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Autore: Captain Jane Claude    13/02/2021    2 recensioni
[⚠️On Indefinite Hiatus⚠️]
♫ ♪ It’s not unusual to find out that I’m in love with you while you brew tea for me ♪ ♫
I ragazzi del 104° passano tutto il tempo alla Liberté Patisserie a studiare per gli esami universitari, ma Eren non è interessato soltanto ai pasticcini e ai bignè...
[Ereri (Levi Ackerman x Eren Jaeger) ♥ Pasticceria AU ~ Hurt/Comfort, Pining, Slow Burn, Romance, sort of UST]
[Warnings: Age difference (15 anni), Linguaggio scurrile]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Erwin Smith, Grisha Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Sei Sicuro Che Sia Una Buona Idea, Eren?

 

Eren e Levi stavano finendo di fare colazione, fianco a fianco. La luce del mattino filtrava dalla grande finestra, scaldando la stanza.

Levi si stava godendo la seconda tazza di tè che gli aveva offerto Carla. Eren aveva appena finito le sue uova all’occhio di bue e adesso stava sorseggiando piano il suo frullato di mandorle, banane e cacao, cercando di prolungare quella colazione il più a lungo possibile. 

Ogni tanto studiava il viso di Levi: sembrava più pallido del solito. Si chiedeva quanto male sentisse. Si domandava se sarebbe stato onesto con suo padre o se avrebbe cercato di minimizzare il dolore che stava provando. Pensò che forse era il caso di parlare con papà a quattrocchi, prima che visitasse il ragazzo, per metterlo in guardia su quanto fosse stoico...Poi ci ripensò: suo padre già era scrupoloso con i pazienti regolari... in questo caso, sarebbe stato persino più attento del solito, sapendo che si trattava di un suo...amico? - Eren non avrebbe saputo dirlo. Doveva avere fiducia in suo padre.

Grisha li lasciò per andare alla clinica ma aveva detto a Levi di finire la sua colazione con calma, invitandolo a mangiare tutto ciò che preferiva. Carla, dopo aver visto la signora Arlert fuori dalla finestra, era uscita in giardino per fare due chiacchiere con lei sull’ultimo episodio della loro serie preferita.

Eren e Levi adesso erano soli.

“Davvero fai sempre colazione così e poi vieni a farne un’altra in pasticceria?” esordì Levi, guardando Eren con un sopracciglio alzato.
“Ehi!” Eren lo guardò offeso. “Mi alleno tanto tutti i giorni, ho bisogno di energie. E poi così posso passare del tempo con i miei amici, anche se studiamo tutti in facoltà diverse.”

“Capisco” rispose Levi, cambiando subito dopo discorso: “Appena tuo padre mi avrà visitato, passerà Mike a prendermi.”
“Oh. Potevo riaccompagnarti, non c’era bisogno che il signor Mike venisse fin qui” disse un po’ sconsolato Eren. Avrebbe dato qualunque cosa per passare un altro po’ di tempo con Levi. 

“Non ce n’è bisogno. E poi volevo tornare in pasticceria il prima possibile.”
“Per fare cosa?”

Levi lo guardò come se fosse stupido: “...Per lavorare? Sai quella cosa che fanno gli adulti, tutti i giorni, finché non schiattano o vanno in pensione?”

La faccia e gli occhi di Eren si accesero: “Che vorresti fare?! In che modo puoi lavorare? Papà ha detto che devi riposare!”

“Non c’è motivo per cui io debba riposarmi. Erwin ha bisogno di me. Ce la posso fare anche così a lavorare. ”
Eren non riuscì a contenersi: “No, non puoi.” 

Il solito sguardo torvo di Levi divenne se possibile ancor più torvo.

“Non sono affari tuoi, moccioso” e si girò nuovamente verso il suo tè, sottintendendo che la discussione fosse finita.

Le parole cominciarono a uscire dalla bocca di Eren come un fiume in piena, senza che lui potesse pensarci prima di pronunciarle: “Oh, sì che sono affari miei. Non puoi lavorare in queste condizioni, soprattutto il giorno dopo che ti sei fatto male! È assurdo. Ti dirà la stessa cosa papà, quando lo saprà.”

“Non credo che verrà a saperlo” rispose calmo Levi, senza girarsi.
“Oh, lo credi davvero?! E perché?” rispose Eren, infuriato. Come poteva Levi prendersi così poca cura di se stesso?

