LE
ALI DELLA FARFALLA
*
Capitolo Bonus
*
Ormai
Marinette ed Adrien erano usciti allo scoperto anche con i genitori di lei.
Era
stata la stessa ragazza a parlare apertamente con Tom e Sabine della relazione
con il coetaneo, cosa che aveva fatto illuminare gli occhi dell’uomo.
Entusiasmo
frenato subito dalla moglie, la quale le ricordò un vecchio episodio successo
qualche mese prima, che per colpa di una delusione, e a causa di aver
affrettato troppo i tempi, lo stesso Tom era stato akumizzato mal interpretando
una situazione con Chat Noir.
“E’
stato quel gattaccio da strapazzo! Per fortuna Adrien è diverso, sono sicuro
che non deluderà mai la mia Marinette”.
Di
tutta risposta, la ragazza fece una smorfia rassegnata, suo padre non poteva
sapere che in realtà Adrien vestiva i panni del super eroe di Parigi.
“Tom,
porti ancora rancore?” Gli chiese Sabine
mentre lo aiutava con l’impasto di una torta.
“Chi
fa del male a Marinette, non merita la mia comprensione”. E prendendo un
coltello abbastanza grande e affilato, da fare invidia anche ad un macellaio,
tagliò con un colpo secco il filone appena sfornato.
“Io
vado” Disse Marinette imbarazzata girando i tacchi.
“Dove
tesoro?” Le chiese amorevolmente sua madre notando lo zaino di scuola sulle
spalle.
“Da
Adrien, studiamo insieme oggi” Le stampò un fugace bacio sulla guancia, e senza
darle il tempo di approfondire, si defilò, lasciandosi dietro di se, il
tintinnio della campanella appesa sopra la posta della pasticceria.
Sabine
sospirò sperando che sua figlia fosse grande abbastanza e con la testa ben
attaccata alle spalle.
Qualche
giorno fa, le due donne di Tom, si erano messe parlare e tra una confidenza e
l’altra, la più vecchia le aveva chiesto se per caso lei e Adrien, fossero
andati più in là del semplice bacio.
Dopo
un imbarazzo iniziale della più giovane che si sentì morire e mancare la terra
sotto i piedi, balbettò un “no”, il
che era vero.
Marinette
e Adrien, non avevano ancora compiuto il grande passo, non perché non si
sentissero pronti, ma semplicemente perché ogni volta c’era qualche imprevisto
che li faceva desistere: un attacco akuma, il ciclo puntuale, chiamate
improvvise dei rispettivi genitori.
Però
non mancavano mai carezze più spinte e baci più audaci a mettere un po’ di pepe
in quella relazione.
Di
tutta risposta, Sabine, aveva obbligato sua figlia ad una visita dalla sua
specialista, a cui avrebbe potuto rivolgere tutti i suoi dubbi in merito e per
proteggersi, nel caso succedesse, non era stupida, e aveva avuto anche lei
diciassette anni ed un ragazzo che amava molto.
*
Adrien
aspettava Marinette a casa sua in trepidante attesa, non vedeva l’ora di averla
accanto a se, le mancava molto, anche si erano salutati solo un paio d’ore prima
all’uscita della scuola.
Anche
Adrien ricevette da parte di suo padre lo stesso discorso, ma il loro, fu piuttosto
imbarazzante.
Lo
stilista se ne era uscito alla fine con una frase tipo “Noi Agreste siamo persone molto virili”, facendo strabuzzare gli
occhi al biondo che lo guardò con riluttanza.
“L’importante
è usare sempre una protezione”.
“Papà
ti prego” Si era portato le mani dentro i capelli abbassando la testa più che
poteva, quasi a volerla nascondere come una tartaruga.
“Non
prendere sotto gamba quello che ti dico, è importante…si insomma, per non
avere…spiacevoli…si…ehm…mi hai capito”. Era la prima volta che vedeva suo padre
arrossire e annaspare cercando le parole giuste, e non pensava ne fosse capace.
“Dobbiamo
proprio parlare di questo?” Al biondo gli era passata la fame e cercava un pretesto
per defilarsi in camera sua.
“E’
importante che come genitore ti spieghi certe cose”. Era serio.
“Papà…non
ho intenzione di avere dei figli, o per lo meno non adesso, s’intende”. Deglutì
rumorosamente sperando che quella conversazione finisse al più presto.
“Si,
certo.” Gabriel continuava a consumare il suo pasto maledicendosi per aver
iniziato un argomento del genere, ma doveva fargli quel discorso, era arrivato
il momento, anzi, si stava chiedendo se suo figlio non gli stesse mentendo al
riguardo.
