REALTA’ PARALLELA
*
Capitolo 15 – L’incidente
*
L’intuizione
di Lady Bug era giusta, Eraser sarebbe uscita allo
scoperto e dritta nella loro trappola appena avrebbe captato il loro amore, e
quel bacio era il solo modo possibile per attirarla verso di loro e verso la
poesia composta pochi attimi prima da Chat Noir.
Rimasero
incollati, così in quella posizione e a Lady Bug le sembrò di morire.
Il
suo cuore e la sua mente erano un misto di emozioni e sensazioni nuove, sapeva
che stava baciando Adrien, anche se non era quello
che apparteneva alla sua realtà, poco importava.
Chat
Noir, del canto suo, era ancora sconvolto, mai avrebbe immaginato che la
coccinella, fosse così intraprendente da poter arrivare persino a baciarlo.
Per
quanto ne sapeva, si erano visti una volta sola, e quella volta, era bastato a
lui per innamorarsi perdutamente di lei, del suo coraggio, della sua forza, di
quell’essere sicura di se.
Ereser, ovverò Chloè in versione akumizzata, non si fece attendere troppo, e appena il
gattone, grazie al suo super udito, l’aveva captata, abbracciò ancora più forte
Lady Bug, e saltò lontano, andandosi a nascondere in un vicolo poco distante.
Fu
lei la prima a staccarsi da quel lungo bacio appassionato.
“E
questo era per…”
“Ti
ho detto che dovevi stare al gioco” Rispose spicciola senza dare ulteriori
spiegazioni, mentre si portava a spalle al muro e faceva sbucare la testa fuori
per controllare la situazione.
“Ma…”
“Niente
ma, zitto e aspettiamo che cada nella
trappola”.
Eraser prese la palla
di carta lasciata in bella vista, la srotolò ed iniziò a leggere nella sua
mente.
Le
ginocchia cedettero e lei cadde a terra piangendo, era la cosa più bella e
romantica che qualcuno avesse mai scritto.
Lady
Bug inarcò un sopracciglio, lei avrebbe creduto che si sarebbe indebolita un
po’, dando il tempo a loro di mettere in atto il loro piano, ed invece,
sembrava non aspettasse altro che essere liberata da quel supplizio.
“Chat
Noir, ora”.
Il
suo partner non se lo fece ripetere due volte ed invocò il potere del
cataclisma, che usò subito dopo sugli occhiali da sole di Chloè.
Lady
Bug utilizzò il suo yo-yo magico per catturare e purificare quella farfalla
viola, facendo ritornare la sua ex amica normale.
Una
volta che anche le coccinelle magiche ebbero sistemato tutto il casino che
aveva combinato l’akumizzata, e portate le persone al
loro stato normale, Lady Bug e Chat Noir, terminarono la battaglia con il
classico pugno e “Benfatto”.
“Che-che è successo?” Chiese Chloè
guardando interrogativa i due super eroi, aveva le lacrime agli occhi e non
sapeva nemmeno perchè.
Chat
Noir prese il foglietto dalle sue mani “Questo me lo riprendo, grazie. E
comunque Chloè sei stata akumizzata”.
Spiegò.
“Che
significa?”
“Significa
che le tue emozioni negative non dovranno avere più la meglio su di te, se non
vuoi tornare ad essere una vittima di Papillon.” Disse Lady Bug.
Chloè distolse lo
sguardo e digrignò i denti “Tutta colpa di Marinette,
è stata lei a deludermi”.
“Hai
mai pensato che sei stata tu a deludere lei?”.
“E
allora perché non è stata lei akumizzata, signora
coccinella, del tutto fuori moda?” Cinguettò con la sua aria spocchiosa di chi
credeva di conoscere tutto sulla moda sulle tendenze in voga in quel
determinato periodo.
Lady
Bug stava per ribattere qualcosa, quando il suo orecchino emise il classico bip, che l’avvertiva che le rimanevano due minuti.
“Devo
andare, comportati meglio la prossima volta Chloè.
Ciao gattin…”.
Venne
bloccata per un polso.
“Aspetta,
possiamo parlare?”
Come
dire di no a quegli occhi verdi e supplichevoli?
“Tra
dieci minuti al parco, ti aspetto sulla panchina sulla riva del fiume”. Lanciò
lo yo-yo di fretta, giusto in tempo per la de trasformazione dietro un
comignolo.
