Note
dell’autrice: eccomi tornata, fresca fresca di montagna e di influenza
(accidenti agli sbalzi climatici). Comunque direi di cominciare subito senza
ulteriori indugi tranne:
L’ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
TENSI:
Intanto grazie per la recensione, mi fa piacere che ce ne sia sempre una tua per
ogni capitolo, mi fa sentire importante. Per la scena tra Vera e Cornelia ho
preso spunto da un mio episodio personale con la più piccola delle mie cugine,
non più tardi di un mese fa. Tra l’altro è reale anche l’episodio della gita
(una gaffe fatta da mio padre meno di un anno fa).
La
tranquillità non è dell’uomo e, in questo caso, nemmeno dell’animale. Curiosa di
scoprire cosa accadrà? Leggi, leggi.
Grazie
ancora, mia fan.
MIRISTAR:
Beh, anch’io lo adoro e sono contenta che la fiction ti piaccia. Ti dirò, non
sconfifferava tanto neanche a me lo spazio di dieci anni, ma ho fatto un paio di
ricerche in rete su forum e fanfiction anche internazionali ed è saltato fuori
che Basil è molto più giovane di quello che sembra. Grazie per la critica, mi ha
fatto piacere che tu abbia notato questo “errore” perché significa che leggi con
attenzione. Anche volendo, ormai, non credo che potrei cambiare nulla, però dai,
almeno così Basil ci resta giovane. Neanche io vedo l’ora che esca il film di
Sherlock, anche perché ci devo trascinare la mia migliore amica per farle una
cultura sull’argomento.
Grazie
per la recensione.
BELLIS:
Spero di non deludere le tue aspettative. Non sai quanto mi renda felice vedere
che mi segui attentamente, anzi, non sono sicura di meritare tutta questa
attenzione.
Grazie
mille.
E
ora, buona lettura.
Capitolo
13
Basil
e Topson erano rimasti pietrificati da quel suono agghiacciante, ma un istante
dopo erano balzati in piedi e si erano precipitati fuori dal salotto e
nell’atrio.
Immaginatevi
il loro stupore quando, invece di trovare Cornelia in balia di un gruppo di
malintenzionati, la trovarono tra le braccia di una figura ( che, a giudicare
dalla gonna che si intravedeva sotto un lungo soprabito, era femminile), che
rideva come una matta stringendola quasi convulsamente, poco ci mancò che le due
cadessero tante forte era la stretta.
I due
topi erano rimasti bloccati a guardare la scena, Topson semplicemente basito,
Basil con la mente che lavorava come suo solito: osservando l’abbraccio si
poteva dedurre molto, c’erano gioia, attesa di quel momento, voglia di non
separarsi più, paura che questo accadesse. C’era solo una persona in tutta
Londra (‘oltre a me stesso ’ si ritrovo a pensare, sorridendo) in grado di
suscitare nella ragazza tali reazioni:
“Buonasera
Elizabeth, è un piacere rivederti.” Disse poi facendosi avanti ad accogliere
l’ospite.
“Buonasera
Basil” gli rispose lei, con voce un po’ strozzata “Appena Corny mi molla vengo a
salutarti come si deve.”
Sentendosi
chiamata in causa, l’attrice si staccò finalmente
dall’abbraccio.
“E’
un piacere rivederti, Liz.” Disse poi con gli occhi che le
brillavano.
“Ma
dai, non si era capito. Via, fammi salutare il padrone di casa.” Rispose la
ragazza andando incontro a Basil e stringendogli la mano.
Topson
intanto era rimasto davanti alla porta del salotto: davanti a lui c’era
Elizabeth Morstan, la famosa dottoressa di cui aveva sentito tanto parlare e che
tanto aveva sperato di incontrare. Era lì, con i suoi capelli di un biondo
scuro, un paio di occhioni chiarissimi, simile a Cornelia per statura e
costituzione. Era lì, con quella voce bassa che lasciava trasparire molta
decisione e sicurezza.
Ad un
certo punto Basil, notando la mancanza del suo amico al suo fianco, si voltò e
lo vide ancora bloccato sulla soglia del salotto. Si affrettò dunque a
dire:
“Elizabeth,
permettimi di presentarti il mio caro amico e collega, il dottor David Q.
Topson.”
La
ragazza alzò gli occhi, rivolgendo lo sguardo al dottore.
“Elizabeth
Morstan, tanto piacere. Finalmente la conosco.” disse sorridendo. “Ho letto
tutti i racconti che ha pubblicato sul Times, li so praticamente a memoria.
Speravo da tanto di poterle fare i complimenti di
persona.”
“Grazie
signorina.” Rispose Topson arrossendo un po’ al complimento
“Da
parte mia, sono felicissimo di incontrare il primo medico donna di Londra.
