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Autore: LorasWeasley    06/02/2021    2 recensioni
AU [Daisuga | Kuroken | Bokuaka | Iwaoi | Tsukkiyama]
[Accenni: Matsuhana | Tanakiyo | Kagehina | Sakuatsu | Osasuna | Ushiten | Semishira etc..]
Il racconto di un'estate tra relazioni, litigi, partite di Beach e scommesse.
Faranno la loro comparsa quasi tutti i personaggi e quasi tutte le coppie più amate.
Con Mattsun e Makki che si ritroveranno ad occuparsi di un Oikawa che non vuole far altro che dare fastidio a Iwaizumi.
Daichi che verrà intetterroto ogni volta che proverà a chiedere un appuntamento a Suga.
Kuro e Kenma che dovranno gestire i loro gatti e Bokuto, il quale non vuole altro che ottenere un pó di attenzione da Akaashi.
Tsukishima che dovrà venire a patti con i suoi sentimenti e molto altro...
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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8. Quella volta della tempesta

Quando quella mattina ognuno di loro si svegliò nella propria casa non sembrava una giornata diversa dal solito.
Solo Yamaguchi e Kenma captarono qualcosa.
Yamaguchi perché Float era irrequieto.
A uno sguardo esterno poteva sembrare che fosse esaltata come al solito, ma non era così, era nervosa per qualcosa che probabilmente non poteva controllare.
Quando provarono a scendere a mare si rifiutò tirando indietro il guinzaglio.
Tsukishima e Yamaguchi si fissarono increduli, ma Float aveva anche iniziato a ringhiare, quindi i due ragazzi dovettero desistere.
Kenma capì che qualcosa non andava quando trovò tutti i suoi gatti nascosti in qualche angolo dentro casa, con nessuna voglia di uscire fuori.
Fu verso mezzogiorno che tutti iniziarono a capire che non sarebbe stata una giornata normale, avvenne quando notarono i nuvoloni neri che si stavano ammassando all’orizzonte e si avvicinavano velocemente.
I notiziari dissero che era in arrivo una tempesta e che tutti dovevano stare chiusi in casa, non c’era il rischio di tornado ma le cose potevano cambiare facilmente.
I bagnini alzarono la bandiera rossa e tutte le strutture iniziarono a essere chiuse.
E ognuno si preparò a quella giornata in modo differente.
 
-Tanaka! Dove stai andando?- urlò Suga quando notò il ragazzo correre fuori di casa.
Il vento si era già alzato e dovevano finire di chiudere tutte le finestre, ritirare le tende ed entrare ogni cosa fosse in giardino.
-Mi devo assicurare che Kiyoko stia bene- gli urlò dietro il ragazzo continuando a correre in direzione del chiosco.
Suga sospirò, sapeva che sarebbe stato impossibile farlo desistere, quindi tanto valeva che si sbrigasse.
Poi iniziò a dare indicazioni a Noya su come sistemare tutto prima che iniziasse a piovere.
 
A casa di Kenma il ragazzo in questione si stava assicurando che tutti i suoi gatti fossero al sicuro, mentre Kuro chiudeva le finestre al piano si sopra, quando tornò giù si guardò intorno per poi chiedere –Dove sono gli altri?
-Bokuto era a mare, dubitavamo che si sarebbe accorto delle nuvole o che comunque abbia sentito da qualche notiziario che stava arrivando una tempesta, quindi Akaashi è andato a prenderlo.
Kuro annuì abbastanza preoccupato –Pensi che dovrei andare a…
Kenma non lo lasciò concludere mentre diceva risoluto –Mi fido di Akaashi, è più che responsabile e saprà gestire Bokuto, torneranno subito.
E Kuro si rilassò, si era sempre fidato ciecamente del giudizio del suo ragazzo.
 
