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Autore: PapySanzo89    15/02/2021    3 recensioni
Holmes pone una domanda a Watson del tutto imprevista e Watson si arrovella sul significato di quest'ultima.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
 
 
 
 
Tutto iniziò con una frase detta in un tardo pomeriggio d’ottobre mentre io e Holmes stavamo rientrando a casa -a piedi, dato il clima mite- dopo la risoluzione di un caso.
Non era cosa strana che l’irrequietezza di Holmes si placasse, perfino per diverso tempo, subito dopo un caso, ma c’era qualcosa nella rigidità del braccio stretto attorno al mio e alla linea dura della sua bocca che mi lasciava in qualche modo interdetto.
“Holmes, qualcosa non va?” chiesi, nonostante sapessi bene che se Holmes ne avesse voluto parlare avrebbe tirato fuori l’argomento senza troppi giri di parole, ma la mia domanda sembrò ridestarlo da pensieri cupi e scosse leggermente la testa. Poi sembrò quasi ripensarci e, infine, parlò.
“Watson, forse ti starai chiedendo perché abbia lasciato andare quell’uomo…”
In fede mia, in tutti i nostri anni di conoscenza, Holmes aveva lasciato a piede libero una quantità di uomini o donne tale da non poterli neppure più contare su entrambe le dita delle mani. Erano tutte persone che avevano commesso qualche reato per fame, povertà o alle volte perfino per vendetta personale verso una persona a loro cara e Holmes si era sempre eretto a Giudice e Giuria (anche se spesso aveva chiesto la mia opinione semplicemente con uno sguardo. Alle volte mi stupivo ancora di quanto sembrasse che la mia opinione per Holmes contasse quasi più della propria) e aveva deciso chi lasciare andare e chi consegnare nelle mani della giustizia ma mai mi aveva chiesto cosa ne pensassi o se volessi saperne il motivo.
Per questo la frase del mio amico mi lasciò del tutto stranito e lo guardai per diversi istanti senza saper bene cosa rispondere. Almeno fin quando lui non fece un piccolo colpo di tosse e richiamò la mia attenzione il più gentilmente possibile.
“In tutta onestà, amico mio, no”
Lui mi guardò scettico.
“Holmes, con chi e come preferisca passare il proprio tempo un uomo libero non credo sia compito mio né tuo né di qualsiasi altra persona giudicare. Sappiamo entrambi che sarebbe finito in galera, o peggio, per reato di sodomia, ma trovo molto più riprovevole il fratello che ci ha ingaggiato con false prove solo per toglierselo di torno e tenersi tutta l’eredità del padre”
Holmes non disse niente ma il suo braccio attorno al mio si strinse un po’ di più e le labbra smisero di tenere quella piega amara, stirandosi in un vero sorriso.
“Bene, Watson. Vedo che siamo dello stesso avviso”
E detto questo proseguimmo la nostra camminata, allungando per Hyde Park per goderci ancora un po’ quel pomeriggio così mite e infine, messo di nuovo piede al 221B di Baker Street, mangiammo un pasto caldo e ristoratore offerto dalla cara signora Hudson. Nessuno dei due parlò più del caso.
 
***
 
Ma per quale motivo Holmes aveva iniziato il discorso?
 
***
 
Quella domanda non mi lasciò dormire quella notte né quella successiva e Holmes notò le povere condizioni in cui versavo e si preoccupò degli incubi, chiedendomi se fossero per caso riapparsi o se forse la gamba non mi dava tregua a causa dell’improvviso brutto tempo.
Erano in momenti come quelli che la sola presenza di Holmes mi faceva scaldare il petto e non riuscivo a trattenermi dal sorridergli.
“No, Holmes, ho solo difficoltà a prender sonno, non è niente di così grave. Probabilmente stanotte sarò così stremato che Morfeo mi accoglierà tra la sue braccia”
Mi guardò con la pipa stretta tra le labbra e il giornale aperto sul tavolo ma non disse niente, annuì con un gesto brusco e mi passò le uova ancora calde che aveva portato la signora Hudson poco prima.
 
***
 
Al terzo giorno decisi che, siccome contrariamente a Holmes ero una persona che si perdeva molto nei propri ragionamenti, avrei trascritto ciò che sapevo su un vecchio taccuino trovato per caso nei meandri di un cassetto nelle mie stanze e mi stupì di quanto effettivamente riuscisse a non farmi perdere il filo dei miei pensieri.
 
