Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Severa Crouch    23/02/2021    4 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “La rivincita delle femslash!” indetta da matiscrivo sul forum di EFP.]
In una stanza, al secondo piano, nella penombra delle tende, si poteva ascoltare la seta che scivolava per terra, il cotone delle lenzuola che si tendeva nell’aria mentre il letto veniva disfatto, seguito da risatine complici, appena sottovoce, intervallate dallo schiocco di un bacio tra due ragazze decisamente diverse, complementari come Gaia ed Emera.
Un paio di occhi marroni e capelli castani sparsi intorno al cuscino e labbra rosa che sbocciano su un corpo candido sono la terra generosa su cui si riversa Narcissa. Occhi grigi come le nuvole in un cielo d’estate e capelli splendenti sono il giorno che abbaglia Alexandra. Socchiude gli occhi, aspetta un bacio umido come la rugiada al mattino e sorride quando lo sente arrivare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Caos primordiale


 
«Dunque, per primo fu il Chaos, e poi
Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono le vette dell'Olimpo nevoso,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
e poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.
Da Nyx provennero Etere e Hemere
che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore con reos»
(Esiodo, Teogonia, trad. Arrighetti)
 


La casa era avvolta nella calura della controra estiva. I corridoi erano immersi nel silenzio e nelle stanze si poteva sentire solo il leggero russare delle signore che riposavano, in attesa dell’ora del tè. Lo studio di Cygnus era popolato da un fruscio di carte, dallo sbuffare della pipa di zio Orion e dal chiacchiericcio sottovoce di Edward Turner.

In una stanza, al secondo piano, nella penombra delle tende, si poteva ascoltare la seta che scivolava per terra, il cotone delle lenzuola che si tendeva nell’aria mentre il letto veniva disfatto, e poi, risatine complici, appena accennate, intervallate dallo schiocco di un bacio tra due ragazze decisamente diverse, complementari come Gaia ed Emera.

Un paio di occhi marroni e capelli castani sparsi intorno al cuscino e labbra rosa che sbocciano su un corpo candido sono la terra generosa su cui si riversa Narcissa. Occhi grigi come le nuvole in un cielo d’estate e capelli splendenti sono il giorno che abbaglia Alexandra. Socchiude gli occhi, aspetta un bacio umido come la rugiada al mattino e sorride quando lo sente arrivare.

Le carezze di Narcissa provocano brividi come la brezza che solleva le tende e vince l’afa del pomeriggio, quelle di Alexandra sono leggere come l’erba che solletica i piedi, morbide come i boccioli nel roseto di Druella.

Appartengono a mondi diversi e, per un caso fortuito, si sono incrociate. Otto anni di differenza sono un’infinità quando lei deve ancora prendere i G.U.F.O. e Narcissa è alle prese con le nozze imminenti.

Chiude gli occhi e trattiene il respiro prima di sentire le dita di Alexandra entrare dentro di lei. “Rilassati, Cissy,” le sussurra e le posa un bacio sull’interno coscia. Narcissa obbedisce, si lascia andare, apre gli occhi e incontra quelli di Alexandra. Si sente come la pioggia che bagna il terreno, si sta sciogliendo e presto verrà assorbita, sente le labbra, la lingua le sfiora il clitoride e Salazar, perché Lucius non mi tocca così?

Gli sguardi si tingono di malizia man mano che l’eccitazione aumenta ed entrambe hanno scoperto di non essere delle bambole di porcellana, ma corpi vivi, cuori che palpitano e respiri affannati.

Invertono le posizioni e Narcissa torna nella sua dimensione, il cielo. Come ogni Black, non è fatta per stare sotto, l’ha sempre saputo. Osserva dall’alto il corpo della ragazza, ne bacia le labbra, le guance, il collo. Le mani accarezzano i seni piccoli, li stringono, un gemito sfugge ad Alexandra.

È così bello dare piacere, prendersi cura dell’altro, pensa Narcissa mentre accarezza quel corpo da adolescente, e lei è una giovane donna che presto sarà anche sposa, e madre. Ci sarà tempo per il dovere, ora il piacere, ché sono stanca di aspettare, pensa tra sé e sé.
Trema, Alexandra, tra le sue mani. Trema, geme, si morde le labbra ed è bella mentre invoca il suo nome e la guarda come se fosse una divinità da riverire. Non sente la brama di possesso di Lucius, quella voglia di incasellarla e farla sua. Sarai una Malfoy, diceva, a ribadirne il dominio.

In quel momento Narcissa si sente libera e forte come Emera, la luce del giorno, vuole essere la dea benefica che illumina Gaia e vede le creature terrene ringraziare per il calore ricevuto e persino per gli umori che ne bagnano l’intimità. Alexandra si morde le labbra e trema mentre viene con gli occhi socchiusi. È un terremoto di tremori e schiene inarcate, un caos primordiale dove non c’è cielo e non c’è terra e gli elementi si fondono tra di loro.

E poi sono carezze, risate, capelli che sfiorano e intrecciano e baci che riveriscono i corpi, perché senza una terra da illuminare, la luce del giorno si disperde nel vuoto dell’universo.
 
 
 
La vita le ha inghiottite e le ha separate.

