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Autore: L_White_S    07/03/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO  3.3
 
 
 
 
 
   Quello strano cellulare senza sim era stato smanettato da Hasan senza problemi, eppure non era riuscito a trovare nulla fuori dall’ordinario. Aveva persino provato a inserirci la sua scheda, perché in fondo l’iPhone lo allettava non poco, ma così facendo lo aveva rotto: stranamente l’apparecchio si era bruciato e ora non si accendeva più…
   Aveva fatto un pasticcio forse.
   Le ricerche quindi si erano intensificate, oramai sia Hasan che Samia erano decisi a risolvere l’enigma di Ice, tanto che si erano finalmente spinti oltre la soglia di casa per effettuare una scansione approfondita dei testi antichi nella biblioteca di Alessandria.
   Blindato il container, sicuri che il giovane ospite continuasse a dormire, cercando in tutti i modi di non dare nell’occhio alle numerosissime pattuglie che avevano ormai casa per le strade della città, erano usciti in pieno giorno, alle dodici in punto.
   La méta era la cosiddetta “casa del sapere”, fiduciosi di trovare qualcosa.
   Qualsiasi cosa.
   Rispetto quella antica, la nuovissima biblioteca era un vero e proprio museo edificato su dieci piani; il grande edificio circolare con tetto a spiovente s’ispirava a un sole che sorgeva dal mare, quattro piani scavati nel sottosuolo avevano lo scopo di inglobare le vecchie rovine mentre i restanti sette convergevano verso l’alto.
   La parte in basso dell’edificio quindi ospitava scritti antichi, quella alta, libri più moderni.
   Samia aveva scovato nel web un articolo riguardante una parte distrutta – della vecchia biblioteca – nel famoso incendio del 41 d.C. quando il califfo arabo Omar ordinò la distruzione di ogni manoscritto; fortunatamente il comandante Amr, fine intellettuale, volle salvarli.
   « Quindi abbiamo una remota possibilità di trovare qualche stampa antica? », si rivolse Hasan alla bionda dopo aver ascoltato con cura il racconto e pigiando l’acceleratore.
   « Se il generale dell’esercito nascose i manoscritti più importanti sì, ma dubito che saremmo in grado di scovare qualcosa dato che sopra ci hanno costruito la nuova biblioteca ».
   I due sapevano che non sarebbe stato difficile trovare qualche vecchio libraccio, il problema era un altro: accedere alla parte antica che, a detta del sito ufficiale, era chiusa al pubblico.
   Fingersi ispettori? Vestiti com’erano?
   Era una sciocchezza.
   Guardie? Manutentori?
   Niente.
   Non c’era via d’entrata.
   In ogni caso il viaggio sembrò terminare molto velocemente poiché entrambi correvano a mille con i pensieri e mai il tempo passava così in fretta se non si pensava a qualcosa di serio.  
   Parcheggiarono nelle strisce blu riservate alla biblioteca, scesero per comprare alla macchinetta il biglietto di mezza giornata e lo esposero sul cruscotto.
   « Andiamo? ».
   Andiamo.
   « Ecco la biblioteca di Alessandria ».
   Come due perfetti turisti valicarono la bellissima porta a ruota con le gigantesche vetrate e giunsero alla biglietteria.  
   Salutarono educatamente e acquistarono due tickets; li mostrarono poco più avanti al controllore che subito gli diede il benvenuto.
   Superarono i tornelli ed entrarono a viso aperto nell’atrio principale. Era bellissimo.
   Divani di pelle di camoscio, tappeti d’interi metri ricamati come solo i maestri persiani riuscivano, piante tropicali che addobbavano la sala di lettura, scale di pregiato parquet che indicavano la via per varie sezioni.
   Perfetto.
   Tutto lo era.
   Hasan aveva guidato, perciò si concesse una pausa di cinque minuti rinfrescandosi con una bottiglia d’acqua ghiacciata per rilassarsi un po’; Samia invece era tutta euforica.
   Non c’era quasi nessuno a quell’ora, faceva troppo caldo alle sei di pomeriggio e poi erano giorni che il sistema di condizionamento non funzionava, ecco spiegato il deserto nella biblioteca più famosa del mondo, ma non era affatto un male!
   « Come ti è venuto in mente di venire qui? ».
   Sorprendentemente la bionda si volse: non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere dal suo ragazzo, anche se oramai doveva, non era più brillo da un pezzo e apparte un po’ di maleducazione non era stupido.
