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Autore: f9v5    20/02/2021    2 recensioni
[Genshin Impact][Slice of life Razorcentric!; Broshipping Razor/Klee & Razor/Bennett; Shipping Barbara/Razor! più possibili accenni ad altre] [Il Rating potrebbe variare, dipenderà da cosa mi verrà in mente]
Conosce bene i confini che delimitano il Wolvendom; non quelli tracciati dagli umani sulle loro cartine, ma quelli che solo l’istinto delimita, quelli che i lupi riconoscono tramite i sensi, quelli nei quali sono a casa.
Conosce quei confini… e sa di non potervi più accedere.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbara, Bennett, Klee, Razor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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È strano, teme che non riuscirà mai ad abituarsi.
È ormai passata più di una settimana dall’esilio, ma è un lasso irrisorio di fronte ad anni ed anni.
Razor, celato tra le fronde, osserva il branco di cinghiali, inconsapevole della sua presenza.
Fa ancora male spostare lateralmente lo sguardo e non scorgere nessun manto di pelo al suo fianco, e teme che il dolore durerà ancora per molto, visto che ora caccia da solo.
I fulmini semplificano tutto, ma ha deciso di voler provare a non servirsene.
Andrius dice sempre che i lupi devono saper essere adattabili, imparare a sopravvivere in tutte le circostanze.
-Non permettere all’arroganza del fulmine di accecarti, Razor! Un lupo deve affilare sempre gli artigli, qualora perdesse le zanne.-
Già, l’arroganza è una debolezza umana, non deve lasciare che si insinui dentro di lui.
Sente il freddo dell’elsa là dove il tessuto del guanto non riveste la pelle, il sospiro non raggiunge il rumore di un fruscio, la furtività è essenziale.
Un lupo aspetta sempre il momento propizio, attacca non appena è certo di poter colpire, non può mettere a rischio il branco per arroganza.
Ancora di più quando il tuo branco è composto da uno e sai che nessuno ti aiuterà.
Un esemplare è in avvicinamento, inconsapevole della lama che sta per calare su di lui.
Anni di esperienza gli hanno insegnato a comprendere età e stato di salute: andatura quasi trotterellante, pelo arruffato, zanne scalfite in più parti.
Quel cinghiale deve essere il capobranco, riconosce nel suo sguardo le mille battaglie per il dominio e i segni del tempo.
Sarà un avversario che ha superato numerose avversità, come lui, deve capire fin dove può spingersi senza quei fulmini che lo accompagnano da quella tragica notte.
Razor si prepara, deve riuscire a finire tutto con un singolo colpo, non deve allertarlo.
Poi un grido, entusiasta e infantile, riecheggia nell’aria.
-JUMPTY DUMPTY!-
Razor sospira e tutto quello che vede subito dopo non sono altro che lingue scarlatte.
 
 
Si inginocchia e osserva la superficie cristallina del lago, ispeziona attentamente il riflesso e si sente sollevato nel constatare l’assenza di bruciature o nuove cicatrici ad accompagnare quelle ormai vecchie e sbiadite.
-Oh, accipicchia, mi dispiace tanto Razor, non volevo farti male.-
Rivolge lo sguardo alla sua involontaria assalitrice, Klee in quel momento è piegata in un goffo inchino che la fa solo apparire un po' maldestra a causa del tentativo di non farsi sbilanciare dall’enorme zaino.
Non ha fatto che scusarsi per tutta la durata del tragitto fino al Cider Lake, non avendole mai risposto probabilmente starà pensando che sia arrabbiato con lei.
Klee è un cucciolo sensibile, non vuole farla piangere.
-No colpa tua. Tu… più attenta, va bene?-
-Promesso.- i codini biondi ondeggiano al ritmo del suo annuire frenetico.
Con un saltello si va a sedere accanto a lui sulla riva, i suoi occhietti rossi, ora liberi dal principio di lacrime, brillano di curiosità.
-Come mai eri nella foresta vicino a Springvale? Non ci vai mai lì.- parole innocenti che colpiscono sulla ferita.
Razor cerca di nasconderlo, non gli va di parlarne e se Klee capisse si metterebbe a fare domande, è curiosa, come tutti i cuccioli d’altronde.
Ma qualcosa deve pur dirla, si sforza di ripensare a quello che Lisa gli ha insegnato, la maestra fa paura, ma conosce tante parole.
-E…Esplorazione.- si, è sicuro che sia quella la parola.