Gli
aveva detto di non aver ancora fatto quel passo, e si stava chiedendo che cosa
glielo avesse impedito, del resto Marinette era una ragazza molto bella.
“Comunque
se ti serve qualche consiglio…” Per quanto lo stilista volesse troncare quella
conversazione, non riusciva a non parlarne.
Adrien
fece cadere una posata a terra per l’imbarazzo.
Cioè,
suo padre gli voleva dare dei consigli?
“Scusa,
devo andare a studiare” Si alzò e uscì dalla stanza, ma poi tornò indietro, si
era dimenticato di digli qualcosa “Papà!” Richiamò la sua attenzione.
“Dimmi”.
“Farò
finta che questa conversazione non abbia mai avuto luogo, ma grazie”.
Gabriel
gli sorrise.
Nel
frattempo Nathalie aveva fatto il suo ingresso nella sala da pranzo, avvertendo
lo stilista che la macchina era pronta a partire.
Quel
pomeriggio sarebbe dovuto partire per un viaggio a Londra, toccata e fuga di
lavoro, o fuga d’amore, ancora non lo sapeva.
“Arrivo”
Le disse.
“Sei
stato bravo con Adrien” Si complimentò la donna, sempre impeccabile nel suo
comportamento.
“E’
stato piuttosto imbarazzante, credimi”.
“Adrien
è un ragazzo con la testa sulle spalle, non farà niente di stupido o
insensato”.
“Lo
so, per questo ho totale fiducia su di lui, su di loro”.
*
Marinette
suonò il campanello della Villa Agreste, nell’esatto momento che Gabriel uscì
dalla porta principale seguito dalla sua fidata assistente.
“Ciao,
Marinette. Vieni, Adrien ti sta aspettando” Suo figlio lo aveva avvisato che
quel pomeriggio avrebbe studiato con la sua ragazza, per questo si era sentito
in dovere di parlargli di una certa faccenda.
“Buongiorno,
Gabriel! Faccia buon viaggio” Lo salutò con riverenza.
“Quante
volte ti ho detto di darmi del tu?”.
“Hai
ragione, ma è più forte di me”. Spiegò arrossendo.
“Ah,
Marinette! Ho visto per caso l’album dei tuoi disegni, e devo dirti che sono
favolosi, certo da ritoccare, ma hai del talento complimenti”.
“Grazie
Gabriel, sei molto gentile”.
“Appena
torno dal viaggio dovremo parlare io e te. Non manca molto alla fine della
scuola, e di solito in quel periodo mi affiancano sempre qualche stagista,
quest’anno voglio sceglierla io, ti interessa?”.
Marinette
ebbe quasi un mancamento, il suo mentore le stava proponendo di lavorare fianco
a fianco a lui, per apprendere tutte le nobili arti del mestiere.
Con
quell’opportunità si sarebbe fatta presto un nome.
“Non
credere sia una passeggiata lavorare con lui. E’ piuttosto esigente”. Adrien
era appoggiato allo stipite delle porta ed aveva ascoltato tutto.
“Non
sarei dove son ora, se non pretendessi il massimo dai miei collaboratori”
Precisò sistemandosi gli occhiali sul naso “E comunque non voglio una risposta
subito, ne parleremo domani, Marinette”. Gabriel, Nathalie e il gorilla
salirono in macchina dopo averli salutati.
*
“Ci
pensi Adrien, lavorerò per tuo padre, è fantastico, un sogno che si avvera”
Marinette fantasticava sul suo futuro lavorativo mentre percorrevano il lungo
corridoio che li avrebbe condotti alla camera del biondo.
“Sono
felice per te, Marinette. E’ una bella opportunità”.
Lei
assottigliò gli occhi “Scommetto che c’è il tuo zampino”
“Il
mio? Ti sbagli” Deglutì nervosamente e mentendo spudoratamente.
“Ha
fatto accenno al mio album da disegno. Guarda caso da ieri non lo trovo più,
non è che per caso un certo gatto, si è intrufolato in camera mia, mentre mi
facevo la doccia e me lo ha sottratto?”
“Mmm…stavi
facendo la doccia? Se sapevo ti facevo compagnia” Sorrise malizioso.
“Avrei
urlato e a quel punto te la saresti dovuta vedere con mio padre. Sai…non ha
ancora dimenticato che Chat Noir ha spezzato il cuore della sua adorata figlia”
Recitò la parte della ragazza indifesa.
“Beh!
Insomma, non mi devo più presentare come Chat Noir, quindi caso chiuso”.
“Ti
avverto che tiene sempre una pentola grande e un coltello bello affilato
accanto”.
Adrien
deglutì di nuovo visibilmente preoccupato.
“Ok,
ok, ho capito, non verrò più da te sotto mentite spoglie. Ci tengo alla mia
pelle”.
