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Autore: Giovievan    07/03/2021    1 recensioni
Ho impiegato molti anni e fin troppa sofferenza a farmene una ragione ma finalmente l’ho capito: il mio destino non è mai stato quello di essere Perfetto. Io sono nato per essere il padre degli dei. Il mio unico compito, la mia missione, è rendere reale la Leggenda, e ci proverò fino all’ultima goccia del mio sangue.
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Durante l'inverno più rigido che Arcos abbia mai vissuto Cold decide di infrangere la legge arcosiana per generare l'Essere Perfetto, il mutante che secondo la leggenda avrebbe una tale potenza da poter diventare padrone dell'intero Universo.
È così che nonostante le resistenze, in particolare quelle di Cooler, Freezer prende vita possedendo l’immenso potere che Cold sognava di generare da sempre. Ma le cose si fanno più complesse del previsto e lentamente tutto scivola fuori controllo...
Genere: Dark, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Re Cold
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
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7.
Affronto


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«Ricordi cosa ti ho detto, vero?»
«Sì, padre. Non devi dubitare di me.»
Vorrei dirgli che no, non ho dubbi sul fatto che sarà attento: ho solo il terrore che nella sua ingenuità possa sbagliare o, ancor peggio, sfidare i Capoclan di proposito se dovessero istigarlo. Non è un atteggiamento che mi pare appartenere a Cooler ma il rischio è troppo alto per correrlo.
Apro la grande porta e dinnanzi ai nostri occhi appare la Sala Oblunga: il luogo in cui da bambino, proprio come accadrà con Cooler adesso, fui presentato a questo stesso concilio di anziani. Fatta eccezione per uno solo tra loro.
Tutti si voltano verso di me appena sentono la porta aprirsi, Hailstone compreso. Non posso non sorridere al pensiero che proprio oggi sia stato puntuale.
«Benvenuto, Cold» mi saluta Arctic alzandosi dalla sedia. Un segno di rispetto che ho sempre apprezzato. «E benvenuto anche a te, Cooler. Siamo lieti di fare la tua conoscenza.»
Avanzo piegando il capo nella loro direzione e prendo posto alla mia seduta di fronte a Hailstone. Non mi sfugge che stia osservando mio figlio con un sorriso che non riesco a interpretare. È tenerezza? Negli occhi di quell’arrogante di Hailstone?
In effetti lui e Cooler andrebbero molto d’accordo.
Distendo la mano e Cooler salta dalla mia spalla al centro del mio palmo, esponendosi agli sguardi dei Capoclan con grande fierezza. Incrocia le braccia al petto, si guarda attorno senza parlare; nonostante sia nella stessa posizione di poche ore fa, quando abbiamo percorso le strade del nostro quartiere, il suo atteggiamento è molto diverso.
È il vecchio Gust il primo a prendere parola.
«Sai già camminare, vedo. Sai anche parlare?»
«Mio padre mi ha insegnato molto negli scorsi giorni.»
«Direi che è stato tempo ben speso» interviene Arctic e ho la netta impressione che voglia terminare il discorso e passare oltre. Gust tuttavia non pare dello stesso avviso, perché non stacca gli occhi da mio figlio e il suo cipiglio scontroso non mi lascia presagire nulla di buono.
«Già, ben speso» continua. «Cos’altro ti ha insegnato?»
