REALTA’ PARALLELA
*
Capitolo 13 – Lasciarsi
*
Adrien si lasciò
cadere con la schiena sul materasso e si portò le mani sugli occhi.
Mormorava
qualcosa al suo kwami, che sembrava non stesse
ascoltando una parola di quello che stava dicendo, compariva e scompariva da un
cassetto all’altro, a volte tirando fuori biancheria intima o vestiti, che
lasciava puntualmente penzolare o addirittura sul pavimento.
“Senti
ragazzo, io ho fame, non hai mica qualcosa da mangiare?”
Il
biondo guardò l’orologio, erano le quattro e trenta del pomeriggio.
“Non
è ora di cena” Rispose spicciolo.
“Si,
ma quando uso il mio potere speciale, mi devo ricaricare, e l’unico modo per
farlo è mangiare qualcosa” Spiegò cadendo leggero come una piuma davanti la sua
fronte.
“Va
bene, guardo se c’è del pane. Ti piace non è vero?”.
“Preferisco
il formaggio, grazie”.
“Mmm…dovrei avere del camembert in frigo, vado e torno”.
Quando
Adrien gli mise sotto il naso un pezzetto di quel
formaggio puzzolente, Plagg s’innamorò, non aveva mai
mangiato qualcosa di così delizioso in tutta la sua millenaria vita.
“Ma
è…è…paradisiaco”.
Adrien storse il naso
“Se lo dici te” Per lui, quella era la cosa più nauseabonda che conoscesse,
gliela aveva data solo per fargli un dispetto.
“Senti,
chi è questa ragazza?” Gli chiese indicando una foto di Kagami
sopra la mensola.
“La
mia fidanzata”. Sospirò con un tono non proprio allegro o con l’entusiasmo con
cui si presenta una ragazza di cui si è follemente innamorati.
“Ahia!
Non sembri molto contento”.
“Lo
ero, solo che…un paio di settimane fa ho conosciuto
Marinette e oggi Lady Bug. Sono confuso”.
“Beh!
Non conosco questa Marinette…ma devo dire che Lady
Bug è sempre stata un gran bel pezzo di ragazza…poi Tikki…lei è così così”
“Qualcuno
qui si è innamorato?”.
“Chi
di zuccherino? Ma fammi il piacere”
“Chi
è zuccherino?” Chiese curioso.
“Nessuno…senti tu piuttosto, è carina questa ragazza, quando
me la fari conoscere?” Parlando di Kagami.
Adrien sbuffò “No, non
credo nell’immediato, Lady Bug, ha detto che non dobbiamo rivelare a nessuno le
nostre identità”.
“Ah
si già, è vero…per prudenza”.
“E
poi…sto avendo un ripensamento” Ci fu un attimo di
silenzio, dove Plagg lo guardò interrogativo “…no riguardo a te, sia chiaro, ma riguardo a io e Kagami”.
“Da
quanto tempo state assieme”.
“Da
due anni…ma vedi Plagg…mi
sembra più la mia migliore amica che la mia ragazza. Si insomma…”
Il biondo divenne rosso come un peperone, gli sarebbe piaciuto che il loro
rapporto non si limitasse solo a passeggiate, bacetti innocenti o lezioni di
scherma, ma che ci fosse dell’altro, è difficile controllare certi istinti.
“Allora
non è amore” Disse spicciolo.
“E
tu che ne sai?”
“Credo
di essere abbastanza vecchio e di aver conosciuto diversi tipi di amore, da
poter riconoscere quello vero. E tu moccioso, non mi sembri affatto attratto da
lei”.
“Quanti
anni hai?”
“Più
di mille, milioni, anzi miliardi…ho conosciuto i
dinosauri sai?”
“Quanto
sei spiritoso”.
“No,
è vero! Credo di essere stato io la principale causa della loro estinzione”.
“Allora
visto che sei così saggio e potente…che dovrei fare
con Kagami?”.
Qualcuno
bussò alla porta della sua camera, e in quel momento potevano essere solo due
persone: Nathalie o Kagami.
“Avanti!”
“Ciao,
Adrien” Lo abbracciò la fidanzata.
Ed
intanto Plagg, da buon scrutatore qual era, osservava
la scena, o meglio il comportamento dei due.