Per quanto Levi non fosse rivolto verso di lui, Eren riuscì a notare un bagliore spietato, quasi impercettibile, nei suoi occhi altrimenti impassibili. Un brivido gli percorse la schiena, la consapevolezza che Levi non era il tipo di persona che doveva far incazzare.

Levi rispose con voce bassa, senza alcuna espressività, ma spezzò il filo dei pensieri e la determinazione di Eren: “Forse i tuoi sanno chi è che sogni con tanto ardore la notte. La sua pelle è così liscia e potresti morire per le sue labbra.

Levi osservò la reazione di Eren senza voltarsi direttamente. 

Il ragazzo era atterrito, la bocca piegata in una strana smorfia, gli occhioni spalancati.

Eren rimase in silenzio in uno stato di terrore e panico. Aveva parlato nel sonno? Levi si era reso conto che Eren era sull’orlo di un sogno bagnato quella mattina!? Per un attimo sperò drammaticamente che un macigno in fiamme colpisse la sua casa e lo salvasse dalla vergogna che stava provando.

Levi proseguì con nonchalance, anche se la sua voce era diversa dal solito, più roca, più intensa, una voce che Eren non gli aveva mai sentito: "La sua nuca ti fa impazzire, vorresti stringerlo, vorresti baciarlo, ti sta facendo uscire di testa dal desiderio di averlo. Magari tua madre vorrà sapere che c’è qualcuno che vorresti tanto morderecon una lussuria così irrefrenabile.” 

Levi si fermò di colpo. Sembrò riflettere per un istante...si corresse: “Qualcuno o qualcuna. Non saprei.”

Scosse la testa con indifferenza: “Non è importante.”

Eren si riscosse dal suo stato di panico, la sua caparbietà pronta ad avere la meglio sul suo buon senso. Quantomeno Levi non sapeva che era lui il protagonista dei suoi sogni e delle sue fantasie. 

“Mi piacciono i ragazzi, Levi” disse Eren alzando gli occhi al cielo, un po’ esasperato.

Levi lo osservò di nuovo con la coda dell’occhio.

Eren proseguì, fermo nella sua determinazione e deciso a sviare il discorso, sinceramente preoccupato per la salute di Levi: “E allora, se proprio non puoi stare lontano dalla pasticceria, lascia che ti aiuti.”

Stavolta Levi si girò verso di lui.

“Di certo in queste condizioni non puoi dare il meglio di te. Non credo tu voglia mettere in difficoltà il signor Erwin e lə signorə Hanji, no?”
“Tsk.” 

Eren lo guardò soddisfatto, aveva fatto centro.

“Ecco. Ho promesso che mi sarei preso cura di te” continuò Eren, cercando di ignorare il senso di imbarazzo ma anche di calore che gli procurava dire quelle parole. “Sono qui. Ti sto offrendo il mio aiuto. Non fartela sotto e approfittane.”

Levi lo scrutò con aria sospettosa.

Eren per un attimo si chiese se fosse andato troppo oltre. Nonostante una parte di lui temesse di suscitare l’ira di Levi, sapeva che non poteva e non doveva arrendersi ora perciò proseguì: “Ridotto così, con le ferite, un malleolo rotto e il tutore alla mano dominante, ancora stordito per il trauma, non puoi essere di grande aiuto. Se ti riposi un po’, guarirai prima. Scommetto che se la stessa cosa fosse capitata al signor Erwin, l’avresti minacciato di spaccargli le gambe piuttosto che lasciarlo lavorare a pieno regime come se nulla fosse.”

Levi assottigliò lo sguardo, stizzito. Com’è che il moccioso lo conosceva così bene? 

Inclinò la testa per studiare gli occhi di Eren, che sembrava determinato come non mai: “E come penseresti di renderti utile?” 
“Lavorerò al posto tuo. E pulirò tutto ossessivamente come faresti tu.”

“Oi, che cazzo hai detto, moccioso?”
“Ehm...Ho detto che pulirò tutto minuziosamente come faresti tu.”

“Tsk... Ammettendo che tu sia in grado di pulire, cosa che non è certo di secondaria importanza e che dovremo valutare con attenzione, come pensi di sostituirmi per tutto il resto, ragazzino?”
“Quando non ho le sessioni d’esame, vado sempre ad aiutare il signor Hannes al forno. Mi ha insegnato moltissime cose. Lui ha studiato come pasticciere e quando non è in hangover fa dei dolci buonissimi.”

“Ah, allora perfetto” rispose Levi, sarcastico.
“Tanto scommetto che per tenermi d’occhio non sarai mai a più di dieci metri da me, quindi potrai dirmi cosa fare e se sto combinando guai. Quantomeno potrai stare seduto e non sforzarti.”

