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Autore: LadyHeather83    31/01/2021    3 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo Bonus

*

Ormai Marinette ed Adrien erano usciti allo scoperto anche con i genitori di lei.

Era stata la stessa ragazza a parlare apertamente con Tom e Sabine della relazione con il coetaneo, cosa che aveva fatto illuminare gli occhi dell’uomo.

Entusiasmo frenato subito dalla moglie, la quale le ricordò un vecchio episodio successo qualche mese prima, che per colpa di una delusione, e a causa di aver affrettato troppo i tempi, lo stesso Tom era stato akumizzato mal interpretando una situazione con Chat Noir.

“E’ stato quel gattaccio da strapazzo! Per fortuna Adrien è diverso, sono sicuro che non deluderà mai la mia Marinette”.

Di tutta risposta, la ragazza fece una smorfia rassegnata, suo padre non poteva sapere che in realtà Adrien vestiva i panni del super eroe di Parigi.

“Tom, porti ancora rancore?” Gli chiese Sabine  mentre lo aiutava con l’impasto di una torta.

“Chi fa del male a Marinette, non merita la mia comprensione”. E prendendo un coltello abbastanza grande e affilato, da fare invidia anche ad un macellaio, tagliò con un colpo secco il filone appena sfornato.

“Io vado” Disse Marinette imbarazzata girando i tacchi.

“Dove tesoro?” Le chiese amorevolmente sua madre notando lo zaino di scuola sulle spalle.

“Da Adrien, studiamo insieme oggi” Le stampò un fugace bacio sulla guancia, e senza darle il tempo di approfondire, si defilò, lasciandosi dietro di se, il tintinnio della campanella appesa sopra la posta della pasticceria.

Sabine sospirò sperando che sua figlia fosse grande abbastanza e con la testa ben attaccata alle spalle.

Qualche giorno fa, le due donne di Tom, si erano messe parlare e tra una confidenza e l’altra, la più vecchia le aveva chiesto se per caso lei e Adrien, fossero andati più in là del semplice bacio.

Dopo un imbarazzo iniziale della più giovane che si sentì morire e mancare la terra sotto i piedi, balbettò un “no”, il che era vero.

Marinette e Adrien, non avevano ancora compiuto il grande passo, non perché non si sentissero pronti, ma semplicemente perché ogni volta c’era qualche imprevisto che li faceva desistere: un attacco akuma, il ciclo puntuale, chiamate improvvise dei rispettivi genitori.

Però non mancavano mai carezze più spinte e baci più audaci a mettere un po’ di pepe in quella relazione.

Di tutta risposta, Sabine, aveva obbligato sua figlia ad una visita dalla sua specialista, a cui avrebbe potuto rivolgere tutti i suoi dubbi in merito e per proteggersi, nel caso succedesse, non era stupida, e aveva avuto anche lei diciassette anni ed un ragazzo che amava molto.

*

Adrien aspettava Marinette a casa sua in trepidante attesa, non vedeva l’ora di averla accanto a se, le mancava molto, anche si erano salutati solo un paio d’ore prima all’uscita della scuola.

Anche Adrien ricevette da parte di suo padre lo stesso discorso, ma il loro, fu piuttosto imbarazzante.

Lo stilista se ne era uscito alla fine con una frase tipo “Noi Agreste siamo persone molto virili”, facendo strabuzzare gli occhi al biondo che lo guardò con riluttanza.

“L’importante è usare sempre una protezione”.

“Papà ti prego” Si era portato le mani dentro i capelli abbassando la testa più che poteva, quasi a volerla nascondere come una tartaruga.

“Non prendere sotto gamba quello che ti dico, è importante…si insomma, per non avere…spiacevoli…si…ehm…mi hai capito”. Era la prima volta che vedeva suo padre arrossire e annaspare cercando le parole giuste, e non pensava ne fosse capace.

“Dobbiamo proprio parlare di questo?” Al biondo gli era passata la fame e cercava un pretesto per defilarsi in camera sua.

“E’ importante che come genitore ti spieghi certe cose”. Era serio.

“Papà…non ho intenzione di avere dei figli, o per lo meno non adesso, s’intende”. Deglutì rumorosamente sperando che quella conversazione finisse al più presto.

“Si, certo.” Gabriel continuava a consumare il suo pasto maledicendosi per aver iniziato un argomento del genere, ma doveva fargli quel discorso, era arrivato il momento, anzi, si stava chiedendo se suo figlio non gli stesse mentendo al riguardo.

