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Autore: breezeblock    09/03/2021    5 recensioni
Per Hermione quel Serpeverde è una seccatura, e non è perché ha una paura fottuta dei serpenti, non per via del suo sangue nobile, nemmeno per i voti di Pozioni -sicuramente Lumacorno si sbaglia, comunque- più alti dei suoi. Semplicemente, non gli piace, la destabilizza, la provoca e non con i suoi insulti -quelli adesso che ci pensa non li pronuncia più- ma con le sue osservazioni, -ho notato che non mangi nulla a pranzo- le sue insistenze -nemmeno a cena, nemmeno oggi[...]
Questa storia partecipa al contest "Una crociata per la Dramione IC" indetto da BessieB sul forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ragazza Interrotta






Hermione si era accorta della differenza una sera come tante. Alcuni studenti si erano radunati in Sala Grande prima di cena, le divise si erano mescolate in un unico, confuso e sconclusionato colore, le parole fluivano libere e copiose come il succo di zucca trasformato in burro birra lontano dagli occhi inquisitori dei professori. Le era venuto il voltastomaco a sentire tutto quel ciarlare di tutto e di niente, le sembrava tutto così finto eccetto le cose in loro stesse, il coltello, il piatto vuoto. In quell’infinito blaterare di masse informi e di colori e stemmi vuoti, era riuscita a distinguere la sua voce.
Voglio andarmene da qui.
Un tratto impercettibile, ma che ha lasciato il segno.




Sono mesi che Hermione non riesce a parlare più con nessuno, ultimamente nel suo corpo si sente strana, come se dopotutto non fosse per niente il suo, di corpo. La cosa peggiore è che riesce a riconoscere quando la sua stessa mente le fa strani giochetti, ma non sa come farla smettere, quindi succede che pur di proteggerla, il suo cervello la distrae dal vero problema, e le impedisce l’accesso nel suo cuore, così che non riesce a trovare una soluzione, ma nemmeno sa di doverla trovare.
Insomma, sta impazzendo.
Harry, Ron e Ginny sono troppo occupati a fingere di fare gli adulti lontano da Hogwarts, per notare che qualcosa non va. E lei non perde tempo neanche a provare a raccontarglielo, perché non saprebbe cosa dire, sa solo che ci sono molte cose che le danno fastidio e non riesce a capire il perché.
Poi c’è Malfoy, e questo già basta a mandarla su di giri.
Che hai da guardare, le ha detto una volta, ma lei non ha risposto perché ultimamente Hermione non trova più le parole. E poi non lo stava guardando, si era solo fissata su un punto indefinito mentre cercava di ricordare come si intitolava quel libro che doveva chiedere in prestito in biblioteca.
Lui si è indispettito perché la Granger adesso è diventata così altezzosa da non rispondere nemmeno alle sue provocazioni e questo lo provoca a dismisura. Ha vinto la guerra lei, paladina della giustizia lei, esempio vivente di altruismo, dicono, ma a lui sembra solo una crocerossina votata al sacrificio ultimo. Insomma, quella lì ha seri problemi. La cosa peggiore è che Draco riesce quasi a capirla, quasi- perché un po’ si rifiuta di credere che sia possibile capirla- e quindi succede che nel suo mutismo lui si riconosce. Perciò comincia a spiarla ogni volta che ne ha l’occasione, aggirandosi furtivo per i corridoi in cerca del prossimo guaio in cui lei è senz’altro coinvolta, e aspetta solo il momento giusto per farle notare quanti sbagli ci siano in lei. Solo che Draco è anche intelligente abbastanza da capire che il primo che ha qualcosa che non va forse è lui che non smette di pedinarla. Quindi, conclude, l’autolesionista sono io che ho deciso di tentare di capirla.
“La smetti di seguirmi? Cosa sei, un vampiro sociale, adesso?”
Sono le prime parole che gli rivolge, anzi, che gli sputa praticamente addosso.
“Buona questa, Granger”.
 