Il
suo protetto aveva chiesto un consiglio e lui, doveva in qualche modo aiutarlo.
“Ciao,
Kagami”.
“Ti
aspettavo a scherma oggi” Gli disse mentre si accomodava sul divano bianco di
pelle.
Il
biondo si grattò la testa “Ehi, si. Ho avuto da fare”. Non poteva di certo dire
che era impegnato a salvare Parigi.
“Cosa?”
Chiese non facendo trasparire nessuna emozione come al solito, si stava
chiedendo che cosa ci avesse trovato in quella ragazza.
“Dovevo
aiutare papà con delle scartoffie, mamma aveva lasciato delle cose in sospeso…”
“Ho
capito, tranquillo”. Abbozzò un sorriso prendendo a sfogliare la prima rivista
di moda che le capitò a tiro, non che fosse un’esperta del campo, anche se il suo
ragazzo era un modello famoso e il suocero uno dei volti più noti del fashion
style.
*
Marinette si lasciò
cadere sul materasso, e iniziò a conversare con Tikki
come era solita a fare.
“Sei
stata bravissima oggi, sembravi già esperta in materia” Si complimentò il kwami della creazione mentre addentava un pezzo di biscotto
per ricaricare le batterie.
“Si,
lo so. Io non sono di questa dimensione. Vengo da un altro mondo”.
“Che
vuoi dire? Spiegati meglio” La invitò Tikki ad andare
avanti con la sua storia.
“Vedi,
Tikki…io provengo da una realtà parallela a questa, e
sinceramente non so bene come ci sono finita qua, ma so cosa devo fare per
ritornarmene al mio mondo.”
“Il
kawatama?” Domandò conoscendo già la risposta.
“E’
stata l’unione accidentale tra il mio e quello di Chat Noir. Si è aperto un
portale e sono finita solo io qua”.
“Che
brutta storia, e immagino che per tornare indietro dovrai ricreare la stessa
situazione”.
Marinette annuì con il
capo ed aggiunse che doveva anche sistemare le cose in questa realtà, mettere
tutto al suo posto, com’era nel suo mondo.
Ma
non sarebbe stato semplice, una si però, ed era quella di farsi odiare da Chloè, le sarebbe bastata una sfuriata, magari riprendendo
la storia che lei e Luka avevano avuto una tresca,
quando stava ancora con lei.
La
più difficile però sarebbe stato quello di far lasciare Adrien
con Kagami, non poteva andare da lui e dirgli che lo
doveva fare.
Da
quanto aveva appreso, lui l’amava, infatti stavano insieme da molto tempo,
anche se non sapeva se l’entrata in scena di Lady Bug avesse in qualche modo
cambiato le cose, del resto Adrien o Chat Noir, nel
suo mondo, era perdutamente innamorata di lei.
O
almeno queste erano le ultime notizie, magari con la scoperta di chi
effettivamente si nascondeva sotto la maschera rossa a pois neri, Adrien era stato talmente deluso, da non provare più niente
per la super eroina.
Sbattè la testa contro
il muro di proposito.
Come
poteva essere stata così cieca per tutto questo tempo, e non accorgersi che
sotto la maschera di Chat Noir si nascondesse Adrien?
Forse perché quando indossava le vesti nere, lui cambiava totalmente, del resto
come lei.
Si
era anche meravigliata che durante la battaglia non pensasse minimamente che
stesse combattendo assieme ad Adrien, il ragazzo di
cui era follemente innamorata.
“E
poi come farai a ricreare la stessa situazione e unire i due kawatama nel momento esatto? Non hai contatti con l’altro
mondo”.
“Si
invece, ho scoperto che se Adrien mi tocca, riusciamo
a parlare”.
“Adrien?” Fece di rimando la kwami
rossa.
“Adrien è in realtà Chat Noir” Confessò.
“Ma
avete scoperto le vostre identità, è pericoloso, solo il guardiano può sapere
chi siete”. Tikki sbiancò.
“Allora
non c’è pericolo” Le sorrise “…nel mio mondo, sono io
la guardiana”.
“Ma
allora Fu?”.
