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Autore: Abby_da_Edoras    05/02/2021    12 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 3: I want my tears back

 

Where is the wonder where's the awe
Where are the sleepless nights I used to live for
Before the years take me
I wish to see
The lost in me
I want my tears back
I want my tears back now!

(“I want my tears back” – Nightwish)

 

La vita a Kattegat stava diventando sempre meno quello che Aethelred si era aspettato quando la immaginava in Wessex o ne parlava con Hvitserk. Quel bel rapporto cameratesco che si era sviluppato mentre viveva insieme ai vichinghi, nella loro casa, si stava spezzettando e non certo per colpa sua.

Lagertha ora abitava fuori Kattegat, in una fattoria, e aveva legato con altre donne che vivevano nelle vicinanze, vedove sole con figli piccoli che si erano affidate alla sua protezione. Torvi e Ubbe stavano spesso con lei insieme a Hali e Asa, i figli che Torvi aveva avuto da Bjorn… però Aethelred sapeva che il vero desiderio della coppia era partire per terre lontane e magari stabilirsi in una di esse, fondando una nuova colonia. Il Principe andava spesso a trovarli, soprattutto per vedere Lagertha, e si era detto disposto a organizzare una piccola scorta di uomini per proteggere lei e le altre donne, ma certo non era come quando abitavano tutti insieme e si vedevano ogni giorno.

E poi Hvitserk non c’era quasi mai, spariva per ore e ritornava frastornato e irriconoscibile. Non aveva mai voluto accompagnarlo a far visita a Lagertha, non era mai disponibile quando c’era da fare qualche lavoretto alla fattoria… insomma, pareva diventato del tutto un’altra persona rispetto al ragazzo allegro, vivace e sorridente di cui si era innamorato in Wessex.

Il giorno prima, tanto per dirne una, Aethelred aveva trovato Hvitserk sulla spiaggia, tutto bagnato e sconvolto mentre pioveva a dirotto. Gli aveva parlato, gli aveva chiesto che cosa stava facendo e perché era così turbato, ma la risposta del giovane vichingo era stata poco meno che incomprensibile.

“C’era Grethe, la sorella di Thora… era lì, davanti a me, straziata dal fuoco, e mi accusava di non averla salvata…” aveva mormorato.

Accompagnandolo verso la dimora reale per farlo riprendere e asciugare, Aethelred aveva cercato di farlo ragionare senza molto successo.

“Aspetta un attimo, mi staresti dicendo che hai visto la sorella di Thora, quella che Ivar ha fatto bruciare viva?”

“Sì… la vedo spesso, vedo lei, vedo mia madre trucidata” aveva risposto Hvitserk.

“Cioè, vorresti farmi credere che tu vedi la gente morta?” aveva chiesto il Principe, piuttosto scettico.

“Vedo anche Ivar” era stata la consolante risposta del vichingo.

“Ah, ecco” Aethelred aveva ritenuto opportuno concludere la questione, chiaramente Hvitserk non era in sé… anche se non sembrava ubriaco.

Il giovane, ovviamente, nulla sapeva dei funghi allucinogeni e dei trip che Hvitserk si faceva da mattina a sera!

Quella sera Aethelred decise di parlare con Bjorn a proposito della situazione di Lagertha e delle donne che vivevano con i figli piccoli in quei luoghi isolati.

“Vorrei avere delle guardie che sorveglino quelle zone” spiegò Aethelred. “Sono preoccupato non soltanto per le donne, ma anche perché mi sono accorto che quei posti sono incustoditi. Se veramente Ivar fosse rimasto nei paraggi e avesse trovato un esercito alleato potrebbe decidere di attaccare proprio da là per poi spingersi fino a Kattegat.”

“L’ossessione di Hvitserk per Ivar ha contagiato anche te?” domandò Bjorn.

“Io non lo vedo da tutte le parti come lui, ma è indubbio che sia da qualche parte, che stia cercando alleati e che la sua intenzione sia quella di provare a riconquistare Kattegat” replicò il Principe.

