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Autore: Helen_Book    31/01/2021    0 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Come immaginava, trovare foglie di Insulus non si rivelò una grande impresa. Riempirono lo zainetto di tela fino a farlo straripare e si rimisero subito in marcia.

Eileen invitò più volte l’amica a riposare, il tempo di mettere qualcosa nello stomaco.

Mala fu irremovibile. Fermarsi non faceva parte delle opzioni, voleva a tutti costi arrivare a destinazione.

Mangiarono strada facendo, in silenzio. Si accorse immediatamente che l’amica stava cercando di conservare le forze e mantenere la guardia alta.

Non sapevano a quali pericoli sarebbero andate incontro una volta arrivate. Era essenziale essere pronte ad ogni evenienza.

Tuttavia, lei era un dottore e riusciva a cogliere i segnali del corpo: Mala aveva bisogno di riposarsi, in un posto caldo e asciutto.

Prima che si facesse travolgere dall’ansia e dalla preoccupazione, scorse in lontananza alcune case costruite interamente in mattoni.

Di colpo, si fermò, afferrando il braccio dell’altra.

Entrambe ritornarono sull’attenti, in attesa di percepire rumori sospetti nelle vicinanze.

Tutto taceva, Eileen riusciva a sentire solo il rumore delle foglie mosse dal vento. Dopo che il suo lupo era “morto”, aveva pian piano smarrito il suo udito sopraffino. Non lo aveva deciso, era successo e basta. Una capacità non coltivata che aveva perso crescendo.

Guardò l’amica cercando di interpretare la sua espressione.

Siamo in pericolo? C’è qualcuno nelle vicinanze?

Mala le rispose incitandola a camminare in direzione della casa.

Eccolo, il branco dei Mavix.

Ora che erano arrivate lì, non sapeva come comportarsi. Non aveva ideato un piano. Era stata così presa dal viaggio e dall’urgenza di partire che non aveva pensato al dopo.

A chi dovevano rivolgersi? Qual era la prassi da seguire?

Una mano sulla spalla la riportò al presente: “Eileen, sei pronta?” sussurrò l’altra, offrendole un sorriso di incoraggiamento. 

Probabilmente avrà notato che sono il ritratto della disperazione.

Rise di se stessa.

Il sorriso dell’amica durò poco: il colorito pallido si stava trasformando in verde. Non era un buon segnale.

Prese coraggio e annuì alla domanda.

“Perfetto, ora…dobbiamo solo entrare e capire la situazione. Manteniamoci sul perimetro, in modo da avere sempre le spalle coperte…Tutto chiaro?” chiese intervallando il discorso con alcune pause.

Annuì una seconda volta, con maggiore convinzione.

Poteva farcela per Mala, per Roman e per se stessa.

Silenziosamente si fecero spazio tra gli alberi, con le gambe leggermente piegate e la schiena curva, pronte a scattare.

Una dietro l’altra scorsero le prime case. Notarono subito che nessuno di quei palazzi era stato costruito in legno. Non erano molto grandi, ma sembravano più resistenti rispetto alle loro case.

Sebbene fosse mattina, per strada, non c’era un’anima viva.

La paura di essere contagiati ha spinto tutti a rimanere chiusi in casa, ipotizzò Eileen. Avrebbe voluto condividere i propri pensieri con Mala, ma non poteva distrarla. Nonostante la malattia, avanzava come un segugio.

D’un tratto, la tosse di qualcuno attirò la loro attenzione.

Senza pensarci due volte, si rifugiarono dietro un tronco. Con i nervi a fior di pelle, si guardarono intorno, cercando di capire da dove provenisse il rumore.

Tra tutte quelle case, scorse l’unica porta socchiusa. Dopo averla indicata all’altra, continuò a guardarla, in attesa di scorgere altri movimenti.

“Aiut-to” una voce flebile risuonò nel silenzio. La tosse interruppe la richiesta d’aiuto.

Eileen prese il taccuino dalla tasca.

È la nostra occasione di aiutare qualcuno.  

“E se fosse una trappola?” sussurrò Mala.

Com’è possibile? Nessuno sa che saremmo venute qui.

Si affrettò a risponderle, nella speranza di convincerla.

Ci rifletté un attimo e subito alzò il pollice verso l’alto. Con la solita cautela si avvicinarono all’abitazione.

L’odore di un braciere acceso arrivò alle sue narici. Perlomeno la persona si trovava al caldo.

Prima che potesse spalancare la porta, Mala le bloccò il braccio. Con l’indice vicino al naso, la invitò a fare silenzio e per prima, entrò in casa, pronta a reagire. 

La seguì a ruota e la prima cosa che notò fu un uomo steso per terra, ai loro piedi. Con gli occhi chiusi, si contorceva, in agonia. Non sembrava cosciente.

Senza pensarci due volte, si inginocchiò, controllando i segni vitali. In base all’esperienza, la malattia doveva trovarsi ad uno stato avanzato. Se non avesse agito in quel momento, sarebbe, con molte probabilità, morto.

“Come sta? È molto malato?” le chiese Mala alle sue spalle, mentre la osservava rovistare nello zainetto in cerca dell’Insulus.

Potrebbe morire.

La risposta sembrò allarmare l’amica: “Merda, posso aiutarti in qualche modo?”

Annuì e indicò il corpo dell’uomo. Dovevano spostarlo sul letto, in modo da evitare che prendesse freddo.

Con difficoltà, lo sollevarono dai due estremi del corpo. Quest’ultimo atterrò sul letto con un tonfo.

