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Autore: Scarlet Jaeger    25/01/2021    3 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 24 – Overcome
 
 

 
Where are the heroes
Dove sono gli eroi
In my time of need
Quando ho bisogno di loro
 
Within Temptation - Overcome
 



 
Quando la campanella suonò immancabile l’ora del pranzo, i quattro ragazzi si alzarono dai loro banchi con un sonoro sbadiglio. La lezione appena conclusa era stata pressoché noiosa, ma al sol pensiero di ciò che li attendeva, sui volti di tre di loro comparve un luminoso sorriso.
Yuri avrebbe rivisto Julia, mentre Saya sarebbe potuta rimanere insieme a Kai, ed anche quest’ultimo, nonostante l’impassibilità del suo volto, era notevolmente emozionato di poter stare con lei in modo diverso dal semplice compagno di banco.
Quello più inquietato invece sembrava essere Boris, che aveva promesso a Mira di passare insieme la pausa pranzo, nonostante sapesse che il suo era solo un pretesto per vedere o avvicinare Kai, e per quello era un po’ preoccupato. Non solo perché alla ragazza che piaceva a lui interessava il suo amico, ma anche perché non voleva turbare la quiete dei suoi amici, non dopo che tra loro le cose si erano finalmente sistemate. Inoltre non voleva dare a Saya ulteriori preoccupazioni.
«Che succede?», la voce di Yuri destò Boris dai suoi pensieri, ma notarono tutti la sua espressione leggermente impensierita, nonostante fosse mascherata da un sorriso tirato.
«Nulla», ci tenne a rispondere il diretto interessato, alzando i palmi delle mani con nonchalance, ma ovviamente nessuno dei tre credette alle sue parole. Boris non aveva mai avuto così tanto la testa tra le nuvole e Saya credette che c’entrasse la ragazza che aveva salutato Kai quella mattina, e che il loro amico aveva raggiunto nel corridoio subito dopo.
C’erano decisamente grane in vista…
«Davvero, nulla di che, sono solo stanco ed annoiato dalla lezione appena conclusa. Quanto ha chiacchierato quel prof…», riprese parola Boris con un sorrisetto, «ma dato che ci sono vorrei chiedervi di non aspettarmi per pranzo e, se qualcuno ve lo chiede, voi volevate stare per conto vostro», puntò prima un dito contro Yuri, che lo osservò con un sopracciglio alzato, e poi verso Kai, che lo guardò con la sua solita aria stizzita, anche se evitò di dire qualsiasi cosa.
Fu Saya però a prendere parola, preoccupata dallo strano comportamento dell’amico.
«Va tutto bene?», gli chiese senza mezzi termini, ma il russo le portò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli in un piccolo gesto d’affetto, che la fece imbronciare leggermente.
«A meraviglia, ci vediamo al club!», pronunciò poi, alzando una mano in segno di saluto ed uscendo dalla classe con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
Dopo aver osservato le spalle del loro compagno uscire dalla porta dell’aula, i tre ragazzi si voltarono a guardarsi con le sopracciglia aggrottate, perché Boris non era mai stato così strano o sfuggente, e non aveva mai mancato di pranzare coi suoi amici.
«Mhhh, qui gatta ci cova…», rifletté ad alta voce Saya, facendo ridacchiare sotti i baffi Yuri e sospirare Kai, il quale ripensò alla scena successa in corridoio poche ore prima.
Aveva riconosciuto quella ragazza, perché era la stessa contro il quale avevano combattuto i due compagni russi, ma il fatto che lei avesse salutato solamente lui senza essersi mai parlati lo inquietò parecchio. Soprattutto lo innervosì il fatto che, nonostante non lo avesse dato a vedere, Saya era rimasta leggermente incupita dall’accaduto. In fondo, se fosse successo l’inverso, anche lui sarebbe stato alquanto geloso. Non poteva certo biasimare la sua compagna, ma almeno lui aveva la coscienza pulita…
 
 
Intanto Boris aveva raggiunto di corsa la classe del secondo anno nel momento esatto in cui Mira Nakamura uscì. Era così presa dai suoi pensieri, e probabilmente annoiata dalla lezione appena conclusa, che non si accorse minimamente dell’arrivo del russo.
«Hey!», le disse però lui, appena riuscì ad intravederla fuori dalla porta, fatto che la fece sussultare sul posto.
«Boris!», l’ammonì lei, di nuovo con una mano sul cuore per far fronte allo spavento, «devi smetterla di apparire così dal nulla o mi farai morire!», gli disse secca, con gli occhi assottigliati in un’espressione incredibilmente indispettita, ma agli occhi del ragazzo risultò talmente buffa che alla fine le scoppiò a ridere in faccia.
«Ti diverte?», sospirò lei, dopo avergli scioccato l’ennesima occhiataccia, ma quella non riuscì minimamente a scalfire l’ilarità del ragazzo.
«No, scusami, è che per un attimo mi è sembrato di rivedere Saya…hai fatto un’espressione molto simile alla sua…», le rese noto e quella constatazione servì a farla sorridere eloquentemente, ma cosa fosse passato in quel momento nella testa di Mira, Boris non seppe dirlo. Si sarebbe aspettato una sfuriata, o una risposta secca delle sue, invece sembrava tranquilla, più tranquilla di quando era uscita.
«Capisco», asserì lei, distogliendolo così dai suoi pensieri, «in effetti ho notato subito una certa somiglianza con quella ragazza…», assottigliò gli occhi in uno sguardo incredibilmente curioso, probabilmente per captare una sua reazione, ma Kuznetsov fece solamente spallucce, allontanando la questione. Non avrebbe di certo voluto che il discorso cadesse di nuovo su Kai, o che lei potesse dire qualcosa di offensivo verso la sua amica, in quanto fidanzata di quest’ultimo.
«Già», le rispose solamente per cortesia, ma si affrettò a riprendere parola subito dopo. «Allora, che ne dici di andare a pranzo?», continuò, con un sorrisetto fin troppo malizioso.
«D’accordo, raggiungiamo gli altri…», sorrise anche lei, fatto che lo rabbuiò per un attimo e lo costrinse ad osservare per due secondi la schiena di lei allontanarsi verso le scale.
«Allora, andiamo?», insistette poi, voltandosi per richiamarlo, e solo allora lui decise di seguirla, riprendendo la sua solita spensieratezza, anche se avrebbe dovuto dirle la verità.
«In realtà non raggiungeremo gli altri…», le rese noto, e non gli sfuggì l’espressione leggermente stizzita che sopraggiunse sul volto della ragazza, ma come tutte le altre volte non si fece fermare dai taglienti occhi ametista che lo stavano scrutando in malo modo.
«E come mai?», ci tenne però a chiedere lei, nonostante cercasse di mantenersi tranquilla o di non farsi vedere contrariata, ma Boris fece spallucce come se quella fosse una questione di poco conto.
«Beh, a meno che tu non voglia vedere coppiette mielose te lo sconsiglio, e comunque volevano rimanere soli…che ci vuoi fare, le coppie…», continuò a fare spallucce con un tono di voce eloquente, nonostante avesse mentito spudoratamente, almeno sulla seconda parte della frase, ma per fortuna sentì la sua nuova amica sospirare.
«Sarei rimasto solo, ma ho pensato che siccome sei nuova e non conosci ancora nessuno lo saresti stata anche tu, per questo se vorrai compagnia conta pure su di me», si batté un pugno all’altezza del cuore, impettendosi leggermente sotto le sue stesse parole, ma almeno vide i lineamenti del volto della giovane rilassarsi e quello per lui fu un buon inizio. La principale missione sarebbe stata quella di tenere Mira Nakamura lontano da Hiwatari. Tuttavia la luce sinistra sopraggiunta in quello sguardo ametista non gli piacque per niente, soprattutto dopo che lei decise di afferrarlo per un braccio, trascinandolo per tutte le scale.
Il cuore di Boris iniziò così a battergli incessantemente nel petto, e sul suo volto solitamente pallido sopraggiunse un certo rossore quando si ritrovò ad osservare i capelli corvini della ragazza ondeggiarle dietro la schiena ad ogni passo, e nel sentire l’odore del suo shampoo invadergli le narici ad ogni movimento.
«Hey, dove mi stai portando?», le chiese, dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente pur di non farsi prendere dall’imbarazzo. Ed in ogni caso era buffo come lui, proprio lui che in Russia aveva fatto cadere molte ragazze ai suoi piedi, adesso fosse imbarazzato dalla presenza di una donna…
«Non lo so, da qualche parte…», ridacchiò lei, ma lui cercò di opporre resistenza quando notò che lo stava trascinando nella direzione dove probabilmente sarebbero stati i suoi amici.
«Alt, frena!», l’ammonì, bloccandosi di colpo ed impedendole così di proseguire. In fondo la sua forza era nettamente superiore a quella della ragazza, per cui non gli ci volle molto per farla desistere dall’andare avanti, ed inoltre ci aveva messo così tanto impeto che lei venne sbalzata all’indietro, finendo con la schiena addosso al petto di Boris, che per fortuna scongiurò una sua possibile caduta.
«Attenta!», le disse, sorreggendola lievemente dalle spalle con il volto in fiamme, e sperò anche di riprendere un contegno prima che lei lo notasse.
«Che diamine ti è preso?», riprese però parola lei, leggermente stizzita, tornando in posizione eretta e penetrandolo con un’occhiataccia.
«Stai andando nella zona delle coppiette…», la ragguagliò lui con una smorfia schifata, sperando di farla desistere dal continuare per quella strada, ma lei si voltò verso la direzione che aveva intrapreso inizialmente e per un momento gli parve di aver visto lo sguardo ametista di lei illuminarsi appena, probabilmente al pensiero che da quella parte avrebbe potuto incontrare Kai, ma riuscì a tirare un sospiro di sollievo quando lei fece spallucce per tornare a dargli udienza.
«Ok, hai quindi altre idee? Volevo mangiare in un posto tranquillo, non amo l’affollamento», gli rese noto lei, e lui non poté che aprirsi in un sorrisetto soddisfatto.
«Uh, abbiamo una cosa in comune. Anche io non amo l’affollamento…», le disse con sguardo eloquente, ma lei spostò leggermente la testa di lato per scrutarlo meglio.
«Ѐ una cosa personale o è una prerogativa puramente russa?», lo punse però nell’orgoglio Mira, e lo fece con un tono di voce talmente impassibile che Boris non riuscì a capire se stesse scherzando o meno.
«Entrambe le cose…», si ritrovò a mettere in chiaro, nonostante fosse rimasto spiazzato dalla sua constatazione, e lo fece sorridendole appena, ma le sue iridi violacee sembrarono volerlo scrutare fin nel profondo. «Diciamo che più che una prerogativa russa è una prerogativa dei miei compagni», fece poi spallucce con un sospiro, ma quando si accorse di averlo fatto in maniera fin troppo amareggiata cercò di correre ai ripari.
Tuttavia quella specie di ammissione non passò inosservata alla ragazza.
«In che senso?», gli chiese infatti lei, ammutolendolo per qualche secondo, sia per la domanda in sé, sia per come gli era stata posta. I suoi occhi assottigliati in uno sguardo incredibilmente incuriosito non gli stavano lasciando scampo…
«Ѐ una storia lunga…», cercò di scacciare il pensiero, sventolando una mano davanti al naso con nonchalance, ma lei non sembrava a demordere.
«Ho tutto il tempo di ascoltare», gli disse, aggrottando le sopracciglia e sedendosi a terra vicino ad un albero, incitandolo con lo sguardo a raggiungerla.
Alla fine, impossibilitato ad andare contro i voleri di quella strana ragazza, Boris si sentì costretto a raggiungerla e si sedette accanto a lei all’ombra di un albero.
Quel posto era un po’ trafficato, ma quello non sembrava dare noia a Mira, per cui, astenendosi dal dire qualsiasi cosa, si decise ad aprire il bento che si era portato dietro, emulato in seguito dalla ragazza.
«Allora?», lo incitò però lei, dopo aver ingoiato il primo boccone.
Lui invece rimase con le bacchette a mezz’aria, anche per la fatica che stava facendo per mangiare con quei cosi infernali. Non si sarebbe mai abituato agli usi del posto, ma con calma ripose la manciata di riso nella scatoletta e si preparò a parlare con un piccolo sospiro. Non seppe nemmeno dire per quale motivo si sentì in dovere di rispondere alla sua domanda, e si dette anche dello stupido per averle dato l’abbocco, ma in fondo sentì che fosse giusto così. Non aveva mai parlato del suo passato a qualcuno di estraneo, o che non fossero stati i suoi compagni di squadra, per quello all’inizio rimase leggermente titubante, ma fino a che non avrebbe incrociato il suo sguardo azzurro con quello della ragazza sarebbe andato tutto bene. Quegli occhi, oltre a scuoterlo fin nel profondo, lo inquietavano parecchio. Ma più di tutti era inquietato dal secondo fine che sembrava avere lei. Tuttavia non si fece fermare dai suoi dubbi, perché sentiva che in fondo quella causa non era da abbandonare del tutto.