   Era molto sveglio.
   Quell’enigma aveva anche risvegliato il vecchio amore.
   Ecco spiegato perché i due ora si guardavano in modo malizioso.
   « Ho sempre voluto visitarla, poi mi son detta: se cerchiamo un simbolo apparentemente scomparso, in un manoscritto antico, il più antico esistente, se c’è deve essere ad Alessandria. Ecco spiegato l’arcano. Ti dispiace? ».
   « No, affatto. Era tanto che non ti vedevo così felice. Vieni, fatti abbracciare », la chiamò a sé Hasan.
   Scordato il passato, pieno di sofferenze e alcool, la giovane coppia si strinse come mai prima d’ora sfoggiando l’amore finalmente ritrovato d’innanzi ai pochi presenti.
   Dopo un dolcissimo bacio appassionato i due si presero finalmente per mano incamminandosi verso l’elegante scala; lessero in pochi secondi le indicazioni e optarono, senza pensarci troppo, i piani inferiori.
   Quelli antichi.
   La tromba, vuota, rimbombava dei loro passi e quando raggiunsero il primo pianerottolo, sostarono qualche secondo.
   « Medioevo ».
   « Già », rispose prontamente Hasan.
   Entrambi sapevano però che dovevano scendere più in basso, scavare di più nella storia per giungere a una risposta.
   Scesero di altri due piani seguendo la direzione per “storia e religione antica”, finché non giunsero al terzo piano interrato.
   Volevano scendere oltre ma una lussuosa corda appesa alle due ringhiere bloccava il passaggio.
   « Non è il caso », disse il musulmano fermando l’amata.
   C’erano telecamere dappertutto e sarebbe stato molto, molto sconveniente commettere passi falsi.
   Decisero quindi di fermarsi.
   Seguirono l’alfabeto finché ognuno non si fermò alle rispettive lettere: a Samia toccò la B, ad Hasan la C.
   Divisi da circa quindici metri di distanza gli armadi maestosi contenevano migliaia di libri; era come trovarsi d’innanzi a un vocabolario gigante ed era una sensazione a dir poco magnifica.
   In quelle pagine centinaia d’anni di storia erano raccontati per filo e per segno.
   « Bi,bi,bi… Bibbia! Trovata! Hasan non è l’originale e sembra fotocopiata; le do un’occhiata, tu che hai trovato? ».
   Senza rendersene conto la bionda iniziò a urlare per il lunghissimo corridoio; incurante delle telecamere che silenziosamente la spiavano.
   Hasan invece era preso nel leggere il Corano, scovato da un pezzo…
   Il simbolo di Ice infestava come una maledizione le pagine del libro di Allah senza alcuna logica.
   Continuò notando la familiarità con il testo sacro e la normale consuetudine di quell’emblema.
   Poi, circa a metà manoscritto, scovò qualcosa di anormale: le lettere stampate erano state tagliate perfettamente a metà e riuscire a decifrarle sarebbe stato difficile se non impossibile.
   « Hasan vieni qui presto! ».
   In un baleno il ragazzo la raggiunse portandosi il Corano stretto tra le mani.
   La Bionda spiegò le sue paure…
   Vi era un punto della Bibbia sconosciuto, mai sentito, e a dirla tutta anche spaventoso.
   « Nell’Antico Testamento, come in quello nuovo, non si parla quasi mai dell’inferno tranne che in un paio di rarissime citazioni, ma qui… c’è molto di più! ».
   « Cosa hai trovato esattamente? », chiese confuso il musulmano.
   Samia iniziò a leggere cercando di interpretare meglio che poté il latino antico, anche se fortunatamente vi erano dei commenti molto più moderni in basso.
   La bionda non aveva mai capito esattamente il Cristianesimo con la sua ferrea convinzione che vi fossero paradiso, purgatorio e inferno…
   Non esistevano testi scritti a riguardo!
   E allora lì sopra?
   Forse stava capendo e sentendo la paura dei chierici sulla sua pelle…
   « Nella Bibbia sono famosi i paragrafi riguardanti l’Abyssos, "prigione dei demoni e degli angeli ribelli in punizione" dei passi di Luca e Apocalisse, e della Sheol o della Geena ».
   « Uno è il luogo intermedio di soggiorno dell'anima sino alla resurrezione finale… quello che forse è inteso come purgatorio ».
   « E l’altro invece rappresenta un luogo a sud di Gerusalemme dove erano eseguiti sacrifici di bambini tramite roghi e che valeva come luogo di giudizio divino ».