-Ah, ho capito. Anche a me piace tanto esplorare, ci sono così tante cose divertenti da fare, e tanti posti nuovi in cui nascondere i miei tesori, ne ho nascosto uno vicino allo Starfell Lake, magari poi vado a prenderlo.-
Strizza leggermente l’occhio lui, ricorda cosa intende lei con tesori e il pensiero di poter camminare e ritrovarsi avvolto da fumo e fiamme all’improvviso è preoccupante.
Klee è buona, ma è fin troppo entusiasta.
La vede sfilarsi lo zaino, decisamente grande se paragonato alle sue dimensioni, rovistarci dentro e tirare fuori un sacchetto con dentro delle palline colorate.
Si guarda intorno furtiva, sembra che abbia paura di essere vista, estrae una delle piccole sfere e la mette in bocca, non ha più dubbi sul fatto che sia qualcosa da mangiare.
Un versetto soddisfatto e le gambine che si agitano allegramente.
-Ne mangerei tutto il giorno.-
Poi Klee si accorge del suo sguardo incuriosito, sembra che per un attimo si sia totalmente dimenticata della sua presenza.
-Vuoi una caramella? Jean dice che non dovrei mangiare troppi dolci ed meglio se le divido con un amico.-
È quasi reclutante quando avvicina la mano e accetta la pallina, di un colore rosso vivace, che gli sta porgendo.
Quello che sente dopo è un sapore estremamente dolce che gli avvolge l’interno delle guance e quasi lo lascia stordito, come se avesse messo in bocca direttamente un cucchiaio di zucchero.
-Troppo...- biascica, inghiottendo quasi a forza, gli sembra di aver avvertito anche il sapore di mela, da qualche parte.
Klee scrolla le spalle, non capisce come a qualcuno non possano piacere le caramelle, lei non mangerebbe altro, al massimo le scambierebbe per una montagna di Fisherman’s Toast.
Per i successivi minuti gli unici rumori sono gli starnazzi di alcune anatre che nuotano lì in prossimità e lo sgranocchiare della bambina, il sacchetto è stato più che dimezzato.
Lo ripone distrattamente nello zaino, noncurante del fatto che una botta troppo forte potrebbe far esplodere le bombe che, ne è certo, lo riempiono.
Poi la vede incrociare le gambe e fissarlo, non sa perché ma si sente a disagio; non quello solito, dettato dal timore di ritrovarsi in mezzo ad esplosioni devastanti per una disattenzione, è qualcosa di più profondo.
-Perché sei triste?- è come un fulmine che squarcia le nubi, improvviso e lo fa sobbalzare.
-Me… no triste.-
La falsità di quella risposta affrettata sembra palpabile, Klee possiede l’innata capacità dei cuccioli di vedere a fondo con uno sguardo.
È curiosa, questa loro abilità, loro per primi ignorano di possederla, eppure è lì e scavalca quel sottile velo di noncuranza che Razor cerca di tenere malamente issato.
Le sopracciglia bionde si aggrottano e le guance, già tonde e morbide solitamente, si gonfiano.
-Razor, non bisogna dire bugie.-
Vorrebbe effettivamente spiegarle la situazione, ma non ritiene giusto metterla in mezzo.
Klee non è ben accetta dal branco, era la posizione di sua amica che le forniva il libero accesso al Wolvendom nonostante l’incendio da lei scatenato, ma ora…
Il pensiero fa sinceramente spaventare il giovane, Andrius non sarebbe stato clemente verso colei che, seppur non volendo, aveva messo a repentaglio la vita della sua famiglia, non certo ora che lui è stato esiliato.
È solo una bambina, ma per il Signore dei Lupi lei ormai è stata marchiata come umana.
Meglio il silenzio di un dolore taciuto, che un pianto rumoroso scaturito da un lutto, e Klee non deve pagare per le sue colpe, non deve venirlo a sapere.
-Dove… detto è tuo tesoro?- sviare il discorso gli sembra la cosa migliore, fare leva su ciò che più lei adora gli sembra la cosa più intelligente.
I suoi occhi che brillano di rinnovata gioia gli danno ragione.
-Vuoi accompagnarmi a prenderlo?! Si!- si ritrova afferrato per il braccio da due manine inaspettatamente forti e trascinato prima ancora di rispondere.
Almeno così si distrarrà un po', con Klee bisogna sempre restare vigili per salvarsi la vita.
 
 
Il viaggio verso lo Starfell Lake è stato più lungo del previsto.
Raramente si addentrava fuori dal Wolvendom, prima dell’esilio, ma ricorda che il sole era in una posizione molto più alta nelle precedenti occasioni, per quanto il branco iniziasse le brevi scorribande quando questi era da poco sorto in cielo.
