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Autore: An13Uta    18/03/2021    1 recensioni
"...E tu sei tutto ciò che mi rimane al mondo."
Un viaggio attraverso Termina, alla caccia di risposte nascoste in una visione dal sorriso dolcissimo.
-
Ambientata dopo Twilight Princess
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Happy Mask Salesman, Link, Skull Kid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'occhi d'ambra'
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7



La Foresta si allunga piano.

La luce filtra attraverso le foglie.

Da quando sta camminando?


Oltrepassa uno scheletro dormiente.

Una radura assolata.

Da dove viene quell'albero?


Un corpo giace alle sue radici.

Lo osserva.

Sembra morto.


Rimane in piedi.

Un occhio si apre.

È color d'ambra.


Spira il vento.

Silenzio.

E ora?


L'occhio d'ambra sembra tanto, tanto stanco.

Tanto, tanto morto.

Non si muove.


Lo guarda.

Gli si siede accanto.

L'erba si piega contro la brezza.


Sei uguale a lui.


Lo guarda.

È così...


Giace su un fianco.

Gli arti abbandonati.

Nessun volto.


Quanto è grande?

Come un bambino.

Come un adulto.


Ha un corpo di fumo.


Sei uguale a lui.


È così...


L'occhio d'ambra non si muove.

Lo guarda.

Il suo sguardo lo trapassa come fosse un fantoccio di nebbia.


Ha la mano aperta.

È una mano d'ombra.

Se la guardasse da vicino vedrebbe graffi.


L'occhio d'ambra sembra tanto, tanto stanco.

Afferra piano il palmo di nulla.


Sei uguale a lui.


Gli tiene la mano.

Silenzio.

E ora?
 

Spira il vento.

Non si muove.

La Foresta si allunga piano.


Gli tiene la mano.

L'occhio d'ambra sembra tanto, tanto morto.


Sei uguale a lui.


Le dita senza corpo si stringono attorno al suo palmo.

Sono fredde.

Come quelle di un morto.


Lo guarda.

Ne è guardato.

Uno scheletro sogna.


Una lingua sconosciuta.

Una voce di fil di rame.

Parole inesistenti.

Labbra di vetro.



Tutto ciò che mi rimane al mondo.



-Siamo qui.

Apre gli occhi.

La Foresta risponde al suo sguardo con un tetto di fronde impenetrabili.


Gira il capo.

La bambolina lo guarda fisso, già in piedi. Mani di fuscelli stringono la maschera di finto osso. I segni sul viso quasi piatto sono madreperla sulla cenere.


Il muschio sotto la sua schiena scricchiola mentre si mette a sedere.


Si osservano.


-È stato bello.

Annuisce.


Non si muovono.

La Foresta vive attorno a loro. Gracchia, gracida, scoppietta, si spezza.

Gli alberi bisbigliano.


Un indice come un rametto secco punta alla maschera della bambola che pende, scarna, vecchia, dalla sua cinta.


-Te la coloro io.- mormorano fauci di legno. -Te la dipingo di arancione e verde. Se vuoi.


Gliela presta volentieri.

Falangi da marionetta la afferrano molto piano, molto gentilmente.


-Di arancione e verde.- ripete piano. -Arancione e verde.


Gli sorride appena.

Palmi di betulla cominciano a disegnare già sulla superficie ruvida. Dall'assenza di labbra bubbolano piano le note di una canzone; fronde si muovono per mormorare la melodia.

Non c'è vento.

Annusa l'aria: c'è odore di pioggia.


I polpastrelli gli scivolano su un muso lungo e familiare.

Stringe la maschera del lupo.


Guarda dritto nell'unica iride rossa.

La fissano entrambi.


-Non sei tu.- soffia piano.


Silenzio.


-Lo sapevo già. Non sei tu.


Silenzio.


-Ma volevi andare al Carnevale. E io volevo tornare con lui, e essere con lui. Ancora un po'. Almeno per un po'. Solo per un po'.


Occhi d'ambra si fissano sul suo viso.

Sono abbastanza vicini perché lo veda.


-Hai il suo stesso odore.- pigola. -E gli somigli. Un po'. Solo un po'.

Solo un po'.


Gli alberi bisbigliano.

Tra le voci delle fronde sente quella del Capitano.

Sei uguale a lui.


Fissa il volto di bambola.

Per un momento pensa di alzarlo; di infilare un dito sotto il mento, e spingere via l'effigie di legno; di vedere finalmente quel viso nascosto da finto avorio che non è riuscito a scoprire nel suo sogno.


La mano che ha proteso verso la testa tonda accoglie nel suo palmo una guancia segnata.


Orecchie lunghe e grigie si alzano turbate, solo per un secondo; si calmano presto, e manine di bambola si chiudono piano attorno al suo polso, mentre le maschere pendono da gomiti scricchiolanti.

Asciuga con il pollice una grossa lacrima d'ambra.

Un'altra cade troppo in fretta per essere intercettata.


La bambolina si accuccia sull'erba.

Gli offre la grossa sfera arancione.

I raggi del Sole che le filtrano attraverso creano giochi di luce sul muschio.

Gliela mette in mano.


-Tieni.


Accetta il regalo.

È proprio bella.


Dita come ramoscelli secchi gli indicano un passaggio tra due tronchi. La nebbia oscura appena la via dietro ad essi: riconosce le silhouette di altri alberi.


-Per andare a casa.


Si alza in piedi.

Il viaggio di ritorno sarà lungo.

Pazienza.


-Una volta torniamo, se vuoi.- propone la vocina di rame.

È sottilissima. Quasi timida.


Le sorride; annuisce volentieri.

Orecchie bucate da anelli d'acquamarina si alzano, come quelle di un cucciolo.

Un sorriso aguzzo emerge da un'assenza di labbra.


Fa alcuni passi verso l'uscita.

Si ferma.

Si volta.

Guarda a lungo lo spiritello.


-Chi sei?- chiede piano.


Occhi d'ambra lo guardano fisso.



Io sono Oitesch, soffia roca, lontana, astiosa, una voce andata persa da millenni, E non ho nessuno al mondo.



Io sono Oitesch, sorride lontana, dolcissima, una voce che non è mai esistita, E tu sei tutto ciò che mi rimane al mondo.



-Skull Kid.- risponde, con la semplicità di un bambino.


Il ragazzo gli sorride.

I denti aguzzi di Skull Kid gli sorridono di rimando.
 

Con un ultimo saluto (agita la mano; una ben più piccola imita il suo gesto) passa attraverso i tronchi, attraverso la spessa coltre di nebbia.


È fuori.

Fuori.

Riconosce la radura.

È sulla strada di casa.

È fuori.

Fuori.


Guarda indietro.

Lo spazio tra gli alberi è oscuro, profondo, lontano, quasi spaventato.


Le fronde frusciano.

Non bisbigliano.

Aspetta.


Alcuni cinguettii lontani.

La Foresta è ferma.

Aspetta.


Respira.

Stringe la maschera.

La guarda.

Aspetta.



Con il muso dorato di legno ferino che gli ondeggia alla cinta, rigirando la sfera d'ambra nel palmo della mano, Link si incammina verso casa; dalle labbra gli scappa di fischiettare la melodia di una canzone straniera di cui non sa né capisce le parole, mentre ripensa alla bella risata a mulinello di Sehel.


Qualcuno suona nella Foresta.











Una risata inesistente abbraccia, in un sogno, uno scheletro antico.

Il teschio sfasciato sorride al viso senza volto.

È uguale a te, mormora.









Grazie mille per avere letto questa storia! E' tipo la terza storia a capitoli che riesco a completare, ahah
Come piccola nota, pubblicherò alcuni disegni inerenti a questa serie sul mio tumblr, randomwriteronline, sotto il tag #radici nella polvere! Non saranno molti, ma spero siano un piccolo bonus gradito  - An13Uta

   
 
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