Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    21/02/2021    11 recensioni
[Fable!AU - Cappuccetto Rosso / Cappuccetto Rosso Sangue]
Ora dormi bimba mia, tieni stretta questa mano
nel cielo non c'è luna e il lupo è ben lontano.
Se, invece, è grossa e piena, la notte sua sarà
non essere sciocca, stai al riparo o lui ti mangerà.

[Jelsa]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 5



       Jack continuava a ripetersi che quella notte non sarebbe accaduto nulla di strano, era stato morso da un lupo solo un po’ più grande del normale, non potevano davvero esistere i lupi mannari.
Quando si era ripreso, l’arrivo di Anna aveva dato modo ad Elsa di ricomporsi con una velocità sorprendente e, senza dargli possibilità di replica, lo avevano messo al corrente di alcune parti della storia che gli erano rimaste oscure e della versione che era stata fatta circolare al villaggio. Finalmente tornato a casa, sua madre gli aveva riservato il solito trattamento di Emma e, furente per tutti quei giorni in cui era stato lontano, gli aveva di fatto impedito di riprendere il suo ruolo all'interno del villaggio. Così le giornate passavano monotone scandendo, inesorabilmente, l’avvicinarsi della nuova luna piena, mentre le notti erano spesso accompagnate da occhi azzurri che si tramutavano in occhi di brace. Era tutto perfettamente normale, aveva rischiato la vita, doveva per forza di cose aver avuto qualche strascico. Eppure era nervoso, perché non era uno sciocco e aveva notato alcuni cambiamenti in se stesso: era spesso agitato, quasi mai stanco e la sua bocca tendeva a riempirsi di saliva alla vista della carne cruda sui banchi del mercato. Potere della suggestione, nient’altro che quello, lo ripeteva come un mantra ma non riusciva a crederci davvero e, man mano che la giornata scorreva via, era sempre più angosciato. Timore che poteva apertamente avvertire ogni volta che incrociava gli occhi di sua sorella e quelli del suo amico Kristoff, i quali cercavano di nasconderlo dietro a doti di pessimi attori. C’erano, inoltre, altre due persone che lo tenevano sotto controllo costantemente, forse le uniche che avrebbero potuto aiutarlo a quietare i suoi timori, ma se cercava di avvicinarle trovavano sempre un motivo per evitarlo. Come se fosse stata richiamata dai suoi pensieri, Elsa apparve con la sua mantella rossa, al limitare del suo campo visivo, all’imbocco di un vicolo che spariva in mezzo ad un gruppo di case. La vide puntare gli occhi nei suoi, anche lei lo aveva scorto: non avrebbe saputo dire perché ma avvertì chiaramente il suo invito a seguirla. Lo fece.
Raggiunto il luogo, però, una strana sensazione di pericolo iniziò a farsi largo dentro di lui: girò un angolo e trovò una figura dargli le spalle. In allarme le prese un braccio e la face voltare «Anna?» la riconobbe confuso «Dov’è tua sorella?»
La ragazza portò le mani unite davanti al viso in segno di scusa «Mi dispiace»
Jack non riuscì a chiederle per cosa, avvertì un sibilo e riuscì a voltare appena la testa prima di venire colpito, scivolò nell’incoscienza.

    Jackson riprese i sensi, si portò una mano istintiva al capo, ricordandosi di essere stato assalito ma, incredibilmente, non avvertì alcun dolore. Percepì immediatamente la presenza di un'altra persona con lui e guardando meglio, infatti, c’era qualcuno lì davanti, dapprima dai contorni poco nitidi ma, pian piano, sempre più chiari: Elsa. Mise a fuoco anche quello che la ragazza aveva dietro alla spalle e non gli ci volle molto per comprendere, erano chiusi dentro una gabbia.
«Mi hai colpito con una pala in testa» disse «Volevi uccidermi, Fiocco di Neve?»
