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Autore: PapySanzo89    16/02/2021    1 recensioni
Holmes pone una domanda a Watson del tutto imprevista e Watson si arrovella sul significato di quest'ultima.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
 
Quella notte non riuscii a dormire.
Pensavo e ripensavo a quello che mi aveva detto Holmes ma, soprattutto, pensavo e ripensavo a quello che gli avevo risposto io.
Inutile dire che era stata una sorpresa venire a conoscenza che Holmes provasse qualcosa per me, ma non ero riuscito a darvi la giusta importanza dato il fatto che sembrava che per qualche motivo dovessi abbandonare le mie stanze per cercare un altro posto.
E questa era una cosa che non avevo alcuna intenzione di fare.
Né di lasciare la mia casa né di lasciare Sherlock Holmes.
 
Mi rigiravo nel letto a fronte di questi pensieri e continuavo a chiedermi non cos’avrei dovuto fare con Holmes, ma perché la cosa non mi facesse provare un minimo d’imbarazzo; perché la considerassi una cosa gradita (molto più che gradita, a dire il vero) e perché sentivo il petto scaldarsi al solo pensiero.
Non avevo mai avuto nessuna predilezione per gli uomini. Cielo, avevo servito per diversi anni in Afghanistan e il pensiero non mi aveva mai sfiorato minimamente nonostante la vicinanza e la nudità che spesso si veniva a creare e, se dovevo essere del tutto onesto, il solo pensiero di entrare in intimità con un uomo mi faceva storcere la bocca.
Ma Holmes…
 
Mi rigirai nel letto sbuffando sonoramente e le coperte mi si aggrovigliarono alle gambe, infastidendomi ulteriormente. Non sarei mai uscito vivo da quella notte, era evidente.
 
Peonie. Che diavolo mi era saltato in testa? E cosa pensava ora di me, Holmes? Che ero un pazzo, forse, e di certo non avrei potuto dargli torto.
 
La tenue luce dell’alba mi sorprese ancora sveglio e io non ero giunto a nessuna conclusione.
Mi addormentai stremato e in un sonno difficile quelle che mi sembrarono ore dopo, con l’ultimo mio pensiero diretto a Holmes e al domandarmi cos’avrei fatto se avesse davvero tentato di corteggiarmi quella mattina.
Mi sorpresi a sorridere del pensiero prima di sprofondare in un sonno senza sogni.
 
