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Autore: I_love_villains    06/03/2021    1 recensioni
Himiko approfitta del rapimento di Katsuki per fare un esperimento che avrà ripercussioni sul loro futuro.
Dal testo:
"Voglio fare un esperimento con te, Tsuki!" Il mio annuncio sembra metterlo in guardia. "Tranquillo, devi solo rispondere a delle domande."
"Ho già detto a quel coglione con le mani che..."
"Non è un interrogatorio" lo interrompo ridendo. "Più o meno. Anche io risponderò a queste domande. Guarda..." Carico una pagina sul mio cellulare e gliela mostro. "Visto? Due sconosciuti rispondono al questionario in quarantacinque minuti e si innamorano!"
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Himiko Toga, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Se non hai capito qualcosa o hai dei dubbi, chiedi pure.”
Trasalgo dalla contemplazione del braccialetto per detenuti che ho in mano. È un modello parecchio brutto, grigio, vecchio, pesante, inguardabile insomma e mi trasmette sensazioni negative. La mia psichiatra, Maki, ha detto di stare lontana da simili oggetti e, quando possibile, da persone che mi mettono a disagio, almeno finché non riesco a controllare gli impulsi che mi spingerebbero a ferirle. Non ho fatto che pensare a ciò da quando il tizio in giacca e cravatta che lavora per la commissione eroi me l’ha mostrato, così mi sono persa la maggior parte della spiegazione sul programma di riabilitazione. Va beh, tanto appena farò qualcosa di sbagliato me lo faranno notare e in generale non hanno un’alta opinione di me. So la cosa essenziale: sarò assegnata a un pro hero, che controllerà i miei effettivi progressi nella redenzione e dopo qualche mese deciderà se sono ancora un pericolo per la società o se posso reinserirmi. A me sembra una gran cavolata, ma è sempre meglio del carcere o di un istituto psichiatrico e lo devo agli sforzi di Tsuki, quindi non ho da lamentarmi. Potrebbe anche capitarmi un eroe simpatico e carino. Del bracciale elettronico però mi lamento!
“Ok. Questo coso è orrendo, non ne avete uno più carino?”
Il tizio, Takeda-san mi pare, sembra impreparato a una tale richiesta. Ridacchio mentre scambia un’occhiata con il collega più anziano, che dopo le presentazioni è stato in silenzio.
“Toga-chan, devi portare il braccialetto, è una condizione per-”
“Sì, va bene, ma deve essere proprio questo qua? Non ce l’avete un vero braccialetto, magari rosa?”
“Ehm, se è la tua unica preoccupazione, possiamo controllare se abbiamo a disposizione un modello più giovanile.”
“Grazie. Per caso avete voi il mio cellulare?”
Mi manca uno dei pochi collegamenti che avevo con la Lega. Avevo fatto tante foto poi...
“Mi spiace, non l’avevi quando ti hanno ricoverata.”
“Capisco. E il coltello?”
“Sì, ma non lo puoi riavere” mi spiega come se fossi una bambina di cinque anni che fa i capricci.
Non è giusto! È il mio coltello portafortuna, ce l’ho da una vita! Forse se supplico Maki di riaverlo perché è importante per me li convincerà a restituirmelo. Tanto loro che se ne fanno? Non è nemmeno troppo complicato procurarsi un nuovo coltello, non uso modelli speciali.
“Oh, mi avvisano che Endeavor è arrivato. Se hai altre domande puoi farle a lui, Toga-chan.”
Ho capito male o ha detto Endeavor?! Non è possibile! Perché uno come lui mi vorrebbe in custodia?! Takeda-san si accorge del mio panico e tenta di rassicurarmi: “Siamo rimasti tutti sorpresi dalla sua candidatura, ma è senz’altro la scelta migliore che poteva capitarti. Cerca di non rifiutarlo, Toga-chan, dal numero uno non puoi che imparare moltissime cose.”
Se è tanto entusiasta può andarci lui ad abitare con Endeavor! Il fatto che ho la possibilità di rifiutarlo mi rasserena, ma... non credo lo farò. Mi torna in mente tutto ciò che Dabi mi ha raccontato su di lui. Forse è un segno del karma aver incrociato le nostre strade.