Gli aveva detto di non aver ancora fatto quel passo, e si stava chiedendo che cosa glielo avesse impedito, del resto Marinette era una ragazza molto bella.

“Comunque se ti serve qualche consiglio…” Per quanto lo stilista volesse troncare quella conversazione, non riusciva a non parlarne.

Adrien fece cadere una posata a terra per l’imbarazzo.

Cioè, suo padre gli voleva dare dei consigli?

“Scusa, devo andare a studiare” Si alzò e uscì dalla stanza, ma poi tornò indietro, si era dimenticato di digli qualcosa “Papà!” Richiamò la sua attenzione.

“Dimmi”.

“Farò finta che questa conversazione non abbia mai avuto luogo, ma grazie”.

Gabriel gli sorrise.

Nel frattempo Nathalie aveva fatto il suo ingresso nella sala da pranzo, avvertendo lo stilista che la macchina era pronta a partire.

Quel pomeriggio sarebbe dovuto partire per un viaggio a Londra, toccata e fuga di lavoro, o fuga d’amore, ancora non lo sapeva.

“Arrivo” Le disse.

“Sei stato bravo con Adrien” Si complimentò la donna, sempre impeccabile nel suo comportamento.

“E’ stato piuttosto imbarazzante, credimi”.

“Adrien è un ragazzo con la testa sulle spalle, non farà niente di stupido o insensato”.

“Lo so, per questo ho totale fiducia su di lui, su di loro”.

*

Marinette suonò il campanello della Villa Agreste, nell’esatto momento che Gabriel uscì dalla porta principale seguito dalla sua fidata assistente.

“Ciao, Marinette. Vieni, Adrien ti sta aspettando” Suo figlio lo aveva avvisato che quel pomeriggio avrebbe studiato con la sua ragazza, per questo si era sentito in dovere di parlargli di una certa faccenda.

“Buongiorno, Gabriel! Faccia buon viaggio” Lo salutò con riverenza.

“Quante volte ti ho detto di darmi del tu?”.

“Hai ragione, ma è più forte di me”. Spiegò arrossendo.

“Ah, Marinette! Ho visto per caso l’album dei tuoi disegni, e devo dirti che sono favolosi, certo da ritoccare, ma hai del talento complimenti”.

“Grazie Gabriel, sei molto gentile”.

“Appena torno dal viaggio dovremo parlare io e te. Non manca molto alla fine della scuola, e di solito in quel periodo mi affiancano sempre qualche stagista, quest’anno voglio sceglierla io, ti interessa?”.

Marinette ebbe quasi un mancamento, il suo mentore le stava proponendo di lavorare fianco a fianco a lui, per apprendere tutte le nobili arti del mestiere.

Con quell’opportunità si sarebbe fatta presto un nome.

“Non credere sia una passeggiata lavorare con lui. E’ piuttosto esigente”. Adrien era appoggiato allo stipite delle porta ed aveva ascoltato tutto.

“Non sarei dove son ora, se non pretendessi il massimo dai miei collaboratori” Precisò sistemandosi gli occhiali sul naso “E comunque non voglio una risposta subito, ne parleremo domani, Marinette”. Gabriel, Nathalie e il gorilla salirono in macchina dopo averli salutati.

*

“Ci pensi Adrien, lavorerò per tuo padre, è fantastico, un sogno che si avvera” Marinette fantasticava sul suo futuro lavorativo mentre percorrevano il lungo corridoio che li avrebbe condotti alla camera del biondo.

“Sono felice per te, Marinette. E’ una bella opportunità”.

Lei assottigliò gli occhi “Scommetto che c’è il tuo zampino”

“Il mio? Ti sbagli” Deglutì nervosamente e mentendo spudoratamente.

“Ha fatto accenno al mio album da disegno. Guarda caso da ieri non lo trovo più, non è che per caso un certo gatto, si è intrufolato in camera mia, mentre mi facevo la doccia e me lo ha sottratto?”

“Mmm…stavi facendo la doccia? Se sapevo ti facevo compagnia” Sorrise malizioso.

“Avrei urlato e a quel punto te la saresti dovuta vedere con mio padre. Sai…non ha ancora dimenticato che Chat Noir ha spezzato il cuore della sua adorata figlia” Recitò la parte della ragazza indifesa.

“Beh! Insomma, non mi devo più presentare come Chat Noir, quindi caso chiuso”.

“Ti avverto che tiene sempre una pentola grande e un coltello bello affilato accanto”.

Adrien deglutì di nuovo visibilmente preoccupato.

