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Autore: hapworth    01/03/2021    1 recensioni
Qualcun altro lo avrebbe reputato noioso, ma Izuku si divertiva ad ascoltarlo, specie quando gli raccontava come si fosse appassionato improvvisamente a qualcosa che, altri, neppure avrebbero notato. Aveva sempre così tanto da dire, che Izuku trovava raramente spazio per inserirsi, ma gli piaceva comunque, perché poi Shouto lo guardava con i suoi occhi brillanti ed era come se sorridesse, anche se non lo faceva come gli altri.
[Shouto/Izuku]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Siamo arrivati al quarto capitolo. Ho deciso di postarlo di nuovo un po' prima del solito perché, come al solito, i lunedì sono un po' un casino per me - ma ormai ho scelto questo come giorno per aggiornare, quindi tanto vale.
Capitolo che, ammetto, è stato abbastanza difficile, come sempre, per il fatto che non volevo rendere Shouto troppo borderline, ma dargli comunque una connotazione molto netta rispetto a quello che gli altri bambini si aspettavano. E niente, spero che il capitolo possa piacervi e vi auguro una buona lettura!

hapworth


And everywhere I'd look, you're eyes I'd find
Capitolo 4 - Il mio posto e quello degli altri

Le medie a confronto con le elementari sarebbero state completamente diverse, Izuku lo aveva capito non appena varcata la soglia della classe che, per i successivi tre anni, sarebbe stata la sua.
Le facce erano per lo più conosciute: molti dei bambini che erano stati suoi compagni alle elementari, si erano iscritti alle medie nello stesso complesso.
Kacchan, Kamatsu, Takahashi e non solo, erano finiti nella sua stessa classe; con lui, per la prima volta, c'era anche Sho-chan. Durante tutte le elementari non avevano avuto modo di frequentare la stessa classe, perché a ogni sorteggio finivano in sezioni differenti. Ma quella volta no, quella volta sarebbero stati insieme.
Fu del tutto naturale per Izuku scegliere una coppia di banchi liberi, così che Shouto potesse affiancarsi a lui e prendere posto al proprio fianco. «Sono emozionatissimo!» esclamò elettrizzato, mentre osservava con i nervi a fior di pelle l'ambiente.
Shouto era stato agitato tutta la settimana, preoccupato per la nuova classe, i nuovi professori e le nuove facce – non era bravo a riconoscere gli altri, ci metteva un po' ad associare un nome e un viso, cosa che a Izuku invece non aveva mai creato molti problemi, dunque avrebbe potuto aiutarlo. «Non mi piace.» disse Shouto, mentre si tormentava le mani, poggiate sul grembo; aveva il viso rivolto verso il basso e, malgrado la sua espressione non facesse trasparire altro che calma, in realtà era chiaramente sotto pressione.
L'idea di conoscere nuove persone, di essere in un ambiente sconosciuto, lo metteva in ansia e lo faceva preoccupare in modo talvolta eccessivo, se ne rendeva conto da solo, ma non sapeva come fermarsi. Come poteva? Le persone non gli erano mai piaciute particolarmente, Izuku era un'eccezione, ma solo perché riusciva a capirlo, o quantomeno ci provava. Izuku era diverso da tutti gli altri.
Izuku sorrise, cercando di trasmettergli tranquillità e deciso a non voler far preoccupare ancora di più l'amico. «Shouto tranquillo, guarda: quella è Kamatsu, lì c'è Takahashi e...»
Shouto aveva evidentemente seguito il suo percorso con lo sguardo, perché lo anticipò. «Bakugou. Non mi piace come ti tratta.» era una cosa strana da sentirgli dire, perché spesso Shouto non prestava attenzione agli altri; eppure, con Bakugou, sembrava aver preso molto a cuore la questione, fin da quando per caso aveva visto Izuku spintonato di lato e il suddetto deriderlo. Si era messo in mezzo allora e, anche se era stato spintonato a propria volta, non aveva detto nulla: era rimasto lì, a frapporsi tra Izuku e Bakugou, lo sguardo ostinatamente fissato verso il basso.
Bakugou li aveva chiamati sfigati e poi se ne era andato. Shouto però non ne era rimasto impressionato, consapevole che l'essere sfortunato non aveva nulla a che fare con l'essere trattato male da qualcun altro, specie se quel qualcuno era una persona come Bakugou.
Il fatto che avrebbero condiviso la classe quell'anno non rassicurava Izuku, anche perché Kacchan non era mai stato avezzo al risultare simpatico agli altri, né a trattarli bene. Era infantile e, spesso, piantagrane. Izuku lo accettava, principalmente perché sapeva che dentro era buono, era solo il suo modo di porsi, ma non voleva che trattasse male Shouto, considerando anche quanto fosse sensibile: si buttava spesso giù, anche per cose che agli altri non avrebbero minimamente creato problemi.
«Siamo di nuovo insieme, eh, Midoriya?» Takahashi gli diede una pacca sulle spalle, sorridendo. Izuku rispose al sorriso, notando solo di sfuggita l'espressione pensierosa dell'altro rivolta al suo fianco, verso Shouto. Era chiaramente indeciso su come comportarsi con lui, visto quanto i loro rapporti non fossero mai stati intimi – non dopo l'episodio dello spintone.
«Ci sei anche tu, eh Todoroki?» provò, dimostrando in parte la sua buona volontà. Shouto sollevò brevemente lo sguardo, osservandolo per qualche attimo, prima di riabbassarlo senza dire niente. Il sorriso nervoso dipinto sul viso di Takahashi era piuttosto palese.
«Sarà divertente.» disse Izuku, distraendo il ragazzo e interrompendo quel momento di totale imbarazzo, cosa che Takahashi colse al volo, dopo avergli dato l'ennesima pacca per poi allontanarsi.
Izuku si lasciò ricadere sulla sedia. «Non puoi fare così, Sho-chan. Anche se non ti piace-»
«Non mi piace.» infatti. Il ragazzo sospirò: lo sapeva già, per quanto non fosse incline al dialogo, Shouto aveva la pessima abitudine di ignorare le persone che non gli piacevano. Era fin troppo sincero da quel punto di vista e – anche se era una congettura – doveva aver preso sul personale il fatto che Takahashi fosse molto espansivo.