Il silenzio cala sull’assemblea e sento un briciolo di panico iniziare a serpeggiare in me, perché non so quale sia la risposta giusta a questa domanda. Cosa può imparare un arcosiano appena nato in una settimana? Per cosa è ancora troppo piccolo? Non lo so, non ho mai avuto modo di chiederlo a nessuno dato che la cosa sarebbe stata fin troppo sospetta. L’unica cosa certa, che mio padre mi svelò prima che plasmassi Froze, fu che non avrei dovuto permettergli di usare l’energia fino ai dieci giorni di vita. Ma questo lo sa anche Cooler.
Il silenzio ha una fine solo quando Cooler si stringe nelle spalle. Solo io posso percepire quanto la sua coda tremi; se non fosse per questo penserei che sia del tutto sereno…
«Mi ha solo insegnato a parlare, nei limiti delle possibilità che sette giorni offrono. Cosa mi consigli di imparare, adesso?»
Sospirerei di sollievo se mi fosse concesso. Se possibile guarderei anche Hailstone dato che forse con un solo sguardo potrebbe suggerirmi cosa fare, ma non posso spostare gli occhi da Gust, che pare non aver ancora terminato il suo interrogatorio.
«Potrebbe insegnarti a usare l’energia» incalza, e quando il suo sguardo scivola da Cooler ai miei occhi sono certo che mi stia provocando. «Sai cos’è l’energia, vero Cooler?»
«Gust, smettila» interviene Arctic. Anche lui dev’essersi accorto del grande affronto che il Capoclan mi sta muovendo… perché il motivo non può essere nessun altro. Quella non è curiosità: sta testando mio figlio e la sua ingenuità tentando consapevolmente di coglierlo in fallo.
La rabbia mi infiamma le viscere come un incendio.
«Smettere cosa? Sono solo domande. Sto facendo la sua conoscenza.»
«Avremo tempo» taglia corto Arctic. «Adesso abbiamo una legge da approvare. Che ne pensi di procedere?»
«No.»
Mi sento parlare senza che nemmeno l’avessi preventivato. È stato il mio cervello a scattare in automatico: ora non posso più tirarmi indietro.
Cooler si volta a guardarmi come se volesse chiedermi cosa sto facendo. Non ricambio lo sguardo: i miei occhi sono fissi su Gust, colui che ha osato sfidarmi.
Come quell’arcosiano legato alla sedia…
«Gust mi sta mancando di rispetto» dico. «O forse sbaglio? A che scopo queste domande?»
«Ti senti chiamato in causa, quindi? Interessante» sorride lui, malevolo e sobillatore. Sento addosso lo sguardo di Hailstone ma non mi volterò a guardarlo: so bene cosa vuole dirmi e non mi interessa. Non ci passerò sopra, non adesso.
«Stai mettendo mio figlio in difficoltà, perlopiù instillando dei dubbi nei miei confronti, e l’hai già fatto prima ancora che Cooler nascesse.» Mi rivolgo direttamente ad Arctic. «Lo trovo inaccettabile. Non posso far finta di niente se il mio onore viene messo in discussione.»
Arctic sospira, esausto. Di certo ai suoi occhi dobbiamo sembrare dei bambini litigiosi, ma a me è stato insegnato a non farmi scorrere nulla addosso: più si accettano le provocazioni in silenzio, più ne arriveranno.
Qualcosa, in fondo, me l’hai lasciato sul serio.
«Gust, Cold ha ragione. Le tue insinuazioni sono offensive e inutili e il ragazzino non è qui per subire un interrogatorio.»
«Vorreste dirmi che soltanto io trovo strano tutto questo?» si anima d’improvviso Gust, lasciando libere tutte le parole che si teneva dentro da chissà quanto tempo. «Fare un figlio proprio una settimana prima dell’approvazione della Legge delle Nascite, subito dopo esserne venuto a conoscenza? Dopo solo un anno dal precedente? E perlopiù un secondo figlio, nemmeno destinato al potere! Mi state dicendo che soltanto a me tutto ciò risulta sospetto?»
Nemmeno destinato al potere…
«Non è un argomento da affrontare in questo modo» interviene Frostbite, che finora era stato in silenzio ad ascoltare. «Non puoi parlare così a un Capoclan.»
Gust sorride.