«Diciamo che non abbiamo avuto un passato roseo, ecco, non come quello di molti ragazzi…», iniziò, indurendo l’espressione e serrando la presa attorno alle bacchette, ma poi le raccontò di quando lui e Yuri furono trovati per strada da Vorkof, ancora molto piccoli, e di come fossero stati portati al monastero e di come avessero preso parte al progetto della Borg.
Le raccontò tutto, da quello che avevano subito a quello che avevano progettato di fare durante il primo campionato mondiale, fino ad arrivare al perché si trovassero in quella scuola, e non seppe dire per quale motivo si sentì in dovere di raccontare cose così personali, quando invece sarebbero bastate poche e sintetiche parole, ma dovette dire che dopo il racconto si sentì incredibilmente più leggero.
Però tra loro cadde di nuovo uno strano silenzio, che fu rotto solamente dai rumori leggeri della masticazione di entrambi, che stavano solamente cercando di finire il loro pranzo prima della fine della pausa, ma stranamente la prima a riprendere parola fu lei.
«Anche Kai?», gli chiese a brucia pelo, e quella domanda così diretta per poco non gli mandò di traverso il boccone. Riuscì a deglutire senza danni, ma non riuscì a bloccare la smorfia stizzita che gli sopraggiunse sulle labbra.
«Perché ti interessa così tanto Hiwatari?», le domandò con tono aspro, voltando per la prima volta da quando si erano seduti lo sguardo chiaro su di lei. Ma la ragazza allontanò la questione facendo spallucce, senza voltarsi a raggiungere i suoi occhi. Se lo avesse fatto, probabilmente Boris sarebbe riuscito a vedere chiaramente la vera risposta a quella domanda.
«Così, mi è sempre sembrato un tipo interessante…Mi ha colpito il suo stile di gioco, il suo modo di fare, il suo carattere cinico e la sua freddezza…», disse lei, nonostante l’espressione arcigna, che confuse il povero Kuznetsov ancora di più. «Lo seguo da molto, fin dal primo campionato del mondo. Sono sempre stata interessata a lui…», continuò, lasciando in sospeso la frase ed appoggiandosi con le spalle al tronco dell’albero con un sospiro.
«Lui però è fidanzato», ci tenne a mettere in chiaro il russo, con il tono di voce di chi sapeva di aver dato una bastonata tra capo e collo al suo interlocutore, e dovette ammettere di averci un po’ goduto nel farlo. Immaginava anche di vedere la disperazione sul volto della ragazza, invece quello rimase impassibile.
Mira aveva alzato il volto verso i rami dell’albero ed era rimasta ad osservare il loro movimento cullato dal vento, mentre Boris era rimasto estasiato a scrutare il profilo di quella strana ragazza, rapito da quella visuale come se fosse stata l’unica ragazza sulla faccia della terra.
«Non importa», disse però lei dopo alcuni secondi di silenzio. «L’animo umano è così facilmente corruttibile», ridacchiò poi, fatto che fece alzare platealmente un sopracciglio al russo, che davvero non ci stava capendo più nulla di quello strano comportamento. «Non ti sembra che io somigli molto alla sua fidanzata?», insistette poi dopo altri secondi di silenzio, voltandosi a guardarlo con uno sguardo talmente eloquente che quella constatazione lo stizzì non poco, perché forse stava iniziando a capire cos’avesse in mente di fare quella ragazza.
«Potrai essere simile a Saya nell’aspetto, ma non credo che questo basti per fare colpo su Kai», ci tenne a risponderle, ma la sua saccente ammonizione venne messa a tacere di nuovo.
«Non importa…», gli rispose infatti lei, facendo di nuovo spallucce come se quella sentenza non l’avesse minimamente toccata, e la conversazione crollò di nuovo.
Entrambi ripresero a mangiare in silenzio, ma il russo le lanciò alcuni sguardi straniti con il pelo dell’occhio, perché avrebbe davvero voluto chiederle cosa le stesse passando per la testa, ma convenne che tanto quella sarebbe stata una causa persa. Di certo Mira Nakamura non avrebbe ammesso ciò che realmente aveva in mente di fare, visto che lui era amico di Kai e, soprattutto, di Saya.