Endeavor entra nella mia camera e faccio caso a quanto sia enorme. Alzo la testa e mi ritrovo a incrociare il suo sguardo. Non mi sembra infastidito, piuttosto mi sta valutando per decidere come comportarsi con me. Ricambio imbronciata finché non è lui a distogliere lo sguardo. Ghigno: uno a zero per me!
“Non credo siano necessarie presentazioni” interviene il burocrate più anziano. “Noi siamo qui per pura formalità, fate finta che non siamo presenti.”
“Salve, Endeavor. Come mai da queste parti?”
Se vogliono una conversazione, l’avranno. Non ci credo che sono qui senza motivo, vogliono verificare qualcosa, non so che cosa. Forse se posso già lasciare l’ospedale, o se Endeavor è veramente adatto. A proposito, sembra un po’ sorpreso dai miei modi accomodanti. Per forza, non credo si aspetti che ho già deciso di stabilirmi da lui!
“Buongiorno, Toga. Immagino ti abbiano informata dei provvedimenti che saranno presi durante il programma.”
“Sì” rispondo anche se, a parte indossare sempre il braccialetto, non ricordo che altro devo fare. “Tu perché ti sei offerto? Non sei impegnato a fare il numero uno?”
“Ho deciso che tu puoi rientrare tra quegli impegni. Ci sono le circostanze giuste...” Sembra perdere il filo del discorso per un attimo. “La mia priorità da qualche mese è scovare la League of Villains. Può darsi che ti tornerà in mente qualche dettaglio importante che mi aiuterà a tenere al sicuro la popol-”
“È già al sicuro, per chi ci hai preso?” lo interrompo. Non voglio che pensi a me e ai miei amici come a dei mostri oppure trofei o altre cose altrettanto avvilenti.
“Toga, hai aggredito e ucciso delle persone innocenti” replica freddamente Endeavor. “Shigaraki ha attaccato ripetutamente dei ragazzini, Dabi ha carbonizzato...”
“Beh, sì, ma prima. Ora ci controlliamo di più, e poi non abbiamo fatto quelle cose per cattiveria... Tomura ha ragione a voler cambiare la società, non dovrebbe abbandonare i bambini o far avere a una persona validi motivi per commettere crimini...”
Tsuki mi ha convinta che i metodi da noi adottati fossero effettivamente sbagliati, ma il pensiero di fondo è giusto, tanto che ora anche Tsuki crede che occorrano dei miglioramenti. Solo che con la via scelta da Tsuki, quella della legalità, chissà quanto ci vorrà per raggiungere una società più inclusiva. Secondo me sarà comunque Tomura che porterà dei cambiamenti, però sembrando meno un villain.
“Non viviamo in un mondo perfetto, ma questa non è una giustificazione per darsi al terrorismo. In questo modo non fate altro che peggiorare il problema. Comunque, non sono qui per discutere di certi argomenti. Volevo parlarti di alcuni aspetti del programma che devono essere definiti, che tu scelga me o un altro pro hero.”
“Oh, per me è lo stesso. Non sono simpatica nemmeno agli altri candidati, giusto?”
“La presa in custodia non riguarda la simpatia o l’antipatia. Avremo opinioni oggettive su-”
“A me sembra che ti sto antipatica” lo interrompo per una terza volta, incrociando le braccia.
Lui sospira. “Ti assicuro che non è così. Credo che tu debba prenderti la responsabilità per ciò che hai fatto, imparare dalla punizione... che sarà leggera, tutto sommato, hai delle attenuanti.”
“Mh, su questo siamo d’accordo” mormoro, ricordando ciò che Tsuki aveva detto sulla prigione.
Voglio tornare libera, per me stessa e per rendere fieri Tsuki, i suoi genitori, anche Iris e Maki, perché no. Mi stanno aiutando a migliorare, credono in me, perciò voglio dimostrare che la loro fiducia è ben riposta e i loro sforzi saranno ripagati. Posso sopportare qualche eroe antipatico per loro.
“Bene. Allora, tu non hai nessun oggetto personale, giusto?”
“Ci sarebbe il coltello, ma me l’hanno sequestrato. E il cellulare l’ho perso.”
