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Autore: carachiel    08/03/2021    2 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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...And Justice For All

Confusion deep inside, resentment boils over – Confusione nel profondo, rancore che trabocca





"James."
La voce che lo accolse davanti alla porta della stanza di Cliff era fredda, al limite dell'asettico, e nello stesso tono pronunciò il suo nome.
Nulla più di una constatazione, una sterile presa di consapevolezza che fosse lì.
Alzò lo sguardo dal pavimento, mettendo a fuoco due occhi blu scuro che lo guardavano fisso, eppure con lo stesso grado di interesse riservato a qualcosa di infimo, di non gradito.
"Jason."
Un sorrisetto sprezzante si fece strada sul viso del bassista mentre replicava "Facciamo progressi: addirittura mi chiami col mio nome."
"Mi fai passare?" domandò, occhieggiando il pomello della porta.
"Perché?"
"Perché voglio entrare, forse?"
Era appena consapevole degli sguardi preoccupati che gli stava lanciando Kirk accanto a lui, troppo impegnato a non perdere la sua già limitata dose di pazienza.
Lui e Lars erano sempre stati i più testardi, eppure adesso anche il bassista stava dando buona prova della propria cocciutaggine.

Degna di un asino, pensò sdegnosamente, non mollerà la presa finché non lo vorrà lui.

"Perché?" rispose di rimando "Perché così potrai trattarlo con la stessa gentilezza che gli hai riservato la scorsa volta?"
C'era una sfumatura di pericolo nel modo in cui pronunciò la parola, che fu abbastanza per fargli spalancare gli occhi.
"Come lo hai saputo? Lui... no, non è possibile, non si confiderebbe mai con te."
"No, un'infermiera" replicò, fissandolo duramente. "Cazzo" borbottò, per poi decidere di non recedere comunque dai propositi e tentare di far sloggiare il bassista "Ti levi?"
"No."
"Perché? Non voglio fargli niente, cazzo! Solo... parlare!" domandò, esasperato e sull'orlo di un esaurimento nervoso.
"E chi mi garantisce che non lo toccherai?"
"Che c'è, adesso non ti fidi, Newkid?"
"Ti rendi conto che è stato un decennio in coma??"

A quella domanda Kirk, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, decise che era arrivato il momento di provare a mitigare gli animi.
"È vero, James. Dobbiamo sempre ricordare che lui ci ricorda come persone completamente diverse."
"Lo so, cazzo se lo so!" esplose "È da quando è iniziata questa storia che me lo sento ripetere! E tu puoi fare a meno di difenderlo!"
"Non lo sto difen...–" protestò il chitarrista.
"Sì, sì che lo stai difendendo! E ora, Newfag, LEVATI DI TORNO, CAZZO!" sbraitò afferrando il bassista e sbattendolo al muro.
Kirk, allarmato, guardò il corridoio circostante ma fortunatamente era deserto "James, siamo in un ospedale...–"
Jason non replicò, limitandosi a cercare di liberarsi dalla sua presa.
"Che c'è fighetta, hai paura che sparisci come lui, eh? Ma tu sei già sparito, vero? Non ci sei mai stato!" ringhiò e Kirk fece in tempo a vedere la mascella di Jason che si serrava, prima che la porta della stanza si spalancasse di schianto, quasi colpendolo.

James spalancò gli occhi mentre un ceffone si abbatteva sulla sua guancia, mollando la presa sul bassista e ritrovandosi a fissare un Cliff in piedi e, a giudicare dall'espressione, a dir poco furibondo.
"Che diavolo...–"
"Taci!" replicò ferocemente l'ex bassista colpendolo di nuovo "E ringrazia il cielo che non ho la forza di alzare il basso, altrimenti sarei più che lieto di usarlo su di te!"
Jason nel frattempo si ritrovò boccheggiante a guardare il cantante venire preso a schiaffi. Non dovevano essere molto dolorosi, eppure la sua espressione spiazzata e sconcertata era da manuale – e non capitava molto spesso.
"Che cazzo ti è preso, eh? Mettere le mani addosso a un compagno di band, devi essere ubriaco, anzi, dimmi che lo sei!"

James non aveva visto molte volte Cliff arrabbiato – quelle poche volte non era finita bene – eppure questa era una di quelle. Si passò distrattamente una mano sulla guancia colpita, osservandolo mentre continuava a vomitargli improperi reggendosi alla cornice della porta.