“Bravo
micetto. Ora mettiamoci a fare questi compiti, prima che la signorina Bustier
ci rifili una nota”. Marinette dopo essersi seduta, tirò fuori dei libri e
qualche penna dal suo zaino.
Dopo
i compiti, si sarebbero dovuti incontrare con Alya e Nino per un gelato al
parco, ma il destino a volte sa essere beffardo e cambiare il corso degli
eventi.
Un
tuono squarciò il silenzio della stanza, facendo sobbalzare Marinette che ruppe
la punta della matita, facendola girare di scatto verso l’enorme vetrata.
“Oh
no! Sta piovendo” Sospirò “Mi sa niente gelato oggi”. Si rabbuiò.
“Beh!
Se è di gelato che hai voglia, ne dovrei avere in freezer”.
“Non
è per il gelato, è che sarebbe stata la nostra prima uscita a quattro”.
“Ci
saranno altre occasioni” Le mise una mano sopra la sua, e una scossa le
percorse la schiena.
“S-si
è vero”.
“Vado
un attimo al bagno, poi riprendiamo, ok?”.
“Va
bene” Gli disse alzandosi, aveva bisogno di sgranchirsi un po’ le gambe e a
pensare ad altro che non fossero gli esercizi di francese.
Intanto
Plagg e Tikki, approfittando dell’assenza di Adrien e della pausa di Marinette,
iniziarono a ballare sopra i tasti del pianoforte, intonando una melodia.
La
corvina si sedette sulla panca osservando quei due sorridendo, e per giocare
con loro, schiacciò qualche tasto facendo finta di essere una pianista esperta,
quando in realtà stava sbagliando tutto.
“Oddio!
Mi sanguinano le orecchie” Disse Adrien uscendo dal bagno.
“Oh!
Eccolo, Monsieur Bizet”.
“Magari
avere solo la metà del suo talento”. Si sedette accanto a lei.
“Non
ti ho mai sentito suonare” Un sussurro che sembrò un’ invito.
“Basta
chiedere, Milady” Sistemò lo spartito anche se conosceva a memoria quegli
accordi, ma non era tempo di fare figuracce, avrebbe suonato per lei, per la
prima volta e la cosa lo agitava di non poco.
Lo
osservava attentamente mentre componeva quella melodia soave, mai sentita prima,
ma era qualcosa di dannatamente bella che sovrastava anche il rumore della
pioggia che batteva sulle lastre.
Le
dita si muovevano sinuose e in perfetta armonia, sembrava che l’agitazione
iniziale fosse sparita.
Anche
Plagg e Tikki seduti sopra la coda del pianoforte bianco, si lasciavano
trasportare da quel dolce canto.
“L’ho
chiamata La canzone di Marinette”
Disse quando ebbe finito.
Era
suo quell’arrangiamento, per questo non riusciva a ricordare di aver mai
ascoltato qualcosa di simile.
“L’hai
composta tu?” Chiese con gli occhi lucidi, mentre lo osservava annuire
abbassando la testa per la troppa vergogna.
“T-ti
piace?” Chiese timidamente.
Marinette
non rispose, ma lo baciò con trasporto.
“E’
la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me” Soprattutto se proveniva
dal suo cuore.
Un
altro tuono squarciò il silenzio e la pioggia iniziò a cadere più scrosciante.
L’estate
si stava avvicinando, quindi non era raro imbattersi in quei temporali
improvvisi.
Marinette
sentiva il bisogno di ringraziare Adrien per la bellissima dedica, anche se un
semplice grazie sarebbe risultato
poco adatto.
Le
iniziarono a tremare le mani, e le convulsioni si fermarono solo quando il
biondo la baciò. Non un semplice bacio innocente, ma un bacio peccaminoso e
ricco di passione, come solo lui sapeva fare.
Marinette
affondò le mani dentro i suoi capelli di seta, traendolo più verso di se,
finchè i loro petti non s’incontrarono. Incredibile come i loro cuori battevano
all’unisono e in perfetta sincronia.
Adrien
la aiutò a mettersi sopra di lui, incrociando le gambe dietro la sua schiena,
senza smettere di baciarsi, di assaggiarsi.
La
mora dovette trattenere un singulto quando sentì qualcosa di duro battere
contro la sua parte più bassa e una scossa le percorse la schiena fino ad
arrivare al cervello, facendole perdere ogni inibizione.
Il
biondo, trovando scomoda quella posizione che non gli permetteva di ammirare ed
accarezzare il corpo della sua amata, tranne che per il sedere e la schiena che
non smetteva di torturarle, si alzò con lei in braccio, senza fatica, la
palestra stava dando i suoi frutti, e la adagiò sul letto, senza interrompere
il contatto con le sue labbra.