Klee si è fermata molte volte, tante cose attiravano la sua attenzione, l’ha vista inseguire una lucertola nel tentativo di acchiapparla, rinunciando solo quando questa si infilò tra le rocce e lui dovette impedirle di “risolvere il problema”; in un’altra occasione si è fermata a sentire il profumo di alcuni Sweet Flower cresciuti sul ciglio del percorso (erano comuni e facili da trovare, perché tanta meraviglia?).
Poi si ricorda che anche lui è stato cucciolo e tutto ad un tratto quella curiosità gli appare giustificata dall’innocenza tipica di quel periodo della vita.
Klee smetterà di essere così quando sarà più grande, diverrà come tutti gli altri umani che Andrius disprezza e commisera?
Diventerà insensibile ai suoi simili, smetterà di provare meraviglia e stupore? E lui, invece? Il fatto che si chieda certe cose è forse la prova che sta diventando umano? Il sé stesso lupo non si porgeva così tante domande.
-Forza Razor, siamo arrivati!- l’entusiasmo della sua piccola amica lo riporta alla realtà, mentre cerca di tenere il passo con il suo incessante trotterellare.
Una statua svetta sull’isolotto al centro del lago, l’Anemo Archon.
-Barbatos molte volte è infantile, ma, se gli umani avessero anche solo metà del rispetto verso la libertà che ha lui, non troverei così ripugnante la loro esistenza.- gli aveva detto una volta.
Razor non capisce ancora bene questo concetto sulle divinità, ricorda però che Andrius ammise che, pur potendolo diventare, vi rinunciò, non possedendo quell’amore per tutte le creature che l’Anemo Archon rappresentava, avrebbe preferito morire piuttosto che amare la razza umana.
E dunque ora il Dio di Mondstadt è quel Barbatos che, per qualche strana ragione, gli sembra avere un aspetto non del tutto nuovo.
Che lo abbia visto da qualche parte?
-Ecco, ecco, è qui, guarda!-
Klee sta in piedi vicino ad una porzione di terreno, in prossimità della riva, dove il terriccio lascia chiaramente intendere l’azione dello scavo.
Lo incita a raggiungerla e, senza perdere per un istante il sorriso, lo invita a scavare con lei.
Vorrebbe quasi invitarla a rinunciare all’idea, lo sa per testimonianza diretta quanto le sue bombe siano pericolose, ma Klee sembra avere l’abilità innata di coinvolgerlo in ogni suo folle progetto.
E c’è sempre la speranza che divenga più cauta nell’usarle, l’esperienza da lupo insegna che si può imparare anche col gioco, purché, nel caso di Klee, sia il più presto possibile.
Il suo entusiasmo è contagioso, fa tutto guidata da una tale innocenza che non ha mai la forza di rifiutarsi, il solo pensiero che lei si intristisca gli sembra sbagliato.
Forse è anche questo che vuol dire essere amici.
La sorpresa prende il posto di tutto il resto quando quello che si ritrovano tra le mani è una buca vuota, qualcuno doveva aver dissotterrato il tesoro e richiuso tutto.
Klee sgrana gli occhi e comincia a guardarsi freneticamente in giro.
-Oh no, come con Mr.Fluffball!- Razor non ha idea chi sia, ma non deve essere un amico e, almeno così crede di capire, non è la prima volta.
Poi vede Klee chinare il capo e immusonirsi, per un attimo teme che possa scoppiare a piangere, ma la bambina tira su col nasino e cerca di sfoggiare la sua espressione più determinata.
-Su, Klee, sei lo Spark Knight, devi essere forte!-
Razor inclina la testa confuso, è chiaro che vorrebbe piangere, non c’è nulla di sbagliato, anche se, ripensando al fatto che ha cercato in tutti i modi di nasconderle la sua tristezza, finirebbe per mostrare un sentimento negativo degli umani che si mostrava in quei casi.
Lisa ha detto che c’è un termine con cui definirlo.
“Ipo… dimenticato.” E ora non è quello l’importante.
Il ragazzo si avvicina al punto dello scavo e comincia ad annusare.
-Razor, cosa fai?-
Se c’è una cosa in cui i lupi sono bravi è rintracciare gli odori, se il ladro è passato da poco lo sentirà.
Ci vogliono solo una manciata di secondi, poi una traccia odorosa, la fortuna sembra dalla loro.
-Là!- un breve cenno con la testa e Klee ritrova il sorriso.
-Sì. Riprendiamoci il mio tesoro. I cattivoni non faranno male a nessuno!-
“Già fai tu.” Pensa lui distrattamente, incamminandosi verso dove lo indirizza il naso, con la bambina alle calcagna.