“Ok, ok, ho capito, non verrò più da te sotto mentite spoglie. Ci tengo alla mia pelle”.

“Bravo micetto. Ora mettiamoci a fare questi compiti, prima che la signorina Bustier ci rifili una nota”. Marinette dopo essersi seduta, tirò fuori dei libri e qualche penna dal suo zaino.

Dopo i compiti, si sarebbero dovuti incontrare con Alya e Nino per un gelato al parco, ma il destino a volte sa essere beffardo e cambiare il corso degli eventi.

Un tuono squarciò il silenzio della stanza, facendo sobbalzare Marinette che ruppe la punta della matita, facendola girare di scatto verso l’enorme vetrata.

“Oh no! Sta piovendo” Sospirò “Mi sa niente gelato oggi”. Si rabbuiò.

“Beh! Se è di gelato che hai voglia, ne dovrei avere in freezer”.

“Non è per il gelato, è che sarebbe stata la nostra prima uscita a quattro”.

“Ci saranno altre occasioni” Le mise una mano sopra la sua, e una scossa le percorse la schiena.

“S-si è vero”.

“Vado un attimo al bagno, poi riprendiamo, ok?”.

“Va bene” Gli disse alzandosi, aveva bisogno di sgranchirsi un po’ le gambe e a pensare ad altro che non fossero gli esercizi di francese.

Intanto Plagg e Tikki, approfittando dell’assenza di Adrien e della pausa di Marinette, iniziarono a ballare sopra i tasti del pianoforte, intonando una melodia.

La corvina si sedette sulla panca osservando quei due sorridendo, e per giocare con loro, schiacciò qualche tasto facendo finta di essere una pianista esperta, quando in realtà stava sbagliando tutto.

“Oddio! Mi sanguinano le orecchie” Disse Adrien uscendo dal bagno.

“Oh! Eccolo, Monsieur Bizet”.

“Magari avere solo la metà del suo talento”. Si sedette accanto a lei.

“Non ti ho mai sentito suonare” Un sussurro che sembrò un’ invito.

“Basta chiedere, Milady” Sistemò lo spartito anche se conosceva a memoria quegli accordi, ma non era tempo di fare figuracce, avrebbe suonato per lei, per la prima volta e la cosa lo agitava di non poco.

Lo osservava attentamente mentre componeva quella melodia soave, mai sentita prima, ma era qualcosa di dannatamente bella che sovrastava anche il rumore della pioggia che batteva sulle lastre.

Le dita si muovevano sinuose e in perfetta armonia, sembrava che l’agitazione iniziale fosse sparita.

Anche Plagg e Tikki seduti sopra la coda del pianoforte bianco, si lasciavano trasportare da quel dolce canto.

“L’ho chiamata La canzone di Marinette” Disse quando ebbe finito.

Era suo quell’arrangiamento, per questo non riusciva a ricordare di aver mai ascoltato qualcosa di simile.

“L’hai composta tu?” Chiese con gli occhi lucidi, mentre lo osservava annuire abbassando la testa per la troppa vergogna.

“T-ti piace?” Chiese timidamente.

Marinette non rispose, ma lo baciò con trasporto.

“E’ la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me” Soprattutto se proveniva dal suo cuore.

Un altro tuono squarciò il silenzio e la pioggia iniziò a cadere più scrosciante.

L’estate si stava avvicinando, quindi non era raro imbattersi in quei temporali improvvisi.

Marinette sentiva il bisogno di ringraziare Adrien per la bellissima dedica, anche se un semplice grazie sarebbe risultato poco adatto.

Le iniziarono a tremare le mani, e le convulsioni si fermarono solo quando il biondo la baciò. Non un semplice bacio innocente, ma un bacio peccaminoso e ricco di passione, come solo lui sapeva fare.

Marinette affondò le mani dentro i suoi capelli di seta, traendolo più verso di se, finchè i loro petti non s’incontrarono. Incredibile come i loro cuori battevano all’unisono e in perfetta sincronia.

Adrien la aiutò a mettersi sopra di lui, incrociando le gambe dietro la sua schiena, senza smettere di baciarsi, di assaggiarsi.

La mora dovette trattenere un singulto quando sentì qualcosa di duro battere contro la sua parte più bassa e una scossa le percorse la schiena fino ad arrivare al cervello, facendole perdere ogni inibizione.

Il biondo, trovando scomoda quella posizione che non gli permetteva di ammirare ed accarezzare il corpo della sua amata, tranne che per il sedere e la schiena che non smetteva di torturarle, si alzò con lei in braccio, senza fatica, la palestra stava dando i suoi frutti, e la adagiò sul letto, senza interrompere il contatto con le sue labbra.

