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Autore: Abby_da_Edoras    13/03/2021    11 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 8: Raise your banner

 

Wake up
I'm defying you, seeing right through you once I believed in you
Wake up
Feel what's coming deep within we all know

Blood for freedom

So raise your banner, fight your war
Break the silence, no remorse
Won't die within

Raise your banner, won't you come
Fight the venom, the good die young
Won't die within!

(“Raise your banner” – Within Temptation feat. Anders Fridén)

 

Dopo la cocente sconfitta ad opera di tutti gli eserciti norreni riuniti, ciò che rimaneva dell’armata dei Rus’ si era dispersa e i sopravvissuti si erano immediatamente rimessi in viaggio verso la loro capitale, Kiev. In parole povere, la vittoria di Bjorn e dei suoi era stata totale e i Rus’ ci avrebbero pensato non una, non due, non tre, ma cento volte prima di provare nuovamente ad attaccare la Norvegia.

Aethelred, Hvitserk e Helgi stavano parlando proprio del grande successo avuto in battaglia mentre, quella sera, si dirigevano verso la dimora reale. Helgi era ormai divenuto a tutti gli effetti un altro membro della famiglia e in particolare Hvitserk sembrava sentirsi legato a lui, che a causa dei traumi subiti gli ricordava se stesso e tutto ciò che aveva passato con alcool e funghi allucinogeni (sebbene Helgi, da questo punto di vista, non fosse affatto così debole e mai una volta aveva cercato rifugio ai suoi incubi nel bere), così, quando erano insieme, cercava di distrarlo, di rasserenarlo, di metterlo a suo agio.

Sì, in effetti era esattamente ciò che aveva fatto con Aethelred in Wessex e non deponeva certo a favore della costanza di Hvitserk nei sentimenti, ma sappiamo già da tempo che Hvitserk era sempre stato piuttosto volubile nei suoi legami e nelle sue alleanze e, chissà, magari con Helgi sarebbe stata la volta buona!

Dal canto suo, Helgi non aveva ancora pensato a Hvitserk in altri termini che non fossero quelli dell’amicizia, era troppo legato al ricordo della moglie uccisa barbaramente, però stava bene con lui e aveva bisogno del suo dolce affetto.

Aethelred vedeva accadere tutto questo sotto i suoi occhi, ma non poteva farci niente. Lui che non credeva nel destino iniziava davvero a pensare che, probabilmente, il suo era quello di venire sempre per secondo, di non essere degno di essere amato, così come era stato con la sua famiglia. Si era illuso che con Hvitserk sarebbe stato diverso, ma non era andata come pensava… Del resto il Principe aveva già creduto che Hvitserk volesse ritornare con Thora, era solo questione di tempo prima che la storia tra loro finisse e adesso c’era Helgi. Che, poveretto, dopo tutto ciò che aveva dovuto subire meritava di essere felice… lo meritava sicuramente più di lui.

“Non dovremo più preoccuparci di un attacco da parte dei Rus’, ora, non è così?” domandò Helgi ai suoi nuovi amici.

“Credo proprio di no” rispose Aethelred. “La loro è stata una vera e propria disfatta e se ne saranno tornati nella steppa con la coda tra le gambe! Spero che questo servirà da lezione anche ad altri popoli che dovessero nutrire il sogno di sottomettere la Norvegia. I Norreni uniti non potranno mai essere sconfitti da nessuno.”

“Ormai parli proprio come se fossi un vichingo anche tu” sorrise Hvitserk. “E, del resto, è così che tutti noi ti consideriamo. Questa battaglia è servita anche a riunire tutti i Re e i capi norreni e penso proprio che, d’ora in poi, la Norvegia sarà unita e i piccoli Regni smetteranno di farsi la guerra l’un l’altro, soprattutto dopo che ci sarà l’elezione del Re dei Norreni. A quel punto…”

Hvitserk s’interruppe di colpo, lo sguardo fisso verso un piccolo gruppo di case.

“Cosa c’è, Hvitserk?” chiese Helgi.

“Laggiù c’è qualcuno” rispose il giovane vichingo. “Là, proprio dietro quella casa. Non lo vedete?”

Era sera e non era così facile vedere bene, ma Hvitserk sembrava proprio sicuro.

Vabbè, le visioni di Hvitserk erano ormai leggenda, ma se davvero ci fosse stato qualcuno che si nascondeva in mezzo alle case dei tranquilli cittadini di Kattegat? Magari uno dei Rus’ sfuggito al massacro?

I tre giovani si avvicinarono al luogo indicato da Hvitserk.

“Vieni fuori, fatti vedere, se ne hai il coraggio!” intimò il vichingo.

Questa volta Hvitserk aveva ragione, bisogna dargliene atto: c’era davvero qualcuno che si era nascosto e che, adesso, lentamente, si stava mostrando ai tre.

“Non mi sto affatto nascondendo, stavo solo aspettando il momento opportuno per farmi vedere. E niente panico, vengo in pace” disse l’intruso, uscendo dalle ombre e rivelando la sua identità.

“Ivar? Cosa accidenti ci fai qui?” fu la reazione brusca di Hvitserk.

“Ehm… questo è Ivar? E’ veramente lui? Insomma, non è che… ecco…” fece Aethelred, dubbioso, cercando di guardare meglio il giovane sconosciuto. Beh, possiamo anche capirlo, poverino, dopo mesi in cui Hvitserk diceva di vedere Ivar in cielo, in terra e in ogni luogo un ragionevole dubbio si poteva anche ammettere. Certo, questa era una persona vera e reale, ma magari era un altro…

“Non mi aspettavo una festa di benvenuto, ma nemmeno questa ostilità, fratello” rispose Ivar, che era proprio quello vero. “Lo ripeto, sono venuto in pace. Sono disarmato, non voglio fare del male a nessuno.”

Aethelred gli si avvicinò, questa volta scrutandolo con una certa curiosità. Aveva sentito parlare del famigerato Ivar da quando era ancora nel Wessex, poi durante l’assedio di Kattegat lo aveva intravisto sulle fortificazioni, in seguito Hvitserk diceva di vederlo più o meno dappertutto e poi, durante la battaglia contro i Rus’, non aveva avuto occasione di scontrarsi con lui, aveva solo visto Helgi spintonarlo prima che colpisse Bjorn e poi era finita lì.

Era la prima volta che lo vedeva davvero da vicino e la sensazione era strana, insomma, alla fine era poco più di un ragazzo, per di più appoggiato a una stampella, e non dava l’impressione di essere il mostro che tutti dicevano. In quel momento gli tornarono alla mente alcune storie che aveva sentito proprio da Hvitserk a proposito di Ivar, sul fatto che era nato con una rara malattia alle ossa delle gambe e che aveva sofferto tanto, che i suoi stessi fratelli lo avevano crudelmente deriso da bambino, che era chiamato storpio e Il Senz’ossa… ma anche che era riuscito a lottare contro la sua malattia e che, anzi, si era fatto costruire una sorta di tutori per riuscire a stare in piedi e persino a camminare con l’aiuto di una stampella. Suo malgrado, Aethelred si ritrovò a provare pena per quel giovane, quasi una specie di solidarietà e anche di ammirazione per quanto era riuscito a fare nonostante la fragilità delle sue ossa. E forse, chissà, anche le crudeltà che aveva commesso non erano state altro che un tentativo di vendicarsi per le sofferenze subite, una sorta di rivalsa contro un destino che pareva già segnato…

Beh, comunque, nonostante la stampella e tutto il resto, non dimentichiamo che era stato lui a cercare di uccidere Bjorn, quindi magari le apparenze ingannavano!

“Cosa c’è, hai intenzione di perquisirmi?” domandò Ivar a Aethelred, vedendo che gli si era avvicinato tanto e che continuava a fissarlo. “Te l’ho detto, non sono armato e giuro solennemente di non avere cattive intenzioni.”

“E allora cosa ci fai qui?” ripeté Hvitserk, ancora ostile. “Come hai fatto a entrare in città senza che nessuno ti notasse?”

Ivar rise.

“Chi avrebbe dovuto notarmi? Sono tutti mezzi ubriachi dopo più di una settimana di festeggiamenti per aver sconfitto i Rus’! E poi sono passato dal passaggio segreto, avete presente, quello che Freydis vi indicò quando decise di tradirmi… E’ ironico, non trovate?”

“Io non mi sto divertendo affatto” replicò Hvitserk. “Cosa sei venuto a fare? Speravi di riuscire a uccidere Bjorn, visto che la prima volta ti è andata male?”

“La tua ostilità mi ferisce, fratellino. Ho già detto e ripetuto che non ho cattive intenzioni. Volevo soltanto… tornare a casa, tutto qui” rispose Ivar, con un mezzo sorrisetto.

“Perché non sei ripartito per la steppa sconfinata o quello che sia con i tuoi amici Rus’?” chiese Aethelred.

“Perché i Rus’ non sono miei amici. Sono un vichingo, sono un figlio di Ragnar e il mio posto è qui” dichiarò Ivar, evidentemente convinto che, qualsiasi cosa decidesse, per gli altri sarebbe dovuta andare bene.

“E’ curioso che tu dica che non sei amico dei Rus’, visto che hai combattuto al loro fianco, li hai condotti qui, volevi che conquistassero la Norvegia e…” iniziò a protestare Hvitserk, ma Ivar lo interruppe.

“Piano, piano. Le cose non sono andate così e, se potessimo sistemarci in un luogo un po’ più comodo e meno freddo vi racconterei anche com’è andata” disse.

“Non pretenderai certo di essere ammesso nella dimora reale!” esclamò Hvitserk.

“Beh, quella è anche casa mia” ribatté Ivar, con un’invidiabile faccia tosta.

“Al momento non credo proprio” intervenne Aethelred, prendendo in mano la situazione. “Ma sono curioso di ascoltare la tua versione dei fatti e, in effetti, c’è un posto dove potremmo parlare senza essere disturbati. Seguici, non è lontano.”

Aethelred si riferiva alla piccola casa nella quale aveva vissuto con Hvitserk mentre lo disintossicava e si avviò in quella direzione, mentre Helgi e Hvitserk si erano messi a destra e a sinistra di Ivar, come se lo stessero scortando.

“Adesso è un Sassone che prende le decisioni, a Kattegat? Siete proprio caduti in basso…” commentò sarcastico Ivar. “Che poi… io ti conosco, mi ricordo di te. Non sei il Principe, quello che combatteva con suo padre e suo fratello a York?”

“Sì, sono io, il Principe Aethelred” rispose il giovane, senza fermarsi.

“Ne hai fatta di strada, allora. Adesso combatti per i Norreni? Non l’avrei mai detto. Mi ricordo proprio bene di te, tu e tuo fratello eravate alla vostra prima battaglia per riconquistare York… Lo sapevi che sono stato io a organizzare il piano che vi ha fatti cadere in trappola, fingendo di aver lasciato la città e poi imprigionandovi dentro?” continuò Ivar.

A quel punto Aethelred si bloccò e si voltò verso Ivar con un sorrisetto.

“No, non lo sapevo. E tu, invece, lo sapevi che sono stato io a suggerire a Bjorn di difendere anche il fiume a nord di Vestfold e a fargli sospettare che avreste potuto tentare di accerchiare il suo esercito passando da Tamdrup? Credo che sia per questo che non lo hai colto del tutto di sorpresa e non sei riuscito a ucciderlo” replicò disinvolto.

Ivar fu preso alla sprovvista e per un secondo rimase in silenzio, poi un lampo di ammirazione attraversò il suo sguardo.

“Ha la risposta pronta, il Principino” commentò ridendo, piacevolmente sorpreso. Era interessato e attratto dalle persone che gli tenevano testa e che non si lasciavano intimidire da lui. “Dunque vi siete andati a prendere uno stratega in Wessex… immaginavo che non potesse essere stato Bjorn o uno qualunque di voi a prevedere il mio piano di attacco!”

“Siamo arrivati” lo interruppe Hvitserk, tradendo un certo nervosismo. Il piccolo gruppetto entrò nella casa che per lui era stata praticamente una prigione e ognuno si accomodò alla bell’e meglio, quella non era di certo una dimora di lusso.

Quando si furono tutti sistemati, fu di nuovo Hvitserk a prendere la parola.

“Allora, vuoi spiegarci una buona volta cosa ci fai qui e perché non dovremmo considerarti un nemico e un traditore?” domandò.

“E’ molto semplice” rispose Ivar. “In questi mesi passati come protetto del Principe Oleg mi sono reso conto di come si viva male in balìa di un folle, dovendo sempre pesare le parole, senza sapere se la mattina dopo ti sveglierai intero. So che io stesso sono stato così nei mesi in cui ho governato Kattegat e ho capito che non è così che voglio essere considerato. Ho capito anche che Kattegat è casa mia e che è qui che voglio vivere, anche se non necessariamente come Re… a meno che non siate voi a volermi eleggere!”

“Sul serio? Sei tornato perché speri di essere eletto tu Re dei Norreni?” fece Hvitserk, allibito.

“Perché mi fai dire cose che non ho detto? No, non sono qui per questo, anche se prima o poi vi renderete conto che sarebbe la cosa migliore per tutta la Norvegia… ma no, ora come ora non è questo che voglio” spiegò il giovane. “Ho vissuto praticamente prigioniero per mesi e ora voglio godermi la libertà nella mia terra e tra la mia gente, senza responsabilità, e poi, magari, tra un po’ di tempo riprendere a viaggiare, a esplorare e razziare in nuove terre. Ho voglia di riscoprire il mio spirito vichingo.”

“E cosa ti fa pensare che Bjorn ti concederà di rimanere a Kattegat a riscoprire il tuo spirito vichingo, visto che sei stato tu a cercare di ucciderlo?” chiese Aethelred, sarcastico.

Ancora una volta il volto di Ivar si illuminò in un sorriso ammirato: il giovane Sassone non gliene lasciava passare una e lui si stava divertendo un mondo!

“Ma che caratterino ha questo Principe. Ditemi la verità, è lui che comanda qui a Kattegat” ribatté Ivar, compiaciuto. “In questo caso dovresti essere tu a darmi il permesso di restare.”

“Il Re è Bjorn e dovrai chiederlo a lui” tagliò corto Aethelred, sentendosi stranamente turbato.

“Bene, allora spiegherò a Bjorn che è solo merito mio se i Rus’ se ne sono tornati nella loro terra senza più velleità di conquistare la Norvegia” rispose il giovane vichingo.

“Ma se sei stato tu a condurre qui i Rus’ e a combattere con loro” obiettò Hvitserk. “Non penserai davvero che siamo così sciocchi da crederti?”

“A dire la verità sì, lo penso, ma questa è un’altra faccenda. Ciò che è veramente importante è che le cose non sono andate così” chiarì Ivar. “Io sono scappato da Kattegat quando voi l’avete occupata e ho viaggiato per mesi verso Oriente, poi sono stato catturato dagli uomini del Principe Oleg che mi ha preso in simpatia dopo aver ascoltato la mia storia. E’ stato lui a decidere di invadere la Norvegia, perché si era messo in testa che quella è la patria ancestrale dei Rus’, che sono anche loro di origine vichinga. Il fatto è che era lui a voler dominare la Norvegia, io sarei stato messo sul trono di Kattegat come un suo burattino, e a me questo non andava bene per niente!”

“Me lo posso immaginare” commentò Aethelred, affascinato suo malgrado da quella storia.

“Ecco, vedi che tu lo capisci? E’ proprio vero che le grandi menti pensano all’unisono” * scherzò il giovane. “Quindi, mentre l’armata dei Rus’ avanzava verso la Norvegia, io ho fatto in modo di allearmi con il fratello di Oleg, Dir, e con suo nipote Igor, il vero Principe ereditario. L’esercito era già per buona parte favorevole a Igor e a Dir e aspettava soltanto una scusa per spodestare Oleg. Così, quando i Norreni hanno travolto le truppe Rus’, i superstiti non hanno perso tempo e hanno fatto fuori Oleg in tutti i sensi: Igor l’ha trafitto con una freccia. Poi, per dimostrarmi la loro gratitudine per averli aiutati a salire al trono, Igor e Dir mi hanno liberato. A loro non interessa conquistare la Norvegia, la Rus’ è già abbastanza grande, da loro non avrete più problemi.”

“Forse mi è sfuggito un passaggio, ma perché Bjorn dovrebbe essere grato a te?” domandò Hvitserk.

“E’ questo il tuo problema, fratello, non presti mai abbastanza attenzione. Scommetto che il tuo amico Sassone, qui, ha già capito tutto” ribatté Ivar con un’occhiata a Aethelred che, di nuovo, lo scombussolò tutto quanto. “Perché Oleg non si sarebbe mai arreso, avrebbe cercato di rimettere in piedi un’altra armata per poi tornare ad invadere la Norvegia. Grazie a me, Oleg non c’è più e il nuovo regnante, Igor, non ha interesse per la Norvegia. Semplice, no?”

Hvitserk, Helgi e Aethelred si scambiarono sguardi perplessi. In effetti la storia di Ivar aveva una sua logica e, probabilmente, Bjorn avrebbe anche accettato di riammetterlo a Kattegat. Del resto tra i vichinghi funzionava così e lo stesso Bjorn aveva più volte stretto alleanze con Harald che lo aveva regolarmente tradito altrettante volte… Ivar aveva davvero buone speranze di rientrare in famiglia e, comunque, uno come lui faceva più comodo averlo dalla propria parte che come avversario.

Sì, probabilmente la cosa avrebbe potuto funzionare.

Almeno fino alla prossima intemperanza di Ivar!

Fine capitolo ottavo

 

 

* So che questa frase è stata usata in un tempo ben posteriore a Ivar e ai suoi, ma devo essere io a ricordarvi quanto Ivar sia avanti per i suoi tempi? XD

 

 

 

 

 

   
 
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