Il fiatone e le goccioline di sudore sul viso della ragazza non erano un buon segno. Le toccò la fronte: scottava di nuovo.

Prendi quella coperta e siediti vicino al braciere.

Le ordinò, sperando di apparire convincente.

Stranamente, non protestò e ubbidì all’istante.

Entrata in modalità medico, si assicurò che le foglie fossero applicate perfettamente sul petto nudo dell’uomo. Le premette con entrambe le mani, facendo leva con il corpo.

Osservandolo meglio, si accorse che non era molto grande, probabilmente poteva avere tra i 45-50 anni. Il corpo minuto e la muscolatura appena accennata li conferivano un aspetto poco minaccioso.

Di colpo, gli occhi del moribondo si spalancarono. Incrociarono immediatamente i suoi verdi e li fissò. Quel momento durò un attimo e subito dopo ricominciò a tossire.

Tirò un sospiro di sollievo. Era meglio se non fosse stato cosciente, avrebbe potuto dare l’allarme: l’ultima cosa di cui avevano bisogno.

Si girò a guardare la ragazza alle sue spalle: fissava il fuoco, persa nei suoi pensieri.

Sono stata una stupida, non dovevo portarla con me. Se muore, non me lo perdonerò mai.

Prima che potesse avvicinarsi a lei, la porta si spalancò violentemente.

Entrambe sobbalzarono, prese alla sprovvista.

Due uomini imponenti, con i capelli lunghi e neri, probabilmente gemelli, fecero irruzione nella stanza occupando tutto lo spazio a disposizione.

Il primo si diresse verso Mala e il secondo verso Eileen: “Rimanete sedute, non provate ad attaccarci o sarà la vostra fine. Chi siete?” chiese l’uomo che aveva puntato l’amica.

“Cosa gli state facendo?” domandò il secondo alzando la voce.

Nessuna delle due si azzardò a fiatare. Non fu una mossa saggia.

“Sto perdendo la pazienza, ragazzina. Dimmi chi siete!” ringhiò uno dei gemelli prendendo Mala per la collottola.

“Lasciami, brutto ceffo!” rispose l’amica allo stremo delle forze.

La situazione sta degenerando, devo agire.

Batté il pugno sul pavimento, attirando lo sguardo di tutti i presenti. Una volta ottenuta la loro attenzione, alzò i palmi verso l’alto in segno di resa.

“Cosa vuoi dirci, ragazzina? Non farci perdere tempo o ammazziamo la tua amichetta” affermò l’uomo di fronte a lei, deridendola.

“Non può parlare…”

“Zitta, o ti scuoio viva!” aggiunse, rafforzando la presa.

Eileen uscì lentamente il taccuino dalla tasca, sperando che non lo scambiassero per un’arma. Il secondo gemello osservò ogni suo movimento, non perdendola d’occhio neanche per un’istante.

Era pronta ad attaccarla, lo sentiva.

Con mani tremanti, scrisse un messaggio sul primo foglio bianco che trovò.

Siamo qui per aiutarvi. Sappiamo della malattia, veniamo in pace. 

Lo accartocciò e glielo lanciò, cercando di mantenere le distanze, nonostante lo spazio fosse angusto.

“Due ragazzine, di cui una storpia, non ci poteva andare meglio di così” disse il primo gemello, ridendo dell’espressione minacciosa di Mala.

L’altro, intento a leggere il messaggio, alzò subito dopo lo sguardo, fissandola.

“Non abbiamo chiesto aiuto a nessuno. Sono solo balle. Avete sbagliato ad avventurarvi nel nostro territorio” la voce piatta non tradiva nessuna emozione.

“Portiamole via, e spassiamocela” propose il primo.

“No, dobbiamo portarle all’Inquisizione, saranno loro a decidere” aggiunse il secondo: “è il protocollo”.

Tutto avvenne in pochi secondi, sotto lo sguardo sconcertato di Eileen: Mala affondò le unghie nel pugno del suo aggressore, costringendolo a lasciare la presa. Subito dopo si avventò sul suo viso.

L’urlo dell’uomo richiamò l’attenzione del fratello che andò in suo soccorso.

Eileen tirò fuori il coltellino dallo stivale, pronta ad affondarlo nella schiena di uno dei due.

“Ferma o la uccido” ringhiò il secondo, indicando per terra il corpo inerme dell’amica.

Oddio, ti prego fa che sia viva.

“Brutta cagna!” gridò il gemello aggredito, mentre cercava di tamponare la ferita sul viso.

Non aveva altra scelta, lasciò cadere il coltellino e alzò i palmi, arrendendosi.

Pian piano, entrambi si avvicinarono nella sua direzione, mettendola alle strette.

Fermi!

Mimò con le labbra, allungando le braccia davanti a sé.

Pensa, pensa, pensa.

Estrasse dalla tracolla, una piccola fiala contenente una pozione contro il raffreddore.

La sollevò davanti ai loro occhi.

Confusi, seguirono i suoi movimenti, pronti all’attacco.

Mosse il pollice, indicando l’uomo alle spalle e subito dopo se lo portò alla gola, minacciandoli di avvelenarlo con quella pozione.

Non era una grande attrice, aveva esaurito le idee.

I due uomini non parvero preoccupati, incrociarono entrambi le braccia al petto e sorrisero.

“Non penso proprio” affermò il secondo gemello.

Subito dopo, tutto divenne buio.



Buona domenica a tutti! Come promesso, ecco un altro capitolo. Spero vi piaccia, fatemi sapere. 

Helen
 

 
  
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