“La prima cosa da fare prima che lasci l’ospedale è comprarti il minimo necessario...”
“Shopping!” esclamo euforica, alzando un pugno in aria.
“Tu non sei ancora pronta per uscire, se ne occuperà un agente” aggiunge Endeavor, che sta cominciando a irritarsi.
“Oh.” Abbasso il braccio, delusa. “Se non posso farlo io, può farlo Iris? Non voglio vestiti brutti e lei conosce i miei gusti. Aspetta, chi paga per queste cose? Io non ho niente.”
“Al momento non devi preoccuparti del denaro. Chi è Iris?”
“La mia infermiera! Siamo diventate amiche! Se accetta può pensarci lei, no?”
“Sarebbe possibile.”
“Yay!”
“Passiamo alle visite che riceverai. La dottoressa Shinozaki è già al corrente del futuro trasferimento e ha accettato di seguirti a domicilio, sempre con due sedute alla settimana. Ogni venerdì passerà un fisioterapista, finché non ti sarai ristabilita fisicamente. Inoltre, un ispettore sarà sempre informato sui tuoi progressi e potrebbe farti qualche visita a sorpresa. Infine, ci saranno orari di visita per chi vorrà trovarti, non sei una reclusa.”
“Verrà Tsuki, magari porterà i suoi amici!”
“Per quanto riguarda lo studio, stanno ancora valutando come procedere. Ti ho dato le informazioni generali, i restanti dettagli andranno discussi una volta che sarà chiaro con chi...”
“Ma quanto siete formali! Che differenza c’è tra te e un altro eroe? Tanto dovete essere oggettivi, quindi il programma posso superarlo stando da chiunque. Visto che ti sei presentato per primo, vengo da te, non c’è bisogno di parlare con gli altri.”
Se ne va pensieroso assieme ai due tipi della commissione, dopo avermi salutata. Sto per andare ad abitare da Endeavor, chi l’avrebbe mai immaginato? Vorrei chiamare subito Tsuki per discuterne con lui, ma è presto, lui sta ancora a lezione, non voglio disturbarlo ora che mancano poche settimane all’esame finale. Sono sicura che Tsuki passerà al secondo anno senza problemi, è così bravo, forte, intelligente... sospiro: caspita quanto vorrei tenermelo stretto in questo momento!
Mi distrarrò preparando una lista di cose da fare una volta a casa Todoroki: visitare ogni singola stanza; fare conoscenza di ogni singolo abitante... a tal proposito, Fuyumi e Natsuo abitano ancora col padre? Ne dubito, ma spero di sì. E Shouto tornerà per un poco a casa alla fine della scuola? Quanto durano i dormitori della Yuei? Dai, almeno una volta incontrerò uno dei figli! E avrà per forza qualche domestico, se non sbaglio Tsuki mi ha parlato di un autista, quindi o è un maggiordomo tuttofare, o conoscerò anche qualcuno che pulisce e cucina. Bene, queste sono le cose piacevoli.
Tra una seduta e l’altra voglio cercare indizi sul passato di Dabi. A parte che se trovo cose di quando era bimbo, specialmente foto, le conservo per mostrargliele appena potrò rivederlo, ma devo anche concentrarmi sui punti deboli di Endevor. Dabi ha ragione: va punito. Nel suo caso la giustizia non è mai intervenuta, perché la famiglia ha deciso di non denunciarlo. Io intendo rispettare la loro decisione di tenere segreta la faccenda, ma non è giusto che un eroe che picchiava moglie e figli la passi liscia.
Stain lo avrebbe ucciso... io non posso più farlo... e non approvo il piano scelto da Dabi per farlo soffrire, perciò devo trovare un altro modo per fargliela pagare. Ci penserò con calma.

***


Sono arrivata a casa Todoroki cinque giorni fa con un paio di buste di abiti nuovi, un braccialetto per detenuti rosa, il vecchio modello del cellulare che avevo e il mio coltello, anche se chiuso in una custodia che non posso aprire. Appena dentro, sono corsa nella mia nuova camera per lasciare la roba, poi sono praticamente schizzata da tutte le parti perché la casa di Endeavor è grandissima e volevo vedere tutto subito. Alcune stanze sono chiuse a chiave, ma scommetto che prima o poi troverò il modo di aprirle e le esplorerò come ho fatto con il resto della casa.