Nella casa quasi di fronte Tsukishima stava cercando di coprire il suo scooter. Yamaguchi invece, dopo aver dato uno sguardo veloce alla dispensa, prese ombrello e portafoglio e corse fuori.
-Dove stai andando?- gli urlò dietro il biondo.
-Vado a comprare velocemente qualcosa! Non abbiamo nulla da mangiare!
Corse via prima che l’altro potesse protestare.
Tsukishima imprecò in un borbottio, meditò di seguirlo ma si rese conto di dover prima fare troppe cose, questo non gli impedì però di avere l’ansia raggruppata nel suo stomaco.
 
Sulla spiaggia invece Yahaba stava camminando velocemente, un braccio di fronte al viso per evitare che la sabbia alzata dal forte vento lo accecasse.
Il posto era completamente deserto, i nuvoloni erano ormai arrivati ed era solo questione di minuti prima che si mettesse a piovere.
Quando vide finalmente la tenda di Kyoutani affrettò il passo per raggiungerlo.
-Ehy- urlò per farsi sentire sopra il rumore forte del vento e delle onde che con prepotenza si infrangevano sul bagnasciuga.
Il biondo si girò a fissarlo confuso, non capendo perché fosse li, poi lo aggredì –Che diavolo ci fai qui? Dovresti essere a casa tua!
Yahaba non si fece intimorire e lo aggredì a sua volta –Cosa diavolo ci fai tu ancora qui! Vuoi davvero affrontare una tempesta sulla spiaggia con una tenda!?
Il biondo corrugò la fronte e storse la bocca –Non ho bisogno del tuo aiuto.
Yahaba era stufo del suo comportamento, lo prese per il colletto della maglietta e strinse forte mentre lo affrontava, i visi troppo vicini.
-Non me ne frega nulla del tuo stupido orgoglio, ora veloce a prendere le tue cose e andiamo a casa mia.
Il biondo stava per rispondere a tono, aveva appena aperto la bocca per parlare, quando Yahaba strinse la prese e urlò –Subito!
Dopo di quello un fulmine cadde nel mare e la pioggia iniziò a cadere abbondante.
L’unica cosa che poté fare Kyoutani fu smontare la sua tenda, prendere le sue cose e seguire quel ragazzo testardo fino a casa sua.
 
Quando iniziò a piovere Tanaka aveva appena finito di aiutare Kiyoko a chiudere il chiosco, poi propose alla ragazza di accompagnarla a casa.
-Non c’è bisogno- rifiutò lei con voce calma.
-Voglio farlo- si impuntò il ragazzo.
E Shimizu sapeva benissimo che sarebbe stato impossibile farlo desistere, inoltre più perdevano tempo a discutere e più si sarebbero bagnati.
Quindi alla fine sospirò e chiuse a chiave il negozio, poi disse –Va bene.
E a passo svelto si avviarono verso casa della ragazza mentre Tanaka cercava in tutti i modi di proteggerla il più possibile dalla pioggia.
Shimizu fu grata che stessero camminando uno accanto all’altra, altrimenti era certa che il ragazzo avrebbe notato il rossore sulle sue guance.
 
Tsukishima era sotto l’arco della porta di casa sua, quella che divideva il giardino dalla casa.
Era al limite, un solo centimetro più avanti e sarebbe stato colpito dalla pioggia che aveva iniziato a scendere con forza.
Guardava fuori aspettando che Tadashi tornasse.
Non sapeva dire se fosse più irrequieto lui stesso o Float al suo fianco.
Aveva anche pensato di andargli incontro, ma il moro non aveva portato il telefono né le chiavi, quindi non voleva che non si incontrassero e rimanesse fuori sotto la pioggia più del dovuto.
Si sentì sollevato quando sentì dei passi correre e farsi sempre più vicini, anche Float iniziò ad abbaiare, ma abbasso la testa quando si rese conto che non era Tadashi.
Erano solo Bokuto e Akaashi che stavano correndo a casa.
Tsukishima li riconobbe all’istante quando sentì Bokuto lamentarsi del fatto che i suoi capelli si stavano rovinando con la pioggia e Akaashi lamentarsi di Bokuto che si lamentava.
Tsukishima alzò gli occhi al cielo per l’idiozia del ragazzo dai capelli tinti, ma tutto fu dimenticato quando sentì il campanello suonare dall’altro ingresso.
Corse ad aprire per trovarsi davanti Yamaguchi, aveva due buste della spesa tra le mani e i capelli lunghi e bagnati attaccati al viso.
Prima che si rendesse conto di quello che stava facendo Tsukishima lo tirò dentro e lo strinse in un abbraccio, ignorando i suoi vestiti umidi.
-Tsukki?- squittì sorpreso il moro lasciando andare le buste a terra.
Kei lo lasciò andare e, dopo essersi tirato indietro, gli diede un pugno sul braccio mentre lo fissava con sguardo severo –Sei idiota? Non ti avevo detto di fare una corsa al supermercato, non c’era bisogno che comprassi tutte queste cose!
-Mi dispiace, Tsukki- mormorò Tadashi, il volto ancora rosso per quell’abbraccio inaspettato –Ma visto che saremo bloccati in casa, ho pensato di prendere anche gli ingredienti per fare la crostata alle fragole tra le altre cose.
Il biondo si girò di scatto per nascondere il rossore che aveva invaso il suo volto.
Kei era certo che Tadashi avrebbe potuto ucciderlo solo per il suo essere così carino.
 