«Parlo come mi pare a questo moccioso.»
Ha sputato fuori queste parole quasi con disprezzo. Sgrano gli occhi dalla sorpresa, il respiro mi diventa pesante nel tentativo di trattenere la collera: non mi illudevo che mi considerasse suo pari, probabilmente non lo fanno neanche gli altri due anziani, ma con quanto ardore osa pronunciare certe parole proprio dinnanzi a me, proprio attorno a questo tavolo? Proprio in presenza di mio figlio?
La coda di Cooler mi si avvolge attorno al pollice e stringe con una potenza tale da fermarmi la circolazione. Lo avvicino di più al mio petto: vorrei tenerlo lontano da tutto questo, ora come non mai, ma non posso. Tutto ciò che posso fare adesso è farmi rispettare.
Ricorda di chi è il sangue che ti scorre nelle vene…
Scambio uno sguardo con Arctic e Frostbite. Entrambi si guardano allibiti, incerti su come procedere.
«Ritenete che questo sia accettabile in un’assemblea di governanti?»
Questa frase non è arrivata da nessuno di loro. Mi volto verso Hailstone, che si è alzato in piedi.
«Ritenete che costui possa insultarci solo perché siamo giovani e passarla liscia?»
Gust continua a sorridere; di certo si sente potente dietro la pesante muraglia della sua vecchiaia. Ma a parlare ora siamo in due, due contro tre. Mi sento già meno solo.
«Certo, come potevo pensare che tu non intervenissi a difenderlo?» sputa fuori Gust, sprezzante. «Amici per la pelle, no? Forse anche complici, chissà.»
«Gust, se non taci saremo costretti a sospendere l’assemblea e non potremo approvare la legge» interviene Frostbite. «Come lo spiegheresti al popolo?»
«Non c’è alcun problema. Non c’è niente da discutere» taglio corto. «Approvatela, vi do il mio benestare. Io, però, non resterò un attimo di più nella stessa stanza di quest’irrispettoso.»
«Cold, ti prego…» prova a fermarmi Arctic, ma io ho già preso la mia decisione: come sempre ci sono diversi modi per concludere questa storia e io sceglierò il più conveniente, anche se mi richiede estremo sforzo.
Ingoio tutte le parole non dette in un groppo rovente. Poi mi volto e mi dirigo verso l’uscita della stanza senza che nessuno possa fermarmi.
Alle mie spalle sento Gust ridere.
«Bravo, meglio così» dice. «Meglio che scappi. Tuo padre non l’avrebbe mai fatto: avrebbe risposto a parole, ma tu forse non ne sei capace.»
Dice qualcos’altro ma non riesco più a sentirlo quando volto l’angolo e percorro il lungo corridoio verso l’uscita.
Cooler, ancora fermo sul mio palmo, sembra non capire. Mi guarda, confuso, prima di tornare a osservare il vuoto perso nei suoi pensieri.
«Perché non hai risposto alla provocazione? Avresti potuto…»
«Avrei potuto fare tante cose» lo interrompo prima che possa dire qualcosa di sconveniente, e sono certo che lo farà. «Adesso taci o potrei perdere ogni briciolo di autocontrollo.»
Non aggiunge altro.
In tanti forse mi vedono quando, rapido e avvolto da un’energia rabbiosa, mi dirigo verso l’unico luogo al mondo che possa calmarmi e in cui posso essere solo: l’esterno. Forse molti si chiederanno se l’assemblea sia già finita in questo giorno così importante e perché io sembri così arrabbiato: è un bene, ovviamente. Desidero che si pongano domande e abbiano le giuste risposte.
La strada che mi separa dalle nevi mi sembra lunga mille anni; quando emergo dal tunnel e il vento mi sferza con inaudita violenza richiudo le mani su Cooler e solo ora mi accorgo che il suo corpo è rovente dalla rabbia.