«Ecco i due sfigati.» la voce fin troppo alta di Kacchan fece sollevare lo sguardo di Izuku dal proprio panino; lui e Shouto avevano trovato un posto tranquillo dove pranzare, cosa che aveva placato enormemente l'agitazione dell'amico che quando era arrivato il momento di mangiare era stato preso da una vera e propria crisi di ansia, desideroso di andare alla mensa – che però non era più prevista per le scuole medie. E ovviamente Bakugou li aveva trovati, pronto a fare lo spaccone.
«Kacchan...»
«Ancora con questa storia. Non siamo più alle elementari.» Izuku sbuffò; era intimidito da Bakugou, ma non era il caso di renderglielo noto, né fargli capire che quelle parole lo ferissero. Certo, non erano mai stati particolarmente vicini, ma avevano passato sei anni nella stessa classe e qualcosa per lui aveva significato. «E non siamo amici.»
Shouto se ne stava vicino a lui, a mangiare piano il proprio pranzo nella scatola di plastica da bento; sembrava non considerare minimamente l'altro, il che Izuku sapeva non era mai un bene. La cosa che più desiderava Kacchan era essere considerato del resto – ed era anche il motivo per cui li aveva cercati.
«Parlo anche con te, deficiente. O sei troppo preso dal tuo riso fritto, per accorgerti degli altri?» la voce di Bakugou parve riscuotere in parte Shouto, che sollevò lo sguardo e glielo rivolse. Contrariamente a quanto era solito fare, continuò a guardarlo in modo fisso, come se lo stesse valutando, piuttosto che esserne intimorito e questo parve irritare ulteriormente l'altro ragazzo, che con un passo lo raggiunse, afferrandolo per la camicia dell'uniforme per sollevarlo, facendogli cadere il bento a terra, e parlargli addosso. «Credi di essere tanto superiore?»
«Stavo mangiando...» disse Shouto, ma non guardò nella direzione del bento, piuttosto diretto sul viso di Bakugou. Izuku a quel punto cercò di intervenire. «Kacchan smettila, non ti ha fatto niente!»
«Tsk, è troppo sfigato. Non c'è soddisfazione nemmeno a maltrattarlo.» detto questo lo mollò e Shouto ritornò coi piedi ben piantati a terra. Bakugou li fulminò un'ultima volta, prima di andare per la sua strada.
Un sospiro di sollievo uscì, inevitabilmente, dalle labbra di Izuku. «Ah, accidenti. È veramente un ragaz-» si interruppe, notando come Shouto stesse raccogliendo gli avanzi di quello che aveva mangiato fino a poco prima e che erano finiti a terra. «Lasciali lì, Sho-chan. È da buttare.»
L'altro ragazzo volse lo sguardo su di lui. «Ma non avevo finito. E la mamma dice che devo-»
«Per una volta non è la fine del mondo e poi sei stato coraggioso, io me la sarei fatta sotto.»
Shouto lo guardò intensamente, come se non capisse a pieno le sue parole – il che era normale, succedeva spesso con lui. «Era un modo di dire, però fa paura.»
Dopo quello Shouto annuì, come rassicurato da quella precisazione e insieme ripulirono. «Non capisco perché ci chiama sfigati. In che modo sarebbe un insulto e una giustificazione a come ci tratta?» domandò Shouto, ancora fissato su quel pensiero e quel concetto. Ok, non era fortunato, né aveva un qualche tipo di assicurazione per esserlo, ma Bakugou sì? Ne dubitava. Razionalmente era improbabile.
Izuku alzò le spalle per poi riabbassarle. «Forse è il suo modo di dimostrare affetto.» Shouto storse il naso e sollevò le sopracciglia, per nulla convinto. «Non credo.»