Dopo che Tanaka era tornato a casa il ragazzo era andato a cercare nella sua stanza qualche vecchio gioco di società per passare la giornata tutti e tre insieme.
Avevano staccato il contatore per paura che i lampi che continuavano a cadere potessero bruciare tutto ciò che usava l’elettricità.
Suga era seduto a terra nell’ingresso insieme a Noya e, mentre aspettavano Ryuu tornare, aveva scritto a Daichi chiedendogli se stesse bene e a casa.
Il ragazzo non perse tempo a rispondere assicurandolo che si trovava già a casa quando aveva sentito il notiziario, che aveva invitato Asahi a salire da lui e che adesso stavano facendo una partita a carte.
Suga sorrise al cellulare e continuò la conversazione.
Si stupì quando ricevette un messaggio da Shimizu, strabuzzò ancora di più gli occhi quando lo lesse: la ragazza gli aveva chiesto se Tanaka fosse tornato a casa senza problemi.
Le scrisse di non preoccuparsi, che l’amico stava più che bene.
Un sorrisetto divertito si formò sul suo volto, pensava che Tanaka facesse davvero pena a provarci con lei, ma evidentemente l’avevano tutti sottovalutato.
Nishinoya gli chiese perché stesse facendo quell’espressione e Suga scosse la testa facendogli capire di lasciar perdere.
Il più basso lasciò davvero perdere solo perché Tanaka era appena tornato nella stanza con la scatola della dama cinese tra le braccia e un sorriso vittorioso.
 