Perché Holmes ha pensato fosse necessario chiederlo? Ha qualcosa a che fare con la sodomia? E’ perché né io né lui abbiamo mai parlato di cosa pensavamo sugli omosessuali? Forse pensava l’avrei giudicato male perché un reato punibile? A Holmes interesserebbe se pensassi questo? Perché dovrei pensarlo? E se l’avessi pensato cosa sarebbe successo? Holmes era rasserenato dopo la chiarificazione: che un suo conoscente sia un omosessuale? Che sia un argomento che in qualche modo lo tocca da vicino? Che Holmes sia…
 
Non riuscii a finire di scrivere la frase, misi via penna e taccuino e mi vergognai un po’ di me stesso. Forse stavo solo leggendo indizi dove non ve n’era alcuno. Forse avrei fatto semplicemente meglio a dormire piuttosto che far volare l’immaginazione e lasciare in pace il mio amico.
 
***
 
“Ragazzo mio, chiedi quello che hai da chiedere e finiamola, o rovinerai il tappeto della povera signora Hudson continuando a camminare avanti e indietro!”
Holmes, seduto sulla poltrona con un libro tra le mani, mi guardava con aria scettica mentre io cercavo il modo più adeguato per fare una domanda del genere. Ma per Dio, c’era forse un modo adeguato?
 Sospirai e mi voltai in sua direzione; Holmes si tirò su a sedere in una maniera più dignitosa (probabilmente preoccupato dalla mia espressione) e continuò a fissarmi, aspettando.
“Holmes, amico mio” iniziai e mi diressi verso di lui, controllando che la porta fosse chiusa “non è una cosa facile da chiedere ma vorrei che fossi onesto con me”
Rimase in silenzio.
Sospirai più profondamente e buttai fuori tutto d’un soffio.
“Sei un invertito?”
Nella stanza regnò il silenzio per qualche istante fintanto che Holmes si mise a ridere.
“È di questo che ti stavi preoccupando in tutti questi giorni, amico mio? Tutto per il caso dell’altro giorno? Mi sembra una reazione esagerata perfino per te”
E questa non era una risposta. A tutti gli effetti era tutt’altro che una risposta.
“Holmes, non ci sarebbe alcun problema a riguardo, penso di averne dato prova giorni orsono”
Holmes scosse il capo ma smise di ridere.
“Perché questa curiosità, Watson?”
Lasciai inespresso il fatto che nemmeno questa fosse una risposta ma anzi, una domanda a un’altra domanda.
E, di fatto, perché ero così curioso?
“E per quale motivo tu non rispondi, Holmes?”
Rimanemmo di nuovo in silenzio.
“Watson…” disse dopo un lungo sospiro “conosco la mente umana e mi piace pensare che, in un certo modo, conosco te. Sei uno degli uomini più buoni che abbia mai avuto la fortuna di incontrare e non ho dubbi riguardo al tuo essere così progressista verso gli omosessuali ma un conto è il sapere che un estraneo è un sodomita, un conto è viverci sotto lo stesso tetto. E credimi se ti dico che una mia conferma cambierebbe tutto anche se ora non riesci a capirlo”
Non era una vera e propria ammissione ma ben che meno era il contrario.
“Perché mai dovrebbe cambiare, Holmes? Viviamo insieme da anni, dividiamo i pasti, i casi, passiamo le serate ai pub o ai teatri e non vedo come qualcosa potrebbe mai cambiare per questo”
Chiuse il libro e lo appoggiò sulle gambe mentre io continuavo a rimanere in piedi davanti alla sua poltrona.
“C’è un’enorme differenza tra fare queste cose con un amico e fare queste cose con un omosessuale e, onestamente Watson, non capisco se stai facendo il difficile o se davvero non lo riesci a capire. Se ammettessi una cosa del genere probabilmente domani ti ritroverei con le valigie alla porta e un biglietto lasciato per me sul tavolo dove mi dici che è stato tutto molto bello ma che hai trovato una nuova sistemazione”
Era uno dei discorsi più assurdi ed insensati che gli avessi mai sentito fare.
“Perché mai dovrei fare una cosa del genere?” insistetti perché ormai non era nemmeno più una questione di ammettere se fosse vero o meno, volevo solo capire quale fosse il reale problema di Holmes ad aprirsi a riguardo con me.
“Oh mio Dio, Watson, non puoi lasciar perdere?”
Il mio silenzio valeva come risposta.
A quel punto Holmes sembrò spazientirsi e si alzò dalla poltrona lasciando cadere malamente il libro e iniziando a girare per la stanza con le mani sollevate.