***
 
Quando scesi per la colazione Holmes era già al tavolo con una tazza di tè fumante e le pagine della cronaca nera in mano (il restante giornale era già sulla mia metà del tavolo ad attendermi) e il mio cuore, quello sciocco, per qualche motivo saltò un battito.
Non sembrò accorgersi subito di me fin quando non entrai in salotto e a quel punto aveva già abbassato il giornale e mi guardava come non lo avevo mai visto fare prima.
Mi stava sorridendo. E fin qui non vi avrei trovato nulla di strano non fosse che non mi era mai stato rivolto un sorriso del genere da parte sua (né lo avevo mai visto indirizzarlo ad altri, per fortuna), era un sorriso più aperto seppur mostrasse una certa timidezza e i suoi occhi erano puntati su di me come a volermi dare tutta la sua attenzione.
Mi sentivo come un esperimento su un vetrino, al centro dell’attenzione ed estremamente visibile e vulnerabile ma per una qualche ragione la cosa non mi creava imbarazzo.
Gli sorrisi di rimando e mi accomodai al tavolo.
“Buongiorno, Holmes. Di buon umore?” chiesi posandomi il tovagliolo sulle gambe e servendomi con del bacon ancora non del tutto freddo.
“Eccellente in effetti, mio caro Watson” mi rispose lanciandomi un’occhiata e un mezzo sorriso e finalmente capii il suo discorso del giorno prima.
Holmes mi aveva detto che avrei scambiato ogni suo cenno, ogni suo gesto, per un tentativo di vincere le mie simpatie se solo si fosse confessato un omosessuale ma, ooh, quanto si era sbagliato nel pensarlo.
Perché Holmes adesso stava flirtando -con me!- ed era una persona completamente diversa dal solito, in qualche maniera freddo e distaccato, Holmes.
Deglutii perché non mi sentii in grado di fare altro.
Un bussare secco e sicuro fece sì che gli occhi incredibilmente grigi di Holmes si scostassero dai miei e mi ritrovai per qualche secondo come stordito, mentre il respiro che non mi ero accorto di aver trattenuto tornava normale.
La signora Hudson entrò pochi istanti dopo, salutandomi con un sorriso caloroso e porgendomi un mazzo di fiori da cui non ero riuscito a distogliere lo sguardo da quando la donna era entrata.
Delle peonie dal rosso più vivo al rosa più delicato facevano bella mostra di sé, legate da un semplice nastro bianco. La signora Hudson me le pose delicatamente in mano e si mise alla ricerca di un vaso.
“Sono per lei, dottore” ansimò, trafficando in punta di piedi dentro una credenza utilizzata unicamente da Holmes per i suoi raccoglitori e per un secondo, scioccamente, mi chiesi perché me lo stesse dicendo siccome ne ero ben a conoscenza.
Continuai a guardare i fiori per diverso tempo e dovetti sembrare un perfetto sciocco, così imbambolato con un mazzo di fiori in mano senza prestare soccorso alla povera signora Hudson, perché perfino Holmes si mise a ridere piano, guardandomi da sotto le folte ciglia scure.
Mi sentì arrossire nemmeno fossi una scolaretta e mi voltai, dandogli le spalle.
La signora Hudson trovò un vaso nascosto chissà dove e lo riempì con un po’ d’acqua della caraffa, prendendo nuovamente i fiori in mano e adagiandoceli dentro.
“Deve aver fatto proprio colpo questa volta, dottore, non ho mai sentito di una donna mandare fiori a un uomo, non è proprio convenzionale”
“Probabilmente vengono dallo studio, signora Hudson, sarà stato un mio paziente che me li ha mandati per ringraziarmi”
Lei scosse il capo sorridendo e vidi con la coda dell’occhio Holmes sedersi più comodamente.
“Il ragazzo delle consegne ha lasciato detto che erano da parte di una persona molto presa da lei. Ha anche aggiunto che molto presa non era esattamente la parola usata ma non riusciva a ricordare l’altra perché troppo difficile” la donna sorrise e posò il vaso sul tavolo accanto alla finestra.
“Così dovrebbero avere abbastanza luce” disse, annuendo più a se stessa che a uno di noi due, e si diresse di nuovo al piano inferiore, salutandoci con un cenno del capo.
Solo dopo diversi minuti dalla sua dipartita mi voltai verso Holmes (dovevo avere ancora un’espressione sconvolta dacché il mio amico non la smetteva di sorridere) che continuava a ignorarmi, bevendo serenamente il suo tè.
“Qualcosa non va, amico mio?” chiese tentando di nascondere il sorriso dietro il giornale (e se fossi riuscito a prestare particolare attenzione a quel momento avrei notato che non avevo mai visto Holmes così di buon umore in tutti i nostri anni di conoscenza), dal canto mio tornai ad osservare i fiori.
“Holmes, dove diavolo hai trovato delle peonie così belle in questa stagione?” ed erano davvero i fiori più belli che avessi mai visto.
Solo in quel momento alzò gli occhi verso di me e io gli restituì lo sguardo. Con la massima serietà di cui era capace, ma con un luccichio negli occhi che non avevo mai visto, mi disse “Watson, devi sapere che io non faccio mai le cose a metà. Sarebbero state perfette o non ci sarebbero state affatto” e dopo, come un secondo pensiero, aggiunse “E sono felice che siano di tuo gradimento” e detto questo tornò a prestare attenzione al giornale.
Mi alzai lasciando la colazione a metà e mi diressi al tavolo, osservando i fiori e i suoi colori brillanti alla luce del sole, e ne toccai i petali morbidi ancora freschi di rugiada. Mi ritrovai a sorridere e a provare una piacevole sensazione di calore nel petto.
Ignorai gli occhi di Holmes puntati su di me.
 