Quando Oikawa notò, attraverso le grandi vetrate chiuse della casa di Hanamaki, un nuovo fulmine che si infrangeva sul mare agitato ebbe un flashback di quando aveva 6 o 7 anni.
Era un ricordo di un altro temporale estivo, lui, Iwaizumi, Makki e Mattsun erano a giocare per strada quando la pioggia era iniziata a cadere.
Avevano corso fino a casa di Hanamaki, quella più vicina e, dopo il suono di un tuono, Iwaizumi era scoppiato a piangere per la paura e fu la mamma di Oikawa a doverlo consolare per tutto il pomeriggio, chiamando poi i suoi genitori per assicurarli che il figlio stava bene ed era da loro.
Era un ricordo che era rimasto impresso nella mente di Oikawa perché non aveva mai visto Iwaizumi piangere prima di allora, pensava che non avesse paura di nulla.
-Devo andare da Iwa-chan- disse a quel punto Oikawa.
I suoi pensieri totalmente rivolti all’altro ragazzo.
Sapeva che era solo a casa sua, non voleva che passasse quel temporale da solo.
-Eh?- domandò confuso Mattsun mentre lo vedeva dirigersi verso la porta.
-C’è l’inferno la fuori, non puoi andare da lui- si intromise Makki provando a seguirlo.
-Ma non posso lasciarlo da solo durante un temporale! Avrà paura!
Hanamaki sbatté più volte le palpebre confuso, poi ricordò e commentò –Aveva 6 anni quando aveva paura dei temporali.
-Non importa- si impuntò Oikawa con il suo broncio e infine uscì di casa per correre dal loro amico.
Non aveva neanche preso l’ombrello, era semplicemente uscito in pantaloncini, canotta e ciabatte.
Rimasti soli, il primo a parlare fu Matsukawa che domandò –Pensi che dovremmo seguirlo?
Hanamaki alzò gli occhi al cielo –Perché, pensi di riuscire a riportarlo qui?
Poi si affrettò a prendere il suo telefono, cercare un contatto tra la rubrica e inoltrare la chiamata.
-Makki?- domandò curioso Iwaizumi quando accettò la chiamata dopo il secondo squillo.
-Il bambino è scappato- annunciò il ragazzo dai capelli chiari –sta venendo da te perché ha deciso di non poterti lasciare solo durante un temporale.
La risposta di Iwaizumi fu un gemito disperato, Makki se lo immaginava, continuò –Non lasciarlo fuori di casa, è uscito senza ombrello, già sarà completamente bagnato.
Un nuovo sospiro da parte di Iwaizumi, infine disse –Ci penso io- prima di chiudere la chiamata.
A quel punto Hanamaki raggiunse il suo ragazzo sul divano sedendosi al suo fianco.
-Allora- iniziò Matsukawa mettendogli un braccio dietro le spalle per avvicinarselo contro –quindi saremo soli per un po'.
-Già- rispose l’altro con un sorriso malizioso che si andava a formare sul suo volto.
-Quindi possiamo…- il sorriso si formò anche sul volto del castano –Vedere tutti quei video meme e crack.
Gli occhi di Makki si illuminarono –Tutti quelli che abbiamo salvato nella playlist da vedere.
Mattsun lo fissò con uno sguardo totalmente innamorato –Oh mio Dio… Ti amo così tanto.
 
Iwaizumi aveva già la porta aperta quando Oikawa arrivò a casa sua.
Dopo che aveva chiuso la chiamata con Makki era andato a prendere degli asciugamani asciutti e si era messo sotto la cornice in legno, nonostante la pioggia forte aveva una tettoria davanti l’ingresso quindi non rischiava di allagare casa.
Quando il più alto si presentò era bagnato dalla testa ai piedi, i vestiti completamenti attaccati al suo corpo.
Il volto di Oikawa si illuminò quando vide che Iwaizumi lo stava aspettando.
-Sei un idiota- annunciò Hajime facendolo fermare all’ingresso mentre gli faceva togliere le ciabatte e gli metteva un asciugamano in testa.
-Iwa-chan- piagnucolò Oikawa passandosi il tessuto morbido tra i capelli –Non potevo lasciarti da solo quando hai paura dei temporali!
Iwaizumi strabuzzò gli occhi –Avevo sei anni!
Oikawa gonfiò le guancie –Dovresti comunque apprezzare.
Infine il più basso sospirò esasperato –Vieni dentro, non gocciolare troppo e vai in bagno, ti porterò un cambio di vestiti.
Gli occhi di Oikawa si illuminarono ancora di più e fece come gli era stato richiesto.
Quando infine il ragazzo uscì dal bagno trovò Iwaizumi in cucina che stava preparando dei panini per il pranzo.
Hajime non poté far altro che distogliere lo sguardo arrossendo quando si accorse che i suoi vestiti su Oikawa stavano davvero bene, perché era vero che l’altro ragazzo era più alto, ma Iwaizumi era più muscoloso e lo scollo della maglietta che gli scendeva lungo la spalla era qualcosa al quale non era assolutamente preparato.
Inoltre Tooru sembrava felice mentre immergeva la faccia nel tessuto morbido e sospirava –L’odore dei tuoi vestiti è troppo buono!
Iwaizumi decise di ignorarlo solo perché non era più sicuro neanche della sua voce.
-Iwa-chan- chiamò poi –posso usare il tuo telefono? Il mio l’ho lasciato a casa senza pensarci.
Il moro annuì e glielo indicò sul ripiano interessato.
Per tutto il pranzo Iwaizumi si ricordò perché era diventato amico di quel bambino quando erano piccoli.
E non solo perché, come credevano tutti, Oikawa l’aveva preso per esasperazione.
Ma perché, quando erano da soli e Tooru si convinceva di non dover indossare una maschera per apparire sempre perfetto, era una bella persona.
Era divertente, era di buona compagnia ed era carino, gli faceva apprezzare anche quegli “Iwa-chan” continui, non che glielo avrebbe mai detto.
 