Poggio i piedi tra la neve, poi le ginocchia, infine mi lascio andare disteso, a occhi chiusi, cullato dal vento e dal gelo. Ho bisogno di qualche attimo. Il mio animo si raffredda immediatamente e riesco a riflettere con più calma.
Mi congratulo con me stesso per come mi sono comportato. Non era difficile che potessi perdere la calma anche se ormai sono abituato a ingoiare gli insulti altrui e, forse, anche per questo dovrei ringraziare Snow. In fondo è anche merito suo e di quanto male mi ha sempre trattato se sono uscito totalmente vincitore da questa battaglia.
Su di me il cielo sembra un dipinto di nubi bianche che si incrociano, si abbracciano e poi spariscono; non è possibile osservarlo per più di un secondo senza che cambi irrimediabilmente, perdendo ogni traccia di ciò che era fino a un attimo prima. La mia mente fa lo stesso: si contorce tra i ricordi e i pensieri, muta e si trasmuta, vaga lontano finché, per un attimo, si perde nell’oscurità di una stanza remota dal pavimento ricoperto di sangue…
«Padre?»
Mi scuoto. Ho aperto le mani senza volerlo ma Cooler è rimasto lì dov’era, stretto al mio dito senza lasciarmi neanche per un attimo.
«Sì. Scusami, Cooler. Sono stato brusco.»
«Padre, quello che ti hanno detto non è accettabile.»
«Lo so.»
«Avresti dovuto replicare.»
Sì, forse avrei dovuto. Se fossi stato mio padre lo avrei fatto… o avrei fatto di peggio. In fondo è appena successo ciò che accadde a lui molti anni fa con quel cittadino, ma adesso al suo posto ci sono io. Come dovrei comportarmi? Cosa dovrei insegnare a mio figlio?
Domande retoriche. In fondo so bene cosa rispondergli.
«Qualsiasi altra reazione sarebbe stata sbagliata. Se fossi rimasto, accettando la provocazione, avrebbero pensato che fossi un debole o che non volessi aprire l’argomento. Se avessi risposto sarei stato insolente verso un anziano e avrebbero avuto un pretesto per attaccarmi. Così, invece, ho lasciato che se la sbrighino tra loro e ne sono uscito pulito.»
Mi chiedo se abbia capito perché non mi risponde. Quando lo guardo, però, mi accorgo che Cooler sta osservando con astio qualcosa alle mie spalle, che dalla mia posizione distesa non posso vedere.
Lo tengo in una mano sola e mi sollevo sui gomiti, allarmato, ma basta uno sguardo in quella direzione a capire che non c’è motivo di preoccuparsi. Avrei dovuto immaginare che mi avrebbe seguito.
«Pare che in fondo il piano non fosse così impeccabile» dice sedendosi nella neve al mio fianco. Sospiro lasciando andare un altro frammento della mia rabbia.
«È solo un imprevisto. Arctic e Frostbite faranno a Gust una bella paternale e ci pregheranno di accettare le sue scuse e ritornare nell’assemblea. Ciò che ha detto è stato davvero grave.»
«Sì, infatti l’ho presa sul personale. Se chiamano moccioso te… cosa possono pensare di me, che ho persino cinque anni in meno?»
Non aspetta una risposta: percepisco il suo sguardo cambiare obiettivo. Sono quasi certo che mi abbia seguito qui fuori solo per questo.
«Sai, piccino, ti chiami come mio padre. Cold ha voluto farmi questo regalo, dato che io non avrò mai figli.»
Cooler non risponde. In fondo non gli ho mai parlato di Hailstone, non ha idea se sia una minaccia o un amico, e anche se potrebbe averlo intuito dal mio atteggiamento sarà meglio che li presenti ufficialmente.
«Lui è Hailstone. È come un fratello per me.»
Mi accorgo troppo tardi che Cooler non può comprendere questa frase dato che non ha esattamente ottimi rapporti con il proprio. Sento di dovermi correggere.
«È come se fosse sangue del mio sangue. È l’unico che sa tutto. Con lui puoi parlare liberamente.»