 
 
-… e poi Diona ha alzato il dito al cielo urlando “Ci rivedremo, Diluc, e allora tu e tutta l’industria vinicola di Mondstadt me la pagherete!”, è stato uno spasso, anche se poi sono stata messa in confinamento solitario.- Klee si gratta il collo imbarazzata, ma Razor non sta ascoltando in quel momento.
È in modalità da caccia, e un lupo non può farsi distrarre da nulla quando segue una pista.
Il tanfo che ora punge in modo più persistente il suo naso ricorda gli alberi bruciati, e un’occhiataccia parte istintiva verso la ragazzina che saltella al suo fianco che, di rimando, può solo trovarla buffa.
-Sai, a volte sei proprio un brontolone.- un commento distratto che attira la sua attenzione.
-Me… cosa?- la distrazione di un secondo, lo sguardo resta fisso in avanti, al sentiero nel bosco che stanno seguendo.
Klee alza la testa pensierosa, cerca di trovare le parole, i codini ondeggiano sospinti da un lieve venticello, si sposta un po' di lato per non ritrovarsi in faccia quelli di Razor.
-Beh… non ti ho mai visto sorridere, sembri Diluc. Però tu sei più divertente.-
Anche la maestra Lisa gliel’ha detto, che dovrebbe sorridere di più, ma è un’azione che, se deve fare un paragone, è simile al parlare, estranea.
Chi ha mai visto un lupo sorridere?
-Oh, poi c’è un’altra cosa che fai come Diluc. Non dici la verità!-
Razor si ferma di colpo, si sente a disagio all’improvviso.
-Io… bugiardo?!- c’è una nota di offesa nel suo tono, la bambina però non sembra farci caso.
-Diluc fa sempre il cattivone, dice cose anche brutte a volte, ma Jean dice che è una brava persona e non le pensa veramente. Jean non dice bugie.- dice Klee, fermandoglisi accanto e fissandolo con determinazione.
Lui alza il sopracciglio, la invita a continuare.
-E tu hai detto che non sei triste, ma è ovvio che è una bugia.- è preoccupata, lo si percepisce dalla voce.
Ma Razor si limita a sospirare e riprende a camminare.
-Traccia più forte, più vicini.-
La sente sbattere i piedi per terra rumorosamente, gli dispiace farla arrabbiare, ma non è un problema che la riguarda.
-Visto che sei un brontolone?!- non riceve nessuna replica stavolta -È successa una cosa brutta, vero? Alla tua casa?-
Gli occhi scarlatti del ragazzo si sgranano a quella parola.
Casa. Lui non l’ha più, una casa.
Stringe i denti, fa male, fa dannatamente male ripensarci, la sta accompagnando apposta per pensare ad altro.
Ma ha sottovalutato la cocciutaggine tipica dei cuccioli e il loro insospettabile intuito.
Quando i piccoli lupi si fanno trascinare dal gioco le mamme devono andarli a prendere per convincerli a rientrare nella tana.
Non ricorda molto della sua infanzia, ma Mamma-Lupo non poche volte lo aveva afferrato per le vesti e ritrascinato dentro alla tana perché giocava troppo con gli altri piccoli del branco.
Gli manca Mamma-Lupo.
Cuccioli indisciplinati, qualcosa che accomuna lupi e umani dunque c’è.
E Klee gli dà un altro motivo per pensarlo quando gonfia le guance e punta i piedi per terra, fermandosi.
-Perché… ferma?-
-Io non mi muovo più se non mi dici perché sei triste!-
-No triste!- cerca di essere il più fermo possibile, ma la bambina è testarda quanto lui.
-Perché non vuoi dirmi la verità?-
-Questa… verità!-
Ma Klee non ci sta, sa che Razor ha qualcosa che lo turba, il fatto che si ostina a non guardarla in faccia e darle le spalle basta per dimostrare che vuole tenerle nascosto qualcosa.
E non lo accetta, sono amici, dovrebbero aiutarsi a vicenda, perché allora lui non vuole aiuto? Sta cominciando a comportarsi come tutti gli altri adulti, anche lui adesso inizierà a dirle -Sei troppo piccola per capire!-?
Lo vede mentre riprende ad annusare l’aria e ripeterle che la pista è più forte.
Vuole ritrovare il suo tesoro, ci ha messo tanto impegno per crearlo, ma ora le importa di più cosa succede a Razor.
-Ho detto che non mi muovo se non mi dici che cos’hai.- lo sente ringhiare.