-Ti giuro- disse piano Kenma al suo ragazzo con lui sul divano –Che nella mia mente ho già contato diciotto modi diversi per ucciderlo e farlo passare per un incidente.
-Sarei curioso di saperne qualcuno- rispose con serietà Kuro.
La luce era saltata da più di mezz’ora ormai, nonostante fossero ancora le tre del pomeriggio la stanza era quasi immersa nell’oscurità perché fuori le nuvole erano troppo fitte per lasciar passare i raggi del sole.
Kenma era sdraiato sul divano a giocare con la sua nintendo switch lite che fortunatamente era carico, aveva la testa poggiata sulle gambe del suo ragazzo che, mentre lo guardava giocare, gli intrecciava i capelli in tanti modi diversi.
Akaashi era su una poltrona vicino alla finestra a leggere un libro.
Il problema che aveva portato a quella precedente conversazione tra Kuro e Kenma, era Bokuto.
Bokuto che per quel giorno era in una fase esaltata, che aveva così tanta energia da dover spendere e che non aveva nulla da fare chiuso in casa.
Aveva passato le precedenti due ore a fare tutto quello che era possibile fare chiuso in casa e senza elettricità. Compreso passare il tempo a proporre cose che avessero bisogno di corrente elettrica come guardare un film o cercare in streaming delle partite di pallavolo.
Aveva fatto le trazioni aggrappandosi alla cornice di una porta, fermandosi solo quando Kuro fece presente di aver sentito un rumore non troppo felice proveniente dalla casa. Aveva cercato di importunare i gatti riuscendo solo a guadagnare tutto il braccio graffiato. Aveva persino iniziato a contare quante venature ci fossero nelle lastre di legno delle scale, cercando di fare una classifica su quale fosse il gradino al primo posto.
Dopo questo il suo umore cadde del tutto, rendendosi conto di non avere più nulla da fare entrò in modalità depressione e, per quanto Kenma avesse sperato che almeno adesso avrebbe fatto silenzio, i lamenti che vennero dalla sua bocca erano persino ancora più fastidiosi.
Fu Akaashi a prendere infine in mano la situazione.
Kuro lo ringraziò mentalmente perché sapeva che Kenma non stava scherzando.
-Bokuto- lo chiamò con quel suo solito tono calmo e quasi annoiato.
-Akaashi!- rispose il ragazzo felice che finalmente qualcuno gli stesse dando retta.
Akaashi chiuse il libro e lo poggiò sulla prima superficie disponibile, poi propose –Vuoi fare qualche gioco da tavolo?
Fu Kuro a rispondere per lui –A Bo non piacciono i giochi da tavolo, perché deve stare troppo tempo fermo e non è nella sua natura.
Kenma rispose a tono –Non che adesso siamo in una situazione migliore.
Bokuto si intromise –Voglio farlo se è insieme ad Akaashi!
Keiji arrossì, Kenma annuì –Aggiudicato allora. Kuro vai a vedere tu che trovi in cantina, non farti mangiare dai ragni.
 