Sembra convinto; l’essere intervenuto a mia difesa all’assemblea deve aver tolto ogni dubbio sul nostro legame. Infatti adesso è solo confuso e si rivolge direttamente a lui.
«Se dici che non avrai figli, come farai senza un erede?»
Un sorriso si dipinge sul volto di Hailstone.
«Il piccoletto è acuto, eh, Cold? Tutto suo padre. Il punto è che non mi interessano gli eredi. Ho altri piani.» Sott’occhio lo scorgo distendersi accanto a me. «Assieme al tuo papà faremo grandi cose.»
Non ho idea di cosa abbia in mente ma mi sento meno solo al pensiero che, qualsiasi cosa accada, lui sarà pronto ad aiutarmi. Me l’ha già dimostrato due volte mettendo a repentaglio la propria reputazione… eppure, da qualche parte nella mia testa, una voce maligna che non riesco a zittire continua a sussurrare, a suggerirmi terribili paranoie…
Ha fatto tutto questo solo perché puoi dargli potere…
No, non devo ascoltarla. Non può esser vero. Lui mi è stato sempre vicino, anche quando non sapeva del mio segreto.
«E perché mio padre dovrebbe volerti al suo fianco, se sei un semplice arcosiano?»
Resto impietrito da quella domanda. So che Hailstone non è il tipo da offendersi, ma in ogni caso mi sembra una gran mancanza di rispetto nei suoi confronti. Sto per rimproverare mio figlio quando lui scoppia in una risata divertita.
«Ha la lingua biforcuta» commenta Hailstone. Non sembra essersela presa. «Scoprirai presto che nulla è più forte di un vero legame. E inoltre ci sono molte cose possibili anche per noi semplici arcosiani… comunque, per quanto ne sai potresti esserlo anche tu. No?»
Cooler smania all’interno della mia stretta.
«No, io sono un mutante!»
«Devi ancora dimostrarmelo. Per adesso siamo uguali.»
Hailstone si mette seduto e io faccio lo stesso.
«Che ne dici se passo un po’ di tempo con il piccoletto, Cold? Potrei darti una mano ad allenarlo.»
«Solo se lui vorrà» mi limito a rispondere. Cooler non sembra molto felice della proposta ma presto scopro che è solo molto, molto arrabbiato.
«Non hai paura?» domanda mio figlio ad Hailstone.
«Paura di cosa? Di uno scricciolino come te?»
Cooler impazzisce del tutto. In un attimo sfugge alle mie dita, sgusciando via con tale rapidità che non riesco neanche a notarlo prima che sia troppo tardi per impedirglielo. Si scaglia verso Hailstone come una palla di fuoco, avvolto da un’energia furente che per un attimo mi spaventa.
Qualsiasi cosa volesse fare, però, è troppo piccolo per riuscirci. Hailstone tende una mano verso di lui e in un attimo Cooler è bloccato a mezz’aria, impossibilitato a muoversi, in trappola.
«La prima cosa che il tuo papà dovrebbe insegnarti è a non sottovalutare il nemico» dice avvicinandosi a lui. «Hai tanto da imparare.»
Cooler sprizza rabbia da tutti i pori, forse si sente umiliato oppure è proprio la mia presenza a bruciargli così tanto.
Hailstone mi fa un cenno e io comprendo al volo. Mi alzo e mi avvicino a mio figlio, afferrandolo di nuovo tra le mie mani. Solo adesso lui scioglie la sua psicocinesi e Cooler ritorna libero di muoversi proprio mentre Hailstone torna sui suoi passi verso il tunnel.
«Io rientro, questo posto mi ha già stancato. Ci vediamo domani, Cold?»
«Ti farò vedere!» urla Cooler prima che io possa rispondere. Hailstone lo ignora, ma sta ancora sorridendo.
«Porta anche Froze, se riesci.»
Poi salta nel tunnel e sparisce dalla nostra vista.
Solo adesso Cooler prende un profondo respiro e tenta di mantenere la calma. Sì, ci sono molte cose che dovrà ancora imparare… e inizieremo proprio domani.
 
