Il
ritorno di Papillon
*
Capitolo 2
*
Vent’anni.
Erano
trascorsi circa vent’anni, da quando Lila Rossi aveva lasciato Parigi.
Non
aveva più niente e nessuno che la trattenesse in quel luogo.
Eppure
pensava di aver trovato anche l’amore durante la festa del diploma, cercando di
sottrarre Adrien, alla sua amata Marinette.
Aveva
frainteso.
Lila,
era stata salvata dal prode cavaliere, prima che questa potesse ruzzolare giù
dalla scalinata della scuola, mentre stava cercando di raggiungere la palestra allestita a festa, al
piano terra.
Il
suo cuore aveva iniziato a battere forte quando i loro occhi si erano
incrociati, forse per la prima volta, e lì, lo aveva baciato, senza dare il
tempo a lui di potersi spostare, e ovviamente al bacio non aveva di certo
risposto.
La
scena, era stata vista da Marinette, la quale, con il cuore spezzato, era
scappata in lacrime, inseguita dal suo fidanzato, che le spiegò che si trattava
solo di un malinteso e che non capiva perché Lila aveva compiuto un simile
gesto.
Tornata
alla festa dopo il chiarimento, Marinette prese da parte Lila e gliele cantò
quattro, l’aveva condotta in un corridoio dove non c’era nessuno, non era da
lei fare scenate di gelosia in pubblico.
Una
parola di troppo detta dalla serpe rossa, per cercare di giustificarsi, con
quella tipica aria spocchiosa che la caratterizzava, e Marinette non riuscì a
trattenersi, le diede un sonoro ceffone sulla guancia.
“Sta
lontana da me e da Adrien!”
“E’
solo questione di tempo, prima o poi si accorgerà di me.” Lila si teneva la
guancia mentre lasciava la festa.
“Lo
vedremo!”
*
Dopo
quell’avvenimento, Lila aveva cercato altre volte il biondo, aspettandolo fuori
dalla Maison, oppure sul set di un servizio fotografico.
Eppure,
lui era stato ben chiaro, non provava alcun sentimento per lei, se non quello
di ripudio nei suoi confronti, per tutto il male che aveva causato durante la
permanenza a scuola in quegli anni.
Quella
era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Umiliata
e sminuita davanti a Marinette.
Se
ne era andata così, un giorno, senza lasciar detto dove andava nemmeno ai suoi
genitori.
Mentre
si recava all’aeroporto con solo una sacca beige contenente giusto quattro
stracci, aveva incrociato un cartellone pubblicitario con la foto di Gabriel
Agreste.
Si
ricordò subito di un’altra offesa ricevuta da quella famiglia.
Usata
e poi gettata via come fosse un sacco della spazzatura.
“Questo
è troppo!” Aveva esclamato digrignando i denti, attirando l’attenzione dei
passanti, che si erano fermati a fissarla.
“Che
avete da guardare?” Si rivolse a loro in maniera acida, che li costrinse a
volgere lo sguardo da un’altra parte e farsi gli affari propri.
Lila
varcò poi le porte scorrevoli dell’ aeroporto, volse lo sguardo al tabellone
posto in alto della reception e si presentò al gate indicato con il biglietto
di sola andata.
*
Adrien
arrivò in Maison con una strana sensazione addosso, come se qualcuno lo stesse
osservando da molto lontano e non avesse buone intenzioni.
E
non erano di certo tutte quelle mamme pettegole poste fuori dalla scuola.
La
cosa, non sfuggì a Marinette, conosceva benissimo tutte le sue espressioni, e
notava subito se c’era qualcosa che lo preoccupava.
Non
era la riunione con gli azionisti, questo era certo; l’andamento della società
andava più che bene in quel periodo, e le vendite erano sempre in continuo
aumento, complice anche la nuova linea di intimo per donne, che Marinette aveva
ideato.
Sobria,
ma sensuale allo stesso tempo.
Salutò
suo marito con un cenno del capo, prima di vederlo sparire dietro la porta, e
dalla vetrata della sala riunioni, lo vide sistemarsi la cravatta e liberarsi
della giacca, la corvina pensò a quanto fosse sexy.
