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Autore: Mordekai    20/03/2021    0 recensioni
Prima della caduta degli angeli, Lucifero ebbe un fugace amore con una Serafina del Paradiso.
Divisi da millenni, Lucifeo regna indisturbato nel gelido Inferno da lui creato dopo la caduta per opera di Dio e dei suoi Angeli.
La quiete, però, viene disturbata dall'arrivo di Michele con un importante annuncio.
L'esistenza di un figlio.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inferno.
La domanda del giovane Empyrean imbarazzò sua madre che rimase in silenzio e distolse lo sguardo dal figlio per poi allontanarsi. Non appena la Serafina si mosse, giunse la compagna del Signore degli Inferi che squadrò diabolicamente il ragazzo come se volesse ucciderlo con il pensiero, ma sorrise poco dopo pensando al grande potenziale nascosto in Empyrean. Uno dei demoni lì presente richiamò l’attenzione dei suoi simili, indicando un’ala piumata carbonizzata che poggiava su una delle rocce gelide:

‘’Ragazzo, quella è l’ala dell’Arcangelo vero?’’- domandò Malphas, un demone robusto e dalla mascella squadrata e dagli occhi azzurri come il luogo circostante. Empyrean si limitò ad annuire ricordandosi di avere ancora il sangue secco dell’arcangelo sulle sue mani, lasciandogli una strana sensazione d’amarezza nell’animo, di colpa. Si udirono dei passi rapidi accompagnati dal ticchettio di un bastone e ogni demone riconobbe il poeta Virgilio giungere con il fiatone:

‘’Costui sarebbe il tuo primogenito, Lucifero? Un giovane studente nato dal seme infernale?’’

‘’Sì Virgilio, sorpreso di vederlo in carne ed ossa?’’- domandò a sua volta Lucifero al poeta, ancora affannato e incredulo per la presenza di un mezzosangue negli inferi. Il poeta si avvicinò incuriosito da quel giovane che, nonostante la sua natura, non sembrasse possedere alcuna caratteristica del suo genitore ma quando i suoi occhi si posarono sui polsi di Empyrean, Virgilio arretrò di qualche passo:

‘’Che stregoneria è mai questa? Un primogenito marchiato da un simbolo demoniaco ed uno angelico? Con chi hai condiviso la tua lussuria, Lucifero? Chi donna ha patito il dolore del parto a causa tua?’’- furono le seguenti domande poste da Virgilio con un singolo respiro prima di divenir paonazzo per la fatica della camminata e del parlare. Il Signore degli Inferi si limitò ad indicare la Serafina Ofelia che si voltò imbarazzata.

‘’Oh per tutti i numi…’’- fu l’unica cosa che Virgilio disse, sconcertato dalla rivelazione di Lucifero. Nel medesimo istante risuonò un corno da richiamo, annunciando il rientro di altri demoni e un diavolo riferì al Signore che uno dei suoi scagnozzi trasportava un pezzo di una lancia.

‘’Cosa? Avete trovato la Lancia di Longino? Ma è andata perduta millenni orsono, come è possibile?’’- domandò terrorizzato il poeta, ormai conscio di un nuovo scontro tra i due regni e lui non poteva far nulla se non assistere. I tre demoni inviati a recuperare la lancia si presentarono al cospetto del loro Signore porgendogli il secondo pezzo dell’asta:

‘’Mio Signore, ci manca solo la punta e la boccetta contente il sangue del Cristo. Non appena verrà recuperato tutto, quel vecchio rachitico non potrà far altro che arrendersi al potere degli Inferi!’’- disse il demone con fare vincente, asserendo da una delle sue tre teste, di cui due animali.

‘’Placa il tuo entusiasmo Balam! Ricorda che a proteggerlo ci sono altri Serafini più forti di me, e dobbiamo anche fronteggiare gli Arcangeli. Ma almeno uno di loro non ci darà problemi.’’- rispose sorridente indicando l’ala mutilata e carbonizzata di Michele.

‘’Provo ad indovinare: è stato suo figlio Empyrean che, in questo istante, continua ad osservarci come un pesce lesso e non sa come reagire?’’- domandò con sarcasmo voltandosi verso il ragazzo che, dopo un po’ lo riconobbe.