A Hermione da così tanto fastidio Draco Malfoy che non sa proprio risparmiarsi, e gli dice davvero le cose peggiori, quando lo sorprende a seguirla a qualche metro di distanza. Non ha un passo molto delicato lui, i suoi stivaletti scricchiolano sulle foglie secche e smuovono i sassolini vicino al Lago Nero, che lei arriva a pensare che voglia farsi scoprire. Non poteva essere più scemo di così. Con lui Hermione parla, o meglio, si sfoga dicendo cose che a lui sembrano un po’ insensate, ma Draco sembra nato per darle fastidio, e quando si mette in testa una cosa- cercare di capirla- difficilmente desiste. Per Hermione quel Serpeverde è una seccatura, e non è perché ha una paura fottuta dei serpenti, non per via del suo sangue nobile, nemmeno per i voti di Pozioni -sicuramente Lumacorno si sbaglia, comunque- più alti dei suoi. Semplicemente, non gli piace, la destabilizza, la provoca e non con i suoi insulti -quelli adesso che ci pensa non li pronuncia più- ma con le sue osservazioni, -ho notato che non mangi nulla a pranzo- le sue insistenze -nemmeno a cena, nemmeno oggi- le sue strette vigorose a dir poco arroganti -dimmi che sta succedendo- il polso stretto nelle mani affusolate e calde. La stessa sera ripensa a quella stretta -forse non era poi così forte- ed è la prima volta che prende in considerazione quelle mani senza il desiderio di spezzarne le dita, e mai avrebbe pensato che fossero calde. Per lei Draco è sempre stato solo un inverno secco e pungente.
La stessa sera cammina in punta di piedi fino alle cucine e manda giù tutto quello che le capita sottomano, piange.
 




“Come è andata oggi?”
“Ti interessa davvero?”
“Perché avrei perso tempo a chiedertelo?”, Hermione si sta già pentendo nella sua testa, ma i suoi occhi lo stanno implorando di risponderle senza cacciarla via, c’è ancora speranza dietro quei cerchi scuri e spenti. Draco la guarda e nella sua speranza un po’ si riconosce, come anche nella sua paura di rimanere sola. Dove sono tutti? Vorrebbe chiederle, ma la loro assenza è abbastanza da spiegare il silenzio.
“In realtà non benissimo, sono caduto dalla scopa durante gli allenamenti”.
“Non sapevo avessi ripreso a giocare”.
“Non me lo hai mai chiesto, e comunque non ti vedo mai sugli spalti”.
Mi cerchi? È una domanda che le sorge spontanea, ma alla fine non la butta fuori. La soffoca più tardi, nel buio delle cucine e della sua silente disperazione.
“Ti fa male?”
“Nah, non è niente”.
Rientrano dal cortile, ha iniziato a piovere.
 




“Avevi detto che non era niente”, sospira contrariata buttando l’occhio sul gesso scarabocchiato. Draco aveva la testa sui libri e non l’ha sentita arrivare, quella ragazza ha il passo più felpato di un lupo, pensa. Solleva lo sguardo e la trova ferma immobile oltre il tavolo, con una pila di libri in mano.
“Non ti ho visto a colazione” mormora seccato, a bassa voce.
“Questo è il mio posto, ci studio io, qui”, Hermione continua a danzare sopra le sue osservazioni con una leggiadria e maestria invidiabili. Draco non è più sicuro siano così diversi, e a questo pensiero un po’ trema. Potrebbero andare avanti così all’infinito, perciò per la prima volta da quando la conosce, spezza per primo la catena, lui, che alle catene era fin troppo abituato e gli piacevano pure, tutto sommato. Lo hanno sempre fatto sentire al sicuro, sotto controllo. Quella che ha davanti invece, è una strega con gli occhi persi nel caos, eppure, eppure, il suo respiro torna regolare quando è con lei.
“Lo so”.
Le fa posto a sedere, tacito invito che lei accetta altrettanto tacitamente, si è appena scritta una tregua sulla polvere e il sangue, sul pavimento scardinato di una dimora decadente e lo sanno fin troppo bene.
Le offre un biscotto, Hermione rifiuta e Draco fa appena in tempo a notare la sua mano tremante, prima che torni nascosta sotto al maglione infeltrito.
 