***
 
Holmes divenne più tattile nei miei confronti.
Non lo avrei mai definito una persona affettuosa nel senso convenzionale del termine (nonostante dimostrasse sia nei confronti miei che della signora Hudson un rispetto e un affetto smisurato nei suoi modi poco ortodossi) eppure, adesso che ne aveva la possibilità, quando eravamo soli in casa una mano indugiava molto di più sulla mia spalla o passava delicatamente sul fianco e rimaneva per diversi istanti ferma mentre Holmes mi parlava di qualcosa (ed era con un po’ di vergogna che dovevo ammettere che molto spesso dovevo chiedergli di ripetere, troppo distratto dalla sensazione della sua mano ferma su di me e dal calore che ne conseguiva). Mi sfiorava le dita quando gli passavo un oggetto richiesto e dal suo sguardo mi faceva intendere che era tutto calcolato, che non me l’ero immaginato, ed era in momenti come quelli che mi sembrava che l’aria nella stanza non bastasse e dovessi aprire una finestra per poter tornare a respirare normalmente.
Poi c’erano gli sguardi.
Credo di aver già parlato a sufficienza del magnetismo degli occhi di Holmes ma non trovo parole per descrivere come quegli occhi mi trafiggevano e lasciavano senza fiato ogni qual volta si posavano su di me (e temo fossero più le volte che non me ne accorgevo che il contrario). Holmes aveva il potere di guardarmi e farmi sentire esposto ma non in maniera inopportuna ed era, anzi, una sensazione piuttosto piacevole. Diverse volte mi ero ritrovato ad attraversare la stanza per avvicinarmi, come una falena attirata dalla luce, solo per poter osservare quello sguardo da più vicino. E Holmes, in quelle occasioni, non mi aveva mai rifiutato i suoi occhi, non si era mai rinchiuso in se stesso scostando lo sguardo perché adesso sapeva che non c’era più alcun motivo di farlo.
Mi domandai da quanto tempo mi guardasse così e come avessi potuto non accorgermene.
 
Lo spazio personale, di cui già prima entrambi eravamo piuttosto carenti, si era ridotto fino quasi a dissolversi.
In carrozza la coscia di Holmes premeva contro la mia, a casa avevamo entrambi abbandonato le nostre poltrone per leggere piuttosto sul divano, dove ogni tanto la mano di Holmes si poggiava sul mio ginocchio senza che io dicessi o facessi nulla per levarla, e quando Holmes era impegnato in qualche suo esperimento ero io che mi avvicinavo, come se ne sentissi la mancanza a non averlo accanto a me; lo contemplavo versare strani miscugli in questa o quella provetta, seguendo meticolosamente i movimenti delle sue mani macchiate di acidi ma affusolate e aggraziate (un altro argomento di cui avrei potuto parlare per ore senza mai sentirmene stanco).
Nulla di tutto ciò avveniva, ovviamente, fuori dalle mura domestiche. Solo in un paio di occasioni avevo visto il mio amico lanciarmi qualche sguardo che si fermava un po’ più del dovuto su di me ma confidavamo entrambi sulla pochezza dello Yard e della nostra (o perlomeno mia) rispettabile fama e Holmes stava sempre ben attento che non fossimo osservati da anima viva.
In qualche maniera Holmes mi sembrava perfino più brillante.
 
***
 
Le peonie arrivavano puntualmente fresche e bellissime ogni giovedì.
 