A Endeavor non è andato giù il fatto che abbia messo mano su ogni cosa, però non mi ha rimproverata e si è rassegnato alla mia curiosità. Ammetto che mi diverto a infastidirlo, nonostante a volte non lo faccia nemmeno apposta, ma non perché mi sta antipatico: mi piace in generale irritare chi è facilmente irritabile. Lui sta poco tempo a casa, mi ha addirittura detto che solo perché ci sono io si concede qualche minuto extra di riposo. Dabi mi aveva anticipato che pensa solo al lavoro, in effetti non ho ancora scoperto nessun hobby, tuttavia... non mi sembra completamente distaccato. Insomma, sta facendo qualche sforzo per occuparsi di me: se mi rimprovera non scorgo nessun desiderio di farmi del male, non mi ignora, quando mi ha avvertito di non esagerare con la palestra – ne ha una ben attrezzata in casa – lo ha detto come lo direbbe Kurogiri... o mr. Compress… mi mancano i ragazzi.
Un modo per farmeli sentire vicini è disegnare i ponycorni. Tsuki mi ha regalato un quadernetto e dei pastelli dopo una brevissima visita, così ogni pomeriggio mi metto a disegnare qualche personaggio, poi passerò alle storie. È da una mezz’oretta che mi sto dedicando a Teneroso. Ogni tanto mi interrompo per ripensare a Jin e per cambiare il canale di una radiolina che mi fa compagnia durante le mie sessioni di disegno. Endeavor è sul divano a leggere il giornale, qualche volta alzo lo sguardo su di lui perché non voglio che sbirci il mio capolavoro. Sto per riprendere a colorare, ma mi blocco: conosco questa canzone, era la preferita di mia madre... Spengo rapidamente la radio.
“Toga, qualcosa non va?”
“Stavo pensando a una cosa da un po’ di tempo” dico quando sono certa che la voce non mi tremerà. Intanto mi passo il pastello nero tra le mani, contenta che sia appuntito, perché le cose affilate mi hanno sempre dato un senso di sicurezza. “Non voglio più chiamarmi Toga. Mi hanno abbandonata, no? Non faccio più parte della famiglia Toga, quindi non voglio più quel cognome. Chiamami Himiko.”
Endeavor mette via il giornale per guardarmi, lo sento dal rumore, ma non lo vedo poiché ho la testa abbassata sul disegno, che non vedo comunque a causa di stupide lacrime. Non voglio piangere per mia madre!
“Posso chiamarti Himiko, questo non è un problema, ma non puoi restare senza cognome. Quando sarai maggiorenne potrai cambiarlo.”
“Allora chiederò a chiunque di chiamarmi soltanto Himiko, o di darmi un soprannome. Devo aspettare di essere maggiorenne anche per rivedere i miei fratellini?”
“Non saprei... se superi il programma hai tutto il diritto di recarti a casa tua...”
“Quella non è mai stata casa mia” lo interrompo bruscamente. Mi asciugo velocemente gli occhi e spiego con voce lacrimevole: “M- mi odiano...”
Per qualche secondo sembra che Endeavor non abbia intenzione di parlare. Magari tornerà a leggere il giornale per superare il momento di disagio e lascerà che sia Maki a occuparsi di ciò che provo.
“Forse odiano ancora di più loro stessi per ciò che ti è capitato” suggerisce dispiaciuto. “Purtroppo... anche i genitori commettono degli errori, gravi errori...”
“L- lo diresti anche se lo avessi t- tu un figlio villain?”
“Sì” risponde, e mi sembra sincero. “Nessuno nasce solo malvagio o solo buono, giusto? Non eri cattiva da bambina, almeno non perché ti piaceva il sangue...”
“Non sono un mostro” sussurro stringendo il pastello.
“Certo che no...”
E nemmeno tu lo sei” sto per aggiungere, ma mi trattengo in tempo. Dico invece: “Glielo dimostrerò.”