“Sì, probabilmente hai ragione, ma non ho così tanti uomini” obiettò Bjorn. “Tra pochi giorni partirò con un esercito per andare in soccorso di Re Harald e Kattegat avrà meno soldati a disposizione per la difesa, non posso indebolirla ulteriormente. Sono sicuro che mia madre sarà in grado di opporsi a qualsiasi minaccia.”

Anche a un esercito intero?, si domandò Aethelred, ma preferì non innervosire Bjorn che già sembrava teso di suo.

“Forse il problema è proprio questo” tentò invece. “Sei davvero sicuro che sia una buona idea quella di partire in soccorso di Re Harald lasciando Kattegat senza un esercito e senza il suo Re? Chi governerà la città? Chi organizzerà le difese? Anche Ubbe vuole partire nei prossimi giorni. Insomma, avete fatto tanto per riconquistare questa città e ora ve ne volete andare tutti?”

“Ubbe vuole esplorare nuove terre, è un vichingo, è la nostra natura. Io invece non vorrei lasciare Kattegat proprio ora, ma Harald ha chiesto il mio aiuto” rispose Bjorn. Si vedeva benissimo che le responsabilità lo stavano schiacciando, che non aveva la minima voglia di andare a salvare Harald ma piuttosto avrebbe desiderato partire con Ubbe per nuove avventure… ma adesso era il Re e non poteva più permettersi certi colpi di testa. “Rimarranno Gunnhild e Hvitserk a governare la città e io cercherò di tornare presto.”

“Chi?” fece Aethelred, caustico, lanciando un’occhiata veloce al giovane vichingo che se ne stava davanti al fuoco nella stanza accanto, con in mano l’inseparabile boccale di idromele (che lo aiutava a mandar giù i funghi…), i capelli sciolti e scarmigliati sulle spalle e gli occhi iniettati di sangue.

Bjorn seguì lo sguardo del Principe.

“Sì, beh, Gunnhild, allora. E anche tu, eri abituato a governare accanto a tuo fratello nel Wessex, no? Magari chiederò a Ubbe di rimandare la partenza e di occuparsi di Kattegat… e di Hvitserk… fino al mio ritorno” disse poi. “Immagino che non farete peggio di quanto stia facendo io.”

“Non sentirti in colpa, non è facile fare il Re, soprattutto per uomini come te e me che sono più adatti alla battaglia che alla diplomazia” lo incoraggiò Aethelred. “Stai facendo del tuo meglio e noi ti aiuteremo. Tuttavia mi sentirei più tranquillo se potessi avere un piccolo gruppo di uomini per sorvegliare la zona in cui vive Lagertha…”

“Va bene, cercherò di trovare qualcuno” concesse Bjorn, “però sarai tu a organizzare i turni di guardia e tutto il resto.”

“Non c’è problema, tu non dovrai preoccuparti di niente. Ti ringrazio, Bjorn” disse Aethelred, soddisfatto. “Chissà, magari potrei coinvolgere anche Hvitserk in questo compito, forse si sta lasciando andare perché pensa di essere inutile e che voi non lo consideriate.”

“Sì, provaci, magari a te darà pure ascolto” ribatté Bjorn, ma lo sguardo che lanciò verso il fratello diceva tutto il contrario.

Contento di aver ottenuto ciò che voleva, Aethelred salutò Bjorn e fece per andare nell’altra stanza, dove Gunnhild, nel frattempo, si era avvicinata a Hvitserk e cercava di parlare con lui. La donna era impietosita e preoccupata e, ascoltando i suoi discorsi deliranti sui fantasmi che vedeva e su Ivar che lo spiava ovunque andasse, rimase ancor più allibita.

Tuttavia, in mezzo a tante assurdità, il giovane ritrovò la lucidità per dirle almeno una cosa che avesse senso compiuto e si forzò perfino di sorriderle.

“Aspetti un bambino, vero?” le domandò.

“Sì” mormorò Gunnhild.

