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Autore: Signorina Granger    06/02/2021    4 recensioni
[Neit, Egan e Clio Cavendish]
[Dal testo]
“Ehy, anche io ti farò compagnia! Ti porteremo montagne di libri dalla Biblioteca, vedrai.”
Egan parlò con enfasi, gesticolando in aria mentre Clio li ringraziava, un po’ più rincuorata. Dopodiché, quando il gemello le domandò se volesse qualcosa in particolare, la bambina sfoderò un piccolo sorriso:
“Dei dolci!”
Dieci minuti dopo, Estelle – insospettita da tutto quel silenzio affatto consueto in casa loro – adocchiò i suoi due figli maschi mentre sgattaiolavano furtivamente fuori dalle cucine con le braccia cariche di biscotti e muffins, bisbigliando tra loro.
Di norma li avrebbe sgridati sonoramente e costretti a riportare tutto indietro, ma intuendo che fossero per la figlia decise di lasciar perdere, limitandosi a scuotere la testa con un piccolo sorriso: infondo come non amarli, i suoi piccoli tre tesori?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Brothers
 

 
“Smettetela di saltare sul letto, potete cadere e farvi male! Egan, vai in camera tua!”
 
Il figlio minore non l’ascoltò, continuando a saltellare sul grande letto a baldacchino della sorella insieme a lei, i lunghi capelli biondi che svolazzavano insieme alla minuscola camicia da notte di lino bianco.
“Neit sta male, così lo disturbate!”
 
Giocando la carta del fratello malato Estelle ottenne, se non altro, una parziale vittoria: i due infatti smisero di ridere e di urlare, ma ripresero a saltare in silenzio, senza dare cenno di volersi mettere a nanna.
A quel punto la giovane strega sospirò, assumendo l’espressione più minacciosa di cui era capace prima di pronunciare le paroline magiche soluzione di ogni suo problema:
 
“Se non fate come dico, lo dirò a Nonno George.”
 
Come sempre, la formula funzionò alla perfezione: dopo un istante di puro terrore, Clio era sotto alle coperte con la sua migliore espressione da angioletto, mentre Egan afferrò il suo orsetto di pezza in tutta fretta prima di correre fuori dalla stanza.
“Buonanotte Clio!”
“Buonanotte Egan! Buonanotte mamma.”
 
“Notte tesoro.”
Estelle rivolse un sorriso affettuoso alla figlia prima di seguire il terzogenito fuori dalla stanza. Si chiuse con delicatezza la porta alle spalle prima di prendere la mano che Egan le porgeva, chiedendole la favola della buonanotte.
 
“Va bene piccola peste, ma non fare baccano, tuo fratello dorme.”
“No mamma, sarò bravo, così tu non lo dici ai nonni!”
 
*
 
 
 
Era sempre stato Neit quello spesso costretto a letto per malattie e infezioni, e Clio la sorella affettuosa che cercava sempre di stargli vicino il più possibile.
Quel pomeriggio, invece, era il gemello a stare fuori dalla camera della sorella insieme ad Egan, aspettando pazientemente – mentre il minore saltellava in giro assillando i poveri Elfi e le Infermiere di passaggio – di poterla vedere.
Quando finalmente vide la madre uscire dalla stanza, Neit si alzò e la guardò speranzoso, chiedendole se potevano vedere Clio.
“Adesso sì, ma non può praticamente ancora muoversi. Guai a voi se cercate di farla alzare dal letto. Hai capito, peste?”
 
Estelle lanciò un’occhiata in tralice ad Egan, minacciandolo di prenderlo per un orecchio mentre il bambino di otto anni ribadiva impaziente di voler vedere la sorella maggiore.
“Vieni dai.”
Neit prese pazientemente la mano del fratellino e lo condusse nella stanza di Clio, sorridendo di fronte all’espressione gioiosa che la bambina palesò nel vederli entrare:
“Ciao! Pensavo che vi eravate dimenticati di me!”
“Non ci possiamo dimenticare di te, è la mamma che non voleva perché il dottore ha detto che dovevi stare tranquilla!”
 