«Ucciderti?» rispose quella, inarcando un sopracciglio «Sappi che si è rotta»
«Scusa se non me ne dispiaccio» celiò «Se volevi che ti seguissi, dovevi solo chiedere»
Elsa tirò le labbra di lato, sarcastica «Ti saresti fatto rinchiudere senza domande?»
Lui ricambiò la sua espressione «Probabilmente no…» concesse «Mi hai imprigionato qui perché credi possa diventare un lupo questa notte?»
Gli occhi di lei si velarono improvvisamente «Non è che lo credo, lo so…»
Jack rise, nervoso «Dai, non puoi dirlo seriamente»
La ragazza si irrigidì «Vuoi dirmi che non hai cominciato ad avvertire cambiamenti dentro di te? Non mentirmi e non fare lo stupido, non lo sei mai stato»
Il cacciatore sgranò gli occhi «Voleva essere un complimento?»
Elsa si rilassò «Forse…»
«Quindi ora te ne andrai e mi lascerai qui?»
«Io non me ne andrò»
«Cosa?» sbottò l’altro preoccupato «Non puoi stare con me, se mi trasformerò in lupo…» non finì la frase. La raggiunse rapido e la scostò, cercando di liberarsi: non appena le sua mani afferrarono le sbarre, però, le ritirò immediatamente «Cosa c'è qui sopra?[1]» chiese, guardandosi i palmi scottati.
«Argento...»
«Argento?» sgranò gli occhi «Apri immediatamente questa porta ed esci di qui» le intimò agitato, cos’era tutto quel calore che gli stava salendo dal braccio?
«Non posso» confessò l’altra «Non ho le chiavi»
Lui la raggiunse e la prese per le spalle, disperato «Perché l’hai fatto?»
Per la prima volta da che erano cresciuti, Elsa lo guardò dolcemente «Perché sono come te»
Jack non ebbe nemmeno il tempo di meravigliarsi: il respiro si fece corto, il petto pesante e il bruciore, Dio, era insopportabile. Vide la ragazza portarsi una mano alla spalla sinistra, un’espressione sofferente sul viso, e accasciarsi con un ansito. Allungò una mano per aiutarla ma tutto quello che avvertì fu lo scrocchio delle prime ossa rotte: le sue gambe spezzate lo costrinsero in ginocchio togliendogli il fiato, poi fu solo buio, fu solo dolore.



    Il lupo bianco scrollò il pelo e si alzò su tutte e quattro le zampe, i suoi occhi rossi si puntarono in quelli gialli e confusi di un altrettanto gigantesco lupo grigio, forse ancor più grosso. Era chiaramente disorientato e spaventato. Lo sentì ringhiare e lo vide lanciarsi contro le sbarre, nel vano tentativo di liberarsi, morderle per poi guaire non appena il metallo entrava in contatto con la carne: sciocco, non avrebbero ceduto mai, ci aveva provato già così tante volte.
Quello spostò lo sguardo nella sua direzione, infastidito, come se avesse percepito il suo insulto.
Femmina…
Oh, se n’era già accorto, perspicace. Sbuffò e lo invitò a fare quel che volesse, per quanto la riguardava poteva anche spaccarseli tutti i denti che si ritrovava.
Il lupo grigio puntò le orecchie verso l’alto e arricciò il naso.
Tu non mi comandi…
La lupa lo guardò con aria di sufficienza.
Invece sì…
Lo vide scuotere il capo allarmato, in risposta al brillio nei suoi occhi di brace che aveva appena lacerato, con uno sguardo, il suo orgoglio di maschio. L’altro, però, era giovane e appena nato e ci mise giusto mezzo secondo per decidere di sfidare la sua posizione di Alpha. Scoprì i denti e ringhiò.
Lo vedremo…
Schioccò le mascelle e scattò.
L’altra scartò la sua carica senza difficoltà, mandandolo a schiantarsi sulle sbarre dietro di lei: fu il suo turno di attaccare.
