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Autore: coopercroft    16/03/2021    0 recensioni
I Cooper sono ufficiali dell'esercito da generazioni. Edward, il primogenito, alla tragica morte dei genitori ha avuto il dovere ingrato di mantenere unita la famiglia. Comanda con autorevolezza un distaccamento militare nella periferia di Londra, dove collaborano anche i suoi fratelli.
Ma le difficoltà personali, l'incapacità di gestire i rapporti affettivi, innescano una serie d'incomprensioni che finiranno per allontanarli.
Solo l'amicizia con il nuovo medico, John Roberts, lo porterà a prendere coscienza che la famiglia Cooper ha un passato oscuro e doloroso rimasto sepolto per troppo tempo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edward sbadigliò annoiato, si rivestì, raggiunse lo studio di Roberts.

 Lo intravide attraverso la vetrata, aveva lasciato le tendine aperte.

 Era assorto nel compilare cartelle, lo osservò mentre rifletteva prima di scrivere, non era uno sconsiderato nel suo lavoro e lo assolveva con precisione. Era contento che fosse a capo della clinica, era un bravo medico, forse si preoccupava un po' troppo per gli altri. Si rese conto che di lui sapeva poco o nulla. Che era Scozzese, e aveva un fratello che era medico e professore ad Edimburgo. Di 10 anni più vecchio a cui era molto legato. Del resto della famiglia non aveva mai parlato, solo brevi accenni ai genitori anziani. 

Bussò ed entrò. “Spero di avere finito per oggi.” Lo apostrofò deciso, John alzò la testa e annuì. “Puoi pure andare, credo di avere sufficienti informazioni su di te.” Edward si spostò per prendere la sua valigetta.

“Bene, quando mi dirai qualcosa?”

John ci pensò. “Domani, o forse più tardi. Ti avviso stai tranquillo.  Comunque da quel poco che ho visto, sei in salute, ma sotto peso. Vediamo le analisi.” 

Edward sospirò più sereno, poi si rabbuiò un po'.

“Non pretenderai che mi ingrassi, perché è una partita persa. Non prendo un etto.” 

John rise. “Beh, però non voglio nemmeno che tu perda peso ulteriormente. Ti farebbe solo male.”

“Parli come Steve. Spero non mi starai col fiato sul collo anche tu.”

“Certo che no, ma diventare un po' più responsabile nell’alimentazione non guasterebbe.” Soffiò via dell’aria inesistente.

“Non sono un irresponsabile! A volte lavoro fino a tardi e me ne scordo.”

“Non ci si scorda di mangiare Ed, non se ci si vuole bene. A lungo andare pagherai le tue scelte sbagliate.

“Non mi fare la paternale, ti prego non essere ridicolo.”  John si alzò e scostò delle cartelle, fece posto sulla scrivania.

“Sei testardo, ma ora basta. A proposito visto che sei qui e sei polemico ora mi ascolti.”  Edward riappoggiò la valigetta a terra e lo fisso truce. “Cosa c’è adesso? Mi sembra di averti concesso molto.”

“Potevo obbligarti, non essere presuntuoso, ti sto facendo un favore.”

“Che altro vuoi!”  Era sospettoso. John tornò a sedersi nella poltrona.

“Quello che ti dirò non ti farà piacere, ma vista la tua insolenza credo che potrai ascoltare.”

Edward si lasciò cadere sulla sedia di fronte a lui. “Avanti allora o continuerai a offendermi? La mia pazienza ha un limite.”  John portò le mani unite sotto al mento, si concentrò sul volto di Cooper.

“Un padre non prende a cinghiate un figlio, qualsiasi cosa abbia fatto.” Fu secco come uno sparo, Edward saltò su furente.

“Lo immaginavo che ti saresti concentrato su quello! Per questo non volevo!”

 Si piantò con le mani allargate sulla scrivania e lo fissò velenoso.

“Sono affari miei e della mia famiglia, di quello che è stato mio padre. Non posso negare che fece degli sbagli, ma tu non sai nulla di quello che era. Del perché era così.”

“So quanto lo amavi, per questo temevo la tua reazione. Ma di te non mi importa, perché lo hai perdonato. Lo hai accettato.”

La reazione di Edward fu di stupore, socchiuse gli occhi chiedendosi dove andasse a parare.

“Tu non sai se l’ho perdonato! Non sai nulla di me!” Fu aspro, tagliente. “Cosa vuoi da noi John?”

“Mi preoccupo di Steve, per il suo rapporto conflittuale con te, adesso che ho visto cosa ti ha fatto temo per lui. Non era il figlio perfetto, e tuo padre potrebbe aver infierito su di lui. Spiegherebbe molte cose, specie i suoi scatti d’ ira verso di te, il fatto che non ci sia nemmeno la sua, di cartella clinica.” Edward si staccò dalla scrivania, camminò per la stanza con le mani affondate nelle tasche. Era dubbioso. Sembrava portare un peso sulle spalle.

