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Autore: Mary_la scrivistorie    29/01/2021    1 recensioni
Solamente due cose.
Uno, perché proprio “rime sparse”? Il titolo della raccolta si rifà al celebre titolo tratto da “Il Canzoniere” di Petrarca, «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono». Questo è il sonetto proemiale della raccolta, scritto intorno al 1350 e quindi dopo la morte di Laura, come dimostra il fatto che l’autore, in questo, componimento guarda in modo retrospettivo al suo amore infelice: Petrarca lo definisce un “giovenile errore” dal quale si è in parte liberato con la maturità, consapevole di essere venuto meno alla sua dignità di intellettuale e di essersi esposto alle derisioni del mondo. È appunto questo il caposaldo di questa raccolta: l’effervescenza dell’illusione dell’amore e il senso di vergogna che ne scaturisce. Sappiate che questa raccolta è il mio personale modo di perdonarmi e sigillare un capitolo della mia vita non tra i più idilliaci, ma un lieto fine almeno c’è.
Due, Mary è morta. Non cercatela perché non vi risponderà, non essendoci più. Avrete modo di appurarlo se mi seguirete in quest’esperienza. Ha cambiato nome, ha cambiato vita e pure fandom. Per questo ora si è data alla poesia – ma restate sintonizzati, poiché lei è come le scale di Hogwarts: le piace cambiare!
Genere: Poesia, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Leonessa 
 
Un tempo sognavo:
Correre con le gazzelle
Maestria ed eleganza 
Di un passo concesso
Verso la libertà. 

Un tempo ambivo:
Astuzia da volpi, 
Per liberarmi dagli intrighi
E dalle passioni mondane
Verso il trionfo.

Un tempo ostentavo:
Portamento da cigno,
Un manto di candore
Smascherato da un fuoco
Brulicante di speranza. 

Niente 
Di queste tre cose avevo
Né libertà, né trionfo, né speranza
Ma le desideravo così ardentemente
Da cadere brutalmente nell'ignoranza.

Ero una debole, che proiettava
In altri desideri reconditi,
Metafore inespresse, 
Celate ai ricordi, 
Ma vivide nell'oblio. 

Ero vulnerabile perché inconsapevole
Di un potere formidabile,
Custodito nell'anima,
Inaccessibile alla mente
Svincolato dal cuore. 

Limiti e confini non possono trascendere
La nostra cruda esistenza
Solo noi ne abbiamo la facoltà
Eppure proviamo, cadiamo, falliamo.
Ci innamoriamo.

Di tutto e tutti, 
Fuorché di una missione
Fuorché della nostra identità: 
Scegliere noi stessi non è peccato
Bensì inesplorato coraggio. 

Forza di combattere, di costruire, 
Di cancellare la vergogna, 
Di debellare gli ostacoli, 
Di eradicare il tossico,
A cui avevamo disperatamente ancorato le nostre radici.

Con il senno di poi mi sono accorta
Che solo una leonessa avrebbe potuto prenderne atto 
Che solo una leonessa avrebbe compiuto tale scelta - 
L'ho reclamata dalle tenebre. 

Era sepolta dopo secoli di battaglie,
Perse o vinte, caotiche o distruttive,
Si era abbandonata al crocevia dei sentimenti.
Dimenticando il groviglio di radici
Che la sosteneva in alto sulle nuvole. 

Era caduta come un angelo,
Ma era risorta con metà vigore.
Aveva scelto una "nuova" vita all'insegna dell'amore,
Ma aveva ricevuto da se stessa 
Solo sabotaggi a oltranza. 


Esausta da un circolo vizioso,
Fatto di prova-e-crolla, tira-e-molla,
Ha deciso di resettare, rigenerare, ricominciare.
Con un nuovo codice genetico, una nuova identità.

In realtà sempre la sua, prima imbrigliata da catene,
Incatenata da limiti,
Limitata da sé.
Come leonessa si è fatta strada,
E ora d'acciaio è diventata. 
   
 
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