Chissà se glielo avevano detto le voci? O i fantasmi, magari?

“Ho sempre voluto avere un figlio” continuò Hvitserk, che forse non stava neanche più parlando con la Regina. “O una figlia, magari, non importa. Mi sarebbe bastato… qualcuno da amare e che mi amasse per quello che sono…”

Addolorata e commossa, Gunnhild lo abbracciò e Hvitserk ricambiò l’abbraccio, poi la donna si allontanò con una delle sue serve.

Aethelred, però, aveva assistito alla scena e aveva ascoltato le ultime frasi che i due si erano scambiati. Adesso fissava il giovane con uno sguardo ferito e pieno di dolore.

Hvitserk aveva detto a Gunnhild di aver sempre voluto avere dei figli, ma a lui aveva detto il contrario.

Il Principe lo aveva incoraggiato a partire con Thora, a sposarla e a formare una famiglia con lei, lontano dai pericoli e dai problemi causati da Ivar, in pace e serenità nella colonia dell’Anglia Orientale. Hvitserk, però, aveva rifiutato dicendo che non aveva mai desiderato una famiglia, che non voleva prendersi le responsabilità di padre e marito e che voleva stare con lui, che era solo lui a renderlo felice.

Ecco, questo era il risultato. Hvitserk sembrava tutto meno che felice…

Ed era solo colpa sua.

“Perché non sei stato sincero con me, Hvitserk?” gli domandò Aethelred, facendolo sobbalzare perché non si era nemmeno accorto della sua presenza e, probabilmente, lo aveva preso per un altro dei suoi fantasmi.

“Aethelred… sei tu” mormorò il ragazzo. “Di che cosa stai parlando?”

Chiaramente Hvitserk credeva che il Principe avesse sgamato lui e la storia dei funghi allucinogeni, ma la questione era un’altra.

“Ti ho sentito, hai detto a Gunnhild che hai sempre voluto avere dei figli. Perché non mi hai detto la verità? Io ti avevo lasciato libero, potevi seguire Thora, farti una famiglia e tu mi hai assicurato che non ti interessava! Mi hai mentito per non ferirmi, sei rimasto con me per non darmi un dolore… ma adesso stai malissimo, ti ubriachi, dici di vedere i morti, e tutto questo perché non hai fatto quello che volevi veramente fare” disse Aethelred, cercando di restare calmo ma senza riuscirci più di tanto.

“Ma… no… che stai dicendo? Senti, forse è meglio che ne parliamo in camera” propose Hvitserk, rialzandosi faticosamente. “Ho già dato abbastanza spettacolo qui… e poi Ivar ci sta ascoltando.”

Aethelred lanciò un’occhiata verso l’angolo della stanza dove, secondo Hvitserk, il fratello li stava spiando e ovviamente non vide nessuno.

“Sì, credo che ne dovremo parlare seriamente, stavolta” convenne.

I due andarono verso le loro stanze, con Aethelred che sosteneva il giovane vichingo e si sentiva il cuore trafitto da mille aghi al pensiero che il ragazzo che amava fosse in quelle condizioni per colpa sua.

Arrivati in camera, Hvitserk si lasciò cadere sul letto, esausto.

“Non so cosa credi di aver sentito, ma io…”

“Senti, non sono io quello che è convinto di sentire le voci!” lo interruppe il Principe. “Ti ho inteso benissimo. Hai confidato a Gunnhild di aver sempre voluto dei figli, e allora perché non sei partito con Thora come ti avevo detto? Perché non ti sei formato una famiglia se era quello che volevi? Per non farmi del male, forse? Ma non lo capisci che non c’è niente che mi faccia più male che vederti… così?”

Nella nebbia che ottundeva la mente di Hvitserk si fece strada un barlume di comprensione.

“Aspetta… mi stai dicendo che credi che io stia male perché sarei voluto partire con Thora?”

“E’ praticamente quello che hai detto a Gunnhild” replicò Aethelred.