«Dimmi di te…», le disse invece, dopo essersi dato una calmata, perché a mente fredda capì di non sapere nulla di lei, a parte il suo nome e quel poco che era riuscito a scoprire.
«Cosa vuoi sapere?», chiese però lei, ingoiando un altro boccone con fare annoiato.
«Non lo so, io ti ho parlato di me e del mio passato, per cui sarebbe carino se tu contraccambiassi…», le rese noto lui, imitandola nel mangiare, ma a differenza di lei il suo cuore stava battendo un po’ troppo velocemente.
«Non c’è molto da dire in realtà. Non ho mai conosciuto i miei genitori, sono morti che ero ancora molto piccola. Mi ha cresciuta mia zia…», iniziò, ma l’espressione del suo viso si indurì, come si serrò la presa che aveva fatto sulle sue bacchette, e per un momento a Boris sembrò che anche tutti i muscoli del suo corpo si fossero incredibilmente tesi, ma non badò a quel dettaglio ed ascoltò diligentemente ogni parola che uscì da quelle labbra leggermente piegate all’ingiù. «Mia zia ha sempre fatto molti sacrifici per me, e credo che per colpa mia non sia mai riuscita a farsi una famiglia tutta sua. Sai, ero molto piccola quando le sono stata affidata, per cui per non pesarle ho iniziato anche io a lavorare, quando ho avuto l’età giusta per farlo, ma lei se n’è andata qualche mese fa…Mi ha lasciato in eredità il piccolo monolocale in cui vivevamo, ed un vuoto incolmabile nel cuore…avevo solo lei», concluse con voce incrinata, ma dai suoi occhi non scese nemmeno una misera lacrima. Anche il suo volto rimase pressoché impassibile, ma dal tono di voce Boris intuì come doveva essersi sentita, e stranamente si sentì affine a lei. In fondo nemmeno lui aveva mai conosciuto i suoi genitori, ma a differenza di lei, lui non era mai stato solo. C’erano sempre stati i suoi amici a dargli forza, e forse in quello era stato leggermente più fortunato di lei…
«Mi dispiace», si sentì solamente in dovere di dirle, ma prima che provasse a dire qualcos’altro per tirarle su il morale, lei riprese parola.
«Prima che morisse avevamo in progetto di fare un viaggio insieme, il primo che avessimo mai fatto, ma purtroppo la vita me l’ha portata via troppo precocemente», alzò le spalle, voltando lo sguardo verso un punto indefinito del giardino, e Kuznetsov non se la sentì di interrompere il vortice dei suoi pensieri, perché immaginò che avesse aperto di nuovo una ferita che probabilmente non si era ancora rimarginata.
«Non ho mai avuto dei veri amici con il quale condividere qualcosa, proprio perché ho iniziato a lavorare fin da giovanissima. Grazie al Beyblade però non mi sono mai sentita sola, ed ho conosciuto la ragazza con il quale ho fatto coppia al torneo, ma lei ha la sua vita ed il suo compagno, per cui non abbiamo mai fatto troppe cose insieme», fece spallucce allontanando la questione, anche se lo fece sorridendo amaramente, e Boris non riuscì a staccare i suoi occhi dalla linea del suo profilo, e dai ciuffi della sua frangia che le cadevano sugli occhi leggermente abbassati.
«Beh, non sarò per te speciale come Hiwatari», riprese parola lui, nonostante la smorfia schifata ed il tono di voce seccato, «ma so essere un buon amico…insomma, sono amico anche di chi parla a monosillabe…», fece poi spallucce, riferendosi proprio a Kai, e quella constatazione riuscì a strappare un sorriso alla ragazza, che finalmente voltò di nuovo il suo sguardo su di lui.
«Sai, sei un tipo…», iniziò lei in risposta, ma venne fermata di nuovo dalla voce penetrante del ragazzo.
«Strano, lo so, me lo hai già detto…», concluse stizzito, nonostante il sorrisetto saccente che fece capolino dalle sue labbra, e lei non poté che guardarlo con espressione confusa.
«Quindi, per aiutarti a sentirti meno sola posso continuare a farti compagnia per pranzo. So che magari preferiresti mangiare con qualcuno altro, ma dovrai metterti l’anima in pace…», le disse, alzandosi da terra dopo aver richiuso il suo bento e scotolando via i fili d’erba che si erano attaccati ai suoi pantaloni.
«Quindi consolidiamo questa strana amicizia?», gli chiese lei, alzandosi a sua volta da terra per sistemare le pieghe della gonna.