   « Forse l’inferno ».
   Samia scosse la testa. « Ehi ma tu che ne sai? ».
   « Sono un credente, o almeno lo ero. Mi ha sempre affascinato lo studio della Bibbia. Qualcosa so anch’io bellezza ».
   Samia sorrise; lo amava ancora.
   « Quando Gesù parla della Geena, non si riferisce al luogo geografico ma a quello che esso rappresenta, cioè il luogo della punizione », disse la bella muovendo l’indice per non perdere il segno.
   « Quindi nelle Sacre Scritture l’inferno è rappresentato solo sotto aspetti simbolici? E allora perché a scuola ci dicevano che con atti maligni andavamo all’inferno? ».
   « Non lo so. Alla fine sono tutte metafore; ma se ci pensi la Geena è veramente un luogo in cui si soffre. La storia lo narra. Comunque, nella Sua Parola ci trasmette quali sono gli effetti che questi elementi hanno sulla persona e sono conseguenze che causano dolore e sofferenze... ».
   « E allora? ».
   « E allora nessuno fino ad oggi ha mai dato peso a un testo pieno di allegorie come la Bibbia, nonostante quello fosse REALMENTE un luogo di dolore; in queste pagine però non c’è nulla di simbolico! Non c’è spazio per interpretazioni Hasan! ».
   Samia aveva paura. Per la prima volta in vita sua l’aveva veramente.
   Erano in molti che parlottavano sulle visioni demoniache, su lucifero, l’inferno e tutto il resto ma nessuno ne aveva mai avuto una certezza materiale…
   Questo fino al momento in cui non lesse quelle pagine…
   Quando il volere di Jahve si fece carne, la terra fu squarciata, così come l’agnello offerto in sacrificio. Quando l’angelo più bello, fatto a immagine e somiglianza della Madre fu chiamato, il regno dei cieli fu come scosso, da un terremoto di immane violenza. Fu l’apocalisse.
  Sfoderate le nove lame sacre, i guardiani dell’Eden, esercito del Santissimo, accerchiarono la loro sorella, la più splendente, poiché quello era il volere di Dio. Con un impeto e un fulmine l’erba verdeggiante del paradiso fu aperta sotto le gesta del Signore e un buco, nero come l’Abyssos, diede vita a un vortice di proporzioni e violenza titaniche. Luci il cherubino prediletto fu maledetto:
   Gli uomini ti temeranno,
      nessuno guardarti potrà più con occhi adoranti,
   e subirai le ire dei tuoi fratelli,
      chi ti amerà, ti seguirà
   e formerete così il luogo di sofferenza.
   L’inferno.
   Il tuo nome verrà disprezzato
      e sarai schiacciata come un serpente,
   Lucifero.
Il soffio di Dio fu tale che le ali bianche e splendenti dei nove furono spiegate; lo spirito purificatore di Jahve scelse i suoi degni e scartò i non degni. Luci, la portatrice di luce, perse la lucentezza, precipitando nel baratro dell’Abyssos. Fu seguita da quattro suoi prediletti finché il buco creatosi con la terra, si chiuse con il gesto di Dio.
   Ora erano in cinque e l’amore del Signore tornò splendente nell’eden”.
   Samia continuò a leggere cercando di interpretare al meglio la cacciata di Lucifero, rivelatasi molto più che una semplice descrizione della caduta del re di Babilonia verso la Sheol.
   Vi era realmente quindi, un angelo sulla terra? O nell’inferno?
   E la Bibbia parlava solo per metafore?
   Quel testo allora come l’avrebbero dovuto catalogare?
   Non si parlava del re di Babilonia ma di un angelo caduto!
   « A quanto pare la chiesa reputa sconveniente ufficializzare l’esistenza del diavolo, non è vero Hasan? ».
   Annuendo il giovane si sentì in conflitto, uno strano senso s’impadronì di lui, tanto che continuò a leggere la descrizione a fondo pagina anche senza l’aiuto di Samia; ciò che ne derivò però lo spaventò a morte.
   « Sconveniente non è la cacciata di Lucifero ma ciò che ne derivò in seguito, credo sia per questo motivo che è tenuto tutto all’oscuro, leggi… ».
   « Fermi! », una decina di uomini armati ruppero il religioso silenzio della biblioteca tenendo puntati i mirini delle loro desert eagle.