-Tu… cocciata!-
-Si dice cocciuta, brontolone!- stavolta si volta, la bambina vede che sta digrignando i denti, per un attimo ha quasi paura, arretra di un passo.
Non è come quando le dice di stare attenta con le sue bombe, o quando le raccomanda di non fare rumore per non far scappare i cinghiali.
Razor è arrabbiato con lei per davvero stavolta, è la certezza che la coglie improvvisamente.
Con uno sbuffo il ragazzo abbandona il sentiero e va ad accovacciarsi in posizione fetale vicino ad un masso sul ciglio, sembra proprio un lupo che si appresta ad addormentarsi.
Klee è esitante, è bastato un attimo per privarla della sua esuberanza, ma la bambina, con un verso testimoniante indecisione, decide comunque di sederglisi accanto, avvicinandosi con lentezza, come se avesse timore di venire attaccata, ma sa che Razor non le farebbe mai del male.
Porta le gambe al petto e le circonda con le braccia, cerca di guardarlo ma lui ha sempre lo sguardo rivolto a terra.
-Razor… sei… arrabbiato con me?-
L’unica risposta che riceve è un altro ringhio sommesso, lo considera un e sente gli occhi inumidirsi.
-Noi… non… non siamo più amici?- e ha paura della risposta.
Il silenzio di pochi secondi sembra durare un’infinità, in previsione di un no che la distruggerebbe.
Razor si mette in posizione seduta e le rivolge finalmente lo sguardo.
-Amici.- e non sembra davvero arrabbiato, solo un po' infastidito, Klee si sente già meglio.
Si alza e lo abbraccia, ignorando le sue flebili proteste, rimane stretta a lui più di quanto l’amico magari vorrebbe, ma non vuole che la veda con gli occhi lucidi, non è più una bambina.
Ed è ancora maggiore la sua felicità quando sente il suo braccio sulle spalle, in un goffo tentativo di ricambiare il gesto.
Razor non è mai stato bravo con i gesti affettuosi, non quelli umani, ma per lei quell’impacciato tentativo vale tantissimo.
-Trovare tesoro… poi… verità.-
Quelle parole hanno il magico effetto di far sentire la piccola di nuovo pimpante e carica.
-Quindi vuoi ancora aiutarmi?- chiede sciogliendo l’abbraccio, il suo sorriso si allarga all’assenso che riceve, la tristezza è svanita per ridare spazio alla sua tipica gioia.
Ma vuole essere sicura, quindi porta avanti il braccio e allunga l’indice.
Razor è visibilmente confuso da quel gesto, è una sorta di saluto umano?
-Giuriamo con i mignoli!- esclama Klee con adorabile serietà, ma lui continua a non intendere.
-Quando si fa una promessa con i mignoli la si deve mantenere per forza, altrimenti bisogna mangiare mille aghi.-
-Aghi… non… da mangiare.-
-Lo so, appunto per questo uno mantiene la promessa. Forza, dai!-
Razor è ancora titubante, non capisce bene il senso di un giuramento fatto in questa maniera, ma deve pur riconoscere che sono fin troppi gli aspetti della società umana che non sa.
Quasi timidamente allunga anche lui il mignolo della mano e, seguendo le indicazioni di Klee, lo incrocia col suo.
-Allora, di solito si recita anche una formula per la promessa, per farla funzionare. Come diceva?- Klee sta ovviamente parlando da sola, è una cosa che fa spesso, specie quando appunto gli racconta queste buffe tradizioni di cui lui ancora è all’oscuro.
-Ok, proviamo così: la mia promessa giuro di rispettare, altrimenti mille aghi dovrò ingoiare! Forza, dillo anche tu.- e nel mentre lei muove su e giù la manina, di fatto facendolo fare anche a lui, che intanto strizza l’occhio al pensiero della penitenza, dolorosa già solo a pensarci.
Razor la guarda come a chiederle se veramente si aspetta che lo faccia, è imbarazzante e non è nemmeno sicuro di ricordare le parole.
Il suo comportamento provoca uno sbuffo della bambina.
-Ok, facciamo finta che anche tu l’hai detto. Dunque il giuramento è completo!- afferma con aria solenne, ora Razor non potrà più nasconderle nulla.
Con un sospiro il ragazzo si rimette in piedi e aguzza l’olfatto, la traccia dovrebbe essere ancora abbastanza vivida e, pochi secondi dopo, il suo naso gli dà ragione.
-Là.- e si rimette in marcia con Klee alla calcagna.
Pensa che sia stata una brutta idea giurare di rivelarle cos’è successo, la sensibilità e l’impulsività concentrati in un corpo piccolo e ancora infantile possono essere un pericolo involontario, spera solo che la sua amica sappia reagire meglio di come teme.