*
Chat
Noir avanzò con passo spedito tra i ciottoli del sentiero del parco, il suo kwami Plagg, ci aveva messo più
del previsto a ricaricarsi, e sperava che lei non se ne fosse andata.
Si
fermò di colpo quando la vide e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata,
era sicuro di averlo visto uscire dal suo petto.
Aveva
una rosa rossa in mano, la guardò e pensò a quanto fosse stupido in quel
momento, regalare una rosa ad una ragazza appena conosciuta e rossa per giunta.
Quel
colore simboleggiava l’amore vero, la passione, chissà se lei lo avrebbe
capito.
Deglutì
il nulla mentre avanzava in modo più lento e insicuro, iniziando a tremare.
Lei
era appollaiata alla ringhiera di legno chiaro che delimitava il passaggio,
oltre a quell’ostacolo, il corso d’acqua scorreva inesorabile, la corrente era
più forte perché la marea stava cambiando.
Il
riflesso dei raggi solari sulla superficie dell’acqua, illuminavano il suo
volto roseo e perfetto, assieme ai suoi zaffiri che sembravano più chiari del
solito.
Quanto
avrebbe voluto toglierle quella maschera per godersi appieno quel viso
perfetto, e rivelare chi c’era dietro di essa.
Chat
Noir si avvicinò e la saluto timidamente “Scusa il ritardo insettina,
ma Plagg è lento a mangiare”.
“Lo
so, lo conosco bene.”
Il
gattone si meravigliò di quell’affermazione “Come lo conosci bene?” Fece di
rimando.
Dirgli
o non dirgli la verità, questo era il vero dilemma, però un giorno lei se ne
sarebbe andata, e avrebbe lasciato il posto ad un’altra Marinette,
che non sapeva nulla di quello che le era successo, si sarebbe fatto poi un
sacco di domande a cui non sarebbe riuscito a dare una risposta sensata.
Lady
Bug sospirò “Meglio se ci sediamo, la storia è lunga” Indicò con la mano guantata la panchina dietro di loro.
Per
fortuna in quella determinata ora del pomeriggio, non c’era molta gente e la
loro presenza sarebbe passata quasi inosservata, ma tra poco meno di mezz’ora,
quell’area si sarebbe riempita di mamme e bambini chiassosi, pronti a sfogare
il proprio nervosismo dopo una lunga giornata di scuola.
Chat
Noir le allungò la rosa “Ti ho portato questa”.
Lady
Bug l’accettò di buon grado e l’annusò, pensando a quanto le mancava quel gesto
da parte del suo partner e maledicendosi mentalmente per averne rifiutate
tante.
“Sei
molto gentile”.
“Ho
pensato al rosso perché si abbina al tuo costume” Cercò di inventare la prima
scusa plausibile che gli passasse per la mente, ignorando che quella frase
gliela aveva già detta la prima volta che si era dichiarato apertamente a lei.
“Solo
per questo?” Si sentì un po’ in colpa per quella domanda, sapeva benissimo cosa
significasse per lui regalarle un fiore di quel colore, ma ormai era troppo
tardi per tornare indietro e mordersi la lingua, la bomba era stata sganciata.
Lo
vide abbassare lo sguardo ed increspare un labbro “No.”
Bene,
e ora che cosa avrebbe detto o fatto?
Come
se ne sarebbe tirata fuori da quella situazione?
Non
poteva più ragionare solo se avesse davanti Chat Noir, lei sapeva benissimo che
dietro quella maschera c’era l’amore della sua vita, Adrien
Agreste.
Ma
non il suo Adrien.
“Prima
che tu dica o faccia qualcosa, lasciami parlare, è giusto che tu lo sappia”
Lady Bug gli prese la mano e lo guardò negli occhi.
Dio
quanto era bello anche con quel costume, ora che lo aveva vicino e lo poteva
osservare bene, le era difficile non balbettare o sentirsi in imbarazzo.
“Ti
ascolto, milady”.
Lady
Bug si alzò, pensando che un po’ di distanza tra loro, poteva abbassare la
temperatura del suo corpo, che sentiva andare letteralmente a fuoco.
Andò
ad appoggiarsi con la schiena rivolta alla balaustra di legno.