Complimenti vivissimi.”
Stavolta
fu il turno della ragazza di arrossire.
“Beh,
mi sono forse dimenticato le buone maniere?” disse improvvisamente Basil.
“Cornelia, per piacere, porta Elizabeth in salotto. Topson, verresti in cucina
con me a prendere qualcosa da offrirle?” aggiunse poi.
“Certamente.”
Così
i quattro si separarono, le donne in salotto, gli uomini in
cucina.
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In
cucina.
“Dunque,
dunque, dunque, se non ricordo male le focacce dovrebbero essere in questo
scomparto e…. Bingo.” Stava dicendo Basil, frugando tra gli armadietti che
componevano la mobilia della cucina.
Topson,
intanto, controllava la cottura del thé ed il riscaldamento del
forno.
Era
incredibilmente silenzioso, si ritrovò a pensare Basil, e con lo sguardo perso
nel vuoto. Deciso ad indagare, come suo solito e non riuscendo a farne a meno
per natura, il detective terminò di sistemare le focacce su di un vassoio e si
avvicinò al forno, con un’idea talmente diabolica da fare invidia a
Rattigan.
“Allora,
che ne pensi?”
Topson
lo guardò un po’ confuso per due secondi e poi rispose:
“Beh,
che posso dire, mi sembra un tipo perbene, carismatico, di
bell’aspetto…”
“Wow”
lo interruppe Basil, soddisfatto dell’ esito dell’indagine “non pensavo che la
temperatura di un forno potesse avere tutte queste
qualità.”
“Come..?
Cosa…?” balbettò Topson confuso.
“Non
ricordi? Siamo in cucina, a preparare qualcosa da offrire ad
un’ospite.”
“Basil,
io…”
“Non
ti preoccupare” disse il detective, inserendo il vassoio con le focacce nel
forno ed immergendo le foglie di thè nella teiera di acqua
bollente.
“Penso
che sia una cosa normale. Insomma, è una bella ragazza, è intelligente, è un
medico….. cosa vuoi di più?”
“Ah”,
riuscì a dire Topson, che era arrossito vistosamente.
Tra i
due cadde il silenzio, Basil controllava la cottura di thè e focacce, mentre
Topson cercava un modo per far sparire il rossore sulle guance, prima del loro
ritorno nel salotto.
Frattanto,
nella suddetta stanza….
“Devi
raccontarmi tutto!!” stava dicendo Elizabeth eccitatissima, con le mani di
Cornelia tra le sue.
“Sono
curiosa di sapere cosa hai fatto in tutto questo tempo, quali relazioni hai
avuto e….”
“Ehi,
calmati, respira.” Replicò ridendo Cornelia “Anche perché ti ho già raccontato
tutto per lettera.” Sottolineò.
“Sì,
ma io non ho creduto neanche ad una parola di tutto quello che mi hai detto.
Dai, non vorrai farmi credere che con tutti quei belloni che ti giravano
attorno, non ne hai trovato neanche uno che ti calzasse a
pennello.”
“Ed
invece dovrai rassegnarti che questa è la pura e semplice verità. Sei la mia
migliore amica, perché avrei dovuto mentirti?”
“Cioè,
fammi capire, per tutto questo tempo sei rimasta da sola
perché…”
“…Pensavo
a qualcun altro.” Completò Cornelia.
“A…”
cominciò Elizabeth, puntando poi il dito in direzione della cucina per terminare
la domanda.
L’attrice
annuì, abbassando lo sguardo ed arrossendo.
“Ma
allora… voi due…” chiese eccitatissima la neo-dottoressa.
“
Beh, non è nulla di ufficiale, però…”
Cornelia
non riuscì a terminare la frase che si ritrovò ancora una volta avvinghiata alla
sua migliore amica.
“Lo
sapevo, lo sapevo, lo sapevo.” Continuava a dire Elizabeth. “Era dai tempi del
college che lo sapevo, anche da prima.”
“Sì,sì,
va bene ok, datti una calmata.” Rispose Cornelia dando delle pacche sulla
schiena dell’amica.
“Oddio,
finalmente.” Disse Elizabeth allontanandosi e passandosi le mani sul
viso.
“A
proposito, e tu?” chiese ad un certo punto l’attrice.
“Ed
io cosa?”
“Ti
sei sistemata?”
“Ti
avrei tenuta all’oscuro di un particolare così interessante nelle mie lettere?
No, per ora non ho nessuno. Il mondo della medicina è più pieno di cretini di
quel che tu possa immaginare.”
“Davvero?”