Oikawa l’aveva convinto a vedere un film e, nonostante fosse stato proprio lui a sceglierlo, fu comunque il primo ad addormentarsi.
Iwaizumi sentì il peso della sua testa che si accasciava contro la sua spalla, il respiro pesante.
Alzò gli occhi al cielo e si mosse quel poco per prendere il joystick e spegnere quell’orribile thriller con gli alieni.
Poi afferrò il suo telefono per controllare se avesse avuto qualche nuova notifica.
Gli sembrava strano che per tutto quel tempo non avesse suonato neanche una volta e quando sbloccò lo schermo si accorse dell’enorme quantità di notifiche che invece aveva ricevuto.
Sbuffò accorgendosi che aveva il cellulare in modalità silenziosa, probabilmente non avrebbe dovuto dare il telefono a Oikawa prima di pranzo.
Fu assolutamente certo che l’altro ragazzo non avrebbe mai più preso il suo cellulare quando iniziò a ispezionare le notifiche.
Capì che c’era qualcosa di strano quando per la maggior parte erano notifiche di Instagram.
Iwaizumi non usava mai quell’applicazione, probabilmente l’ultimo post che aveva pubblicato risaliva al Natale scorso.
Entrando nell’applicazione vide che erano tutte risposte a una sua storia.
Strabuzzò gli occhi quando notò la storia in questione.
Oikawa si era fatto una foto davanti lo specchio, il suo sorrisetto compiaciuto, un occhiolino, il segno della vittoria con le dita della mano che non teneva il cellulare e con il testo aveva aggiunto “i vestiti di Iwa-chan sono così morbidi!”.
Sentì il rossore invadergli le guance, soprattutto quando iniziò a leggere le risposte dai loro amici.
ryuu_tanaka: “aaw, siete già a quel punto?”
__kunimi__: “sicuro che possiamo venire fra qualche giorno senza disturbare?”
.makki.: “VOGLIAMO I DETTAGLI CHE QUI CI SONO DELLE SCOMMESSE IN CORSO”
Nella chat di Mattsun c’era solo la notifica che il ragazzo aveva fatto uno screenshot, Suga aveva inviato una serie di cuori e Hinata una serie di emoticon di faccine sconvolte, cuori e palle da pallavolo.
Iwaizumi, ormai completamente rosso, lasciò andare il telefono come se lo avesse scottato e si girò a svegliare Oikawa per urlargli contro.
-Oi Trashykawa!
Ma il ragazzo si limitò a scivolare dalla sua spalla al divano, la bocca aperta mentre continuava a respirare pesantemente, aveva la fronte corrugata e le guance rosse.
Iwaizumi si preoccupò, addolcendo la voce gli mise una mano sulla fronte e chiamò –Tooru.
Oikawa rispose con un mugolio basso, la sua voce roca, gli occhi che rimanevano chiusi.
Hajime non ebbe bisogno di prendere il termometro per capire che quel viaggio sotto la pioggia aveva fatto alzare la temperatura del ragazzo, la sua fronte era talmente calda che gli avrebbe potuto cucinare sopra.
-Sei davvero un grande idiota- sussurrò infine scostandogli i capelli sudati dalla fronte, pronto a occuparsi di lui.
 
Akaashi non riusciva a comprendere quello che gli stava succedendo.
Era convinto di non sopportare il comportamento di Bokuto, ma allora perché stava facendo di tutto per farlo sentire meglio?
Quando si era intristito, poche ore prima, una parte di lui ne era stato felice e quasi soddisfatto, poi si era sentito male per quel pensiero e aveva provato a proporre qualcosa da fare insieme per risollevargli il morale.
Come aveva detto Kuro, a Bokuto non piacevano i giochi da tavolo. Akaashi poteva benissimo capirlo anche senza il bisogno che l’altro dicesse nulla, non era bravo a nascondere le sue espressioni annoiate.
Ma allo stesso tempo non riusciva neanche a nascondere quei momenti di pura felicità quando Akaashi riusciva a indovinare un disegno che aveva appena fatto portando quindi un nuovo punto alla loro squadra.
Akaashi si rese conto troppo tardi di aver iniziato a rispondere a quei sorrisi con altrettanti sorrisi.
O che aveva iniziato a studiare e capire cosa Bokuto volesse intendere quando disegnava certe cose. Il problema nacque quando si accorse che non lo stava facendo per vincere, lo stava facendo perché era felice a vedere Bokuto entusiasta della loro vittoria.
E questo, ne era ben certo, doveva essere un primo campanello d’allarme.
  
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