoli, quelli della nostra età mi spaventano.-
Andrès ridacchia e si mette le mani sotto la nuca.- A realizzare il più grande colpo della mia vita.-
Alzò gli occhi al cielo, ancora con questa storia.- Tu vedi troppo Lupin.-
-Già, se continui a fare questi furtarelli, tra 10 anni sarai dietro le sbarre.- aggiunge Sergio.
-Ragazzi, ragazzi, andiamo! Non è perché rubi, ma è il come lo fai!- esclama, entusiasta.- Non ci penso proprio a lavorare, guarda come si è ridotta la mamma.-
Sergio sospira.- La mamma non si è ammalata perché lavora troppo.-
-Sì, ma non vorresti darle una vita migliore di così?- replica Sergio, fissando il fratello.
-Certo che lo voglio, ma non da dietro una cella.-
Andrès solleva il busto e ci guarda con un luccicante bagliore negli occhi e un sorrisetto ammiccante.- E chi ti dice che mi prenderanno?-
 
Madrid- 24 anni dopo- 5 mesi all’ora zero
 
Le sbarre automatiche si aprono davanti a me e la guardia alla mia sinistra mi fa cenno che posso uscire.
Il penitenziario femminile di Madrid mi ha ospitato per ben 2 anni che sembrano però duranti un’eternità.
Mi ha fatto ricordare perché odio le donne e perché preferisco essere amica degli uomini.
Sono frivole, false, gelose e alcune volte anche aggressive.
Ho provato a rapinare un negozio ed è andata male, pazienza.
I miei giorni da ragazzina che sperava di entrare nella marina militare sono andati in fumo quando mio zio è stato licenziato con disonore.
E perciò, addio raccomandazione e così la reputazione della mia famiglia.
Sono entrata con una tuta mimetica da maschiaccio, i capelli a caschetto marroni e ne esco sempre uguale, ma con i capelli più lunghi.
L’unica cosa che sono riuscita a tagliarmi in prigione, con un taglierino scheggiato che sono riuscite a portare dentro, è la frangetta che, oltretutto, ho tagliato anche storta.
Ma quando ho saputo chi si fosse offerto volontario per venirmi a prendere sono saltata alla gioia.
Faccio qualche passo fuori dal parcheggio e poi li vedo.
-Tati!- esclama Andrès, aprendomi le braccia.
Lascio a terra la sacca con la mia roba e gli salto addosso.- Andrès!-
Scoppiamo entrambi a ridere e lui mi guarda bene in faccia.- Mamma mia, quanto sei bella!-
Arrossisco appena e gli do un buffetto.- Oh, ti prego!-
Sono passati tanti anni dall’ultima volta che li ho visti.
Andrès ha qualche ciuffo di capelli bianco, ma lo stesso ghigno sul volto.
Al contrario, Sergio di bianco o grigio non ha nulla: i suoi capelli sono rimasti ricci, gli occhiali della stessa montatura, il naso a patatina e della barba.
Osservo subito il suo smoking elegante.- Ci vai anche al mare vestito così?- commento, sistemandogli la cravatta prima di dargli un bacio sulla guancia.
Lui mi sorride timidamente.- Mi piace vestirmi così, lo sai.-
-Ma che ci fate qui?- chiedo curiosa.
-Siamo venuti a prenderti, no?!- risponde Andrès, pizzicandomi i fianchi.- Così la banda degli Hermanos è di nuovo unita!-
Mi fa molto piacere, ma capisco subito che c’è qualcosa di più.- Dai ragazzi, seriamente…-
Andrès guarda suo fratello, facendogli cenno di rispondere.
Sergio si fa serio.- Ti ricordi il colpo che progettavamo alla Zecca di stato?-
Aggrotto le sopracciglia, dato che non so il motivo per la quale me lo stia chiedendo.- Si, perché?-
   
 
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