“Eh
sì, purtroppo. Sai, ora come ora, se dovessi per forza trovare qualcuno, non mi
interesserebbe tanto l’aspetto fisico, quanto l’interiorità di una
persona.”
“Ehm,
mi esprimeresti meglio “interiorità”?”
“Intelligenza,
dolcezza, galanteria..”
“Mi
pare che tu stia chiedendo
“Lo
so, ci sarà pure qualcuno così.”
“Lo
spero per te.”
“Qualcuno
ha fame?” La voce di Basil le interruppe e le due si voltarono giusto in tempo
per vedere il detective ed il dottore entrare nel salottino con un vassoio a
testa.
Passarono
così un paio d’ore chiacchierando del più e del meno.
“Quelli
della commissione erano dei veri antipatici, non sopportavano il fatto che
entrassi a far parte del corpo medico e mi hanno messa sotto torchio per un’ora
e mezza.”
“Mi
dispiace.” Fece Topson.
“Oh,
mi creda dottore, a me no. Ho dimostrato loro quello che valgo
giusto?”
“Sì è
vero.” Le rispose subito il dottore.
Dall’altro
capo del tavolino posto al centro del tappeto, Basil e Cornelia guardavano i
loro amici discutere allegramente, non osando
interromperli.
Ogni
tanto, le loro mani si toccavano e rimanevano unite del qualche minuto, prima di
separarsi per il timore di essere visti dai loro amici (il perché di questo
timore era oscuro anche a loro).
Improvvisamente
la pendola prese a rintoccare ed Elizabeth alzò lo sguardo sulle
lancette.
“Oh
santo cielo, com’è tardi. Perdonatemi, ma devo proprio
andare.”
Così
dicendo si alzò e fece per recuperare il soprabito, ma Topson fu più veloce ed
afferrò l’indumento per poi aiutare la ragazza ad
indossarlo.
“Oh,
la ringrazio dottore.”
“Non
c’è di che, signorina.” Rispose lui.
Basil
e Cornelia si scambiarono un sorrisetto: qualcosa bolliva in pentola e non era
tanto difficile sapere cos’era e qual’era il suo stato di
cottura.
Intanto
la dottoressa, dopo l’ennesimo giro di saluti, era uscita.
“Bene”
fece Basil “Allora, dato che stasera Mrs. Judson non c’è direi
di…”
Toc,
toc, toc.
“Stavi
per dire andare ad aprire la porta, caro?” chiese Cornelia con aria
innocente.
“Ma
chi sarà? Insomma, è quasi ora di cena.” Commentò scocciato il detective,
andando ad aprire.
“Ah,
sei tu. Hai dimenticato qualcosa?” disse poi, aprendo maggiormente l’uscio per
lasciar passare Elizabeth.
“No,
volevo solo darti questo.” Rispose lei porgendo un foglietto a Basil che lo
guardò incuriosito.
“Me
l’ha dato un tizio proprio qui fuori.”
“L’hai
visto in faccia?” chiese il detective, prendendo il foglio e rigirandolo da ogni
parte per osservarlo bene.
“No,
aveva il volto coperto da una sciarpa e aveva un grosso cappello. Posso dirti
che aveva una voce parecchio strana.”
“Cioè?”
“Non
lo so, l’aggettivo che mi viene in mente è falsamente
bassa.”
“Uhm,
va bene, ci penso io grazie.”
“Di
nulla. Buonanotte a tutti.” Concluse Elizabeth prima di uscire nuovamente e di
richiudersi la porta alle spalle.
Basil
era rimasto immobile accanto all’uscio, lo sguardo perso su quel
foglietto.
‘Ha
ricominciato allora.’
“Basil,
cosa dice il biglietto?” La voce di Cornelia lo risvegliò dallo stato di trance
in cui si trovava.
Senza
una parola, aprì il biglietto e lesse:
‘A
mio modesto parere,
Buona
fortuna
B.
B’
Nell’atrio
cadde il silenzio. Come al solito, fu Topson a spezzarlo:
“Si
riferisce al nuovo piano di Rattigan?”
“Suppongo
di sì.”
“Come
fai ad esserne sicuro?” si inserì Cornelia “Insomma, non è l’unico criminale a
piede libero a Londra.”
“Lo
so, ma è anche l’unico di cui si interessa B.B.” rispose
Basil.
“E
chi sarebbe?” chiese la ragazza.
“Il
mio informatore di attività criminose a Londra. Erano dieci anni che non lo
sentivo.”
“Quindi
che si fa?” chiese Topson.
“Elementare,
ci prepariamo a riceverlo. Allora, vediamo un po’, avrò bisogno della mia
pistola, di una torcia e..”
“Anch’io
dovrò cercarle in fondo al baule.” Fece Cornelia.
“Cosa?