«Se vuoi…», fece spallucce Boris, allungando una mano in direzione della sua nuova amica, ma in un primo momento lei aggrottò le sopracciglia in un’espressione incuriosita, che fece alzare gli occhi al cielo al povero ragazzo.
«Dovresti stringerla…», sentenziò lui, indicando con un gesto della testa la sua mano ancora tesa. «Voi Giapponesi non suggellate così le promesse?», le chiese poi, ma la vide rabbuiarsi per un attimo. Fu solo un secondo però, perché riprese la sua solita espressione spensierata prima di stringere finalmente la mano del ragazzo.
«Sai», riprese parola Mira, un attimo dopo avergli dato le spalle, «mi sarebbe davvero piaciuto visitare la Russia con mia zia…», concluse, voltandosi appena per penetrarlo con uno sguardo risoluto, un attimo prima che sparisse dalla sua visuale, lasciandolo imbambolato in mezzo al cortile.
 
 
 
 
 
Quando iniziarono le attività dei club, Saya andò in palestra alla solita ora, dopo aver salutato Kai con un bacio e Yuri e Julia con gesto della mano. Si era diretta nello spogliatoio ed aveva indossato il body di allenamento, legando poi i capelli nella solita crocchia ordinata, che serviva per non dare distrazioni durante le acrobazie.
Una volta entrata però, notò le sue compagne accerchiate in un angolo della palestra e la presidentessa che si stava facendo in quattro per cercare di iniziare l’allenamento, gridando loro contro qualche ammonizione, e quel fatto risultò così paradossale agli occhi di Saya, che alla fine si diresse verso il capitano con un sopracciglio alzato.
«Che succede?», chiese alla compagna, ma dopo la sua domanda vide le spalle di lei afflosciarsi appena.
«Sono tutte addosso alla nuova recluta…», sospirò quella, cercando di nuovo di richiamare tutte le ragazze sull’attenti.
«Abbiamo una nuova ballerina?», chiese divertita Saya, anche se dentro di sé si chiese chi potesse essere per iscriversi ad un corso oramai iniziato, ma tutto le fu chiaro quando la presidentessa riuscì a liberare la diretta interessata dalle grinfie delle loro compagne.
All’inizio rimase spiazzata da quella visione, soprattutto dopo che quella le riservò un sorrisetto leggermente sinistro, ma fu un’espressione che Saya non riuscì minimamente a decifrare.
«Allora ragazze, come avete potuto notare abbiamo una nuova compagna, e penso che oramai non ci sia bisogno di presentarla, ma è giusto che ci dica il suo nome», continuò il capitando, rivolgendosi poi alla nuova arrivata. «Vuoi presentarti da sola?», le chiese, facendo così in modo che la chiamata in causa facesse un elegante passo avanti.
«Piacere di conoscervi, mi chiamo Mira Nakamura e sono sicura che mi troverò bene qui con voi…», si presentò la giapponese, ma il suo sguardo non si era spostato da Saya nemmeno per un secondo, come se quella fosse stata più una minaccia che una vera e propria constatazione. Inoltre quella strana presa di parole, fatta con un tono di voce stranamente impassibile, inquietò ancora di più la nipote del presidente Ditenji, che tra tutte le possibili compagne di scuola non si sarebbe mai aspettata di vedere nel suo stesso club la ragazza che quella stessa mattina aveva salutato Kai come se fossero stati amici di vecchia data. Di fronte a lui non si era voluta mostrare nervosa o ingelosita, ma quel gesto non era proprio riuscita a capirlo, come non riusciva a capire le vere intenzioni di quella strana ragazza…
«Via, ora basta perdere tempo, iniziamo?», le mise sull’attenti la presidentessa, e dopo quell’ordine Saya si impose di voltare le spalle alla nuova arrivata, ed a quegli occhi così simili ai suoi, così da non essere costretta a parlarle di nuovo.
Quando andò a prendere i suoi attrezzi però, le si avvicinò una sua compagna di corso e le parlò vicino all’orecchio per non farsi sentire dalle altre.
«Lo sai, è buffo!», le disse quella, facendo così aggrottare le sopracciglia della nipote del presidente Ditenji, che si guardò attorno con fare circospetto prima di decidersi a rispondere.