“Marinette,
sono arrivate le stoffe che avevi ordinato.” Ma ci pensò Nathalie a
distoglierla da quei pensieri non proprio dei più puri.
“Grazie,
vado giù in sartoria a dare un’occhiata.” Si era portata due mani sulla bocca
per coprire uno sbadiglio.
“Tutto
bene?” Le chiese la donna.
“E’
solo stanchezza, la sfilata si sta avvicinando e non abbiamo ancora iniziato a
confezionare il modello di punta.”
“Ce
la farete come sempre e la sfilata sarà un successo come al solito.” Nathalie
aveva sempre una parola di conforto.
“Ne
sono sicura.”
*
Marinette
era nello stanzino semi buio, stava controllando quella stoffa con enorme
soddisfazione: colore, tessuto e morbidezza, erano semplicemente perfetti.
Poteva
vedere il modello di punta della collezione, avvolgersi e prendere vita sul
manichino.
Un
paio di braccia la cinsero da dietro, e lei sussultò dalla paura.
Non
se lo aspettava.
Anzi,
non si aspettava che suo marito osasse tanto nel luogo di lavoro.
“Cretino,
mi hai fatto prendere un colpo!”.
Lui
non parlò, ma le scostò i capelli dal collo ed iniziò a stamparle dei baci
dolci e sensuali, fino ad arrivare alla spalla.
Marinette
chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quelle piacevoli sensazioni che non
provava da giorni.
Dio
quanto le mancavano quelle attenzioni.
“Mi
farò perdonare” Adrien insinuò le sue mani sotto la camicetta bianca partendo
dal basso, fino a fermarsi sul suo seno generoso, modellato dalle gravidanze.
“E
se venisse qualcuno?” Ansimò inerme.
“Sono
tutti in pausa, ci siamo solo noi qui” Rispose palpandole entrambi i seni.
Ma
Marinette non ne era convinta, e cercava di farlo desistere dal suo intento,
non che le dispiacesse, anzi, ma la paura che potessero beccarli mentre si
lasciavano andare, non la faceva impazzire, specie se magari a beccarli fosse
stato proprio il padre di lui o Nathalie.
Sarebbe
morta dall’imbarazzo.
“Ho
fame anch’io, Adrien.” La corvina non riusciva ad aprire gli occhi, lui sapeva
benissimo cosa fare per farla cadere ai suoi piedi.
“Anch’io…ma
il cibo potrà aspettare” Le alzò la longuette nera, rivelando un intimo di
pizzo nero che le metteva in risalto quei glutei sodi.
Suo
marito si stava chiedendo come potesse avere un fisico così perfetto dopo ben
tre gravidanze.
“Adrien…”
Sospirò mentre si voltava.
Il
biondo alzò le mani in segno di resa, se milady non voleva, non l’avrebbe
costretta.
“Chiudi
la porta” Le ordinò con un sorriso malizioso.
E
questo a lui bastò per farla sua per la prima volta in quello stanzino.
*
Lila Rossi era
scesa dall’aereo e la prima cosa che l’aveva investita, era stato il fetore di
letame e animali da soma, oltre che a sudore e a delle essenze puramente
orientali.
La prima tappa
del suo viaggio, era l’aeroporto di Marracash, poi da lì, avrebbe preso una
serie di bus e dei passaggi di fortuna, per arrivare nel cuore dell’Africa, in
uno dei villaggi che i suoi genitori le avevano parlato che avevano trovato
durante i loro viaggi.
La sua
intenzione era quella di sparire per un po’, fare nuove esperienze, imparare
qualcosa di nuovo.
Non se n’era
andata per puro piacere personale o per conoscere il mondo.
La sua partenza
era dettata dall’umiliazione, che ben presto si sarebbe trasformata in
vendetta.
Vendetta verso
la famiglia Agreste, e primo tra tutti: Gabriel.
Lui l’aveva
usata per i soli suoi scopi malvagi, e lo avrebbe ripagato con la sua stessa
moneta, ma prima avrebbe dovuto impossessarsi del miraculous della Farfalla.