Egan raggiunse il letto della bambina e ci saltò sopra senza tanti preamboli, mentre Neit sedette compostamente sul materasso prima di chiedere alla gemella come stesse.
“Mi faceva male tutto, ma adesso va meglio. Però non posso fare niente, che noia!”


La piccola Clio – appoggiata ad una miriade di cucini – sospirò sconsolata mentre il gemello le sorrideva con affetto, assicurandole che le avrebbe fatto compagnia proprio come lei faceva sempre con lui.
“Ehy, anche io ti farò compagnia! Ti porteremo montagne di libri dalla Biblioteca, vedrai.”
Egan parlò con enfasi, gesticolando in aria mentre Clio li ringraziava, un po’ più rincuorata. Dopodiché, quando il gemello le domandò se volesse qualcosa in particolare, la bambina sfoderò un piccolo sorriso:
Dei dolci!”
 
 
Dieci minuti dopo, Estelle – insospettita da tutto quel silenzio affatto consueto in casa loro – adocchiò i suoi due figli maschi mentre sgattaiolavano furtivamente fuori dalle cucine con le braccia cariche di biscotti e muffins, bisbigliando tra loro.
Di norma li avrebbe sgridati sonoramente e costretti a riportare tutto indietro, ma intuendo che fossero per la figlia decise di lasciar perdere, limitandosi a scuotere la testa con un piccolo sorriso: infondo come non amarli, i suoi piccoli tre tesori?
 
Certo, non aveva fatto i conti con l’altro bambino di casa, che quella sera si lagnò di non aver potuto sgranocchiare nessuna leccornia dopo il lavoro: pareva che gli Elfi avessero esaurito tutto.
“Mi chiedo come sia stato possibile…”
Estelle cercò di non sorridere troppo vistosamente mentre lanciava uno sguardo ad Egan e Neit, che continuarono a cenare a capo chino e senza emettere una sola parola.
 
*
 
Quando aveva aperto la porta della camera della figlia, l’aveva fatto per darle il bacio della buonanotte e chiederle se avesse bisogno di qualcosa. Eppure, qualcuno l’aveva battuta sul tempo: Edward, ancora con la camicia addosso, sedeva sul letto della figlia circondandola con le braccia e un libro in mano, leggendolo insieme a lei e depositandole un bacio sulla testa di tanto in tanto.
 
Intenerita da quella visione, Estelle sorrise mentre Edward rispondeva alle frequenti domande della bambina che indicava le figure dipinte a mano, ancora in convalescenza dopo la disastrosa caduta da cavallo.
Stava per congedarsi silenziosamente, lasciandoli al loro momento speciale, quando sentì di non essere sola: voltandosi, la strega si ritrovò davanti Egan, in pigiama e con il suo pupazzo stretto al braccio.
“Mamma, mi fai le coccole?”
 
Il bambino le lanciò un’occhiata implorante, parlando speranzoso, e la madre annuì mentre chiudeva silenziosamente la porta: con Clio costretta a letto, Neit preda di un’influenza e le naturali attenzioni che ne derivavano, negli ultimi giorni doveva essersi sentito un po’ messo da parte.
 
“Certo piccolo mio.”
Chinatasi sul tappeto, Estelle lo prese in braccio e gli depositò un bacio su una guancia prima di portarlo nella sua camera, non potendo vedere il sorriso felicemente soddisfatto che apparve sul viso del bambino.
 
*
 
“Allora, vi piacciono?”
 
Tornati a casa per le vacanze di Natale, quel pomeriggio di Dicembre Clio l’aveva trascorso ai fornelli, preparando più di una teglia di biscotti nella cucina di solito utilizzata solo dagli Elfi.
Neit ed Egan – solennemente nominati “assaggiatori ufficiosi” – addentarono il terzo biscotto ciascuno sotto lo sguardo vivace della sorella, che li guardava soddisfatta e con il grembiule addosso.
“Certo! Puoi rifarli anche tra qualche giorno?”


Egan, con la bocca piena di biscotti alle noci, le lanciò un’occhiata speranzosa mentre il fratello maggiore allungava silenziosamente una mano verso un altro biscotto al cioccolato fondente. Clio annuì, sorridendo allegra e piena di soddisfazione:
“Ma certo, se vi piacciono lo faccio volentieri! Cercate di lasciarne qualcuno però, volevo farli assaggiare anche a papà, adora i dolci.”
“Che barba!”
“Egan, ne mangi sempre più di tutti, non essere ingordo!”
 