John sentì lo stomaco stringersi, non gli piaceva vederlo soffrire, ma la sua arroganza a volte lo irritava.

Lasciò che fosse lui a riprendere la conversazione. Infatti senza voltarsi ammise qualcosa.

“Potrebbe essere.” Mormorò a testa bassa. “Ma non ne sono sicuro. Ero spesso lontano e lui cambiò improvvisamente, papà ci metteva contro. Lui era forte, io riflessivo.   Lui veloce, io lento. Aveva qualità da vendere, ma mio padre si concentrò su di me.” 

Edward si avvicinò di nuovo alla poltrona e si lasciò letteralmente cadere. John capì che stava cedendo, prese un bicchiere, gli versò del tè freddo che aveva nella caraffa e glielo offrì.

Mantenne un tono piatto, ma rassicurante. Edward mandò giù un sorso, tossì un po'.

“Non voglio darti delle colpe, ma tutto sembra ruotare attorno a tuo padre.  Credo che tuo zio sappia molto di più di quello che sembra.”

“Forse non volli vedere. Forse fui semplicemente un codardo, non ammettendo che papà avesse problemi mentali.”  Edward respirò profondamente, teneva il bicchiere in mano con troppa forza. Poi iniziò a parlare con un tono monotono.

“Mio nonno, era un uomo violento, severo e autoritario verso i suoi quattro figli. Anthony, William Costance ed Henry il terzo, e più piccolo. Uno zio che non ho mai conosciuto, e di cui si parlava poco.” Mandò giù un sorso di tè. Prese un lungo respiro. 

“A quindici anni volò giù dalle finestre di Roses House. Ufficialmente un incidente, in verità un suicidio per le botte subite. Nonno scoprì che amava ed era corrisposto da un suo compagno di corso, non accettò la sua omosessualità e non si risparmiò in punizioni.”  Edward si fermò. Respirò con fatica. John si alzò e si avvicinò, gli appoggiò le mani sulle spalle sconvolto, certamente non si aspettava una rivelazione del genere.

“L’ala ad est fu chiusa e demolita. Ma nonno non perse il vizio di picchiare i suoi figli e toccò ad Anthony, il mio povero padre. Rimase a Roses House, mentre William che aveva venti anni se ne andò in accademia. Costance si salvò protetta dalla nonna, ma era già minata dalla perdita di Henry,  non riuscì a proteggerli tutti.  Papà subì senza che William potesse fare nulla. Passò l’inferno, il primogenito doveva esser forte perché doveva portare avanti l’eredità dei Cooper. Questo per un lungo periodo finché, morta mia nonna, preso dal rimorso Sir Geoffrey Adam Cooper si uccise nella tomba di famiglia accanto a quella di Henry. Papà aveva diciotto anni e fu marchiato per sempre.”  Edward appoggiò il bicchiere, tremando, si portò le mani sugli occhi e abbassò la testa fino quasi a raggiungere le ginocchia.  John teneva le mani strette sulle sue spalle.

“Mi dispiace.” mormorò “Non potevo immaginare, tutto questo.”  John lasciò che si riprendesse, Edward si raddrizzò si appoggiò con gli occhi chiusi alla poltrona.

“Se papà fece del male a Steve, lo zio deve saperlo, forse anche Mary a me non dissero nulla. Dovevo portare avanti il nome della famiglia, il marcio che c’era dentro.” Fece una pausa e mormorò. “Ma non sono come mio nonno, né come mio padre.” 

Edward lo sussurrò lento, come un dolore portato per troppo tempo, un male che lo stava divorando. John prese la sedia e si sistemò di fronte a lui. Lo prese per le spalle, lo scosse.

“Guardami Ed, apri gli occhi guardami.”

 Obbedì gli occhi arrossati, un’immensa tristezza li percorreva. “Non sei Anthony, non sei Geoffrey, sei semplicemente Edward, sei un uomo e un fratello amorevole. Sei un comandante responsabile, sei un amico sincero. Non hai dentro di te nulla, nemmeno una traccia della loro pazzia.”

Lo scosse con forza.

“Sei un fratello protettivo, non hai mai fatto del male a nessuno di loro. Sai benissimo che anche se  sono lontani ti vogliono bene.”  Edward annuì silenzioso. “Ho sbagliato molto anch’io, volevo tenerli uniti.”   

“E lo hai fatto, perché siete solidali, basta che uno di voi stia male e subito ci siete. O Eddy non essere cieco lo sai che siete una famiglia.  Quella che hai creato tu.”

Edward si coprì gli occhi con l’interno delle mani sbiancate, e pianse,  silenzioso, senza sussultare, senza chiedere conforto.

John lo tenne stretto per le spalle lo massaggiò piano, lo lasciò sfogare. Non era difficile capire che stava decomprimendo anni di silenzio e dolore.

“Sono orgoglioso di essere tuo amico, anche se ci pungiamo un poco, sei la persona più disperatamente sola che abbia conosciuto.”  Sorrise senza che lo vedesse. “A parte me.”

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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