“Il
grande maestro ha conferito a me l’incarico, si è ritirato”. Spiegò spicciola,
ora non aveva tempo per spiegarle cose frivole, ma doveva trovare il modo per
tornare nel mondo che le apparteneva “E poi, quando me ne sarò andata, la Marinette che prenderà il mio posto, non saprà nulla di
questa storia, e Adrien non verrà mai a sapere chi si
nasconde sotto la maschera di Lady Bug” Ammiccò.
“Ne
sei sicura?”
“Si,
quando mi sono svegliata i ricordi erano i miei, e non della Marinette di questo tempo”.
“Allora
hai ragione, non c’è pericolo, tu stai solo attenta a non rivelarti ad Adrien”.
*
“Che
hai?” Gli chiese la nipponica accarezzando il volto del suo ragazzo, che da
quando ha fatto capolino in camera sua, era piuttosto taciturno e turbato.
Adrien sbuffò,
rendendosi conto che in quel momento non era la compagnia di Kagami quello di cui aveva bisogno in quel momento.
“Niente,
è solo che…”
“Ti
manca, non è così?” Gli finì la frase credendo stesse parlando della prematura
scomparsa di Emilie.
“S-si” Balbettò, ed in effetti era vero, nel suo cuore in
quel momento c’era una voragine, che lei in quel momento non era in grado di
riempire, non è stato come quell’abbraccio avuto con Marinette
qualche giorno fa, quello gli aveva fatto dimenticare il perché si era
rintanato in camera sua senza prendersi la briga di avvisare qualcuno.
Oppure
come ieri, quando ha dovuto affrontare quell’akumizzato
con Lady Bug, lei ha saputo fargli dimenticare persino il suo nome vero, e gli
sembrava di essere stato catapultato in un’altra dimensione, dove il male non
esisteva, ma esistevano solo loro due.
“Ma
non è questo, Kagami” Il suo tono si fece più cupo e
serio e la ragazza mora capì.
“E
allora cosa?” Chiese spazientita, odiava quel suo lato del carattere, a volte
per fargli dire qualcosa, bisognava cavargli le parole di bocca.
“Forse
è meglio se ci prendiamo una pausa” Disse d’un fiato non degnandola nemmeno di
uno sguardo, si vergognava come fosse un ladro, ma non poteva dirgli che era
per via di un’altra ragazza che nemmeno conosceva, che era per colpa sua se il
suo amore per lei era stato messo in discussione, o meglio, gli aveva fatto
capire che Kagami forse non era la ragazza giusta per
lui.
Si,
andavano d’amore d’accordo, stessi gusti, stessi pensieri, ma questo rendeva
tutto molto monotono, non erano due persone che si completavano a vicenda.
Adrien non ricordava
nemmeno l’ultima volta che avevano litigato, e ora che ci pensava meglio, forse
non era mai accaduto.
“Ho
fatto qualcosa che non va?” Kagami chiese delle
spiegazioni, le esigeva, e non se ne sarebbe andata da li finchè
non le avrebbe ottenute.
“Sei
una ragazza fantastica Kagami, tu non hai fatto
niente che non va, sono io che al momento sono confuso”. Farfugliò gesticolando
con le mani.
“C’è
un’altra?”
“N-no, che dici!”
“Guarda
che ti ho visto come vi guardavate te e quella cameriera”.
“Marinette? No, no ma che hai capito. Non c’è nessun altra,
è solo che, è un periodo…strano…ho voglia di stare
solo, Kagami, per essere poi il fidanzato che vuoi”.
Nemmeno lui credeva a quelle parole, figuriamoci se la nipponica avrebbe
accettato una cosa del genere.
“La
tua indecisione mi ferisce, Adrien.” Si alzò dal
divanetto seccata e amareggiata “…quando ti sentirai
pronto, vienimi a cercare, ma non è detto che mi troverai”. Schietta, sincera e
diretta.
Se
ne andò dalla sua stanza, e la voglia di sbattere la porta era molto grande, ma
sua madre le aveva sempre detto che farlo, sarebbe stato segno di
maleducazione, e lei non lo era.
Si
limitò a percorrere il corridoio con la vista annebbiata dalle lacrime.
Lo
aveva perso, e forse per sempre.
*
Continua