“Ora sembri la mamma!”
Egan sbuffò seccato e Clio, a quelle parole, prese la teglia di biscotti preparati apposta per lui e girò sui tacchi per metterla da un’altra parte, asserendo che per i fratellini dai capelli rossi i dolci erano finiti.
 
Fu con un’espressione sinceramente speranzosa che la signorina di casa porse un piattino di biscotti fatti da lei al padre, quella sera, e lo guardò spolverarli tutti nel giro di pochi minuti sentendosi più che mai fiera di sé.
 
*
 
“Come sono piccoli… che cosa facciamo adesso?”
Preoccupata, Clio allungò una mano per sfiorare la testa di uno dei tre cuccioli che giacevano tremanti sul tappeto, seduta accanto a loro.
Neit, inginocchiato accanto a lei, mormorò che non ne aveva idea mentre alle loro spalle Egan sedeva sul divano insieme ad Estelle, che stava tamponando con del disinfettante una ferita che il figlio minore si era procurato nella foresta.
“Siete tre maledetti incoscienti, ecco cosa siete! Come vi è saltato in mente di mettervi in mezzo? Potevate morire!”
“Ma mamma, avrebbero ucciso anche loro, non potevamo permetterlo… ahia!”
 
Egan cercò di scansarsi, ma non fu abbastanza lesto e venne colpito dalla sberla della madre, che sbuffò e mormorò qualcosa sulla follia di mettersi a recuperare cuccioli di lupo magico nel bel mezzo della Foresta Nera e con i bracconieri al seguito.
“Mamma, era veramente orribile, avessi visto la madre… e i poveri altri due cuccioli che erano già morti…”


Clio parlò con un sospiro, scuotendo la testa avvilita mentre un Elfo portava un’enorme ciotola di latte per i lupacchiotti. Uno di loro, quello dal folto pelo nero, stava cercando di arrampicarsi a tentoni sulle gambe di Clio, guaendo, e la strega gli sorrise teneramente prima di prenderlo in braccio e carezzarlo con dolcezza.
“Credo che dovremmo tenerli con noi per un po’. Se li lasciassimo liberi morirebbero di fame o preda di qualche animale, sono troppo piccoli.”


Neit parlò aggrottando la fronte mentre accarezzava le cucciole femmine, guardandole dedicarsi avidamente al latte appena servito loro mentre Estelle, sgranando gli occhi, si rivolgeva al primogenito con tono allarmato:
“Neit, tesoro, non puoi dire sul serio!”
 
Merlino, e lei che credeva di aver cresciuto almeno un figlio dotato di senno su tre… Evidentemente, aveva fallito su tutta la linea.
 
“Ma mamma, Neit ha ragione, morirebbero!”
“Taci tu, diventi maggiorenne e dopo qualche settimana sei già che ti invischi contro dei bracconieri! Beh, ne parlerete con vostro padre.”
 
Dal canto suo, Estelle era più che mai sicura che Edward non l’avrebbe mai permesso, e si sentì particolarmente rincuorata nell’aver scaricato il ruolo di genitore cattivo sul marito, per una volta.
Non aveva però fatto i conti con quanto i tre figli lo avrebbero assillato, tanto che alla fine Edward era stato costretto a cedere per evitare che i ragazzi lo seguissero per tutta la casa – nel caso di Clio, tenendo i cuccioli in braccio per ricordargli quanto fossero carini –.
 
“Tranquilla Estelle, li lasceranno liberi prima di tornare in Inghilterra.”
Edward si lasciò scivolare stancamente su una poltrona prima di prendere un libro e iniziare a sfogliarlo distrattamente, liquidando il discorso mentre la moglie lanciava occhiate in tralice ai figli, che stavano festeggiando per la vittoria ottenuta.
“Perché qualcosa mi dice che sei stato un idiota a dargli il permesso?”
 
Un paio di settimane dopo, quando a malincuore i tre giovani maghi cercarono di liberarli, scoprirono che i lupacchiotti di lasciarli non ne volevano proprio sapere:
“Secondo me pensano che siamo la loro mamma, o una cosa simile… L’ho letto da qualche parte.”