Cinque sere più tardi, Draco sgattaiola fuori dal dormitorio. Ultimamente ha una fame tale che potrebbe divorare un grifone intero con appena due bocconi; finge di non sapere il perché ma è fin troppo intelligente per mentire a sé stesso così maldestramente, lo sa benissimo il perché e un po’ ne è felice.
Arrivato in cucina, lumos, pronuncia l’incantesimo a bassa voce e la vede lì, il cucchiaio che affonda in una vaschetta di gelato al cioccolato.
Che ci fai qui, Hermione vorrebbe parlare ma non ci riesce, la gola si è stretta e per poco non soffoca.
Draco alterna lo sguardo tra lei e le diverse vaschette di gelato sul ripiano della cucina, ma non dice nulla. Ha capito fin troppo bene, il silenzio basta a trovare il dolore. Ma non a capirlo.
“Che stai facendo?” non c’è traccia del tono derisorio che troppo spesso le ha riservato. Perché Draco si riconosce in Hermione, in tutto.
Hermione posa il cucchiaio e il gelato sul tavolo su cui era seduta, scivola giù e le gambe le tremano. Vergogna, è questo che prova. Riesce a sentirla anche nel retrogusto amaro di ogni cosa che ingoia, ma in quei momenti non è abbastanza pressante da costringerla a fermarsi. Quella sensazione arriva dopo, quando a un certo punto scatta quel qualcosa che la costringe a confrontarsi con ciò che ha fatto, ed è fin troppo schiacciante da contenere in un corpo così piccolo, debole e imperfetto. Hermione sta odiando Draco perché l’ha interrotta sul più bello.
Continua a tacere.
“Sai come me lo sono fatto?” le chiede, indicandole il braccio ingessato. La Grifondoro scuote la testa lentamente, gli occhi le si bagnano di lacrime. Sono ancora distanti, Draco si è lasciato la porta alle spalle ma interpone ancora la distanza necessaria affinché uno dei due riesca a scappare, qualora lo vogliano.
“Ho preso a pugni un albero, ripetutamente, di proposito”.
Hermione schiude la bocca sorpresa, sbattendo gli occhi qualche lacrima le bagna le labbra. Amare come la vergogna.
“Credevo di aver trovato il mio posto. Anzi, non pensavo nemmeno potesse esserci niente di diverso da quello che vivevo io. Poi è cambiato tutto. Dopo la guerra ho faticato a trovare il mio posto, ma che dico, faccio fatica ancora adesso. Credevo di riuscirci, così non è stato. Mi sento tagliato fuori da tutto, come se fossi in una bolla da cui nessuno può sentirmi. Dare pugni ai muri e agli alberi è tutto ciò che mi resta, dopo aver constatato che istigare risse non era proprio una cosa che passava inosservata”, Amaro è anche il sorriso di Draco.
Le parole di Hermione quasi incespicano una sull’altra in cerca di uscire dalla bocca, ma quando ci riescono, non si ferma più.
“Ho smesso di parlare. Non trovavo più nulla da dire. Ho cominciato a pensare fossi stata solo un’arma. Non ero nient’altro che una funzione all’interno di un sistema molto più grande di me, di cui credevo di avere il controllo ma mi sbagliavo. Dopo la guerra mi sono sentita svuotata anche di quella definizione, non avevo più niente da sacrificare, perché avevo già dato tutto, e la cosa più fottuta di tutte era che ancora pensavo a quanto dovessi donare agli altri, quanto ancora dovessi fare per dimostrare di non essere così fottutamente insicura. Ma dare consistenza a questi pensieri con delle parole che mai sarebbero riuscite a contenerne tutto il significato era inutile, sarebbe sembrato stupido, insensato, non una cosa che uscirebbe dalla mente brillante di Hermione”.
“Così cerchi di soffocare quello che senti realmente, mangiando di nascosto e senza un limite?”, Draco ha fatto qualche passo avanti verso il tavolo, cauto, ma deciso.
“Sento come un enorme vuoto, una voragine che non riesco mai a colmare e” un’altra cosa che di Draco la infastidisce è che interrompe, sempre, in qualsiasi momento lui pensi ci sia da aggiungere qualcosa. Quell’abbraccio è proprio questo. Un’interruzione, una linea incidente che la obbliga a fermarsi e a prendere fiato, un sentiero di un percorso mai notato prima.
“Non vorrei deluderti, ma non ho le risposte”, le sussurra nell’incavo del collo, spezzando il silenzio ma non l’abbraccio. È uno stringersi un po’ maldestro, il braccio ingessato si frappone tra i loro corpi, obbligandoli a una distanza che in una situazione diversa annullerebbero senza farsi più domande sul come e il perché. Si, è un momento goffo, ma talmente giusto che a Hermione viene da sorridere.
“Per il momento questo basta”, nasconde il viso nel maglione blu giusto il tempo di un respiro, la mano di Draco dietro la schiena si muove così velocemente che lei non si accorge di nulla fino a che le labbra non si incontrano con le sue, le linee incidenti sono due adesso.
 




