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Autore: Elanor92    01/02/2021    0 recensioni
Elfi, Nani, Umani, Uomini Selvaggi, Draghi. Ecco cosa popolava il mondo in cui c'era il Regno di Calegon. Un mondo in cui la magia esisteva ancora ed era in ogni cosa vivente o non. In cui i Dei vegliavano e proteggevano le proprie specie elette, indirizzandoli verso il giusto cammino, senza però imporre il proprio volere, lasciandole libere di decidere da sé.
In un Mondo così, in cui vedere una persona evocare una palla di fuoco o far crescere piante dal nulla, viveva la giovane Estel, principessa di Calegon. Oppure no?Intorno alla sua nascita e alla sua intera vita aleggiava il più fitto mistero. Sarà lei stessa, benché involontariamente, a scoprire e dissipare i misteri intorno alla sua figura e di conseguenza sul suo Regno. Alla fine, nessuno per quanto lo desideri, può scampare al proprio destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Era una sera come altre, nel Regno di Calegon, nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe successo di lì a poco. Gli elfi, ormai avevano finito le proprie commissioni giornaliere, e  stavano apprestandosi a concludere la giornata, chi da solo, chi con chi amava, chi cantando dolci melodie per conciliare il sonno. Stranamente, però, un elfo si stava attardando e passeggiava in maniera furtiva tra gli alberi che formavano le mura della Città. Non che fosse strano o raro vedere qualche elfo in giro nei boschi di notte, alla fine loro erano una razza in comunione continua con la natura, strano era che si muovesse furtivo, come se stesse cercando di non farsi notare da nessuno. Il loro era Regno pacifico, non era vezzo a pericoli, certo c'erano sempre le scorribande di orchi o uomini selvaggi a nord del reame, ma nessuno era mai riuscito ad avvicinarsi a più di una settimana di viaggio dalla Capitale. Era insolito, quindi, che qualcuno si aggirasse in quella maniera e avrebbe di sicuro destato non pochi sospetti, se qualcuno l'avesse visto. Fortuna volle che,  nonostante le numerose guardie di pattuglia, nessuno notò nulla, come se quell'ombra non esistesse neanche. 

Giunto a destinazione, un abitazione all'ombra dell'Albero Reale, uscì dal suo nascondiglio raggiungendo velocemente il retro dell'abitazione. Bastò, in realtà, attraversare la strada, per poi ritrovarsi di nuovo tra gli alberi. La loro capitale, come tutte le città del regno in realtà, si sviluppava sugli alberi, quindi strade e case al livello del terreno erano una piccola percentuale. Per muoversi, si usavano i ponti che collegavano le varie parti della città, eccezion fatta per le abitazioni private, a cui si accedeva tramite scala privata. Da lì l'uso delle strade sul suolo.

Una volta bussato alla porta, senza aspettare il permesso, entrò. Non poteva restare in attesa fuori, soprattutto con lei tra le braccia, era troppo pericoloso. Tra le sue braccia, di fatti, teneva un fagottino che altro non era che una bambina,  probabilmente di pochi giorni per quanto era piccola. Si perse per un secondo ad osservarla. Assomigliava molto alla madre, con i capelli corvini e gli occhi che già mostravano il color verde con riflessi viola che tanto amava. Durò solo un battito di ciglia quel momento, poi entrò nella casa. Si ritrovò così nell'anticamera, una stanza spoglia se non si considerava l'appendiabiti e una panca usata per togliersi più agevolmente gli stivali e l'armatura, visto che veniva usato unicamente come secondo ingresso, essendo quello più vicino all'entrata segreta nell'albero reale, non era stata decorata più del necessario. Alla fine doveva fungere un po' come un anticamera più che una vera stanza della casa. Attratto probabilmente dal rumore, un giovane elfo, ma chi non lo era rispetto a lui, di altezza fuori norma, un elfo di solito non superava un metro e sessantacinque massimo un metro e settanta, ma lui era ben oltre, con una corporatura più robusta della media, e capelli neri come la notte con occhi color dell'oro, dicendo-Draugluin ti aspettavamo domani! Milané è ancora fuori, da qualche parte nella foresta sai com'è...ma vieni intanto. Stavo per preparare del tè. Hai bisogno di qualcosa per lei..?-e fece per dirigersi all'interno della casa, probabilmente in direzione della cucina, ma il suo interlocutore scosse la testa dicendo-Devo andare Thamior, ecco prendila. Dormirà per tutta la notte, ma in caso ve la caverete in qualche modo. Ci vedremo presto.-e con attenzione passò la bambina al suo nuovo padre sorpreso di tanta fretta. Si era immaginato che si sarebbe almeno fermato un po', per parlare con loro della piccola o anche solo per aver tempo di salutarla, ma doveva aspettarselo da lui. Non era tipo da lasciarsi andare a sentimentalismi, benché non dubitò neanche per un attimo, che lasciare sua figlia fosse dura per lui. L'amava a modo suo, anche perché non avrebbe cercato di proteggerla in quel caso o rimanere in contatto con lei in qualche modo.