Neit, grattandosi la testa perplesso, guardò una delle due lupacchiotte arrampicarsi con le zampe anteriori sulla sua gamba, mentre il maschio non ne voleva sapere di staccarsi da Clio, guaendo.
“Poverini, e adesso come facciamo?”


Chinatasi per accarezzarlo, Clio parlò con tono affranto mentre Egan, tenendo la terza cucciola in braccio, le grattava le orecchie ricevendo un mucchio di leccate in cambio.
 
“Beh, io un’idea ce l’avrei.”
 
 
“Assolutamente no! Non portiamo tre lupi a Londra! Dove diavolo dovremmo metterli?!”
“Ma mamma, abbiamo una casa enorme, e poi dormiranno in camera con noi… fa’ finta che siano cani! E poi sono buonissimi, guarda!”
Clio, sorridendo speranzosa, indicò i cuccioli alla madre, tutti e tre impegnati a cercare di saltare sulle ginocchia di Edward per giocare.
 
“Edward, non farti abbindolare dalla loro carineria, non li portiamo con noi!”
Il marito, che intanto aveva preso Herbst in braccio e la stava coccolando, si voltò verso di lei e sfoderò un piccolo sorriso colpevole. Nel frattempo Egan ridacchiò, assestando una gomitata a Neit e mormorando che ormai era fatta.
 
Una settimana dopo, la famiglia fece ritorno dalle vacanze con tre aggiunte pelose al loro nucleo. E mentre George scosse la testa, sospirando che il figlio non fosse in grado di gestire i capricci dei ragazzi, Gwendoline ne fu più che mai deliziata, giocando fin da subito con tutti e tre.
 
“Dai Estelle, piacciono anche a mia madre, guarda!”
Dal canto suo, Estelle lanciò al marito un’occhiata torva, chiedendosi perché mai nessuno le desse retta prima di intimare ai ragazzi di tenere i loro tre cuccioli lontani dalla sua camera da letto.
 
Pochi giorni dopo, quando trovò Edward a leggere a letto con Herbst acciambellata vicino, prese un cuscino e se ne andò stizzita in un’altra stanza.
“Ma cara, perché fai così?”
“Così impari a preferirmi ad un’altra!”
 
*
 
Per anni, Neit si era infilato nel letto della gemella quando non riusciva a dormire, preda di un’insonnia che lo accompagnava dall’infanzia.
Ma quella sarebbe stata la sua ultima notte lì, nella casa dov’era cresciuto: il giorno dopo si sarebbe sposato.
Seduto sul letto in vestaglia, incapace di coricarsi e vittima dei suoi pensieri, Neit teneva le mani strette attorno alle ginocchia e gli occhi fissi sul camino spento. In quella stanza dove aveva trascorso tanto tempo, forse anche troppo: aveva passato giornate intere chiuso lì dentro, da bambino.
In un certo senso, pensare di lasciarla era quasi strano. Ma avrebbe anche voluto dire lasciarsi definitivamente alle spalle quella parte della sua vita che tanto voleva dimenticare.
 
L’Indicibile quasi non udì la porta aprirsi, né Clio avvicinarglisi il più piano possibile.
La strega gli sedette accanto, gli prese la mano e appoggiò la testa sulla spalla del gemello, mormorando in un soffio che le sarebbe mancato.
 
Abbozzando un lieve sorriso Neit la strinse di rimando, mormorando che sarebbe mancata anche a lui prima di darle un bacio sulla fronte:
“Grazie Clio.”
“Per che cosa?”
 
La strega aggrottò la fronte, guardandolo curiosa, e il gemello ricambiò distendendo le labbra nel suo sorriso più affettuoso, un sorriso che per anni aveva riservato solo e soltanto a lei:
“Per essere sempre rimasta con me.”
“Siamo nati insieme, Neit. Era destino che andasse così, no?”
 
Neit annuì e l’abbracciò di nuovo ripensando alle notti in cui aveva chiesto asilo alla sorella, lasciando che lo stringesse e che lo rassicurasse. Alla fine, solo nella sua ultima notte in quella casa era riuscito a ricambiare quel favore.
 
 
 
   
 
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