Hermione si era accorta della differenza una sera come tante. Alcuni studenti si erano radunati in Sala Grande prima di cena, le divise si erano mescolate in un unico, confuso e sconclusionato colore, le parole fluivano libere e copiose come il succo di zucca trasformato in burro birra lontano dagli occhi inquisitori dei professori. Le era venuto il voltastomaco a sentire tutto quel ciarlare di tutto e di niente, le sembrava tutto così finto eccetto le cose in loro stesse, il coltello, il piatto vuoto. In quell’infinito blaterare, era riuscita a distinguere la sua voce.
Un tratto impercettibile, ma che ha lasciato il segno.
“Vuoi andartene?”
La pizza rubata dal tavolo dei Corvonero ha davvero un buon sapore, anche se ormai freddatasi per via del tempo imprevedibile di una sera di primavera. Hermione mangia a piccoli morsi, ma è così presa a ridere per le sue stupide battute che non fa caso al piatto vuoto quando finisce di mangiare e non si sente in colpa. Draco le sposta una ciocca di capelli dal volto con il braccio ingessato, quello che ha ripreso a muovere piano piano. Sul gesso, tra i mille scarabocchi, c’è anche quello di Hermione.
Un tratto impercettibile, ma che ha lasciato il segno.
Oltre i pezzi rotti.



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In principio questa storia non era pensata per un contest, anche perché ultimamente i miei livelli d'ispirazione toccano terra. Però poi dopo averla pubblicata mi sono detta che forse (non sono ancora molto sicura, ma tanto vale tentare) poteva adattarsi bene al contest indetto da Gaia Bessie/ BessieB sul forum di EFP, che ringrazio per la bellissima idea sulla Dramione IC. Quindi eccola qui. Non avevo mai trattato di temi simili, ma sentivo l'urgenza di farlo e Draco e Hermione, come succede sempre sono venuti in mio soccorso per aiutarmi a delineare la trama. Succede in un contesto IC, dopo la guerra. Mi viene facile pensare al fatto che i traumi dovuti a ciò che hanno subito sarebbero emersi in qualche modo, o sarebbe il caso di dire che sarebbero stati soffocati, come in questo caso. Credo ci sia anche un po' di angst, specie all'inizio, ma questo lo giudicherete meglio voi. Non so se mi sbaglio, ma non credo che qui i personaggi siano OOC, i temi trattati potrebbero interessare chiunque e fino alla fine rimangono in character nonostante il nuovo percorso intrapreso.
Non so cos'altro aggiungere, se non che probabilmente in futuro mi concentrerò ulteriormente su questo tema e chissà magari pubblicherò qualcos'altro. 
Nel frattempo, spero vi sia piaciuta.


 
  
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