"Cliff!" esclamò Kirk, notando che l'ex bassista a stento riusciva a tenersi in piedi dopo un simile scatto.
"Sto bene - sto bene, sul serio" lo rassicurò quest'ultimo, ma senza staccare lo sguardo dal cantante, fissandolo con occhi furiosi.
Jason tacque, decidendo di non saturare l'atmosfera con altra ostilità, ma si spostò accanto all'ex bassista notando – non senza una certa soddisfazione – come l'espressione di James fosse rapidamente mutata.
Più che il Mighty Hetfield, adesso sembrava un gattino spaurito.

"Non posso credere che tu l'abbia fatto" replicò Cliff non appena ebbe ripreso fiato, un braccio attorno alla spalla di Kirk.
"È... È assurdo" replicò quest'ultimo.
"Io...– Io non volevo..."
"Taci" borbottò Jason imperioso e, per una volta, il cantante obbedì.
"Lui...– Lui l'ha già... fatto?" domandò Cliff al bassista.
"...Sì."
"Non ci credo."
"Nemmeno io" replicò Kirk "Io... io non riconosco più questa band, e dire che ne faccio parte da tredici anni. Mi sembra come se mi fossi appena svegliato da un brutto sogno, ecco."
"Ma non lo è... È la realtà" mormorò piano James abbassando lo sguardo sulle proprie mani, per poi crollare su una sedia, mentre gli altri tre rientravano nella stanza di Cliff.



"Come stai, Cliff?" domanda Jason scrutandoti con occhi preoccupati, spostandosi sul letto accanto a te. Sul comodino giace, dove lo hai abbandonato, un lettore cd con all'interno l'ultimo disco dei Metallica che stavi ascoltando.
"Sto bene... solo un po' agitato, ma credo sia normale. Tu invece? Ti ha fatto del male?"
"Starò bene, credo, ci sono abituato." replica scrollando le spalle. "A proposito... grazie."
"Figurati. Anche se... cazzo, ancora non credo a quello che ho visto e sentito!"
"Stavi... origliando?"
"Macché, vi avrei sentiti comunque" rispondi gettando un'occhiata al di là del vetro della stanza, verso il corridoio.
Non ne sei del tutto sicuro, ma a giudicare dal linguaggio del corpo, il cantante sta piangendo e, nonostante tutto, ciò ti provoca una fitta dolorosa allo stomaco.
"Da quanto... da quanto tempo si comporta così?"
Non sei del tutto sicuro di voler sapere la risposta, ma ti ripeti che è venuto il momento di affrontare la verità, di osare.

Kirk scuote la testa, facendo ondeggiare i corti riccioli neri "Non lo so... Di recente è peggiorato, ma...–"
"Di recente? Dall'87 lo chiami recente? Kirk, andiamo, togliti le fette di prosciutto dagli occhi, fa così da più tempo di quanto vuoi ammettere!" replica Jason, piccato.
"Era addolorato per quello che era...–"
"Lo eravamo tutti! Persino io come fan ero a pezzi! Ma ora... ora non ha più senso un tale comportamento, e io vorrei desiderare di non essere mai stato un fan di questa fottuta band"
"In una band non si dovrebbero mai risolvere le liti con i pugni. O difendere le proprie argomentazioni con essi" consideri, parlando più a te stesso che agli altri.
"Non hanno mai conosciuto i Metallica." replica il chitarrista con un vago tentativo di alleggerire l'atmosmera, ma con l'unico risultato di farla precipitare ancora di più.

L'aria pare diventata una cortina di melassa, tanto è densa e pesante, appiccicandosi ad ogni cosa e rendendo difficile respirare.
Nonostante la temperatura sia piuttosto alta ti ritrovi a rabbrividire, e per un attimo vorresti solo non essere affatto lì, scomparire.
Dimenticare di essere mai stato lì, razionalmente.
"Cliff?" domanda piano Jason strappandoti al tuo treno di pensieri "Stai bene? Sei pallido."
Più del solito, ne deduci, notando che la tua pelle a confronto con la sua è talmente bianca da parere traslucida.
"Sto...– sto bene" replichi.
Chi vorresti prendere in giro, hai il batticuore e l'unica cosa che vorresti in questo momento è un abbraccio e la promessa che andrà tutto bene, per quanto possa suonare infantile.
Eppure, guardando i tuoi compagni, ti ripeti che non importa quanto ti senti male, devi farti forza per loro.