Si saltarono addosso e si azzuffarono, l’aria riempita di ringhi e guaiti, in un confondersi di pellicce bianche e grigie ben presto macchiate dal colore rosso del sangue. Il lupo maschio aveva dalla sua parte una maggior potenza, aumentata ulteriormente dalla sua prima luna piena ma, allo stesso tempo, ciò lo rendeva impulsivo, incapace di elaborare una strategia di combattimento: istintivamente mordeva e colpiva tutto ciò che gli capitava a tiro. La lupa, invece, sapeva esattamente quello che stava facendo, per questo quasi non fiatò quando le mascelle di lui si serrarono su una delle sue cosce, semplicemente si rotolò a terra, approfittando dello slancio, per schiacciarlo fra il pavimento di pietra ed il suo peso: il cranio di lui scrocchiò e mollò subito la presa. Non gli lasciò neanche il tempo di capire che cosa fosse successo: fulminea lo sovrastò con tutto il suo corpo e affondò senza indugio i denti nella sua gola. Il sapore ferroso e dolciastro del sangue le inebriò i sensi.
Chi comanda?
Il lupo grigio guaì di dolore, sgranò gli occhi e abbassò le orecchie, mentre la coda si rintanava mestamente fra le zampe posteriori.
Tu…

    Elsa aprì gli occhi sul freddo pavimento di quella che una volta al mese diventava la sua prigione, il viso di Jack si delineò immediatamente nell’oscurità della caverna: era impiastricciato di sangue, il proprio ed il suo, ma non sembrava particolarmente sofferente. Si tirò a sedere e prese piena consapevolezza della loro lotta avvenuta la notte precedente, certo, col passare degli anni la sua mente si era fatta man mano più lucida durante la trasformazione ma era solo tornando umana che riusciva effettivamente a mettere a fuoco tutto quanto.
L’altro, al contrario, trasformato in lupo per la prima volta era niente di più di puro istinto assassino e dominatore, in nessun modo avrebbe potuto controllarsi, per questo rinchiuderlo in quella gabbia con lei era stata l’unica soluzione possibile per evitare che i suoi occhi gialli si tingessero di azzurro[2]. Sorrise compiaciuta al ricordo di come l’avesse rimesso al suo posto, quando aveva osato sfidare la sua autorità di Alpha, ma era anche estremamente contenta del fatto che avesse, alla fine, accettato di far parte di quello che, a tutti gli effetti, era diventato il suo branco.
Proprio in quel momento, anche Jackson riaprì gli occhi - ritornati alla loro calda tonalità nocciola – e, con un rantolo, la imitò portandosi a sedere.
Mentre i segni su di lei erano del tutto guariti, quelli sulla pelle di lui erano ancora evidenti ed alcuni continuavano a sanguinare appena[3]. Proprio l’odore di quel sangue, misto al sudore, risvegliò in lei il lupo assopito – l’influsso della luna ancora troppo vicino – così tanto che allargò istintivamente le narici per annusare meglio e un altro piccolo particolare le accese altri tipi di istinti.
«Sei nudo» constatò prima di coprirsi rapida gli occhi, avvampando per l’imbarazzo e non solo.
«Si può dire la stessa cosa di te, Fiocco di Neve» affermò lui con un’occhiata deliberatamente sfrontata, fomentata dall’inconscia sicurezza del lupo che ora albergava dentro di lui.
Jack, dal canto suo, non sapeva davvero da dove gli venisse tutta quella spavalderia che, al di là di ogni aspettativa, lo portò ad avvicinarsi a lei e a scostarle le mani dal volto «Guardami» la invitò e, quando lei obbedì, provò un immenso piacere a vederla così, con i capelli arruffati e le gote arrossate sulla carnagione pallida, diamine, quanto era bella? Portò una mano a sfiorarle la grossa cicatrice che le deturpava la spalla sinistra e, senza controllo alcuno sulle sue azioni, abbassò il capo a posarvi sopra un impudico bacio «Tu sei il lupo» constatò, soffiando sulla sua pelle.
Quante volte aveva chiesto perdono a Dio per essersela immaginata nuda e ansante sotto di sé? Troppe.