Dabi non ha certo mentito sulla sua infanzia, ma in dieci anni si può benissimo cambiare. Anch’io sono cambiata parecchio dall’estate scorsa, grazie a Tsuki, e prima ancora ero cambiata grazie a Stainy. Ha senso vendicarsi di qualcuno che non esiste più? Per Tsuki è sempre sbagliato vendicarsi, in contesti seri…
“Brava. Concentrati sul programma, sui tuoi disegni o su qualsiasi cosa ti renda felice.”
“Tsuki!” esclamo subito. Cancello i segni del pianto col mio nuovo fazzoletto azzurro, che mi ricorda Iris, e proseguo: “Appena sarà maggiorenne mi sposerà e così avrò il suo cognome! È arrivata l’ora della palestra.”
Sto per correre lì quando suona il campanello, allora mi precipito ad aprire la porta gridando: “Vado io!”
Una ragazza con i capelli bianchi, tranne per qualche ciocca rossa, e gli occhiali indietreggia alla mia vista, spiazzata. Tra le mani regge un pacco piuttosto grande. So chi è: Todoroki Fuyumi!
“Ciao, entra pure! Io sono Himiko, piacere!”
Le faccio spazio per entrare, cosa che lei fa ringraziandomi e presentandosi a sua volta. Poggia il pacco sul tavolo mentre si guarda in giro.
“Ciao, papà. Non so perché mi aspettavo di vedere la casa cambiata, invece è tutto come prima.”
“Ciao, Fuyumi. Grazie per essere passata.”
“Sei via da molto tempo?” le chiedo curiosa.
“Non molto, tre settimane, ma non mi ero mai allontanata tanto a lungo.”
“Non a causa mia, spero.”
“No, no, è una decisione presa prima...” mi rassicura lei, a disagio.
“Per un litigio?” domando ancora.
Lei guarda Endeavor, allora mi volto anch’io, però lui non sembra voler intervenire nella conversazione. Forse non sa cosa dire, o vuole conoscere la risposta di Fuyumi.
“No, direi... per delle scuse. È un po’ difficile da spiegare.”
“Ah, allora va tutto bene. Devi prendere altra roba o lasciarla?”
“Aspetta, che intendi dire?” mi chiede Endeavor. Allora gli interessa il nostro discorso.
“Maki mi sta facendo scrivere delle lettere di scuse per le persone che ho ferito e per i famigliari di chi ho ucciso. Non provo veri e propri rimorsi, ma sono dispiaciuta... adesso non lo rifarei, e nemmeno allora volevo fare del male, volevo solo il sangue. Quindi, sto facendo la mia parte: ho capito l’errore, l’ho ammesso, mi sono pentita, intendo non ripeterlo e sto scontando una punizione. Più di così non posso fare, giusto? Mica posso tornare indietro nel tempo o riportare in vita i morti. Così ora spetta a loro accettare le mie scuse, mi farebbe piacere, o rifiutarle, e in questo caso non posso farci niente, che altro possono pretendere da me per farmi perdonare? Capito? Sono affari loro, io sono a posto.”
Sposto lo sguardo dall’uno all’altra, sentendomi in imbarazzo, dato che restano in silenzio, pensierosi. Non mi sono spiegata bene?
“Ehm, siete d’accordo?”
“Oh, sì, sì, Himiko-chan. Stai facendo del tuo meglio per cambiare, per te questa cosa conta molto, eh?”
“Sì!” esclamo, felice che Fuyumi mi abbia capito.
Endeavor si alza e va in un’altra stanza senza dire nulla. Spero di non averlo contrariato, comunque se mi sta lasciando sola con sua figlia si fida almeno un poco di me.
“Scusa mio padre, ha un carattere scontroso...”
Interrompo subito le scuse di Fuyumi: “Tranquilla, sono abituata fra Tomura e Tsuki. Hai conosciuto Bakugou Katsuki, vero? È il mio ragazzo!”
“Sì, me lo ricordo, non avrei immaginato che steste insieme...”
“Se vuoi ti racconto tutto, o sei impegnata?”