 
 
È raro vedere un’espressione rilassata sul volto di Jean Gunnhildr, specie da quando occupa il ruolo di Grand Master nelle veci del temporaneamente assente Varka.
La giovane donna pone la sua firma sul foglio che costituisce solo l’ultimo di una lunga risma di documenti e, solo a quel punto, si concede il lusso di rilassare lievemente la schiena sulla sedia, giusto pochi istanti prima di recuperare il solito portamento fiero e dignitoso che ci aspetta da una carica importante come la sua.
-E questa è sistemata, per oggi sembra che non ci sia più nulla di cui occuparsi.- commenta tra sé e sé, è sinceramente soddisfatta, d’altronde tutti gli incarichi e relativi rapporti sono stati efficientemente ultimati.
Pensa addirittura che potrebbe concedersi un tè fuori orario, Lisa sicuramente non avrebbe problemi a prepararlo, probabilmente cercherebbe anche di coinvolgerla in un po' di chiacchiere frivole per il gusto di distrarla dal lavoro.
-Beh… l’importante è che questa giornata sia trascorsa nella più assoluta…- e poi il suono di un’esplosione in lontananza.
Ancora prima di voltarsi, ancora prima di vedere il nuvolone di fumo ergersi all’orizzonte dalla finestra del suo ufficio, la consapevolezza che una certa bombarola in miniatura è uscita dal confinamento solitario proprio quel giorno basta a dirle tutto.
Sospira, la Grand Master sostituta, Varka un problema del genere non lo ha mai dovuto affrontare.
 
 
 
-Ciao, io mi chiamo Klee, mi piacciono tantissimo le bombe!-
Ricorda che non aveva dato molta importanza a questa presentazione, sia perché la sua conoscenza della lingua umana era ridotta all’osso all’epoca (ora non è migliorata poi così tanto) sia perché si trattava di una bambina, una cuccioletta (apparentemente) indifesa.
I cuccioli di lupo cercano di apparire minacciosi, ma i loro morsi fanno al massimo un po' di solletico, non poteva essere diversamente per lei.
Ora, con una forte emicrania e un assordante fischio nelle orecchie, Razor si ricorda quanto, quel fatidico giorno, si fosse sbagliato.
Un gruppetto di hilichurl, tre o quattro al massimo, che aveva ceduto alla curiosità, loro erano i responsabili della sparizione.
Klee non è stato affatto contenta di trovare il suo tesoro in mano a degli improbabili ladri impegnati a passarselo e lanciarselo come una palla normalissima.
I secondi successivi per Razor sono stati il ripetersi di una ricorrenza che non ha mai chiesto nella sua vita ma che, ormai si è rassegnato, sa che non si scrollerà mai di dosso.
Klee ha tirato fuori una delle sue bombe e l’ha lanciata, l’impulsività del gesto ha portato ad una reazione con il pupazzo esplosivo che, beh, ha fatto il botto.
Ecco perché Klee non riesce mai a catturare un cinghiale, troppo rumorosa e agisce troppo d’istinto.
Si copre il volto con una mano e scrolla la testa.
-Ecco, così imparate cattivoni. Rubare è sbagliato!-
Vuole dirle che anche dare alle fiamme tutto quanto è sbagliato, ma dubita verrebbe ascoltato.
Degli hilichurl è rimasto giusto qualche pezzo bruciacchiato, francamente crede che la loro carne non sia buona in nessun caso, non intende assaggiarla.
-Uffi, ci avevo messo tanto per farlo, e dire che avevo provato anche a nasconderlo meglio stavolta.- si lamenta la bambina.
Le dà una pacca sulla testolina per mostrarle la sua comprensione, sembra funzionare visto che ridacchia e ritorna a sorridere.
-Pazienza, vorrà dire che la prossima volta mi impegnerò di più.-
Il primo impulso di Razor è dissuaderla, poi il rumore di passi giunge alle sue orecchie, solo in quel momento nota che si trovano nuovamente vicino al Cider Lake e con le mura di Mondstadt non molto distanti, di certo a portata di vista per un’esplosione come quella.
Ben presto i due vengono raggiunti da un gruppo di uomini in armatura, capeggiati da una donna dal portamento fiero.
Razor per un istante ha l’impressione di avere davanti l’uomo alto, chiaramente non è lui, ma l’aura di maestosità e nobiltà emanata da quell’umana è simile.
-Si può sapere cos’è successo qui?- il tono di voce è autoritario quanto retorico, di fatto sa già cos’è accaduto.