Ah no, questa volta no Cornelia.” esclamò Basil.
“Perché
no?”
“Perché
è troppo pericoloso e perché…”
“Abbiamo
bisogno di qualcuno che controlli la casa, mentre noi siamo via.” Completò
Topson prima che Basil ne avesse l’opportunità.
“Come?”
chiese Cornelia confusa.
“Pensaci,
mia cara. Se noi siamo tutti fuori, Rattigan potrebbe anche decidere di mandare
una sua squadra qui a fare piazza pulita dell’intero archivio di Basil e tu sai
quanto sia prezioso.”
“E’
vero, non ci avevo pensato. Ma allora, perché non chiamiamo la
polizia?”
“Figurati
se faccio entrare Scotland Yard in casa mia! In più ti ricordo che tu non
dovresti essere qui, ergo, sarebbe meglio se non uscissi.”
Cornelia
cercò disperatamente qualcosa che le potesse permettere di seguire Basil, ma
alla fine si rassegnò ed annuì debolmente.
“Ottimo”
esclamò Basil, dandole una leggera pacca sulla spalla. “Ora, che ne dite di
pensare alla cena?”
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Qualche
ora più tardi, Cornelia si trovava nel suo letto, tutta presa dalla lettura di
uno dei suoi libri. Ad un certo punto, qualcuno bussò alla
porta.
“Avanti”
fece lei senza alzare gli occhi dal libro.
“Posso?”
La testa di Basil fece capolino da dietro l’uscio.
“Prego”
rispose lei, chiudendo il libro ed appoggiandolo sul comodino.
Il
detective si avvicinò al letto e si sedette sulla sponda.
I due
si fissarono per qualche istante, poi Basil disse:
“Non
crederti che io sia tranquillo a lasciarti qui da sola.”
“E
allora perché non posso venire con te?”
“Te
l’ho già detto è troppo pericoloso. Senti, mi sono già trovato in situazioni
simili ed ho visto molte persone morire così, per puro caso, per una pallottola
vagante o un’esplosione. Ci sono troppi elementi a cui fare attenzione e questo
ti impedisce di difenderti come normalmente faresti.”
“Ah,
bene, perfetto, ora sono veramente
più tranquilla. Praticamente mi hai detto che vai a farti ammazzare e ti aspetti
che io me ne stia qui bella tranquilla a ricamare o a fare l’uncinetto, parlando
con le amiche di abiti e moda davanti ad una buona tazza di thè.” Rispose
Cornelia, il sarcasmo evidente nella sua voce.
“Cosa
ti ho detto? Che io ci sono già passato e so come cavarmela. Ho un paio di
giochetti in camera mia che dovrebbero rivelarsi piuttosto
utili.”
“Non
fidarti troppo dei tuoi giochetti e promettimi di stare attento.” Disse Cornelia
con gli occhi leggermente lucidi, abbracciandolo.
“Non
ti vorrei perdere proprio adesso.”
“Come
faccio a convincerti che non mi perderai? Ah ecco, forse ci sono.” Rispose lui
e, con un sorrisetto, le si avvicinò e la baciò.
Cornelia
si lasciò trasportare da quel momento e dopo un po’, anche se qualche brandello
di incertezza rimaneva in lei, riuscì a convincersi che sì, sarebbe sicuramente
tornato sano e salvo e che non poteva essere altrimenti.
Quando
i due si lasciarono dopo essersi augurati la buona notte, non c’era quasi
nessuna traccia di ansia, ma solo tanta, dolce
tranquillità.
FINE
DEL CAPITOLO.
Che
ve ne pare? So di essere perfida a continuare ad aggiungere personaggi nuovi e
ad aggiornare continuamente in ritardo ma ehi, continuano a venirmi nuove
idee.
A
proposito: come ho spiegato a Miristar, di recente mi sono informata in rete sul
nostro caro investigatopo ed ho trovato un mondo intero riferito a lui:
famiglia, avventure e persino il suo nome di battesimo. Molti di quelli/e che
scrivono fanfiction su di lui si sono posti questo problema scrivendo storie
relative alla sua vita privata e sembrano tutti concordi sul fatto che si chiami
Sherringford (alcuni azzardano anche che, per secondo nome, abbia
Constancius).
Scrivo
queste cose perché volevo informarvi che, probabilmente, più avanti comincerò ad
utilizzare anch’io questo nome. Fatemi sapere cosa ne
pensate.
Ah,
un’ultima cosa, il prossimo aggiornamento avverrà dopo il 12 settembre, perché,
ragazzi miei, parto sabato per due settimane in Sardegna
quindi…
BUON
PROSEGUIMENTO DELLE VACANZE, UN ABBRACCIO
Bebbe5