***
 
Fu in una notte come un’altra che mi chiesi se per caso, in fondo, non mi conoscessi affatto così bene come credevo. Per più di trent’anni della mia vita ero stato convinto di poter trovare nel gentil sesso quello di cui più avevo più bisogno: una casa, una famiglia, una figura che mi accogliesse davanti al focolare a braccia aperte e con un sorriso e con delle forme fisiche ben lontane da quelle maschili.
Del resto non avevo mai trovato nessun uomo attraente. Potevo valutare oggettivamente la bellezza di un uomo (come poteva farlo chiunque altro) ma il mio interesse a riguardo era inesistente.
Ma conosciuto Holmes queste mie stesse certezze erano crollate in meno di mezza giornata. Non volevo qualcuno che mi accudisse, non volevo un tenue focolare e una dolce moglie ad aspettarmi in piedi finito il lavoro. Volevo l’azione, volevo essere utile e dare una mano come meglio potevo. Volevo l’adrenalina dei casi perché era la cosa che mi faceva sentire più vivo da quand’ero tornato, zoppo e con gli incubi, dalla guerra in Afghanistan.
E Holmes…
Holmes aveva sempre avuto un certo fascino che non avevo mai riscontrato in nessun altra persona. Forse non era bello in maniera convenzionale ma la sua intelligenza, il suo spirito e i suoi gesti lo rendevano affascinante in un modo che non avrei nemmeno saputo spiegare a parole e mi aveva attirato dal primo momento con un solo sguardo, con quell’acciaio negli occhi che non riusciva mai a smettere di stupirmi.
Tuttavia…
Tuttavia non mi credevo innamorato. Invaghito, sicuramente, ma in maniera del tutto platonica e amicale.
Eppure adesso mi ritrovavo con il mio migliore amico nonché coinquilino che mi corteggiava e trovavo la cosa oltremodo lusinghiera e, soprattutto, mi ritrovavo a non avere un solo valido motivo per cui avrei dovuto rifiutarlo.
Ero innamorato di Holmes e la cosa ridicola era l’accorgersi dell’esserlo sempre stato.
Non provavo nessun moto di fastidio nell’immaginare la sua mano di nuovo stretta al mio fianco e lui che si chinava verso di me, con quella bocca che poteva sputare veleno ma ché il più delle volte sorrideva affabile; piuttosto mi immaginavo d’incontrarlo a metà strada, di poter finalmente toccare quella pelle pallida e di scompigliargli con la mano quei capelli sempre così perfetti per vederlo più sbarazzino, come sarebbe stato la mattina appena sveglio senza brillantina.
Immaginavo di vederlo la mattina appena sveglio. Nell’attimo esatto in cui gli occhi si aprono pigramente e si prende coscienza di sé. Com’era Holmes in quell’esatto momento? Com’era appena uscito da una lunga notte (o forse appena poche ore) di sonno? Russava? Come preferiva dormire? E come dormiva con una persona che divideva il letto con lui? Come si sarebbe comportato con me al suo fianco?
Non erano domande che un gentiluomo avrebbe dovuto porsi, ma al diavolo!
Volevo le risposte a quelle domande, volevo sapere tutto quello che nessun’altra persona conosceva di Holmes.
Fossi dannato in eterno, volevo Sherlock Holmes!
E per quanto i tocchi rubati, gli sguardi nascosti, i fiori e il corteggiamento fossero molto più che piacevoli era arrivato il momento che facessi qualcosa anch’io, che dimostrassi apertamente il mio affetto ad Holmes, perché ero stato crudele in quella richiesta e non avevo pensato affatto a lui ma solo a un modo per non dovermene andare.
Questa volta toccava a me corteggiare Holmes, perché meritava questo e ben altro per aver aspettato uno sciocco come me per così tanto tempo.
 
 
 
NOTE:
E siamo a due capitoli su 3.
Il prossimo sarà lungo come questi due messi insieme in pratica. X’D
   
 
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