Marinette iniziò a togliergli la giacca e a farla finire da qualche parte sul pavimento, dove ben presto la raggiunse la sua maglietta rosa e i jeans di entrambi.

Si guardarono negli occhi per avere la certezza di poter continuare, nessuno dei due proferì parola, continuando da dove si erano interrotti.

Adrien le sfilò il reggiseno con un solo gesto e si beò della vista dei suoi seni perfetti, sembravano essere fatti per le sue mani, impossibile non assaggiarli per poi scendere sempre più in basso, delineando con la lingua un percorso immaginario lungo il busto, lasciando dietro di se una scia infuocata.

“Se vuoi mi fermo” Le disse a mezze labbra, non l’avrebbe costretta a fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.

“Se ti fermi ti stacco la testa, chaton” E questo ad Adrien bastò. Gli bastò per sfilarle le mutandine ed addentrarsi in un posto in valicato, quasi a lui sconosciuto.

“A-drien”.

“Scusa” Si fermò di colpo terminando quella piacevole tortura, ma lei lo aveva chiamato non perché gli aveva fatto male, ma perché voleva di più, voleva sentirsi completa, e lo avrebbe fatto solo se si fosse unito a lei.

“Non fermarti”.

Il biondo aveva preso dal cassetto una bustina d’argento che stava cercando d’aprire, ma le mani gli sudavano e tremavano, Marinette si apprestò ad aiutarlo prima di vederlo sbottare.

“Sono un disastro” Soffiò affranto.

“Mamma mia, ma come li chiudono sti cosi?” Anche lei faceva fatica ad aprire quella barriera, che alla fine strappò con i denti.

“A mali estremi, estremi rimedi” Sorrise per smorzare la tensione.

“Non sei costretta…si insomma…” Balbettò lui.

“Se me lo ripeti ancora mi farai credere che sei tu che non lo vuoi” Assottigliò gli occhi.

“No, ma che dici, io ti amo, e desidero fare l’amore con te”.

Marinette non rispose, si limitò a prendere il preservativo e ad infilarglielo, stando attenta a non romperlo con le unghie.

“Ti basta come risposta?” Gli alitò sul volto riprendendolo a baciare.

“Si” Annuì facendola aderire con la schiena sul materasso e cercando di non gravarle troppo con il suo peso.

Marinette divaricò le gambe d’istinto e lui capì che era giunto il momento di diventare un corpo e un anima, di fondersi in un unico essere.

Strinse gli occhi aspettando il momento che il dolore iniziale diventasse piacere.

“Ti ho fatto male?” Domandò preoccupato.

“No, è passato” Sospirò iniziando a muoversi e a sincronizzare i movimenti dei bacini, in una danza che ben presto li avrebbe portati all’apice del piacere.

Due corpi, un’anima che vanno su, si perdono e non tornano più.

Non sono servite parole, ma i loro gesti parlarono per loro, spasmi di piacere si propagarono per tutto il corpo, facendoli cadere uno accanto all’altro, stretti in un tenero abbraccio.

Quel pomeriggio Marinette e Adrien avevano sperimentato l’amore vero, quello che li aveva fatti diventare una coppia matura, lasciandosi alle spalle la loro parte bambina e uniti ancora di più.

Erano ancora stretti in un tenero abbraccio quando il biondo scoppiò a ridere.

“Che c’è?” Chiese curiosa alzandosi con il gomito.

“Niente…è che ho avuto una conversazione con mio padre oggi, abbastanza imbarazzante direi…mi ha fatto quel discorso”.

“Dì la verità, eri sicuro che oggi sarebbe successo?” Domandò saccente.

“No, io volevo solo andare a prendere un gelato”.

*

FINE (seconda parte)

(per davvero!!!)

*

Angolo dell’autrice: Ciao, eccomi di nuovo, e questa volta è davvero finita la seconda parte, non potevo finire la storia senza che questi due avessero avuto il piacere della loro prima volta, erano stati interrotti talmente tante volte, che una gioia dovevo pur dargliela.

E non capite male, malandrini XD.

Grazie come sempre per essere arrivati fino a qui, e se mai vorreste continuare a seguirmi, vi ricordo l’altra long che sto scrivendo, ovvero REALTA’ PARALLELA.

La prossima parte si intitolerà IL RITORNO DI PAPILLON…e qui lascio a voi le considerazioni finali.

Un abbraccio.

Erika, alias LadyHeather83

 

  
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