“Non dovresti studiare per gli esami?” disse calmo Levi, inclinando il viso e appoggiandolo sul palmo della mano sinistra. Alcune ciocche gli ricaddero in avanti, istintivamente alzò la mano destra per spostarle, ma il dolore che gli pervadeva la mano e la presenza fastidiosa del tutore lo bloccarono in mezzo al movimento. Le dita di Eren si contrassero: dovette trattenere la voglia di scostargli i capelli dalla fronte con un gesto morbido e affettuoso.

“È tutto sotto controllo, sono in pari con il programma” rispose Eren, mentre pensava tra sé e sé: 'Sì, ben detto, Jaeger. La cosa importante è non dire che il programma con cui sono in pari è quello di un mese e mezzo fa.'

“Ce la posso fare ad aiutarvi nelle ore di punta” continuò, fingendo di aver tutto sotto controllo e rimandando a un altro momento un’analisi lucida di come avrebbe gestito i tempi.

“Sei sicuro, moccioso?” continuò Levi, sospettoso. “Quando saremo lì, non ci saranno cazzate, non aspettarti indulgenza.”
“Sì, lo so, dovrò darmi da fare sennò mi prenderai a calci in culo.”

“Vedo che la situazione ti è chiara” commentò Levi, ormai persuaso che Eren non si sarebbe tirato indietro. Guardò Eren negli occhi per qualche secondo in silenzio, e poi: “Ne parlerò con Erwin e poi ti diremo qual è la nostra decisione.”
“Non te ne pentirai!” rispose Eren eccitato, i suoi occhioni verdi pieni di entusiasmo. Levi rimase per un attimo colpito, poi tornò al suo solito stato atono.

“Oi oi oi, non ho detto di sì.”
“Ma hai detto che ci penserai!” rispose l’altro con un sorriso. 

Levi non disse niente ma sperò che Erwin accettasse la proposta del ragazzo. Guardando la soddisfazione negli occhi di Eren, Levi non sapeva se sarebbe stato in grado di dirgli di no in caso contrario.

Eren, con uno stato d’animo completamente diverso da quello che aveva avuto a inizio conversazione, finì in un sorso di bere il suo frullato, un crescente senso di felicità e anticipazione che gli montava nel petto. Iniziò a riordinare e a mettere in lavastoviglie i piatti e le posate sporche, con un’energia che faticava a controllare, mentre Levi finiva di bere il suo tè. Eren ogni tanto si girava verso di lui, per godersi gli ultimi minuti in cui poteva vederlo seduto al tavolo della sua cucina, come se fosse la cosa più naturale del mondo che lui fosse lì. Trattenne un sospiro di felicità. 

Eren stava mettendo ordinatamente cucchiai e forchettine dentro la lavastoviglie, quando gli tornò alla mente Levi che ripeteva le parole che aveva detto lui in mezzo al sonno. Nonostante l’inespressività del suo viso, la sua voce, così profonda, era risuonata nell’aria minacciosa e carica di libidine al tempo stesso. 

O forse si stava immaginando tutto e la colpa era sua, che stava ripensando alle parole di Levi, ma declinate in altri modi, e a quei verbi, usati all’imperativo. Fantasticare su Levi che gli chiedeva di stringerlo, che lo trascinava a sé ordinandogli di morderlo e di baciarlo, che gli intimava di farlo impazzire...Una scarica percorse il suo corpo. 

Evidentemente, quella mattina l’Universo aveva ben pensato che Eren avesse bisogno di un assaggio di cosa vuol dire avere Levi Ackerman che pronuncia cose indecenti così vicino al suo viso, come se non fosse già abbastanza sù di giri tutte le volte che lo vedeva. 

Se davvero Levi avesse accettato la sua proposta, avrebbe dovuto imparare a ignorare quanto lui lo facesse impazzire, almeno in sua presenza, altrimenti non sapeva proprio come avrebbe fatto a uscirne vivo. Non sapeva se quello che lo aspettava fosse l’inferno o il paradiso.
 


Note: 

Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e grazie mille a chi sta leggendo, commentando o inserendo la storia tra le preferite/seguite/ricordate. ♥️ 

Sono contenta di poter dare al carattere di Eren una connotazione un po’ più vicina all’entusiasmo che aveva prima di vivere tutto il dolore che ha dovuto affrontare negli anni dell’adolescenza nel canone. 💔

Buon weekend a tutti!


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