   Le telecamere avevano svolto bene il lavoro, era necessario tenere d’occhio i curiosi e poiché quella era una biblioteca, non sarebbe stato giusto nascondere due dei libri sacri più antichi, tanto chiunque avrebbe scoperto il segreto avrebbe fatto la stessa fine.
   Un omuncolo bassetto, grasso e calvo, si fece strada tra gli uomini armati: era il direttore. « Mettete le copie ai rispettivi posti, vi prego…».
   « Avete in mano La Verità e la celate in questa maniera? Avete letto? In quest’altra pagina vi è scritto che…».
   Con un lampo silenzioso il primo della fila colpì in pieno petto Hasan che cadendo a peso morto, già diretto al creatore, rimbombò nel lunghissimo corridoio del terzo seminterrato.
   Il proiettile aveva letteralmente bucato il petto e il cuore uscendo dalla parte opposta: in terra un bagno di sangue aveva già macchiato il pavimento e la bionda, tremante, si sentì le suole delle Lamberjack bagnate…
   Non riusciva a crederci.
   Il bassoccio e goffo direttore si massaggiò il collo cercando di allentare la morsa della cravatta; poi fu agguantato dallo stesso uomo che aveva spezzato la vita a Hasan.
   « Vi ho detto di far sparire quella Bibbia e voi continuate a tenerle in bella mostra? ».
   « È stato solo un caso, ve lo posso assicurare, nessuno è mai sceso quaggiù per leggere la Bibbia! ».
   « Comunque sia », un ennesimo colpo in direzione di Samia fu scagliato da quell’arma silenziosa uccidendola così, a sangue freddo, senza permettergli nemmeno di urlare; le fotocopie caddero in terra bagnandosi nel lago di sangue assieme a quelle del Corano.
   I due corpi, uniti, giacevano nel bel mezzo della biblioteca.
   « Il Vaticano non la uccide perché sappiamo bene che s’innalzerebbe un polverone. E non vogliamo che qualcuno faccia la spia giusto? Ve lo ripeto, non possiamo togliere di mezzo ogni povero innocente che capita qua sotto. Abbiate il buon senso di nascondere quelle blasfemie ».
 
 
 
 
   Inviata la mail in tutta Europa, Mike aveva iniziato a sorvegliare la corporazione grazie al suo formidabile pc; peccato però che ogni movimento dell’Hide sembrava essersi congelato.  
   Perse un paio di giorni cercando di porre rimedio a quel guaio ma non ci riuscì.
   Si diresse perciò, senza alcuna esitazione, all’agenzia di viaggi: cambiò la prenotazione del biglietto aereo e partì con cinque giorni d’anticipo rispetto la data prefissata.
   Ora era in Africa, in uno di quei posti che mai avrebbe pensato di visitare.
   Appena giunto all’aeroporto aveva notato subito un via vai continuo di militari ma soprattutto polizia in borghese: la corporazione.
   Fortunatamente la copertura escogitata era geniale: ricco figlio di due imprenditori, Mike Curtis Blank era in viaggio d’affari per acquistare qualche manoscritto direttamente alla biblioteca di Alessandria e visitare Il Cairo faceva parte dell’itinerario.
   Tutto poi era semplificato dallo spropositato conto in banca di cui disponeva.
   Immettere virus su internet per conto delle società adibite agli antivirus lo aveva reso ancor più ricco!
    Comunque… la città era piena zeppa di HM – hideman, come chiamava i membri della società – ma senza alcun problema, la limousine che aveva prenotato lo coprì egregiamente.
   Era già diretto all’hotel.
   Il viaggio era stato pesante, lui che non aveva mai volato si era ritrovato su un aereo ultramoderno, in prima classe, e benché l’alcool e il fumo lo rilassassero, aveva avuto una fottutissima paura per tutto il tempo del volo.
   L’albergo in cui alloggiava era degno del nome che portava – Grand Palace Hotel – e le sette stelle impresse all’entrata erano solo un biglietto da visita per la gigantesca hall addobbata con i milioni dei propri clienti: al centro un sofà di pelle bianca dominava la scena e la scalinata centrale; ai lati due trombe trasparenti facevano da panorama a un paio di ascensori di cristallo, come quelli delle navi da crociera, e sia a destra che a sinistra, tra le piante tropicali, due reception accoglievano i fortunati miliardari che avevano il privilegio di soggiornare lì.
   « Benvenuto Signor Curtis », si presentò il receptionist.