“A dir la verità sono venuta per te.” Lei sorride del mio stupore e prosegue: “Papà ci ha avvertito del programma di redenzione, così ho pensato di darti un piccolo regalo di benvenuto, per farti sentire meglio e... magari meno sola, so che papà non è molto di compagnia.”
La abbraccio di slancio, gli occhi lucidi di commozione. Fuyumi si irrigidisce per un momento, ma poi fa una risatina imbarazzata e mi dà qualche colpetto sulle spalle.
“Su, su, non hai ancora visto cos’è, magari non ti piace.”
“Non importa. Il fatto che tu abbia pensato di farlo, e non hai paura di me e non... ha tanto valore questo” dichiaro, toccata dalla gentilezza di questa ragazza.
“Beh, confesso che all’inizio non sapevo cosa aspettarmi, ma adesso... non sembri molto una villain, Himiko-chan.”
“Grazie, Fuyu-nee. Posso chiamarti Fuyu-nee?”
Stavolta ride più liberamente. “Se ti fa piacere. Alcuni bambini mi chiamano così.”
“Bambini?”
“Sì, insegno alle elementari.”
“Ma è fantastico! Vieni, vieni, voglio mostrarti una cosa!”
Emozionata, mi siedo al tavolino sul quale disegno tutti i pomeriggi i ponycorni. Fuyumi si siede di fronte a me, perplessa. Spingo il quadernetto verso di lei, incitandola a sfogliarlo.
Mentre osserva i disegni, le spiego: “Quelli sono i ponycorni! Stabby sono io e gli altri ponycorni corrispondono a qualcuno che conosco, c’è pure tuo padre. Potrei disegnare anche te: saresti la maestra dei puledrini! Ti piacciono? Possono piacere ai bambini? Voglio disegnare storie per loro!”
“Se non me l’avessero detto non avrei mai capito che sei stata una villain... Sono molto carini, Himiko-chan. Quando completi una storia posso portare il fumetto in classe e poi ti faccio sapere.”
Gattono attorno al tavolo per abbracciarla nuovamente, ripetendo: “Grazie!”
Dabi vuole far soffrire anche lei? Fuyumi non lo merita... lo ammetto, anche io da più piccola ce l’avevo con Hideki e Kyoko perché venivano trattati diversamente e non mi difendevano, ma poi ho capito che erano troppo piccoli per fare qualcosa. Se ci sono arrivata io, che sarei pazza, perché Dabi no? Non può incolpare i suoi fratellini per non aver fatto niente, erano solo bambini! E non può aspettarsi che dopo dieci anni non sia cambiato nulla! Devo assolutamente avvisarlo, è stato troppo tempo lontano da casa. Dovrebbe prima parlare con la sua famiglia e poi decidere cosa fare. Spero che Hawks lo faccia desistere dal suo piano di vendetta: lui può essere per Dabi ciò che è stato Tsuki per me.
“Avanti, Himiko-chan, apri il regalo.”
Oh, giusto. Mi rialzo, seguita da Fuyumi, e apro il pacco, che contiene un gattino di peluche abbastanza grande, un paio di libri, qualche manga e accessori per ragazze di vario genere. Mi trattengo dal ringraziare ancora Fuyumi e la invito invece a vedere la mia camera. È ancora piuttosto spoglia, ma pian piano la riempirò tutta.
“In camera mia è rimasto ancora qualche peluche, rivista... posso prestarteli se vuoi.”
“Aw. Qual è camera tua? Una di quelle chiuse a chiave, vero?”
“Immagino di sì.”
“Fuyu-nee, resti per cena, vero? E mi dai il tuo numero?”
“Mmmh, resto a cena solo se cuciniamo insieme, o mi sentirei troppo a disagio a fare l’ospite di casa mia. E per il numero non ci sono problemi, credo.”
“Perfetto!”



***Angolo Autrice***
Ritardo nella pubblicazione dovuto alla fic che ho scritto per San Valentino, in cui è presente solo Himiko: Cerchiamo un unicorno insieme!
E Verso un futuro migliore potrebbe essere considerata il continuo di questo capitolo. Entrambe si trovano in Raccolta, dove pubblico le storie scritte per i concorsi su Wattpad. Passate a darci un'occhiata se vi va ^^
Alla prossima!
   
 
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