Fu così che, con un ultimo sguardo alla piccola Draugluin, andò alla porta svenendo poco dopo nel nulla. Nello stesso istante la neonata si svegliò iniziando a piangere, come se avesse percepito la sparizione dell'elfo o fu una semplice coincidenza chissà. Cullandola, impacciato, Thamior iniziò a camminare avanti e indietro, ricordando di averlo visto fare da sua madre con i fratelli minori, molti anni fa. Nonostante i mesi di preparazione, non era pronto al suo arrivo. Era come se tutti i consigli, le cose che doveva o non doveva fare, fossero sparite dalla sua mente. Alla fine era la sua prima bambina, probabilmente era normale andare nel panico, si disse e dandosi coraggio iniziò a seguire il suo istinto iniziando a parlare.

-Lo so piccola, sei in un posto nuovo con una persona che neanche conosci. Dev'esser spaventoso per te, non puoi ancora capire cosa sta succedendo. Beh io sono il tuo nuovo papà, un giorno forse ti spiegherò tutto di questa notte, o lo farà l'altro papà, ma c'è una cosa che devi sapere ora. Ti ameremo tantissimo e ti proteggeremo da tutto, sarai la nostra piccola principessa guerriera. Ti insegneremo tutto quello che sappiamo, dalla magia alle armi. Sarai coccolata e, temo, viziata all'infinito. Io non sono bravo a esser severo, di solito ci pensa la tua mamma a ricordarmi che devo imporre più disciplina anche tra i miei uomini, ma so farmi rispettare quindi non pensare che te le farò passare tutte. Sarai speciale per me, sei la mia prima bimba, e anche per tua madre probabilmente sarai tutto. Forse non te lo saprà dimostrare, ma ti amerà tanto quanto me, se non di più. Lei è una persona che quando ama, da tutta se stessa, anche se non lo sa dimostrare. Io al contrario suo sono più coccolone, prevedo già liti perché cederò spesso sul farti dormire con noi. So che userai questo contro di me.-e qui fece una breve risata, ma la bimba non ne parve turbata, anzi si era quasi del tutto calmata, forse grazie al suo parlare pacato o al camminare o l'aveva talmente sfinita che si stava annoiando, ma per qualsiasi motivo fosse ne fu grato. Non sopportava vedere le persone piangere, era più forte di lui, doveva aiutarle a tutti i costi. In più lei era la sua piccolina, iniziava già a provare affetto per lei, era sempre così. Tra lui e sua moglie, era lui quello che si affezionava più facilmente, benché di solito solo chi meritava faceva veramente breccia nel suo cuore.

Continuò così, non seppe neanche lui per quanto, e in realtà la neonata, si era anche addormentata, ma per paura che riniziasse non si fermò. Le raccontò di sé, del suo lavoro, di sua moglie e dei suoi studi, di sua sorella Calien, di sua cognata Alatariel e cosa significasse la sua venuta per lui e Milane. Fu solo molto tempo dopo, quando aveva ormai finito gli argomenti di cui parlare, o semplicemente quelli che riteneva più importanti, che si accorse che ormai non era più solo in quella stanza.