Lucius l’ha richiamata ai doveri di moglie, e madre. L’ha avvolta e nascosta come una nuvola, lui che è Etere e, proprio come lei, appartiene al medesimo mondo. L’ha circondata di grigio, come i suoi occhi, come la nebbia che d’inverno avvolge il maniero, come i riflessi dei capelli di Draco, così chiari e sottili da sembrare i cirri nel cielo più alto nelle giornate di primavera.

La guerra ha reso Narcissa algida come una giornata invernale, così diversa dal sole abbagliante della sua estate e, quando rincontra Alexandra, scopre che la sua terra è stata spogliata, consumata dai combattimenti e calpestata dai lutti. La vede piangere perché la Notte di Bellatrix l’ha lasciata per Erebo, l’Oscurità più profonda, e poi è morta come ha sempre vissuto, combattendo.

“Pensavo che sarei stata io il tuo cielo, per sempre,” le sussurra senza riuscire a nascondere di esserne gelosa, come un’Era piccata dalla scelta di Paride.

“Il sole è sparito oltre l’orizzonte, Cissy, ed è rimasta solo la Notte e l’Oscurità. Non puoi biasimarmi per aver cercato di orientarmi con una stella.” Sospira, Alexandra, scaccia le lacrime, “La verità è che è stato un errore, Cissy, uno sciocco errore di gioventù.”

La voce le trema, si stringe tra le braccia per farsi forza e sospira, come se in tutti quegli anni avesse raggiunto la consapevolezza della sua condizione. “Apparteniamo a mondi diversi,” le dice, “tra le creature terrene, posso considerarmi fortunata per aver goduto di un po’ di cielo nella mia vita, ma la caduta, ogni volta, è stata dolorosa.”

Narcissa non sa cosa rispondere, vorrebbe dirle che il sole non è mai tramontato, che è ancora giorno dietro le nuvole che monopolizzano il cielo. Non è mai andata via, vorrebbe dirle, ma tace.

Dietro Alexandra, Narcissa incontra altri occhi, scuri come il buio delle foreste, che portano i segni di un’altra caduta dal cielo. “Lui…” sussurra e le mancano le parole per proseguire.

Vorrebbe esserne gelosa, darle della sconsiderata, dire a entrambi che le creature terrene possono tentare di ribellarsi contro quelle del cielo, ma non vivranno senza di esso. Anche lui ha provato a godere di un po’ di cielo, ed era inevitabile che il lupo glorioso venisse attratto dal candore lunare di Bellatrix, pensa, ma, come Alexandra, anche lui è una creatura terrena e appartiene al mondo dei boschi, solido come una quercia con le radici ben piantate nel terreno, nobile e fiero.

Il cielo notturno è troppo insidioso, vasto e volubile per una quercia che ha bisogno di un terreno che sia sostegno e nutrimento perché possa dare frutti. Così come il terreno ha bisogno delle sue radici per non franare, delle foglie e dei semi per poter diventare fecondo.

È stato un errore di gioventù credere che bastasse essere complementari per appartenersi. Non avevano considerato che ogni volta che il cielo e la terra provano a incontrarsi scaturiscono disastri: fulmini, tormente e tempeste che colpiscono il suolo con la stessa furia con cui Bellatrix ha lasciato Rodolphus e montagne che tremano e si innalzano distruggendo tutto nella brama di raggiungere il cielo, con la stessa disperazione con cui Alexandra ha cercato Narcissa durante i giorni dei processi quando intorno a lei era rimasta solo terra bruciata.

Bisogna essere fatti della stessa sostanza e appartenere allo stesso mondo per poter generare la vita e sfuggire al caos primordiale, pensa Narcissa mentre Lucius la raggiunge in salone.

Tutto il resto è stato un errore di gioventù, un peccato di presunzione.




 
Note:
Questa storia partecipa al contest "La rivincita delle Femslash!" indetto da matiscrivo sul Forum di EFP. 
Il personaggio scelto è Narcissa Black che aveva come prompt "errore di gioventù" e spero di essere riuscita a centrarlo bene nel mio delirio mitologico. Mi piaceva l'idea di provare a mettere insieme due personaggi che nel mio universo narrativo si conoscono da sempre e che si sono sfiorate solo incidentalmente. Da qui l'idea di renderle appartenenti a mondi diversi, il cielo e la terra, giocando anche sui loro colori e quelli di Lucius e di Rodolphus, ma anche Bellatrix e l'Oscuro Signore, in un'associazione impropria e confusa con le divinità primordiali e gli elementi della natura che Narcissa, appartenente al mondo magico, conosce solo come miti antichi. 
Alexandra diventa Gaia/Gea, la terra, Narcissa è Emera/Hemere, la luce del giorno, Lucius Etere, il cielo (da qui il riferimento alle nuvole e la nebbia), Bellatrix è Nyx, la notte, mentre l'Oscuro Signore è naturalmente Erebo, l'Oscurità.


Rodolphus viene definito lupo glorioso perché è letteralmente il significato del suo nome. Nel paragone con la Teogonia non l'ho associato espressamente a nessuno perché ho valorizzato di più il suo appartenere al mondo della terra, la fissazione con le radici dei Lestrange e il bisogno che l'albero dei Lestrange cresca. Dovendo scegliere, credo che non potrebbe essere altro che Tartaro, l'oscurità sotterranea. 

La pianto di dilungarmi in ragionamenti che non interessano a nessuno e vi ringrazio se avete letto fin qui, spero che la storia vi sia piaciuta.
Un abbraccio,
Sev


 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch