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Autore: Urdi    27/08/2009    4 recensioni
Presumibilmente una raccolta, ma in realtà è una fic unica. Potete leggere ogni capitolo singolarmente, oppure tutti insieme a seconda anche dei personaggi che preferite (se la leggete tutta potrebbe sembrarvi un po' una telenovela in effetti, ma concedetemelo). Anyway la storia si basa principalmente sulle relazioni tra gli "adulti" (ma anche gli adolescenti non mancheranno!) di Naruto in un ipotetico Giappone moderno.
11^flash: KakashiYamato - E dai...
“Tenzo…” mormorò Kakashi tra un bacio e una carezza, cercando di mettersi seduto, ma l’altro gli premette una mano sul petto scoperto, tirando via con l’altra, di malo modo, un pezzo di camicia.
“Che c’è?”
“Dovremmo andar… - un attimo di pausa non appena avvertì la cintura sfilarsi dai passanti dei jeans - … Niente, chissenefrega!”

10^flash: KakaIta, ItaIno, KakaIno - Mercy Overdose [ Prima classificata al Kakashi and numbers contest indetto da Bravesoul]
9^flash: YamaAnko - Asistolia
8^flash: OroAnko - Vuoto e sangue (in polvere)
7^flash: KakaRin - Accetti o ignori? [Prima classificata al "Chat contest" indetto da Iaia]
6^flash: YamatoTayuya - Noia, io la tua ex la strozzerei
5^flash: ZetsuAnko – Fame rossa d’abbandono [Prima classificata allo ZetsuConest di NekoRika e Happyaku]
4^flash: KakaYama – Ricordi amari di liquori
3^flash: OroAnko – Spire [Seconda classificata e premio Miglior attinenza al tema al contest “Orochimaru’s Pairing” di Compagniescu]
2^flash: AsuKure - KakaKure - YamaAnko – KakaYama– Strage di San Valentino [Terza classificata e Premio Originalità alla 5^edizione del contest “2weeks” di Kurenai88]
1^flash: Yamato-Tayuya – Di noia, cotte ed altre sostanze [Prima classificata alla 4^ edizione del contest “2weeks” di Kurenai88]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Altri, Anko Mitarashi, Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi | Coppie: Tenzo/Yamato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di noia, cotte e altre sostanze'
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Di noia, cotte ed altre sostanze
Di Urdi



7.Accetti o ignori?
[non so quante parole XD]






Kakashi sbadigliò un’ennesima volta, passandosi una mano sul viso. Avanzò verso la scrivania con passo lento e strascicato, scalzo e privo di qualsiasi voglia di completare quella relazione che – sentiva ancora la voce tonante del Rettore – doveva essere terminata “PER TEMPO, PRIMA del Congresso.”
Sbuffò annoiato, chiedendosi di sfuggita come gli fosse venuta la malsana idea di diventare fisico teorico e ancor più di fare ricerca presso l’università. L’ambiente in verità non era male, se non avesse avuto quell’uomo a soffiargli sul collo…
Scansò quel pensiero con un movimento del collo e sorpassò la postazione di lavoro solo per poter prendere dal tavolo della cucina una tazza di tè.

Si specchiò nella bevanda calda vedendo solo i propri occhi riflessi, come se il liquido celasse il resto del suo viso, e sospirò.
Quanta fatica. 
“Forza…” si disse, tornando alla scrivania e accendendo il portatile. 
Mentre attendeva il caricamento del sistema, sfogliò il plico che il Rettore gli aveva dato. Avrebbe dovuto essere felice di quell’incarico, ma al momento si sentiva troppo stanco e non sapeva spiegarsi il motivo. Forse era semplicemente la giornata silenziosa e plumbea che dalla vetrata del soggiorno entrava di prepotenza a renderlo più apatico del solito.

Osservò il desktop, dove l’immagine di un carlino imbronciato lo guardava annoiato: il vecchio Pakkun, chissà come se la cavava? Lo aveva lasciato a casa con sua madre, convinto che potesse farle compagnia, ma la solitudine degli Hatake era sempre troppo solida.
Scansò anche quel pensiero.
Poi, deciso a vedere qualche nuova pubblicazione scientifica, più per curiosità che per bisogno di trarre spunto per la relazione, aprì il browser.
La sua casella di posta contava novecentocinquantasei messaggi di spam e un centinaio di e-mail tra studenti, colleghi e proposte di lavoro. Ignorò tutto: se non aveva voglia di scrivere un discorso messo in croce, figurarsi di leggere le stupide domande di qualche collega idiota. Per gli studenti, beh…erano abituati ai suoi continui ritardi, no?


E non seppe perché lo fece, probabilmente la noia del momento, forse anche una punta di curiosità o, più certamente, la completa voglia di cazzeggiare: aprì la sua pagina Facebook.

Si era fatto un account nel social network solamente perché glielo avevano menato quei cretini dei suoi colleghi. Anzi, a dirla tutta, non era stato neppure lui a farlo, ma probabilmente Gai che, se non ricordava male, gli aveva detto che DOVEVA averlo. 
Il professor Maito, fra le altre cose, vantava non solo un account su Facebook, ma anche un Gruppo con tanto di fans, un canale Youtube, MySpace, Netlog, Mixi… insomma, li aveva tutti perché “così ci si rapporta meglio con i giovani d’oggi. Come pretendi che ti capiscano se non parli la loro lingua?”.

Kakashi sorrise inconsciamente a quel pensiero e, ancora assonnato, notò un paio di richieste d’amicizia. Cliccò senza neppure pensarci e a momenti non si strozzò con il tè.
Si trattava di due ragazze: una non sapeva assolutamente chi fosse, l’altra invece la conosceva fin troppo bene. Difficilmente avrebbe dimenticato quel nome. 
Fu un momento in cui il silenzio dell’uggiosa giornata invernale, lo colpì in pieno, riportando a galla uno strano senso di oppressione.
Non poteva crederci: lui l’aveva cercata, ma non era mai riuscito a trovarla; più volte si era detto che non era il caso, eppure avrebbe tanto voluto poter parlare una volta per tutte con lei e mettere in chiaro quello che era rimasto in sospeso. Ci pensava, poi accantonava l’idea e cercava di mettersi il cuore in pace. Ma crogiolare nel senso di colpa era ciò che riusciva a fare meglio, no? Idiota. 
In ogni caso adesso lei se ne stava lì:



Hai una richiesta di amicizia da parte di:
Rin
Accetta.
Ignora.



Rin. 
L’uomo si passò una mano sulla fronte, osservò la piccola foto dove la ragazza – donna ormai – sorrideva e poi imprecò. Che doveva fare? Non si vedevano da così tanto tempo… Riprendere i contatti gli sembrava un po’ troppo innaturale e non amava particolarmente dover parlare attraverso una chat. 
Rin. Accetta?
E come faceva? Come diavolo faceva ad accettare di tornare al passato, di ripescare dispiaceri e rientrare nella vita di una donna che, ne era certo, viveva molto meglio adesso?
Perché poi, torturarsi con frasi sterili, magari punzecchiarsi o ancor peggio fingere indifferenza? Non gli piaceva l’idea di tornare a recitare in quel teatrino. 
Rin. Accetta?
Ma Rin era pur sempre Rin. Occupava una parte del suo passato dolorosa e costante ed ogni tanto bussava per ricordargli che c’aveva anche perso un occhio – e non solo quello. 
Rin, piccola di statura, con i capelli castani e un carattere placido, calmo come un lago. 
Rin innamorata che gli preparava il cioccolato per S.Valentino.
Rin che piangeva e rideva, e piangeva ancora.
Rin. Ignora?
Forse non poteva rievocare il passato, ma neppure far finta di nulla. Ignorare cos’era accaduto, la sofferenza che albergava nei loro corpi e, più a fondo, dove non volevano si vedesse, nella loro anima? Ignorare di quando, in tre, uscivano da scuola per andare a mangiare con Minato-sensei? Ignorare insieme a lei tutto quello che rimaneva del suo – loro? – amico Obito? Ignorare la tragedia, il sangue i pianti? 
Rin. Ignora?
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Era vero? Stare separati li aveva aiutati?
Lui di sicuro si era macerato nel senso di colpa, rimandando qualsiasi tipo di chiarimento.
Era troppo facile pensare che a far finta di niente tutto sarebbe scomparso. Forse. 

Rin…

Stava ancora facendo qualche ragionamento da adolescente impazzito, quando, non seppe mai come né perché – sempre noia? O forse curiosità di sapere cosa combinasse la sua vecchia amica d’infanzia? O per complicarsi ulteriormente la vita? – accettò.

…Accetta.

Si aprì dunque la pagina personale di Rin: la foto più grande sulla sinistra e la bacheca con alcuni messaggi di amici sulla destra. Kakashi li scorse rapidamente, senza vedere nulla di interessante, poi cliccò su “info” e vide che era donna, single, in cerca di amicizia, atea, idee politiche un po’ vaghe, la passione per il curry e la cucina, medico, fan di vecchi anime e cantautori stranieri. Esattamente come la ricordava. La differenza era che adesso era laureata e svolgeva il suo lavoro in un altro paese dove sembrava avere molti nuovi amici. Insomma, gli parve di vedere una figura ritagliata nella carta e appiccicata su un fondale diverso da quel che lui ricordasse.
Si conoscevano dall’infanzia, ma la morte di un loro amico in comune, Obito, li aveva irrimediabilmente separati. Nonostante al liceo avessero provato a stare insieme, la presenza dell’Uchiha incombeva sempre, come se fosse ancora fra di loro. Sì, con la carne, le ossa e tutto il resto.
Insofferenti e incapaci di comunicare, avevano finito per lasciarsi, perdendosi definitivamente il giorno in cui lei ebbe un incidente e dovette trasferirsi per essere operata. In Cina le avevano ridato l’uso delle gambe e la speranza di avere un futuro. Così, nonostante le lunghe lettere dove ammetteva di sentire la mancanza dell’altro e del loro vecchio rapporto – fatto di cosa poi? Senza Obito loro non potevano che essere due entità separate! – non tornò più in Giappone.

Persero qualsiasi contatto. 
Tutto rovinato.

A Kakashi mancava Rin, gli mancava davvero. Ma non aveva mai capito per quale motivo. Forse era solo un po’ di nostalgia… chissà.

Mentre ripercorreva con la mente la loro vecchia storia, osservando la giovane donna nelle foto dove ora sorrideva, ora faceva una linguaccia, ora si laureava, ora brindava rossa in viso, notò una piccola finestrella aperta in basso a destra: la chat con un nuovo messaggio.

“Ciao! Quanto tempo! Sono contenta che tu abbia accettato la richiesta. Come stai?”

Un attimo di smarrimento: Rin gli stava parlando - se si poteva considerare parlare quello. 

“Cosa combini di bello? Dai messaggi in bacheca noto che non esci molto, che cosa fai?” continuò la ragazza dall’altra parte dello schermo. 
E lui, ancora troppo stordito dalla cosa, non riuscì a rispondere continuando a rileggere quelle righe più o meno una ventina di volte.

Quando comparve la scritta “Ci sei?”, finalmente si riscosse.
“Sì, ciao. Scusa, ma non mi aspettavo di… rincontrarti qui.” Rispose, passandosi una mano sui capelli, ancora abbastanza confuso.
“Eh, lo so… Facebook è un posto un po’ strano, vero?” e una faccina con sorriso. 
Kakashi ne fu quasi divertito: che razza di situazione!
“Non parlarmene! Sono un pesce fuor d’acqua in queste cose.”
“Haha…”
Momento di pausa. 
Il fisico si trovò ad osservare quasi ossessivamente la piccola icona che indicava che “Rin sta scrivendo”. La poteva quasi immaginare dall’altra parte dello schermo, impegnata come non mai a trovare qualcosa di adatto da dire, forse davvero con il sorriso, oppure agitata come una ragazzina, come lo era lui stesso in quel momento.
“Sai che sono in Giappone? Se ti va possiamo parlare davanti ad un caffè. Non amo le chat e poi…mi farebbe piacere rivederti.” 

Colpo al cuore. 
Kakashi non si aspettava certo un appuntamento, non così in fretta per lo meno! Avrebbero potuto parlare ancora un po’ via chat, sapere cos’avevano fatto in quei lunghi anni di separazione, riprendere le fila di ciò che era stato interrotto e solo allora, forse, rivedersi. 
Tuttavia anche lui non amava quel tipo di comunicazione, nonostante fosse il modo migliore per aggirare i discorsi spinosi. 
“Non pensi che sia…” e non aveva ancora finito di scrivere che Rin gli aveva lasciato un’ultima risposta, prima di scomparire “offline”.
“Ci vediamo da Berries tra una mezz’ora se riesci, ti aspetto lì. Scusa, ma devo assolutamente fuggire!A tra poco.”

Merda. Ci mancava un altro ultimatum dopo quello del suo capo, pensò Kakashi. Si passò quindi una mano sulla nuca, sospirò e guardò dentro la sua tazza di tè. Che doveva fare? 
Aveva mezz’ora per decidersi.
Presentarsi significava dover mettere in chiaro delle cose, parlare e, ciò che detestava di più, dare delle spiegazioni.
Non farlo d’altra parte, sarebbe stato scortese.
Ma di che si preoccupava? Era solo un caffè, un’ora, al massimo una e mezza, del suo tempo per rievocare un pochino il passato, constatare che lei stesse bene e mettersi la coscienza a posto.
Chiuse internet e si guardò nel riflesso sullo schermo. Aveva l’aria di chi non dorme molto, ma si era fatto la barba e le labbra sottili erano lievemente increspate da un sorriso nostalgico. Nel vedersi così gli venne quasi da ridere, poi mise a fuoco l’immagine imbronciata di Pakkun, con i suoi occhi da cucciolo abbandonato e parve chiedergli consiglio. 
“Accetto di vederla o la ignoro?” 
Neppure il tempo, sempre più grigio, lo aiutava in quella scelta.


Poco dopo, cedendo del tutto al fatto di non poter girare sempre attorno alle cose, con una forza mistica riuscì ad indossare un paio di jeans e una felpa bianca con un atomo stilizzato stampato sopra; avvolse la sciarpa attorno al collo ed infilò la giacca sportiva.
Uscì e camminò dritto, senza neanche guardare dove andava. Aveva a disposizione una buona ventina di minuti perché il posto non era lontano, eppure era schizzato fuori come un proiettile per evitare ripensamenti.
In quella giornata plumbea, la ferrovia che si intravedeva all’orizzonte, risultava solo un contorno sottile sfumato nell’aria. Le file di alberelli che ornavano le strade, tremavano al vento freddo e tutto, tutto, sembrava pronto per accogliere una nevicata.
Kakashi, le mani affondate nelle tasche e il viso nella sciarpa, rompeva quella calma con il suo passo svelto. 

Arrivò davanti al locale dall’insegna verde e arancio, così in contrasto con quell’atmosfera quasi natalizia, in orario perfetto. E non era da lui. 

Indeciso, come un gatto che studia la sua preda, guardò oltre la vetrata per vedere se lei fosse già lì. Non la notò subito e quasi gli venne l’idea di andare via, ma poi la trovò: era seduta ad un tavolo in un angolo, composta e curata, i capelli castani sulle spalle e un vestito color pesca. Senza neanche rendersene conto Kakashi deglutì e soffocò un sospiro, prima di entrare.

Si lasciò cadere sulla sedia con non troppa grazia, senza neppure sfilare le mani dalle tasche o scoprire il viso dalla sciarpa, borbottando un “Hisashiburi”.
Rin, che stava sorseggiando un bicchiere d’acqua, fece un salto per lo spavento. 

“O-oddio…” mormorò improvvisamente bianca, gli occhi sgranati per lo stupore.

Lui si raddrizzò leggermente contro lo schienale e abbozzò un sorriso.
“Ti ho spaventato così tanto?”
La donna non rispose limitandosi a guardarlo con la bocca aperta, incapace di formulare qualsiasi pensiero.
“Scusa, non era mia intenzione!” rise il fisico, levandosi la sciarpa e rivelando il suo viso dai lineamenti perfetti.
Rin sbatté le palpebre un paio di volte, poi finalmente esclamò:
“Io non posso crederci!”
Kakashi la guardò interrogativo.
“Non è possibile che l’abbia fatto davvero…quella dannata…” corrugò la fronte la donna, fissandosi le mani.
“Ehm…prego?” chiese lui senza capire.
Fu allora che Rin alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Kakashi:
“E’ stata Kurenai, vero? – vedendo che lui non accennava a rispondere lei continuò – Ma sì! Le ho parlato prima su Facebook dandole appuntamento e… quella maledetta impicciona!”
In quel momento l’uomo si sentì un idiota. Anzi, un perfetto Idiota con la “i” maiuscola. La sera prima aveva lasciato che Kurenai usasse il suo computer e probabilmente era rimasto connesso con il suo account, quindi Rin, credendolo la donna, gli aveva dato appuntamento. 
Ancora incredulo continuò a fissare la sua ex senza sapere cosa aggiungere: sembrava la scena di un drama. Poi, forse per la tensione, forse per l’aver compreso la propria idiozia, scoppiò a ridere. 
Una risata sonora e cristallina che lasciò Rin senza parole. 
“Perché…perché ridi?” chiese seria, ma lui non smise, anzi, si dovette asciugare una lacrima sfuggita al suo occhio sinistro. 
“Smettila! Non c’è nulla di divertente!” obiettò di nuovo la giovane donna, senza ottenere nulla. Rimase allora impietrita a guardarlo ridere ed ebbe un tuffo al cuore. Quand’era stata l’ultima volta che avevano riso così insieme? Ripercorse con la mente la strada dei ricordi e arrivò davanti alla festa di compleanno di Genma per i suoi diciotto anni. Ricordava che avevano tutti bevuto molto e che erano finiti ad improvvisare lap dance usando Gai, o chiunque fosse a tiro, come palo. Era un pensiero sciocco, ma immediatamente la contagiò e le scappò una risata. 

Fu così: iniziarono ridendo entrambi come due invasati. 
Poi, quando il cameriere passò una terza volta per prendere le ordinazioni, Kakashi rinsavì e riuscì a chiedere due caffè e due fette di torta.
“Non ci vediamo da anni e scoppi a ridere così!” Rin prese bonariamente in giro il compagno, la tensione ormai sfumata.
Lui alzò le mani in segno di resa.
“Perdonami, ma la situazione è ben strana.” E si guardò bene dal rivelarle il suo errore.
“Certo che Kurenai è matta!”
“Eh, già, ma sai… è incinta, quindi è un pochino instabile.” Ottimo piano per evitare di essere ucciso da entrambe, forse poteva togliere la “i” maiuscola dal suo essere idiota…
“Cosa? Sul serio? Cavolo, mi era arrivato l’invito al suo matrimonio con Asuma, ma non pensavo fosse per riparare a qualche errore…”
“Ma lo sai che sei diventata davvero una stronza?”
Rin fece la linguaccia e Kakashi sorrise, rivedendola com’era quando avevano sedici anni.
“Dai, lo sai che scherzo! Allora la perdonerò…”
I due caffè arrivarono e la tensione tornò ad aleggiare tra i due. Entrambi presero a guardare la superficie del liquido scuro, probabilmente alla ricerca di qualcosa da dire.
“Sai, vorrei cominciare un discorso, ma… mi viene semplicemente “ne è passato di tempo” e mi sembra così banale…” se ne uscì ad un tratto lei.
“Figurati, per me è lo stesso. Però… è davvero passato tanto tempo.”
“Già. Non posso nascondere di non averti pensato in questi anni.” Sorrise amara la castana.
Lui rigirò la tazzina fra le mani e constatò quanto fosse strano parlare avendola di fronte, piuttosto che vedere quello che scriveva sulla chat. Non poteva fingere, non poteva pensare a lungo a cosa dire senza sembrare in imbarazzo o dispiaciuto. Perché, per quanto fosse bravo a non mostrare i propri sentimenti, gli occhi erano pur sempre gli occhi.
“Non ho più ricevuto tue lettere ed ho pensato che fosse meglio lasciarti in pace. Ci siamo fatti troppo male a vicenda e non volevo continuare quel circolo vizioso, ma…”
Lei alzò lo sguardo, seria, limpida e lui vi annegò, senza sapere come continuare. O meglio: lo sapeva, lo sapeva benissimo cosa voleva dire, ma non ci riusciva. 

“…mi sei mancata” non uscì mai dalle sue labbra.

“Sono successe così tante cose, non puoi immaginare. Alla fine io stessa non trovavo più il tempo di mettermi seduta e scrivere. Forse non ne avevo neppure voglia. Probabilmente ero giunta alla tua stessa conclusione: non facevamo altro che ferirci e non potevamo tornare amici come un tempo.”
Quel discorso, così freddo e solido, quasi tagliente, se ne stava lì fra di loro,
a dividerli adesso più che mai. Forse avevano solo bisogno di dirselo invece di chiarire punti oscuri. Dovevano guardarsi negli occhi e dire: “eravamo sconosciuti e non c’era più niente da fare”, per poter davvero ricominciare da zero.
Dopo un minuto buono di silenzio e sorrisi di circostanza, Rin continuò:
“Ma… cosa fai adesso?”
“Sono un fisico teorico, faccio ricerca all’Università; insegno fisica al liceo e nel tempo libero sono maestro di arti marziali nel club scolastico.”
Rin sgranò gli occhi.
“Wow, che uomo impegnato! Anche se si sapeva che eri un genio…”
“Ora, genio… occupo il tempo. – lui scrollò le spalle - E tu invece? Sei diventata chirurgo o sbaglio?”
“Non sbagli. Ma al di là di quello non faccio altro. Non ho una vita piena come la tua a quanto pare. – la donna finì il proprio caffè e osservò il fondo per un secondo prima di continuare – E… non hai nessuna ragazza?” quasi arrossì nel dirlo.

Kakashi appoggiò la tazzina sul tavolo e fissò Rin con un sorriso appena accennato.
In verità non sapeva cosa dirle di quello che riguardava la sua vita sentimentale. Dopo che si erano lasciati aveva avuto parecchie storie, mai nulla di troppo serio o coinvolgente, ma alla fine era arrivato alla sua conclusione. Era accaduto proprio qualche sera prima e quindi non aveva avuto occasione di dirlo a nessuno, se non a Kurenai che per il momento divideva l’appartamento con lui. 
“No. – lei alzò lo sguardo e lui proseguì – Non è una ragazza.” Disse semplicemente, e gli costò un’accelerata improvvisa del battito cardiaco.
Lei prima lo fissò senza capire, poi abbozzò un sorriso.
“Ce l’avete fatta allora.” E lo disse con sincero affetto, tanto che Kakashi quasi non si ritrovò ad arrossire. Si aspettava forse che lei soffrisse ancora per lui? 
“Con la dovuta calma.” Aggiunse l’uomo, quasi fosse stato punto sul vivo.
“Secolare calma oserei aggiungere. Siete due lumache!”
“Parla per Tenzo. Io c’ho messo tutta la mia buona volontà.”
“Sì, certo, immagino! Ma com’è andata esattamente?”
“E’ una lunga e assurda storia. Hai presente Beautiful? Peggio.”
La giovane donna rise coprendosi la bocca con una mano dalle dita fini e curate e Kakashi si sentì a disagio: era la prima persona a cui parlava apertamente della sua relazione con Tenzo e non era convinto fosse una buona idea. Rin sapeva che tra lui e l’altro c’era stato qualcosa nel periodo immediatamente successivo al diploma, all’epoca le aveva detto tutto senza pensarci su troppo, ma erano ancora dei ragazzini, adesso invece avevano passato l’adolescenza da un po’ e tutto aveva un peso diverso.
“E tu? Non hai trovato un uomo?” chiese poi il fisico, pensando di rimbalzo che forse non era convinto di volerlo sapere davvero. Era uno strano rapporto quello che lo legava a Rin, non sapeva perché, ma era come se non potesse vederla con nessun altro, se non un uomo dai capelli scuri che non era mai esistito.
“Io…beh…diciamo che ci sono dei lavori in corso, ma nulla di certo.” Sorrise, senza aggiungere che alcune ferite ancora le impedivano di buttarsi in una storia seria. Kakashi, nonostante tutto, aveva ancora il suo posto d’onore, ma non avrebbe mai potuto dirlo. Ormai era una donna, non una ragazzina innamorata, no?

Quando uscirono dal locale, fuori aveva preso a nevicare.
‘Proprio come in un perfetto drama’ , si ritrovò a pensare Kakashi. 
Rin si strinse nel cappotto rosso e guardò in alto i piccoli fiochi che scendevano lievi. Era come se avessero il potere di rallentare il tempo.
“Mi ha fatto piacere rivederti.” Le disse l’uomo, avvolgendo la sciarpa attorno al collo.
Lei sorrise.
“Anche a me.” 
Entrambi si erano levati un peso dal cuore, eppure la voragine che li separava sembrò allargarsi all’improvviso. Adesso non avevano davvero più nulla da dirsi. 
“Devo assolutamente terminare quella relazione…”sospirò sconsolato Kakashi, mentre affondava le mani nelle tasche.
Rin invece infilò i guanti e rise.
“Mi raccomando, se vinci il Nobel fammelo sapere.”
“Va bene, ti invito alla festa. E porta anche quel tuo semi-ragazzo.”
Si fissarono un secondo, proprio come quell’ultimo giorno in cui non si erano salutati, ma semplicemente allontanati. Forse non avevano ripreso il rapporto e non sarebbero mai più stati amici, ma per lo meno, sapevano di contare molto l’uno per l’altra e bastava così. 
Kakashi alzò lo sguardo, il viso coperto dalla sciarpa.
“Allora, stammi bene!” esclamò Rin, salutando con la mano.
Lui ricambiò con un sorriso tirato.
“Anche tu.”

Ed entrambi si voltarono prendendo ancora una volta direzioni opposte. Non seppero mai che all’unisono si erano fermati poco distanti, indecisi se voltarsi per aggiungere qualcosa, perché avevano tutti e due pensato che fosse troppo innaturale e avevano proseguito per la loro strada.














Kurenai rincasò piuttosto tardi. 
Kakashi non era in casa, le aveva lasciato un biglietto sul tavolo della cucina con scritto che rimaneva in biblioteca per completare un lavoro. 
“Ah, ma non lo sa che se mi lascia da sola mi strafogo di gelato?! Che coinquilino indisciplinato!” borbottò, tornando in salotto.
Il corso pre-parto ultimamente le dava ai nervi e la sfiancava, considerando la situazione con Asuma. Ogni tanto lui la guardava in un modo che la faceva sentire una stronza fatta e finita: dopotutto era fuggita dall’altare il giorno del loro matrimonio e adesso viveva da un amico, non era certo da biasimare! Ma con il tempo avrebbero risolto, ne era convinta, aveva solo bisogno di stare un po’ per conto proprio e rilassarsi…e partorire! 
Presa dallo sconforto che le dava tutta quella assurda situazione, si alzò dal divano in cui era sprofondata e si diresse alla scrivania. Il pc era acceso e le bastò cliccare sull’icona di internet per accedere alla casella di posta. Inutile dire che la mail box era piena di messaggi di parenti e amici preoccupati, ma li ignorò - non sapendo che anche Kakashi aveva fatto lo stesso quella mattina – ed entrò in Facebook decisa a completare qualche test inutile.
Ma nell’esatto momento in cui stava per iniziare “Che tipo di madre sarai?”, vide la finestra della chat aperta ed un messaggio da parte di Rin:

“Tu sei una stronza! Ma ti voglio bene lo stesso ;P Grazie, avevo bisogno di rivederlo.”



Kurenai si passò una mano tra i capelli e corrugò la fronte.


“Eeeh?!”


Kakashi, in biblioteca, ripensando a quella mattinata abbozzò un sorriso, non sapendo cosa lo avrebbe atteso una volta tornato a casa…


Owari...?



Oh, sì lo so… c’è una fine in sospeso, ma mi divertiva così. 
*inchino

Urdi

P.s. Ebbene sì sono tornata da New York e sono più in forma che mai, scriverò tanto. E' una promessa!



Note dell’autrice sul testo:

Ehm...lo so... è una strana ff. Comunque sia continua il filo di tutta la raccolta (che alla fine è un enorme racconto unico fatto di piccoli pezzi). L'idea di Kakashi fisico teorico mi intriga, ce lo vedo proprio. Sono un po' matti i fisici XD ihih... Lo so è tutta colpa di Big bang Theory u__u (un telefilm che letteralmente amo *_*) scusatemi. Ho preso un pochino spunto.

Browser, chat, verbo “cliccare”, account: tutte cose che riguardano il “chattare” e internet. Spero che sia tutto chiaro senza bisogno di spiegazioni!
Facebook, Mixi, netlog, MySpace: sono tutti social network esistenti
SocialNetwork: tutti I siti tipo facebook, MySpace, ecc. dove si “rimane in contatto” con altre persone, si mettono le proprie foto e i propri penseri
Drama: telefilm orientali (si suddividono in C-Drama J-Drama, cioè Cinesi o Japp o Coreani…ma ora quelli coreani non so come si segnino…haha… XD)
Hisashiburi: I Giappi lo dicono quando non si vedono da molto tempo.
Berries: è il nome di un locale dove lavora la protagonista del libro Amrita di Banana Yoshimoto. Ho voluto citarlo perché lo adoro.
“Strafogarsi” credo sia strettamente genovese, ma non ne sono sicura XD io spero mi passiate il termine: è voluto! Significa mangiare molto, fino a scoppi


Questa fanfic ha partecipato al "Chat Contest" indetto da Iaia (13d08c81) sul forum classificandosi PRIMA*_*.
Sono davvero molto contenta, perché sebbene sia una storia molto irreale mi piace come "commediola"^^
Ringrazio dunque la giudice e faccio i miei complimenti ai partecipanti: Hiko-chan, Hikaru_zani, Lady Nene e Bravesoul! Complimenti a tutti!^^

Il responso della giudice:

"Accetti o ignori?" di Urd.

Grammatica e lessico: 9.5/10 punti
Stile e forma: 5/5 punti
Originalità: 9.5/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 punti
Attinenza al tema: 10/10 punti
Impressioni personali: 5/5 punti

Totale: 49/50.

Giudizio:
A parte un errore di distrazione ed una frase poco chiara, la grammatica risulta perfetta e lo stile che contraddistingue ogni tuo scritto emerge travolgendo il lettore sebbene il racconto risulti statico.
Originale l’idea di un incontro tra Kakashi e Rin dovuto ad un contatto accidentale, ed ancor più originale l’evolversi del loro appuntamento.
Kakashi risulta IC e lo stesso vale per Rin.
Il mondo virtuale si sposa perfettamente con la realtà e riesce ad amalgamarla in modo singolare.

  
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