Sua moglie, un elfa dai capelli rossi e occhi verdi, dai tratti del viso gioviali, nonostante il suo carattere schivo e chiuso, era appoggiata alla porta mentre lo guardava sorridendo amorevolmente tenendo le braccia incrociate sotto il seno, evitando la pancia ancora evidente, benché non contenesse ormai più vita. Ricambiando il saluto muto, le andò vicino dandole un bacio, mentre lei disse ironica-Hai stordito la bambina a forza di racconti?-e aggiunse vedendolo divertito guardando la piccola tra le sue braccia-Alla fine avevo ragione a pensare che si sarebbe presentato quando lo riteneva più opportuno, Draugluin vive su un'altra realtà rispetto a noi. Per fortuna avevamo tutto pronto.-e detto questo si piegò un po' per vederla da più vicino, mantenendo comunque un po' di distanza, per non svegliarla, ma in realtà perché era ancora scombussolata da tutta quella situazione. Di certo, essere mamma, per lei sarebbe stato all'inizio più faticoso di quanto in realtà mesi prima immaginava. 

Thamior, guardandola, capì quello che stava pensando e provando e che al contrario suo aveva bisogno di più tempo per metabolizzare la cosa. Alla fine, aveva perso il bambino poco tempo fa, nessuno lo sapeva a parte sua sorella e sua cognata, e la richiesta di Draugluin di prendersi cura di sua figlia era arrivata come un fulmine al ciel sereno. Certo, così non sarebbero sorti dubbi o perplessità sulla comparsa di una bambina, soprattutto in una famiglia influente come la loro, ma per la coppia era stato doloroso e dura prendere una decisione. Non volevano, soprattutto, prendere la piccola come sostituto di loro figlio, non sarebbe stato giusto nei confronti di nessuno, e in più non sarebbero riusciti a crescerla e amarla come meritava. Era un essere vivente a se stante, con tutti i derivanti del caso, quindi dovevano essere certi di riuscire a dargli una vita degna di lei. Ovviamente, non sapevano ancora cosa sarebbe successo o come avrebbero in realtà reagito, ma ce l'avrebbero messa tutta per fa si che la neonata crescesse nei migliori dei modi. Lo dovevano anche un po' a quel bambino mai nato, che aveva permesso a una vita di non andare sprecata con il suo sacrificio. Per un attimo, si chiese alla fine se quello non era sempre stato il loro destino, e che in qualche modo quell'anima fosse stata sempre destinata a non vedere mai la luce, ma scosse la testa. Non era tipo di credere in certe cose, non era neanche molto spirituale in realtà, ma alla fine pensò che la cosa più importante fosse superare il passato e pensare al futuro. 

Stando attento a non svegliarla, le sue urla erano parecchio stridenti, la passò alla moglie dicendole-Beh io l'ho sfinita con le chiacchiere, ora tocca a te metterla a letto. Penso che per il resto della notte non avremo problemi, ma per sicurezza ho messo la culla in camera. È ancora troppo piccola per dormire sola, non guardarmi così!- aggiunse visto lo sguardo di disapprovazione della moglie. Sospirando, sapeva che quella battaglia era persa già in partenza, almeno per il momento, decise di arrendersi e portare la piccola nella sua culla. Aveva capito che la scusa di dividersi i compiti, era solo un modo di Thamior di farla sentire partecipe fin da subito, ma si sentiva impacciata e sbagliata. Non era quella la piccola vita che avrebbe dovuto proteggere e, benché sapesse perfettamente non fosse colpa sua, non potè evitare di sentire rimorso per quella vita stroncata. Non poteva farne una colpa a nessuno in verità, era stato semplicemente il corso naturale della vita. Da Druida lo sapeva e comprendeva, ma da madre era difficile superarlo. Magari, quella piccola vita che le era stata affidata, era la chiave di tutto. Alla fine la Dea operava in modi a lei imperscrutabili e se quello era il cammino che aveva disegnato per lei, doveva solo intraprenderlo e portarlo a termine ovunque l'avrebbe condotta. 

  
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