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Autore: cin75    14/03/2021    5 recensioni
Dalla storia:
Nell’appartamento di Jared, il ragazzo, era ancora fermo al centro della soggiorno, con lo sguardo fisso sulla porta di casa chiusa. I suoi occhi vedevano ancora la sagoma di Jensen, la sua mente continuava a gridargli “Muoviti, lui non è più su quella porta!E’ andato..., devi respirare di nuovo. Devi muoverti di nuovo!”
Non seppe quanto tempo passò, ma ad un certo punto diede retta a quella voce interna e quasi con fatica, raggiunse il divano. Si sedette, poggiò la testa sul cuscino dello schienale.
Completamente vuoto, completamente svuotato. Decisamente confuso.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Richard Speight Jr.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alex davanti a lui, teneva una mano sul lato del fianco scoperto e con movimenti veloci e a tratti isterici, cercava di tirarsi su i jeans.

“Ma cosa….”

“Non...ti prego...non guardarmi!!” fece decisamente in panico Alex.

“Io..io non...non capisco….” fece decisamente stranito Jared e poi i suoi occhi non riuscirono a non fissare quella mano ferma sul fianco.

Cosa non doveva guardare? E perché quella mano invece di aiutare l’altra a sistemare i pantaloni, restava ferma su quel lembo di pelle??

 

Il suo respiro si fermò allarmato. La mente iniziò a lavorare di dubbi e paure. Inspiegabilmente l’immagine di Jensen che si sfilava i jeans davanti a lui per mostrargli il tatuaggio, si sovrappose a quella di Alex che, invece, cercava di tirarseli su, per coprire qualcosa.

 

“Leva la mano!” sibilò e in quel momento Alex sembrò congelarsi sul posto.

“Cosa?!” chiese spaurito.

“Leva ...la ...mano!” ripetè avvicinandosi solo di un passo.

“No...no...io non...”

“Sposta ….la mano!” proferì con decisione a questo punto.

“Non volevo...non così...non avrei dovuto...voluto...” sembrava terrorizzato Alex vedendo Jared ormai ad un solo passo da lui. Sul volto l’aria quasi feroce.

“Ti ho detto sposta questa cazzo di mano!!!!” e questa volta gridò decisamente.

Alex esalò un respiro, sopraffatto da quel grido rabbioso.

“Ti prego….ti prego….no.” supplicò Alex, che ormai aveva gli occhi lucidi di colpa. “Non volevo che...accadesse così!” sembrò confessare.

Jared non capì più niente. Nemmeno si rese conto di aver afferrato la mano di Alex dal polso e di averla strattonata via. Nemmeno si rese conto di star vedendo ciò che credeva non avrebbe mai più visto.

Jared


Con un gesto sconvolto, si portò una mano alla bocca. Guardò stralunato il volto altrettanto sconvolto del ragazzo di fronte a lui che ormai piangeva. Singhiozzi sommessi. Respiro spezzato. Lacrime dolorose e amare, copiose sul tutto il viso.

“No...no...no...” balbettò Jared, camminando piano all’indietro, come ad allontanarsi da un qualcosa di assurdo e pericoloso. “Non può essere….non puoi essere….tu sei...tu sei…..” e a quel punto impattò alla parete che fortunatamente si ritrovò alle spalle. Si appiattì contro di essa. Lo stomaco gli tremò dal panico. Gli occhi si riempirono di lacrime cocenti. La mente si rifiutava di accettare quello che quegli stessi occhi continuavano a mostrargli, impietosi.

“Per favore….lascia che ti spieghi...lascia che….”

“Nooo!” urlò Jared arretrando ancora, o meglio, scivolando lungo la parete contro cui poggiava. Come chi si ritrova a dover affrontare un fantasma. Corse, quasi verso il soggiorno. Fuggendo dal ragazzo e da quello che aveva visto. Si allontanò dalla persona che credeva aver riconosciuto. Una persona che sembrava essere tornata dal mondo dei morti.

“Jared...ti prego.”

“Tu sei morto….tu sei morto….tu non puoi essere qui….non puoi essere vivo….” continuava a ripetere, passandosi le mani isteriche tra i capelli. “Sto diventando pazzo. Io...io sto impazzendo...”

“No, Jared. No!” sembrò volerlo rassicurare l’altro. La voce ancora spezzata dal pianto. “Sono io.” e si avvicinò. “Sono Jensen!” ormai alle spalle di Jared.

 

Jared a sentire proferire quel nome, si fermò sul posto. Respirò a fondo. Cercò di drizzare meglio poteva le spalle , contratte dallo choc. Si voltò piano e si ritrovò a fissare il ragazzo.

Come per una crudele magia quegli occhi sembrarono di nuovo quelli di Jensen, benchè ancora castani. Le labbra, l’espressione del viso, i lineamenti del viso e del corpo intero, sembrò sparire per mostrare di nuovo ciò che era Jensen. Era come se quella nebbia che avvolgeva sempre Alex si fosse finalmente dissolta , lasciando che Jensen fosse , di nuovo, ben visibile.

Poi, quasi spinto da una forza invisibile e viscerale il suo pugno andò ad impattare in pieno sulla mascella di Jensen che accusò il colpo, fece qualche passo indietro per tenere l’equilibrio ma...cavolo! se Jared aveva colpito duro.