Klee cerca di farsi ancora più piccola mentre si nasconde dietro l’amico.
-Accipicchia, è Jean!- mormora spaventata, Razor crede che sia la prima volta che la vede addirittura intimidita.
Ha il sospetto che i guai veri siano appena arrivati.
-Klee, neanche il tempo di uscire dal tuo confinamento.- dice sospirando. -Oltretutto hai anche coinvolto qualcun altro. Puoi dirmi com’è andata stavolta, per favore?-
Razor è sinceramente sorpreso nel vedere la bambina così esitante, quella Jean deve essere molto pericolosa per farla reagire così.
Avverte un brivido quando i suoi occhi sembrano analizzarlo fin nei minimi particolari, poi la donna schiocca la lingua in un gesto di realizzazione.
Perché sente come se…
-In merito a te, vediamo se Lisa sarà contenta di questo.-
… accidenti.
 
 
Osserva la luna con sguardo assente, la nostalgia si fa prepotentemente spazio tra i suoi pensieri.
Come ha pensato quella mattina, non riuscirà mai ad abituarsi.
Crede di non aver mai provato così tanto disagio come nelle precedenti ore, eccezion fatta quando è stato sotto l’occhio vigile e inflessibile di Andrius.
Lo sguardo di Jean si era rivelato penetrante quasi quanto quello del suo mentore e padre, si è ritrovato a ringraziare mentalmente Lisa per averlo preso in disparte per occuparsi personalmente della sua ramanzina.
-Non si fanno esplodere le cose, cattivo Razor!- si è sentito degradato, lui è un lupo, non un cane addomesticato.
Ma immagina che a Klee sia andata peggio.
Ora che la guarda infilarsi nel suo letto mogiamente si sente quasi triste, non gli piace vederla abbattuta.
-Non è colpa mia se quei cattivoni mi hanno rubato il tesoro.- pigola mestamente, stropicciandosi i bordi della lunga vestaglietta da notte che ora indossa e imbacuccandosi sotto le coperte.
Con un lungo sbadiglio che quasi gli sloga la mascella, Razor si lascia cadere sul tappeto, non essere nella foresta gli sembra così strano.
-Non credo sia una buona idea lasciare che quei due stiano nella stessa stanza.-
-Sta tranquilla, Jean, Razor è innocuo.-
-Infatti l’incolumità che mi preoccupa è la sua.-
Secondo le parole di Lisa non ci sono altre stanze per il confinamento solitario, quindi si stanno ritrovando a condividerla.
La maestra ha detto che per lui si tratterà solo di una notte, dal momento che è stato solo un complice, ma per la piccola bomba semovente l’Acting Grand Master è stata molto più severa.
Razor ha preferito non protestare, una sera non sembra un problema, specie di fronte alla paura di far arrabbiare la maestra Lisa.
Il letto non è stato materia di contesa, lui non ha pensato neanche che fosse un giaciglio finché Klee non si è buttata sopra.
-Perché hai detto che mi hai aiutato?- gli chiede Klee con curiosità, si raggomitola nel suo morbido involucro per voltarsi verso di lui.
-Amici… cond…cond…-
-Condividono?-
-Sì… condividono… anche cose brutte.- e lei sorride a quelle parole, è felice di avere un amico come lui.
I due rimangano in silenzio per alcuni minuti, Razor si illude che lei si sia addormentata.
-Ehi, Razor…- Klee capisce di poter continuare al ricevimento di un debole mugolio di assenso -… ora però devi mantenere la promessa.- è più pacata stavolta.
Lui ha sinceramente creduto che avesse semplicemente dimenticato, ma è chiaro che dalla mente di Klee non è facile togliere un pensiero da lei giudicato degno di attenzione.
-Cosa ti è successo?-
Cerca di mettersi comodo prima di rispondere, non che questo possa cambiare qualcosa, non sentire l’erba sotto la schiena è fastidioso.
-Casa.-
-Io non ho fatto nulla, giuro!- si copre la bocca con le manine per l’imbarazzo quando realizza che non sta parlando di lei. -Ops, scusa, l’abitudine.-
Sospira prima di continuare.
-Cacciato… via.- non si volta, non ha bisogno di guardarla in faccia per sapere che l’ha fatta intristire di colpo, forse si è anche arrabbiata.
-Ma… ma perché?- Klee gonfia le guance, non le sta bene, non accetta quello che è successo.           -Domani vado a parlare con quei lupi cattivi e gli do una bella lezione. Preparerò il Jumpty Dumpty più grande di tutti.-
-No!- si affretta ad interromperla, apprezza il motivo del gesto, ma non vuole rischiare di far scoppiare una guerra tra Mondstadt e Andrius.