   « Ecco la chiave della sua stanza, la 404, buona                   permanenza ».
   « Grazie! ».
   Mike aveva sempre nascosto ai propri “fratelli” le ingenti somme di denaro di cui disponeva, quindi si era ritrovato a mentire sulla sua vita, mescolandosi con gli altri vampiri per i ghetti e le periferie di Amsterdam come fosse uno di loro, come fosse un poveraccio, ignorando i vecchi modi e le usanze insegnategli dal padre e dalla madre: conti aristocratici della vecchia Europa feudale; eppure riassaporare le proprie odiate origini, in quell’Hotel, lo avevano rinfrescato nuovamente.
   Mi mancano.
   Preso l’ascensore si diresse al quarto piano e quando raggiunse la stanza notò che le valigie erano già state trasportate e adagiate con cura in un angolo della stanza.
   Anzi, della Suite.
   Al centro uno stupendo pianoforte a coda dominava la scena mentre più giù un’enorme vetrata era nascosta da una tenda ancor più grande; si tolse il cappotto e lo lanciò sull’appendiabiti.
   Si diresse nella stupenda stanza da letto per poi recarsi nel bagno che una persona comune avrebbe chiamato piscina privata.
   Era stupendo, sembrava un regalo, il regalo di Ice prima che la morte fosse sopraggiunta.
   Forse doveva smettere di fare il tirchio come Paperon De Paperoni e godersi i miliardi.
   Cavolo non avrebbe mai visto quello sfarzo se non fosse stato per il suo amico!
   Accese il pc buttandosi sul sofà e attese di collegarsi al Wi-Fi.
   La speranza era di trovare un qualche necrologio sugli ultimi avvenimenti della città e poteva farlo solo da lì. Non conosceva la lingua locale e il traduttore installato nel personal computer era l’asso nella manica che gli serviva.
   Passò l’intero pomeriggio cercando e ricercando nel web ma non trovò nulla.
   Nemmeno l’accenno di un elicottero precipitato: la corporazione copriva ogni cosa.
   La notte era finalmente sopraggiunta e non appena l’ultimo raggio di sole scomparve si precipitò in bagno.
   Si tolse gli abiti per immergersi nella piscina: la pomata scura, come il fondotinta di una quarantenne, si sciolse in fretta nell’acqua calda portando allo scoperto la bellissima epidermide argentea.
   L’aveva indossata per tutta la giornata e il fastidio che ne era derivato era immenso, per questo decise di rilassarsi per un paio d’ore finché non tornò all’opera.
   Alle nove di sera la luna era già alta nel cielo ma la vita notturna non fu quella che si era immaginato: auto di lusso, discoteche e poker circondavano lo sfarzoso hotel rendendolo, di fatto, il centro del divertimento.
   Al di fuori del suo perimetro, il nulla.
   Scese alla reception e decise di fare la cosa più semplice: interagire con qualcuno.
   « Buonasera », si rivolse alla receptionist.
   « Buonasera a lei Signor Curtis. È di suo gradimento la suite? », gli sorrise la bella mediterranea fulminandolo con gli scurissimi occhi felini.
   « Perfetta, grazie ». Fece finta di distogliere l’attenzione e di andarsene quando di scatto si voltò: « Mi è sembrato di intendere che vi fosse una sala d’azzardo qui attorno, vorrei svagarmi un po’… ».
   Senza attendere un secondo di più la donna fece cenno all’usciere di chiamare l’autista: « Certamente, la limousine la porterà dove lei desidera, buona serata Signore ».
   Uscendo, le decine di persone presenti furono richiamate dall’intrigante Hummer lungo dieci metri, nero, con i cerchi cromati e i finestrini oscurati; perfetto per passare inosservati, pensò ironicamente.
   Circa venti minuti dopo era già nella sala da gioco, dove cinque o sei ricconi stavano prendendo posto per scambiarsi qualche sguardo.
   Il poker stava per iniziare!
   Mike quella sera però non avrebbe giocato; non ne aveva voglia e aveva altro da fare.
   Sennò che era partito a fare con cinque giorni d’anticipo? Per giocarsi i soldi?
   Sorvolò tutta la stanza e quando avvicinò il buttafuori questi lo lasciò passare addirittura con un inchino.
   Era entrato nella discoteca immensa e confusionaria, proprio come la voleva lui, casa dolce casa, si sedette in un angolo e decise di attendere l’hostess, speranzoso di scoprir qualcosa…
   
 
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