“Non
è facile per me dirti queste cose senza sembrare una pazza o una persona che
abbia perso il senno. E devo dirti che se qualche tempo fa, avessi ascoltato
una storia del genere, non ci avrei messo due minuti a pensarlo.”
Chat
Noir la invitò a continuare e di non farsi nessun tipo di problema, con lui
poteva parlare liberamente anche della cosa più stupida e insensata, non
l’avrebbe giudicata.
*
Dopo
più di dieci minuti di racconto e spiegazioni varie, che riguardavano la realtà
da dove proveniva, Lady Bug, prese di nuovo il coraggio di sedersi accanto a
lui, sperando che questo non comportasse qualche gesto strano da parte sua, del
tipo andarsene, ma anche se fosse successo, non lo avrebbe di certo biasimato.
“Quindi
tu mi stai dicendo che provieni da un’altra realtà”. Non sembrava però esserne
convinto, del resto lui era appena approdato in quel mondo magico e non ne
conosceva tutte le sfumature.
“Lo
so che ti sembrerà assurdo…”
“Si,
infatti. Solo l’altro giorno ero un ragazzo normale, e ora mi ritrovo con un kwami come amico che mi trasforma in un super eroe e mangia
tutto il formaggio che ho in casa nascondendolo dappertutto, e per giunta tu,
la mia partner mi sta raccontando di kawatama,
portali e roba simile”. Chat Noir era un misto tra lo sorpreso e l’infuriato,
non aveva di certo chiesto lui quella vita, e sinceramente non sa nemmeno come
era stato catapultato in quel vortice e con quale tipo di criterio il guardiano
di miraculous abbia scelto proprio lui per vestire i
panni di Chat Noir.
“Mi
dispiace, ma è la verità. Non mi sto prendendo gioco ti te. Te lo sto dicendo
solo perché, non so quando, io potrei sparire da un momento all’altro e tu ti
ritroverai a dire tutto alla Lady Bug che arriverà al posto mio”.
“Io…io…non ci capisco più niente”.
“Sapessi
io..” Sospirò affranta.
Non
aveva chiesto lei di diventare Lady Bug.
Non
aveva chiesto lei questa responsabilità.
Non
aveva chiesto lei di intraprendere quello strano viaggio.
Ma
ormai non si poteva più tornare indietro, tranne se avesse sistemato tutto,
allora lo avrebbe potuto fare, ma quante possibilità c’erano che si verificasse
la stessa situazione che l’aveva portata lì?
Lady
Bug pensò di essere condannata a quella vita e che non sarebbe più tornata a
casa.
“Ma
non m’importa. Sono sicuro che prima o poi tutto mi sarà chiaro…”
Le sorrise “…l’unica cosa che so per certo è che…” Fece una breve pausa per trovare le parole più adatte
“…non so perché, ma quando sono con te…ecco…vedi…”
La
mascella della coccinella sembrò staccarsi dal suo viso, per la seconda volta,
si stava dichiarando a lei, e anche quella volta, gli avrebbe spezzato il
cuore.
“…tu mi piaci, e vorrei conoscerti meglio” Le disse infine d’un
fiato.
Non
c’erano parole più adatte di quelle che gli uscirono fuori, e un po’ si
vergognò perché avrebbe preferito usare altre parole per dichiararsi.
Lady
Bug chiuse gli occhi per trattenere le lacrime, sapeva che lo avrebbe ferito
ancora.
La
prima volta che lo aveva fatto, c’era stata si male, ma non conoscendo chi era
veramente, la cosa non la toccò più di tanto, ora si trattava di ferire Adrien.
“Io…io…non posso”
“Perché?
Per le nostre identità?”
“No.
Ti ho già spiegato che non sono io…si sono io, ma…”
“Non
m’importa, io voglio stare con te”.
Lady
Bug doveva andarsene subito di lì per non peggiorare la situazione.
“Mi
dispiace, Adrien”. Si alzò e corse via con le lacrime
che le rigavano il volto.
Chat
Noir strabuzzò gli occhi, chiedendosi come faceva a conoscere la sua vera identità,
durante la sua storia aveva sempre detto che non conosceva chi si nascondeva
dietro la sua maschera, quella ragazza nascondeva altro.
Anche
lui si alzò e le corse incontro.
Un
clacson.
Una
brusca frenata.
Il
buio.
*
continua