-Colpa mia! Io… sbagliato. Io… fatto errore… niente… più casa.-
-Ma, allora, perché non rimani qui?- gli chiede lei a bruciapelo, attirando la sua curiosità e il suo sollievo, sembra sia stato facile evitare una reazione che l’avrebbe portata nel Wolvendom… almeno per ora.
-Rimani a Mondstadt, i Cavalieri di Favonius si prendono cura di me, con te pure lo farebbero. Potresti trovare una casa e ci vedremmo tutti i giorni e…-
Va avanti ancora a lungo, Klee, l’animosità del suo parlare è quasi toccante, ci tiene molto al pensiero di rendere l’amico una presenza costante, soprattutto ora che sa cosa gli è capitato.
Razor l’ascolta in silenzio, sente qualcosa di strano bruciargli in petto, l’unica parola che gli sorge in mente è Lupical.
Perché proprio adesso? Non è certo la prima volta che quella piccola umana chiassosa e innocente si introduce con dolce prepotenza nella sua vita, eppure mai è arrivato a considerarla parte della sua famiglia.
Una maggior propensione verso quell’umanità sulla quale si è sempre interrogato dovuta all’allontanamento dal branco?
Ora che la guarda non può fare a meno di pensare ai momenti, quando doveva avere all’incirca la sua età, in cui giocava con gli altri cuccioli, un periodo relativamente lungo per lui.
Grazie alla maestra Lisa ormai sa che umani e lupi crescono a ritmi diversi, ma all’epoca desiderava diventare un lupo adulto per dimostrare a tutti che poteva essere d’aiuto.
Prima dei dubbi, prima dell’incertezza, prima dell’uomo alto che tanto aveva sconvolto tutto.
Ha rivalutato il passato ormai, i ricordi trascorsi in compagnia degli altri piccoli del branco ora gli suscitano lo stesso tepore che si scatena con Klee.
Lupical.
Quindi anche gli umani possono dare certe sensazioni?
-… e così magari potremo… Razor? Ehi, mi stai ascoltando?- Klee si rende conto che le sue parole sono state totalmente ignorate e gonfia le guance fingendosi offesa.
-Io… sonno.- e ignorando i suoi lamenti si gira per cercare di dormire.
La bambina capisce infine che l’amico vuole stare un po' in pace, decide che è meglio.
Poggia la testa sul cuscino e chiude gli occhietti.
-Va bene, allora buonanotte Razor.- non riceve risposta, si è già addormentato?
-Anche tu.- no, forse voleva solo trovare le parole giuste.
-Comunque mi avevi promesso di non dirmi più bugie.- è l’ultima cosa che vuole dire, scommette che ora è sorpreso.
-Io… detto verità.-
-Non è stata colpa tua!- e con la voce già impastata dalla sonnolenza e quelle gentili parole Klee lo saluta per il mondo dei sogni.
Razor non avrebbe dormito granché quella nottata, ancora troppi pensieri a intricarsi nella sua mente, il costante disagio nel sentirsi fuori posto…
-Grazie… Klee!- è un sussurro sereno.
…ma stavolta accompagnati da un lieve calore nel petto che gli permise finalmente, per quella nottata, di non sentirsi solo.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Genshin Impact ha ottenuto la sua sezione, sono sinceramente contento di questo.
Allora, mi è sembrato quasi dovuto cominciare con Razor e Klee per il primo capitolo, essendo la mia Broshipping preferita del gioco.
Diciamo che, come forse ho già detto, ogni capitolo sarà quasi sempre una storia a sé, autoconclusivo, a parte quando magari vorrò fare qualche sorta di mini-saga, possiamo dire.
Comunque, forse anche questo l’avevo già detto ma lo ripeto nel caso mi sbagliassi, se dovesse esserci qualche personaggio che vi piacerebbe veder interagire con Razor in un particolare contesto chiedete pure e, se possibile, cercherò di scriverci su. Piccola nota che penso sia giusto dire: qualora vogliate appunto farlo, non garantisco tanto sul se quanto sul quando la realizzerò, dal momento che, anche se i capitoli saranno autoconclusivi, voglio cercare di dare una parvenza di filo conduttore e di temporalità alla storia (non ho abbastanza fiducia nelle mie capacità per dire che ci riuscirò di sicuro ma ci proverò), quindi cercherei di inserire quel personaggio o quella circostanza in un frangente in cui può essere più congeniale.
Scusate se magari mi sono dilungato, ma sono fatto così. Finisco per fare spesso digressioni.
Arrivederci a tutti.
  
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