“Ma non è così! Io… io sto solo cercando di capire quale sia il mio destino, che cosa gli dei vogliono che io faccia… è per questo che mi sento inutile e… vedo i fantasmi perché… perché sto cercando di parlare con gli dei!”

Logico, no?

“La volontà degli dei, il destino… accidenti, Hvitserk, quando parli così mi ricordi mia madre!” esclamò il Principe. “Come puoi presumere di sapere quale sia la volontà dei tuoi dei? Nessun uomo può sapere quale sia il suo destino! Nessun uomo può parlare con Dio, o con gli dei, qualunque sia la sua religione.”

“Io ho trovato un modo…”

Sì, e quello era il bel risultato!

“Non esiste un modo per parlare con le divinità, non è concesso ai mortali” lo interruppe di nuovo Aethelred. “E’ Dio a metterti sulla strada che vuole che tu percorra o, nel tuo caso, sono i tuoi dei a farlo. Non vengono a dirtelo in faccia! E tu avevi la possibilità di sposare Thora, di partire per l’Anglia Orientale e di avere dei figli, di vivere in pace, di avere, come hai detto tu, qualcuno da amare. Dio ti ha dato quell’opportunità… i tuoi dei, se preferisci, ma tu l’hai gettata via e ora guarda come sei ridotto! Nessuno voleva questo da te, né Dio, né Odino, né tanto meno io!”

Hvitserk sembrava riacquistare una certa lucidità davanti alla disperazione di Aethelred. Lo prese per le spalle e lo attirò a sé.

“Io non ho seguito Thora perché non volevo andare con lei, volevo stare con te. Non l’ho fatto per te e non l’ho fatto per gli dei. Io volevo stare con te e lo voglio anche adesso” dichiarò il giovane vichingo, tirando fuori il discorso più lungo e ragionevole che fosse riuscito a imbastire da settimane. “Voglio stare con te perché ti amo, Aethelred, e non è certo colpa tua se sto così male, anzi, tu sei l’unica persona importante della mia vita, l’unico che mi aiuta a resistere. Lo so che non ti merito e che dovrò compiere il mio destino per essere degno di te, ma io voglio farlo per stare con te, perché voglio vivere con te. Non mi importa di nessun altro. E sì, magari mi sarebbe piaciuto avere dei figli, ma posso rinunciarci perché tutto ciò che voglio è stare con te.”

E, chissà, magari temendo di non essere stato chiaro a parole, Hvitserk decise di dimostrare a Aethelred quanto fosse vero ciò che aveva appena detto. Lo strinse a sé e lo spinse sul letto, incollato a lui; lo baciò a lungo, languidamente e profondamente, accarezzandolo e abbracciandolo come se non dovesse smettere mai. Premuroso e attento a evitare qualunque cosa potesse turbarlo ulteriormente, il giovane vichingo si insinuò in lui con la maggior delicatezza possibile, perdendosi in Aethelred fino a smarrire persino se stesso… e questa volta non per via degli allucinogeni! Il Principe non riuscì a sollevare altre obiezioni, confuso e sbigottito, si lasciò prendere e accolse Hvitserk con timida dolcezza, mentre i loro corpi si donavano reciprocamente affetto e passione.

Anche quando tutto fu finito, i due giovani rimasero stretti l’uno all’altro, come se temessero di perdere ciò che avevano appena ottenuto se solo si fossero allontanati un poco. Hvitserk accarezzava con tenerezza i capelli di Aethelred, tenendolo abbracciato, avvolto e al sicuro.

Al sicuro, sì, disse silenziosamente alla figura di Ivar che solo lui poteva vedere appostata nell’oscurità. Ti troverò e ti ucciderò. Non riuscirai a fare del male a Aethelred, non mi strapperai la persona che amo di più al mondo. Aethelred è mio e io lo proteggerò sempre da te!

Il tacito giuramento parve tranquillizzare Hvitserk che, finalmente, cadde addormentato con il suo Principe stretto tra le braccia.

Fine capitolo terzo

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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