Non sapeva dove
lo nascondesse, era certa in qualche posto sotto chiave e ben sorvegliato.
Un luogo dove
nessuno potesse sospettare che lì si trovasse qualcosa.
E per farlo,
avrebbe avuto bisogno o dell’akumizzazione in Volpina, in modo da poter creare
illusioni, oppure ancora meglio del miraculous della Volpe, ma chi fosse Lady
Bug, o la sua portatrice, le era tutt’ora un mistero.
*
A bordo di un
pick up, seduta sul cassone dietro assieme a un paio di capre che il suo
proprietario avrebbe venduto a caro prezzo al mercato, Lila stava viaggiando
verso il villaggio della sua destinazione.
Lì, avrebbe
incontrato alcuni stregoni, che le avrebbero insegnato le tecniche illusorie e
forse qualcos’altro.
*
Marinette
e Adrien si stavano ricomponendo, raccogliendo i vestiti dal pavimento.
“Tu
vuoi farmi morire!” Gli disse.
“Lo
devo prendere come un complimento?” Chiese sghembo lui mentre si abbottonava la
camicia.
La
corvina arricciò le labbra in modo malizioso.
“Direi
di sì” Rispose stampandogli un bacio sulle labbra.
“Abbiamo
così poco tempo per stare assieme” Sospirò affranto.
“Lo
sai che il periodo della sfilata è il più faticoso.”
Adrien
le sorrise e le accarezzò una guancia
“Certo che lo so, ed è per questo che appena sarà finita, andremo tutti e
cinque in vacanza.”
Marinette
mancò un battito.
Una
vacanza? Tutti insieme? L’ultima volta era stata prima che rimanesse incinta di
Hugo, ben sei anni prima.
“E
dove ci porti?” La corvina si infilò la giacca nera dopo averla ripulita con le
mani.
“Pensavo
alle Maldive!” Fece una pausa “…o in qualche altra isola se le Maldive non
vanno bene”.
“Qualsiasi
va benissimo, basta che ci siete voi, con me”
“Andata?”
“Andata.
Maldive arriviamo!”
Ma
l’entusiasmo di Marinette, venne frenato dall’espressione preoccupata del
marito.
Non
si era sbagliata questa mattina, c’era qualcosa che preoccupava Adrien.
“Mi
dici che cosa c’è che non va?”
“N-niente”
Balbettò abbassando lo sguardo.
“Chaton, ormai ti conosco…da quanto? Più
di vent’anni?” Gesticolò lei facendolo sorridere, era proprio vero, a lei non
sfuggiva niente.
Il
biondo non era ancora pronto a vuotare il sacco, credeva quella sua sensazione
così stupida che non era il caso di parlarne.
Ma
lei non demordeva, doveva assolutamente sapere, e non lo avrebbe fatto uscire
da quella stanza se lui non glielo avesse detto.
“Non
è niente di importante” Fece spallucce con tono più serio.
“Significa
che lo è, allora” Insistette Marinette.
Adrien
sospirò in segno di resa “Ho avuto la strana sensazione che qualcuno mi stesse
spiando oggi a scuola” Le disse guardandola negli occhi con espressione
preoccupato, anche se erano anni che non portava il miraculous del gatto nero,
certi atteggiamenti e certi sensi, li aveva assorbiti da Plagg.
“Chi?”
Il
biondo scosse la testa “Non lo so…quella donna…mi sembrava di conoscerla”
“Quale
donna?”
“Era
parcheggiata accanto la mia macchina, ma non sono riuscito a vederla bene, ma
potevo sentire i suoi occhi puntati su di me, come se potesse scavare dentro la
mia anima”.
“Non
potrebbe essere una tua ammiratrice?” Ipotizzò, non era raro trovare ancora sue
fan che lo rincorrevano per tutta Parigi, sebbene non fosse più un modello,
quando era più giovane, aveva fatto breccia sul cuore di molte ragazzine, lei
compresa.
“No.
Marinette, per la prima volta ero terrorizzato”.
*
Continua
*