«Cosa è buffo?», le chiese, alzando gli occhi al cielo con fare quasi esasperato. Ultimamente le sue compagne l’avevano avvicinata spesso per chiederle della sua storia con Kai, o per renderle noto il fatto che, nonostante si fossero arrese, non avrebbero mai smesso di ammettere quanto fosse attraente il suo nuovo fidanzato, ma in quel momento sperò solo di non essere stata disturbata per un'altra constatazione del genere.
«Quella ragazza…», riprese parola la sua compagna, spostando il suo sguardo verso Mira Nakamura, che in quel momento stava dando le spalle a tutti e stava provando dei passi seguita dalla presidentessa. «Ti somiglia molto…», continuò, e bastò quella frase per far gelare Saya sul posto, che alla fine si voltò di nuovo a guardare Mira con espressione scioccata. Tuttavia, dopo un’attenta inquisizione, si ritrovò a dover dare ragione alla sua compagna, e quel fatto le lasciò dentro una tale amarezza che le fece serrare la mascella per la contrarietà.
«Già…», soffiò, senza spostare i suoi occhi ametista dalla figura in fondo alla stanza. La guardò volteggiare con il nastro, e notò come le sue compagne fossero tutte assorte nell’osservarla, cosa che la stizzì non poco, perché in fondo non era più brava delle altre, ma cercò di scacciare quel pensiero per concentrarsi sul suo fisico slanciato. Era leggermente più alta di lei, come aveva constatato quella stessa mattina, quando le era passata accanto, ma la sua altezza poteva ritenersi nella media di una qualsiasi studentessa liceale giapponese, così come il suo fisico. Inoltre, con il suo stesso body in dosso, non sembrava più prosperosa di Saya, nonostante quest’ultima avesse qualche curva in più, ma quello che saltò subito agli occhi della nipote del presidente fu la somiglianza con i lineamenti del suo volto. Con la crocchia corvina legata sulla nuca i loro visi si somigliavano molto, nonostante il mento della Nakamura fosse leggermente più allungato. Ma, nonostante quello, la somiglianza era impressionante, e quando Mira si voltò a guardarla, probabilmente dopo essersi sentita osservata, i suoi occhi raggiunsero uno sguardo del suo stesso colore.
Mira le stava sorridendo, con un sorriso così strano che Saya sentì un famigliare brivido correrle lungo la schiena.
Solo un altro paio di occhi le avevano fatto quell’effetto, ed era stato in Russia durante il primo campionato mondiale.
Solamente lo sguardo di Yuri Ivanov era riuscito metterle così tanta inquietudine ai tempi, e non seppe dire se il provare le stesse sensazioni per lo sguardo di quella ragazza fosse un bene o un male.
Di una cosa però pera certa: avrebbe dovuto tenersi stretto il suo compagno…
 
La nuova arrivata mi somigliava così tanto che quel fatto mi fece salire al petto una strana inquietudine, ed inoltre in un primo momento non ero riuscita a cogliere la minaccia celata dietro quelle iridi dal colore così simile al mio.
Mi chiesi anche se quella somiglianza l’avesse vista anche Kai, perché se così fosse stato avrei avuto un immenso problema…Inoltre mi domandai se la conoscesse, visto come si era prodigata a salutarlo quella stessa mattina. Ѐ vero che lui era rimasto sconvolto ed interdetto tanto quanto me, e le ametiste di Kai difficilmente mentivano, ma non me la raccontavano comunque giusta.
Avevo imparato a leggere nei suoi occhi le sue emozioni, grazie a tutti gli anni passati insieme, ma non riuscivo a stare tranquilla.
Di lui mi potevo fidare, ma di lei?
Fine capitolo 24
 
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve a tutti e ben trovati anche in questo capitolo eheheh
Finalmente scopriamo qualcosa di più su Mira, anche se rimane sempre comunque abbastanza misteriosa, non trovate? Il tutto ovviamente non è lasciato al caso.
Nulla è stato lasciato al caso, anche il minimo dettaglio eheheh ma non voglio spoilerare nulla U.U
Stiamo quasi arrivando alla fine di questa storia (mancano davvero pochi capitoli), e chissà se Boris riuscirà a trovare la felicità :P
Mi scuso per i vari errori! Oggi ho un mal di testa atroce e non sono sicura di aver corretto il capitolo al meglio, ma non volevo saltare l’aggiornamento >.<
Passo poi a ringraziare i recensori (davvero grazie *^*), le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite, e tutti i lettori silenziosi giunti fino a qui :3
Al prossimo aggiornamento!!
  
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