Jensen si portò una mano alla guancia, massaggiandosi, ma nemmeno ci pensò a prendersela, anzi sapeva che meritava di peggio. Jared invece si guardava la mano che aveva sferrato il pugno. Vide le nocche arrossarsi, la sentì pulsare dal dolore.

Allora… allora capì che l’uomo davanti a lui era vero. Non stava impazzendo. Non stava sognando. O peggio, avendo un incubo crudele.

“No..no...no….” sussurrò Jared, incredulo.

“Ti supplico, lascia che ti spieghi, che ti racconti tutto.”

“Com’è possibile? Come fai ad essere ….”

“Vivo?!” finì per lui, quello che ormai era di nuovo Jensen. Redivivo. Incredibilmente.

“Jim ...Jim quella sera mi disse che tu...”

“Gli era stato ordinato di farlo, Jared!” riferì giustificando l’agire dell’ufficiale di polizia e in quel momento Jared ricordò quella frustrata imprecazione da parte di Jim: “Odio fare questa cose!

Ma ancora non riusciva a crederci: “Non è possibile….ho visto il tuo corpo all’obitorio...”

“No, hai visto un corpo coperto da un telo bianco, Jared!” gli ricordò Jensen.

“No..io...ho assistito al tuo funerale, ho pianto sulla tua bara….”

“Una bara sempre chiusa!” continuò Jensen, cercando di trovare dei modi per iniziare il suo racconto. La sua giustificazione. Se di giustificazione poteva parlarsi per una cosa del genere.

A quelle frasi, Jared rimase per un attimo in silenzio. Era come se stesse facendo mente locale, come se si stesse auto convincendo di non essere pazzo. Jensen era lì davanti a lui. Vivo.

“Ma cosa….com’è possibile? Cosa è successo?”

“Protezione testimoni!” fu la risposta criptica e breve da parte dell’altro.

Jared stralunò.

“Jensen!” pronunciò finalmente.

“Sì, sono io!”

“Jensen!” ripetè come per rendersene davvero conto.

“Lascia che ti racconti tutto!” provò allora, Jensen, e dicendo così allungò una mano, intenzionato ad accarezzare il volto di quello che era sempre stato ed era ancora, l’amore della sua vita.

Ma quello che successe, non se lo sarebbe aspettato. Non in quel modo.

Jared non gli diede nemmeno tempo di toccarlo, o solo sfiorarlo. Si voltò di scatto e velocemente, afferrando al volo il suo giacchetto, corse fuori dal suo stesso appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Jensen rimase fermò al centro del soggiorno.

La mano ferma a mezz’aria. A carezzare quel volto che non c’era già più.

Il giorno in cui decise di ritornare alla sua vita, per riprendersela, per riprendersi Jared, aveva messo in conto che non sarebbe stato facile. Specie quello che riguardava Jared. Ed era per questo che aveva deciso di entrare di nuovo nell’esistenza dell’altro, sotto mentite spoglie. Era passato tanto tempo e aveva messo in conto che Jared poteva essere cambiato, che avesse trovato un altro, che avesse un’altra vita. Una vita felice, finalmente completa, come meritava. Ma quando poi, aveva capito, grazie al racconto di Misha, in quale situazione Jared viveva, aveva deciso di fare le cose con calma.

Forse aveva sbagliato. Forse presentarsi come Alex era stato un passo falso, una sorta di presa in giro….forse...forse aveva solo combinato l’ennesimo casino che altro non aveva fatto che causare sofferenza a Jared.

Si passò le mani tra i capelli e poi sul viso, con un gesto frustrato, per schiarirsi le idee e l’unica cosa a cui riuscì a pensare fu: “Non posso andare via. Dovrà pur tornare a casa. Non posso lasciare le cose così! Non posso fargli ancora del male. Poi….che accada quel che deve accadere!” e così fece.

Con un movimento quasi forzato, si costrinse a sedersi al centro del divano. In attesa. Di Jared.

 

Per la strada, Jared, camminava ignorando qualsiasi cosa. Luci, negozi, persone e ogni tanto aveva rischiato perfino di finire sotto ad un taxi.

Nella sua mente la confusione più totale. Quattro anni! Quattro anni a struggersi per la morte di Jensen e lui , invece, era vivo e vegeto, da qualche parte. Aveva passato quattro anni a soffrire, a cercare di non far finire in polvere un cuore già fatto a pezzi. E ora? Ora Jensen era di nuovo lì, vivo, nella sua vita.

E perso in questi pensieri assurdi, una rivelazione gli si fece presente. “Protezione testimoni”

Che cosa aveva voluto dire Jensen con quelle due parole? Che cosa gli era successo? Da chi doveva nascondersi per finire nella protezioni testimoni?

Riflettendo su questo, si sedette ad una panchina di un viale alberato illuminato solo dai lampioni notturni.

“Che devo fare...che devo fare...che devo fare...” continuava a ripetersi, con la testa tra le mani. Avrebbe voluto avere qualcuno con cui confidarsi, qualcuno che gli dicesse cosa fare, come comportarsi, come affrontare Jensen e il suo ritorno. Avrebbe voluto chiamare Misha, ma si convinse che avrebbe solo sconvolto un’altra persona che, anche se in modo diverso, amava Jensen. “Dio aiutami!!” ripetè guardando il cielo sopra di lui.

Le stelle che brillavano circondate da un buio terso. Ed era così che adesso si sentiva: doveva decidere se continuare a brillare o farsi inghiottire dal buio.

 

   
 
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