Essere compagni di classe per la prima volta, mise Izuku di fronte alla consapevolezza che Shouto era molto sincero riguardo a ciò che pensava degli altri, tanto da rasentare la maleducazione a volte. Non che gliene facesse una colpa: l'ignorare chi lo guardava storto o lo trattava volontariamente da stupido aveva solo quello che si meritava – almeno dal suo punto di vista. Diverso, di certo, era quando qualcuno cercava di avvicinarlo per farci amicizia senza cattiveria.
Shouto era chiaramente a disagio in quei momenti, lo capiva dalla postura e dal suo evitare un contatto visivo, dalla chiusura che con i suoi piccoli tic manifestava. Certo, gli altri non avrebbero mai potuto capire, ma Izuku che lo conosceva e che passava con lui tanto tempo, riusciva a vedere oltre la patina di indifferenza e apparente apatia.
«Certo che siete molto amici, eh?» Takahashi sembrava non essersi del tutto rassegnato al voler socializzare con Shouto, sebbene l'altro non avesse fatto mistero del suo fastidio – anche in modo verbale – alla sua presenza. Izuku sorrise, scuotendo brevemente le spalle, mentre Shouto sonnecchiava con la testa appoggiata alla sua spalla: erano andati a una visita guidata quel giorno e stavano tornando.
Takahashi era seduto davanti a loro e, per parlargli, si era girato e aveva appoggiato entrambe le mani sul proprio schienale, che era parallelo a quello di Shouto.
«Sì, siamo anche vicini di casa.» mormorò Izuku.
«Non è strano?» osservò brevemente il ragazzo. Izuku lo guardò interrogativo, non capendo.
«Strano?»
«Beh, sei l'unico con cui ha un vero rapporto. Gli altri neppure li guarda... Nemmeno le ragazze.» continuò Takahashi. Midoriya ci pensò qualche secondo, giusto un istante: era strano non voler fare amicizia con gli altri? Non lo credeva, specialmente perché Shouto non si era mai davvero isolato volontariamente.
«In realtà a lui piacerebbe legare. Siete voi che lo allontanate perché è timido.»
«Timido?» dal tono di voce di Takahashi, riusciva a capire che non era quello l'aggettivo che avrebbe usato per descrivere Shouto Todoroki.
«Sì. Per esempio, ti piacciono le espressioni?»
«Le espressioni? Intendi quelle di matematica?»
«Sì, ultimamente ne è molto appassionato. Ne fa almeno una cinquantina al giorno.» rivelò Izuku, volgendo appena lo sguardo su quello addormentato dell'amico; russava leggermente, le labbra schiuse e la frangia gli copriva la fronte da un lato e l'occhio, rendendo il suo aspetto molto più infantile.
Takahashi fece un'espressione schifata: era chiaro che non gli piacessero. «Non particolarmente.»
«I numeri primi?»
«... Non amo la matematica.» ammise infine Takahashi, come se quell'ammissione fosse quasi una resa. Izuku rise piano, eppure questo non evitò che Shouto socchiudesse gli occhi e, poi, sbattesse le palpebre due o tre volte, guardandosi intorno, prima di fissarsi su Takahashi, ancora voltato nella loro direzione.
«Ben svegliato, principessa.» lo prese in giro quello. Shouto rimase con la bocca socchiusa, incapace di rispondergli. Non aveva capito la presa in giro, così Takahashi sbuffò. «Non sei per niente divertente!» e detto quello si rimise a sedere composto.
Shouto rimase ancora qualche istante immobile a fissare il punto dove, fino a poco prima, era stato l'altro ragazzo; poi però Izuku gli diede una leggera spallata. «Ehi, stava scherzando.»
«Ah.» si limitò a rispondere quello, prima di riabbassare lo sguardo. Midoriya sorrise intenerito e carico di affetto: cosa c'era di strano se era molto più posato e poco incline agli scherzi? Lo era sempre stato e non gli aveva mai dato fastidio la cosa. Del resto neppure lui sapeva fare molta ironia, il che in effetti era una fortuna per entrambi.


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