“Perché la tua percezione di me cambierebbe. E sarebbe così, amico mio, com’è normale che sia. Inizieresti a prendere ogni mio gesto come un tentativo di vincere le tue grazie, ogni passeggiata a braccetto verrebbe travisata come un approccio di tipo amoroso e quel che è peggio- perché diavolo stai ridendo Watson?! Ti pare qualcosa su cui scherzare?!”
Era stato più forte di me, la risata era partita dritta dal petto ed era uscita senza che avessi avuto alcuna possibilità di fermarla. Mi ero seduto alla mia poltrona mentre Holmes vaneggiava, ancora con le mani in aria, spiegandomi come avrei travisato il tutto e semplicemente ero scoppiato a ridere.
“Holmes, in tutta onestà, mi sento quasi offeso dall’ego smisurato che mi stai affibbiando senza nessuna ragione” riuscì a dire dopo diverso tempo e dopo un’occhiata raggelante di Holmes.
Lui sembrò confuso. “Che intendi dire, Watson?”
Scrollai le spalle.
“Holmes, credi che penserei che siccome sono un uomo saresti attratto da me a prescindere? Solo perché dotato di attributi maschili? Cielo, Holmes, va bene tutto, ma ti so di gusti molto migliori”
Rimase in silenzio e questa volta qualcosa mutò nel suo sguardo ma non riuscii a decifrare cosa, così andai avanti. “Potresti trovarti uomini molto più giovani e affascinanti di me, nonché sicuramente più brillanti. Non avrei mai la pretenziosità di pensarti invaghito di me solo perché uomo, suvvia”
E con questo ritenetti chiusa la questione. Non c’era neanche più da chiedersi se Holmes fosse omosessuale, ma la realizzazione di ciò non provocò niente di tutto ciò che il mio amico aveva appena descritto. Mi alzai dalla poltrona ancora divertito da quell’assurdità e stavo per andarmene nelle mie stanze quando un braccio di Holmes mi fermò dal superarlo.
Alzai gli occhi ma il suo sguardo era rivolto da tutt’altra parte.
“Non c’è uomo migliore al mondo di te, Watson. Non c’è uomo migliore al mondo di te per me
E questa volta gli occhi si puntarono nei miei e rimanemmo diversi secondi così, a fissarci senza dire niente.
Poi il braccio di Holmes si spostò per lasciarmi passare e lui si scostò bruscamente da me, lasciandomi in qualche modo ghiacciato sul posto senza la sua presenza accanto.
Si passò una mano tra i capelli impomatati e disse qualcosa sottovoce che non riuscii a capire e fece per andarsene dalla stanza.
“Dovremmo dare alla signora Hudson un buon motivo per la tua dipartita. Nella speranza certo che non vorrai dirle la verità e di questo te ne sarei infinitamente grato”
Non mi guardava e parlava con una voce con cui non l’avevo mai sentito parlare prima.
La sola idea di lasciare gli appartamenti, di lasciare Holmes, mi fece venire la nausea.
E qualcosa andava fatto.
“Non hai nemmeno fatto un tentativo” mi ritrovai a dire con le farfalle nello stomaco e Holmes si fermò sulla soglia della propria camera, voltandosi poi in mia direzione.
“Un tentativo?” chiese alzando un sopracciglio e mostrando tutto il suo scetticismo. Era evidente dalla sua postura e dal colorito più pallido del solito che non stesse bene e il pensiero di averlo ridotto così per una stupida curiosità mi fece male come se mi avessero colpito in pieno petto.
“Per essere respinto da qualcuno devi aver fatto almeno un tentativo. Non mi sembra di averti respinto, come non mi sembra di essere stato corteggiato in alcun maniera, Holmes”
A questo punto Holmes aveva ripercorso i suoi passi e si trovava di nuovo dinnanzi a me che non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso e mi stavo chiedendo cosa stessi in realtà facendo.
“Watson, è un gioco pericoloso quello che stai tentando di incominciare”
Sostenni il suo sguardo mentre sentivo il cuore battere talmente forte che temevo sarebbe esploso da un momento all’altro, ma non cedetti e la mia voce, con mia grande gioia, rimase perfettamente composta.
“Mi piacciono le peonie” dissi come dato di fatto e me ne andai lasciando Holmes da solo in salotto.
 
 
 
 
Note:
Primo capitolo di 3.
Li ho già scritti tutti o, conoscendomi, avrei lasciato il tutto incompleto :’D
E’ la prima storia “lunga” che scrivo su di loro quindi… abbiate pietà? Ringrazio Yoko Hogawa come sempre per il betaggio e le risate e Cate senza la quale la storia non sarebbe nemmeno iniziata <3
   
 
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