Marinette
iniziò a togliergli la giacca e a farla finire da qualche parte sul pavimento,
dove ben presto la raggiunse la sua maglietta rosa e i jeans di entrambi.
Si
guardarono negli occhi per avere la certezza di poter continuare, nessuno dei
due proferì parola, continuando da dove si erano interrotti.
Adrien
le sfilò il reggiseno con un solo gesto e si beò della vista dei suoi seni
perfetti, sembravano essere fatti per le sue mani, impossibile non assaggiarli
per poi scendere sempre più in basso, delineando con la lingua un percorso
immaginario lungo il busto, lasciando dietro di se una scia infuocata.
“Se
vuoi mi fermo” Le disse a mezze labbra, non l’avrebbe costretta a fare qualcosa
di cui si sarebbe pentita.
“Se
ti fermi ti stacco la testa, chaton”
E questo ad Adrien bastò. Gli bastò per sfilarle le mutandine ed addentrarsi in
un posto in valicato, quasi a lui sconosciuto.
“A-drien”.
“Scusa”
Si fermò di colpo terminando quella piacevole tortura, ma lei lo aveva chiamato
non perché gli aveva fatto male, ma perché voleva di più, voleva sentirsi
completa, e lo avrebbe fatto solo se si fosse unito a lei.
“Non
fermarti”.
Il
biondo aveva preso dal cassetto una bustina d’argento che stava cercando
d’aprire, ma le mani gli sudavano e tremavano, Marinette si apprestò ad
aiutarlo prima di vederlo sbottare.
“Sono
un disastro” Soffiò affranto.
“Mamma
mia, ma come li chiudono sti cosi?” Anche lei faceva fatica ad aprire quella
barriera, che alla fine strappò con i denti.
“A
mali estremi, estremi rimedi” Sorrise per smorzare la tensione.
“Non
sei costretta…si insomma…” Balbettò lui.
“Se
me lo ripeti ancora mi farai credere che sei tu che non lo vuoi” Assottigliò
gli occhi.
“No,
ma che dici, io ti amo, e desidero fare l’amore con te”.
Marinette
non rispose, si limitò a prendere il preservativo e ad infilarglielo, stando
attenta a non romperlo con le unghie.
“Ti
basta come risposta?” Gli alitò sul volto riprendendolo a baciare.
“Si”
Annuì facendola aderire con la schiena sul materasso e cercando di non gravarle
troppo con il suo peso.
Marinette
divaricò le gambe d’istinto e lui capì che era giunto il momento di diventare
un corpo e un anima, di fondersi in un unico essere.
Strinse
gli occhi aspettando il momento che il dolore iniziale diventasse piacere.
“Ti
ho fatto male?” Domandò preoccupato.
“No,
è passato” Sospirò iniziando a muoversi e a sincronizzare i movimenti dei
bacini, in una danza che ben presto li avrebbe portati all’apice del piacere.
Due
corpi, un’anima che vanno su, si perdono e non tornano più.
Non
sono servite parole, ma i loro gesti parlarono per loro, spasmi di piacere si
propagarono per tutto il corpo, facendoli cadere uno accanto all’altro, stretti
in un tenero abbraccio.
Quel
pomeriggio Marinette e Adrien avevano sperimentato l’amore vero, quello che li
aveva fatti diventare una coppia matura, lasciandosi alle spalle la loro parte
bambina e uniti ancora di più.
Erano
ancora stretti in un tenero abbraccio quando il biondo scoppiò a ridere.
“Che
c’è?” Chiese curiosa alzandosi con il gomito.
“Niente…è
che ho avuto una conversazione con mio padre oggi, abbastanza imbarazzante
direi…mi ha fatto quel discorso”.
“Dì
la verità, eri sicuro che oggi sarebbe successo?” Domandò saccente.
“No,
io volevo solo andare a prendere un gelato”.
*
FINE (seconda parte)
(per davvero!!!)
*
Angolo dell’autrice: Ciao, eccomi di nuovo, e questa volta è davvero
finita la seconda parte, non potevo finire la storia senza che questi due
avessero avuto il piacere della loro prima volta, erano stati interrotti
talmente tante volte, che una gioia dovevo pur dargliela.
E non capite
male, malandrini XD.
Grazie come
sempre per essere arrivati fino a qui, e se mai vorreste continuare a seguirmi,
vi ricordo l’altra long che sto scrivendo, ovvero REALTA’ PARALLELA.
La prossima
parte si intitolerà IL RITORNO DI PAPILLON…e qui lascio a voi le considerazioni finali.
Un abbraccio.
Erika, alias
LadyHeather83