 
*  *  *
 
 
Afferro il bordo del tavolo e mi costringo a non strappar via il legno a manciate. Mi viene voglia di distruggere qualsiasi cosa mi capiti sottomano ma devo trattenermi: innanzitutto devo capire.
«Chi te l’ha detto?»
«Le voci girano anche da clan a clan, anche se più lentamente.» Froze si stringe nelle spalle. Quantomeno mi sembra rassegnato, ormai. «Posso dire che te l’avevo detto, padre?»
Decido di sorvolare la sua arroganza; negli ultimi tempi ci sto quasi facendo l’abitudine.
«Come posso accettare una cosa simile?» dico, ma la domanda è rivolta a me stesso. Froze però non può saperlo e si sente chiamato in causa.
«Le strade sono due: affrontare la questione o far finta di nulla. Quale sceglierai?»
So già che se facessi finta di nulla le voci non potrebbero che espandersi agli altri clan e, forse, a un certo punto tutta Arcos finirebbe per crederci. Non posso ignorare questa notizia, ma ciò che mi ha riferito rende davvero la situazione più fastidiosa del previsto. Finché era solo Gust a pensare che io fossi un mutante bastava zittirlo… ma adesso è il suo intero clan a mormorare alle mie spalle e, cosa peggiore, alle spalle di Hailstone.
«Dev’essere davvero certo di ciò che dice, se ha osato parlarne nei suoi quartieri» ringhio. «Che sconsiderato… se non avesse ragione esporrebbe alla gogna un innocente.»
«Ma in ogni caso espone alla gogna te» aggiunge Froze, come se non lo sapessi.
«Già. Va eliminato.»
A parlare è stato Cooler, che finora aveva saggiamente scelto di non proferir parola in questioni di cui ancora sa molto poco. Stavolta, però, non riesco a dargli torto. Eppure…
«…se morisse tutti darebbero la colpa a me senza nemmeno pensarci due volte.»
Froze sembra dubbioso.
«Non è detto. Potrebbe essere stato qualcuno del suo clan, consapevole che queste maldicenze nei tuoi confronti possano portare scompiglio su Arcos o, ancor peggio, magari vogliano fare da capro espiatorio. O almeno questa è la voce che potremmo mettere in giro in seguito. In ogni caso non devi farlo tu, anzi, devi avere un alibi di ferro.»
«E… chi lo farebbe?»
Froze si stringe ancora nelle spalle, come se la risposta fosse ovvia.
«Lui ha proposto. Lui lo farà.»
Guardo Cooler senza riuscire a capire, aspettandomi una sua rimostranza. Al contrario, però, lui sembra esaltato al solo pensiero.
«Sì, lo farò io!»
«Ma che state dicendo?» provo a districarmi, ma mi sento stretto in una morsa. Per la prima volta li vedo interagire e addirittura fare squadra, ma non era così che avrei voluto iniziasse il loro rapporto…
«Padre, se Gust continua a vivere prima o poi fomenterà una rivoluzione» tenta di insistere Froze. «Inoltre nessuno sospetterebbe mai di lui. Guardalo, ha solo una settimana… non dovrebbe nemmeno essere in grado di sferrare un attacco.»
Non ci posso credere. I miei stessi figli mi stanno convincendo a fare qualcosa che io non farei mai. Come posso essere così smidollato?
Allo stesso tempo, però, il ricordo di come diventai dopo aver incontrato per la prima volta la morte mi blocca dal continuare. Non posso permettere che loro due vedano tanto orrore da così giovani… anche se, per qualche motivo, sono certo che per loro sarebbe diverso rispetto a com’è stato per me.
«No, devo farlo io. Non posso cedere a voi un compito del genere.»
«Non mi pare gli dispiacerebbe» dice Froze riferendosi a Cooler, ed ho anch’io la stessa impressione. Una motivazione in più per tenerlo lontano da certe cose.
«Lo farò io e questa è la mia ultima parola» dico. «Adesso andate nelle vostre stanze. Voglio stare da solo.»
Froze non se lo fa ripetere due volte. Cooler, d’altra parte, esita qualche secondo prima di voltarsi e seguirlo; forse spera che gli dica di poter restare, ma non stavolta. Deve imparare a stare da solo… e inoltre ho davvero bisogno di silenzio.
 
 



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Prossimo capitolo:
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14/03





Nota dell'autrice

Salve, ragazzi!
Come al solito a causa del poco tempo ho potuto scrivere soltanto oggi, ma il tempismo mi sembra migliore di quello di domenica scorsa, no? :P
In questa settimana super incasinata sono felice di aver potuto dedicare del tempo a Cold e, soprattutto, ad Arcos e ai primi brusii che si espandono nei tunnel che collegano i quartieri della città sotterranea. Prest Cold farà i suoi primi passi per diventare Re Cold... una trasformazione a cui voglio davvero assistere!
In molti state sollevando il problema di quanto lunga sarà questa storia. Chiaramente, facendo due conti, risulterà complesso farci "stare" tutto l'arco narrativo di Arcos, quello comprendente le long di Freezer e Cooler e anche il seguito collegato a Cooler: Origins... in ogni caso il mio piano è questo: coprire l'arco narrativo di Arcos con molto dettaglio, senza essere superficiale. Passare all'arco narrativo corrispondente alle altre long, che sarà più breve rispetto a quanto già letto nelle storie dei due fratelli, e concludere nello stesso punto di Cooler: Origins, o forse un po' prima. Il motivo è che da quel punto in poi potrei pensare di continuare con una quarta storia, se ho abbastanza materiale e fantasia... dovrò solo scegliere il POV. O forse alternare quello di padre e figli, perché no? :P
Solo il tempo ce lo dirà! Per adesso mi godo la storia di Cold che prende sempre più forma, settimana dopo settimana, quasi autonomamente dato che ho poche linee guida e gli aventi sembrano susseguirsi in modo del tutto naturale. Chissà cosa accadrà!
Buona domenica ragazzi, a presto!

- Gio

 

   
 
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