Elsa, invece, a Dio non credeva più, non dopo che aveva permesso che la trasformassero in quel mostro orrendo in grado di uccidere i suoi stessi genitori. Per cui non aveva mai cercato redenzione quando i suoi sentimenti di bambina, nei confronti del suo amico d’infanzia, si erano trasformati in quei desideri che la gente avrebbe definito indecenti se solo l’avessero scoperta a contorcersi sotto alle coperte con il cuscino fra i denti
per non svegliare, con i suoi gemiti, la sorella che dormiva ignara al piano di sopra. Il lupo che era in lei amplificava questo suo desiderio e lo fomentava con quello di lui, portandogli gli odori della sua bramosia e del suo amore, perché sì, i sentimenti dell’altro non erano mai stati un mistero per lei: per questo non le rimaneva che trattarlo con freddezza, allontanarlo, per reprimere quel costante, irresistibile impulso di mangiarlo[4].
«Sì» confessò, quindi, con un sospiro. Fece leva su tutta la poca razionalità rimastale e gli accarezzò il viso, spingendogli appena il mento per fargli riportare lo sguardo nel suo «E adesso anche tu» gli sfiorò la cicatrice ancora fresca sul braccio destro e gli occhi le si inumidirono «Mi dispiace»
Lui l’abbracciò di scatto e accolse la sua richiesta di perdono, dandole rifugio nell’incavo fra il collo e la spalla «Che cosa è successo questa notte?» sviò il discorso per allontanarla dai suoi sensi di colpa e per cercare di colmare quel vuoto che lo confondeva.
«Rinchiuderti qui, con me, è stato necessario per evitare che facessi qualcosa di cui potessi pentirti» gli spiegò, rimanendo fra le sua braccia «Ci siamo battuti»
Jack sgranò gli occhi e la allontanò quel tanto che bastava per cercare sul suo corpo segni di ferite. Nonostante il sangue che la macchiava, non ne trovò «Ti ho fatto del male?»
«Certo che me ne hai fatto» non avrebbe saputo dire perché ma la sua espressione terrificata la divertì e le strappò un sorriso «Come io ne ho fatto a te» gli spiegò per tranquillizzarlo «Ma come vedi io sono già guarita, lo stesso non si può dire di te»
Incapace di resistere ancora ai suoi occhi addosso che la scrutavano dappertutto e a quel calore che, dal basso ventre, si stava irradiando nel resto del suo corpo gli si avvicinò nuovamente e, questa volta, fu il suo turno di avvicinare le labbra alla sua pelle: gli lasciò una scia di piccoli baci sulla clavicola e salì verso il collo, raccogliendo con la lingua il sangue rappreso della ferita lasciata dal proprio morso. Il sapore di lui le trasmise in un attimo tutta la sua eccitazione, allargando il suo sorriso da predatrice: in quel preciso momento non aveva bisogno di particolari capacità lupesche[5] per rendersene conto, bastava semplicemente abbassare lo sguardo.
«Che cosa stai facendo?» boccheggiò lui, pietrificato.
«Allevio il tuo dolore» fu la risposta che gli fornì e Jack non poté fare a meno di notare che, dove la sua lingua passava il malessere diminuiva[6] ma, decisamente, non era quella di guarire la sua priorità al momento. In un impeto di puro istinto le afferrò il viso con entrambe le mani e, con un ringhio, aggredì la sua bocca, appropriandosene, appagando finalmente quel desiderio che lo tormentava da anni. La morse, la baciò e la esplorò, sperimentando sapori del tutto nuovi e amplificati in maniera tale da mandare fuori uso ogni suo pensiero razionale. La sentì avvinghiarsi al suo corpo, ricambiando quel bacio con tutta se stessa, avvertì i suoi seni morbidi schiacciati sul petto e si ritrovò a percorrere con le dita la pelle setosa della sua schiena, per affondare, poi, i polpastrelli nella carne soda delle sue natiche, spingendola ancor più verso di sé. Si riscoprì, invece, abbastanza lucido da constatare che, in tutte le sue fantasie, non le aveva mai reso abbastanza giustizia. Bramoso di possederla cercò di farla sua ma, inaspettatamente, lei gli si oppose.