"Sei sicuro?" ti domanda Kirk e qualcosa nel suo tono è abbastanza per spogliarti di ogni tua certezza faticosamente raccolta.
Chi vuoi prendere in giro, sei distrutto ed è abbastanza chiaro.
"È che... diavolo, è così ingiusto ciò che ha detto!" replichi passandoti le mani sul viso.
Jason sospira, sconfitto, lo sguardo che cade sul lettore cd sul comodino e il disco al suo interno " '...And Justice For All'... Suona ironico."
"Già, suona come uno scherzo..." replichi, i denti serrati. "Ed invece è tutto così ingiusto."
"Lo è sempre stato. Non esiste bene comune che regga, qui" risponde Kirk, ed il suo tono insolitamente amaro ti sorprende, dal momento che il chitarrista era sempre stato un convinto sostenitore di tesi decisamente più positive, ed era difficile che si fosse davvero rassegnato ad un momento in cui le cose stavano andando in pezzi.
Ora... suonava diverso, suonava sconfitto.
E la reazione dei due fino a questo momento è abbastanza per farti domandare, in modo appena percettibile "Dov'è finita l'unità, allora?"
Jason e Kirk, fulminei, si scambiano un'occhiata che sa di reciproco ammonimento, prima che il bassista risponda "È sparita nel momento in cui questa band ha iniziato ad essere comandata da due sole persone: come può essere giusto?"
Kirk annuisce appena, per poi mordersi il labbro, come a voler trattenere le parole che sta per pronunciare "Avrei dovuto fare di più..."
"Sai bene che questa storia era oltre te, non potevi controllare ciò che stava accadendo."

Taci, intuendo che questa è una questione che riguarda esclusivamente loro due, ma non puoi trattenerti dal posare una mano sulla spalla del chitarrista, che replica con un'occhiata colma di gratitudine.
"Io stesso non ho avuto voce in capitolo, solo una punizione immeritata e, beh, questo" replica Jason, per poi rivolgertisi "Mi dispiace che tu debba sentire questo, Cliff – probabilmente penserai che sono un'ingrato, ma il fatto è che ho camminato a lungo in scarpe troppo larghe, per usare una metafora."
"No, no, lo capisco..." rispondi, per poi interromperti quando senti le lacrime pizzicarti gli occhi. Non hai mai realizzato il peso che la tua eredità ha avuto su Jason, rendendoti conto che ha improvvisamente senso che sia stanco di vivere nella tua ombra. Di essere una pallida imitazione.
"Mi dispiace di averti lasciato una situazione così incasinata. Di avervici lasciato" sussurri.
"Non è colpa tua" interviene il chitarrista.
"Non è colpa di nessuno... non lo è mai stata" replica Jason, sbarrando gli occhi come se avesse appena realizzato qualcosa di molto importante.
Sospiri nuovamente e, prima che te ne renda conto, sei stretto tra i due in un goffo abbraccio.
"Ne usciremo, vedrete" replichi, e per una volta sei felice di parlare al plurale.
"Ce la faremo" ti fa eco il bassista.
"Insieme" borbotta Kirk, la voce spezzata.

Restate qualche minuto ancora stretti, prima che il chitarrista indichi dall'altra parte del vetro il cantante, ancora immobile.
"Dobbiamo parlargli"
Annuisci, specialmente perché non vorresti fargli la morale, in un contesto simile – eppure sai che c'è un concetto terribilmente sbagliato alla radice di tutto questo, che prevarica qualsiasi problema personale.
"Forse... Forse non dovremmo farlo" replica Jason improvvisamente.
"Perché no?" domanda Kirk.
"Perché non ne vale la pena. Ferire i nostri ego è già troppo."
"Non è questo il punto, e lo sai anche tu."
"È inutile, Kirk, santo cielo. È puro masochismo affrontare una discussione del genere con James. È troppo egoista." replica il bassista scendendo dal letto e cominciando a camminare avanti e indietro.
Perché, ti domandi non senza sarcasmo, con Lars sarebbe più semplice?
"Forse. Ma lasciare le cose come stanno le migliorebbe?"
"Dobbiamo tentare" concludi "Anche se ci saranno ripercussioni, potremmo non avere più un'occasione simile. E finiremmo per rimpiangere di non aver detto nulla."




Angolo Autrice: Il titolo del capitolo è tratto da "The Revanchist" dei Trivium e, come avete visto, le cose stanno prendendo una brutta piega, bruttissima, nonostante le intenzioni sono le più nobili (se non altro da parte di Cliff).
Jason, invece, ha da parte più ripicche di quanto non ci si aspettava, e Kirk invece, povera stella, tenta di far andare tutto bene, ma finisce solo col rimetterci CwC
E niente, per sapere come andrà a finire aspettate il prossimo capitolo!~
   
 
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