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Autore: AlyaVRose    25/08/2009    1 recensioni
Un seguito ideale di Breaking Dawn, quando Renesmée è ormai cresciuta, e Bella ritorna a Forks per chiedere aiuto a Jacob... cosa succederà?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
03. ADORO LE SITUAZIONI COMPLICATE, SOPRATTUTTO SE SI COMPLICANO ANCORA
Neanche quella notte riuscii a dormire. Troppi pensieri mi turbinavano nella mente, e mi sentivo come se stessero tessendo attorno a me una ragnatela in cui sarei sicuramente rimasto invischiato. Gli sguardi di Bella non potevano essere fraintesi, il messaggio era chiarissimo, ma Nessie… Già, Nessie. Il mio piccolo mostriciattolo. Aveva bisogno del mio aiuto, ma indubbiamente non lo avrebbe chiesto mai. Toccava a me farle capire che poteva fidarsi. Ero assorto in queste riflessioni, quando sentii distintamente degli strani singhiozzi soffocati provenire dall’altra stanza. I vampiri non piangevano, lo sapevo bene, ma potevano singhiozzare. E Bella stava indubbiamente piangendo. Dopo un paio di minuti lo scatto della maniglia mi fece sobbalzare. Nel buio, vidi due occhi color del miele avvicinarsi circospetti. Un sussurro, lieve come il vento, proprio nel mio orecchio.
«Jake, stai dormendo?»
«No. Che succede, Bells? – mi sollevai sul gomito per guardarla negli occhi – ti ho sentita piangere. Tutto bene?»
«Mi dispiace, non volevo svegliarti».
«Ero già sveglio. Non riesco a dormire, ultimamente».
«Da quando?»
«Da quando sei qui, Bells».
«Bene, sono contenta. Sono proprio diventata un incubo, per te!» Si rabbuiò, probabilmente dispiaciuta da quello che le avevo detto. Sospirò e riprese, seria. «Lo so che tecnicamente io non dormo, ma mi piace comunque restare a letto, la notte. Ma stanotte ho degli strani presentimenti, mi sento… strana». Oddio, sembrava una bambina spaventata. Erano anni che non la vedevo così! Non dissi niente, scostai di poco le coperte e le feci spazio. Non c’era bisogno di parole, in quel momento. Lei si accoccolò sul mio petto, e istintivamente l’abbracciai.
«Grazie, Jake».
«Piantala di ringraziarmi, Bells. Sei mia amica, no?» Sobbalzò a quelle parole, forse pensando che non lo avrei notato. «Che succede?»
«Niente… non mi merito la tua amicizia, Jake. Tutto il male che ti ho fatto…» Le misi un dito sulle labbra per farla tacere.
«E’ acqua passata, piccola». Alzò gli occhi dorati piantandoli nei miei, e sentii chiaramente qualcosa darmi un pugno nello stomaco. Erano tristi, pieni di dolore. Come quando quell’idiota di Cullen l’aveva mollata. «Bells, tuo marito non ti ha lasciata di nuovo, vero?»
«No, ma che vai a pensare?»
«Hai lo stesso sguardo di allora, Bells. Vuoto. Triste. E solo».
«N…no… non credo… Voglio dire, non sono triste!»
«Tranquilla, piccola. Non sei obbligata. E non devi giustificarti con me, lo sai». La guardai negli occhi per un lungo istante, accarezzandole dolcemente il viso con la punta delle dita.
«C’è dell’ironia in questa situazione…» Avevo capito benissimo a cosa alludesse.
«Già. Ma allora non eri ancora legata a lui. Non in modo indissolubile, intendo».
«Ed ero umana». Tentò di distogliere lo sguardo, ma la mia mano glielo impedì. Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certo. Ma non era quello il momento di insistere.
«Bella, vuoi ficcarti in quella testa che non me ne frega un accidente se sei un vampiro? Pensi che starei qui a tenerti stretta tra le braccia altrimenti?» Lo sguardo che mi regalò era così dolce, tenero e pieno di richieste che mi sciolse il cuore. Per un solo, minuscolo maledetto istante il mio autocontrollo andò a farsi una passeggiata, e io mi ritrovai a baciare Bella. Pensavo che mi avrebbe fermato, furiosa, invece il mio cuore mancò un battito quando la sentii rispondere al bacio, come se fosse la cosa più normale del mondo. Mi staccai quasi subito, scosso e preoccupato dalla sua reazione. Fu un istante, ma il bagliore che vidi nel suo sguardo rispondeva a tutte le domande che mi facevo da più di sei anni.
«Perdonami, Bells. Non succederà più».
«Non è la prima volta che mi baci, Jacob».
«Ma ora sei sposata, hai una figlia. Che tra parentesi è il mio imprinting. Non avrei dovuto. Mi dispiace».
«Facciamo finta che non sia successo, allora. Posso restare qui con te?»
«Certo, certo. Ma ti offendi se schiaccio un pisolino?» Non finii neanche la frase che mi ero addormentato, seppur ben cosciente della presenza di Bella al mio fianco.
Quella notte sognai; sognai le nostre giornate insieme quando quel manichino inamidato e surgelato di suo marito l’aveva praticamente gettata tra le mie braccia, sognai i suoi sguardi quando per lei ero tutto. Mi svegliai di soprassalto, zuppo di sudore. Lei era ancora lì tra le mie braccia. Lo apprezzai.
«Un brutto sogno, Jake?»
«Già, già…»
«Una volta ero io quella che faceva brutti sogni, se non sbaglio».
«Adesso non più, Bells?»
«Beh, ormai non dormo…» Mi sorrise. Decisi che era meglio alzarmi e fare una doccia, prima di essere attratto di nuovo sull’orlo di quell’abisso color caramello.
«Bells, dovrei alzarmi… se non vuoi che esca fuori dal letto davanti a te, sarà meglio che tu esca, piccola».
«Scusa, hai ragione… vado a preparare la colazione». Si alzò con una grazia che mi fece male al cuore, ma resistetti all’impulso di prenderla di nuovo per il polso per tirarla vicina.
La doccia riuscì a calmarmi un poco, ma non bastò. Mi sentivo come una bomba a orologeria, pronto a esplodere, avevo bisogno di parlare con qualcuno di tutta questa situazione, ma chiunque avessi scelto, il resto del branco lo avrebbe saputo. Eppure… Doveva esserci qualcuno che avrebbe saputo cosa dirmi. Mi venne in mente un solo nome.
Mi vestii velocemente, ma con particolare attenzione, quindi andai in cucina attirato dall’odore fantastico della colazione. La trovai alle prese con i cereali, il resto era già tutto pronto in tavola. Mi sorrise dolcemente, quindi indicò con fare significativo il frigo sospirando.
«Dimmi una cosa, Jake, hai deciso di fare lo sciopero della fame o speri che il cibo si materializzi da solo nel tuo frigo?» La guardai un po’ sorpreso, non sapevo cosa rispondere. Lei continuò, pragmatica.
«Ok, visto che oggi è il tuo giorno libero, ti costringerò ad entrare in un supermercato a fare la spesa. E non voglio sentire ragioni».
«Veramente… senti Bells, vai tu. Io ho bisogno di vedere il consiglio, oggi. Sai… questioni del branco. Ma ti raggiungo appena finito».
«Va bene, come vuoi. Certo che voi maschi, quando si tratta di fare la spesa ve la svignate sempre!» Le sorrisi con fare colpevole, meglio che lo credesse. Avevo bisogno di stare da solo, di riflettere su tutto quel casino di situazione.

  
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