«No» gli ansimò sulla bocca «Decido io quando» lo ammonì con un sorriso indecente, mentre un lampo rosso saettava nei suoi occhi chiari[7].
Né il suo corpo né la sua mente poterono impedirsi di sottostare all’autorità dell’Alpha: si lasciò spingere sul pavimento in completa balia delle sua mani, dei suoi baci e dei suoi morsi. Lei lo sovrastò ancora per un attimo e l’unica cosa che Jack riuscì a pensare fu: fai di me ciò che vuoi. Non aveva emesso alcun suono ma era sicuro che lei avesse compreso ogni singola parola. Di nuovo si abbassò su di lui e, per entrambi, non ci fu più spazio per nessun altro pensiero.




L'identità del lupo è stata ufficialmente svelata e alcuni tasselli hanno cominciato a rimettersi al loro posto, tuttavia vi posso assicurare che non sono tutti ;)
Ma decisamente fra Jack ed Elsa c'è stata LA svolta XD e spero che non vi abbia deluso.
Per quanto riguarda le capacità dei licantropi non ho seguito un unico filone letterario per cui saranno un mix di tante realtà diverse e opportune modifiche, pian piano, verranno svelate (alcune potete trovarle già nelle note all'interno del testo).
Detto questo taccio e vi lascio, sperando che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che sia stato lui a parlare al posto mio.
Come sempre vi ringrazio per accompagnarmi in questa avventura.
Alla prossima
Cida


[1] L'argento è un metallo molto duttile, per cui le sbarre della gabbia ne sono solo ricoperte come ulteriore deterrente per i tentativi di fuga del Lupo.
[2] Gli occhi dei licantropi possono essere di tre colori: rossi, se sono di grado Alpha (come Elsa); gialli, per i Beta e gli Omega, dalla prima trasformazione e tali rimangono finché non uccidono qualcuno, in quel caso diventano azzurri.
[3] Le ferite inferte dagli Alpha ci mettono più tempo a guarire nonostante l'incredibile capacità di ripresa dei licantropi. Per questo Elsa è già guarita mentre Jack no.
[4] Come tutte le favole e fiabe Cappuccetto Rosso nasconde una morale che, in realtà, va ben al di là del semplice "mettere in guardia dagli sconosciuti". La componente sessuale, soprattutto nelle sue versioni più antiche, è fortissima ed il lupo non è che un predatore assetato di un ben preciso tipo di innocenza delle giovani che si affacciano all'adolescenza, rappresentata appunto dall'iconica mantella rossa. Addirittura in alcune di esse, invita Cappuccetto a spogliarsi e a sdraiarsi a letto con lui prima di mangiarla. Per questo Elsa non aveva altro modo di tenere Jack al sicuro se non cercando di trattarlo male, con freddezza per farlo stare lontano da lei il più possibile così da proteggerlo da quei sentimenti e desideri che, come lupo, si trasformavano nell'impulso finale di divorarlo. Ora che anche lui è un lupo, come dire, questo problema non esiste più.
[5] Shilyss, l'ingresso di questa parola nel mio vocabolario lo devo a te e al tuo Loki <3 Te l'avevo detto che leggere di desiderio mascherato da disprezzo mi aveva fatto sorridere enormemente, ora sai ufficialmente il perché.
[6] I licantropi hanno la capacità di alleviare il dolore altrui, facendosene carico. Abusare di questo potere può ucciderli. In realtà basta un semplice tocco... spero non me ne vogliate se, in questo caso particolare, ho optato per qualcosa di più sensuale ;)
[7] Mi rendo conto che i ragazzi - che, sì, sono alla loro effettiva prima esperienza - risultino un pelino troppo sgamati ma volevo rendere il fatto che, in quel preciso momento, di umano hanno solo la forma e poco altro mentre è il loro lato animalesco a prevalere.

  
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