‘’Tu! Tu sei quello che ha ficcato il naso nel mio fascicolo scolastico! Bam-qualcosa.’’

‘’Balma, un gioco di parole del mio nome vero e che hai già sentito. Ricordi il tranello del sigillo disegnato, giovanotto? Pensavi davvero di imbrogliare un demone come me?

‘’No, ma predici questo!’’- esclamò Empyrean in un tentativo di placcaggio che il demone arrestò alzando solo un dito. Gli altri demoni risero, eccetto per Lucifero che fu infastidito da un comportamento così fanciullesco e sciocco tanto da farlo reagire con un ceffone dritto sul volto del proprio figlio, prima di afferrarlo per un braccio e dire:

’Tu sei un principe dei demoni e degli angeli Empyrean! Questi giochetti da giovincello risparmiateli quando sei al cospetto dei tuoi simili. La vita in superficie ti ha rammollito e…mi chiedo perché tua madre non ti abbia raccontato di me, del sangue che scorre nelle tue vene. E del perché anch’ella abbia abbandonato il Paradiso.’’
‘’Perché volevo che mio figlio vivesse una vita normale, senza chiedersi chi fosse suo padre e le sue radici. Volevo che vivesse come uno degli umani!’’- esclamò Ofelia, adirata per esser stata richiamata dal suo vecchio amore in un contesto del passato. Lucifero socchiuse gli occhi, tramutandoli in due pozzi d’inchiostro e, lasciando andare suo figlio, replicò gutturalmente:

‘’Gli stessi umani che hanno messo al rogo Giovanna d’Arco perché parlava con quel barbuto rachitico? Gli stessi umani che credono in una religione fatta di interpretazioni? Gli stessi umani che possono anche uccidere convinti di avere la grazia divina o di liberare una terra considerata santa? Quegli stessi umani che ho visto uccidere per inculcare una religione in popoli già religiosi? Gli stessi che credono di poter sopravvivere solo pregando? Ofelia, io conosco gli umani meglio di te!’’

‘’Dunque Lucifer…padre. Mi stranisce chiamarti così, visto che sono poche ore che ti conosco. Comunque, questa guerra contro Dio è una guerra per vendicare il torto commesso?’’- chiese Empyrean, cercando di sbrogliare i nodi della sua confusione.

‘’No, figliolo. Questa guerra è per potare ordine tra le varie religioni. Il Cristianesimo è stata una religione imposta con la forza da parte di quel matusa insolente e dei suoi sciocchi vermi. Fin dall’alba dei tempi, ognuno professava il proprio credo, ma con l’avvento di tale religione sono solo scoppiate guerre e crociate per cosa? Per una divinità che non ti ascolta e preferisce il controllo.’’- rispose il Signore degli Inferi, consegnandogli un libro in pelle conciata. Empyrean restò ad osservare quell’inusuale dono e domandò cosa fosse.

‘’Leggilo e avrai le tue risposte.’’

Tutti i demoni, eccetto uno, e sua madre si allontanarono per lasciare il giovane mezzosangue a leggere quel tomo in pelle scura, notando le diverse pagine frusciare tra loro come foglie, riuscendo con meraviglia a leggere quello strano linguaggio scritto in esso. Ma quell’unico demone rimasto lì a sorvegliarlo come un corvo lo innervosiva:

‘’Posso sapere il motivo della tua presenza qui?’’- chiese Empyrean voltandosi in direzione del demone, dall’aspetto di una seducente donna in abiti medio-orientali. La donna rimase in silenzio a guardarlo, con fare insistente costringendo il giovane ad andare altrove per poter leggere il tomo. Eppure la donna non smise di seguirlo. Esasperato glielo chiese di nuovo, ottenendo finalmente ciò che desiderava:

‘’Gremory, o Gamory, come meglio preferisci dato che il mio nome ha subito millenni di variazioni linguistiche.

‘’Oh sì, conosco la tua storia. Una beduina che seduce gli uomini, desiderandoli e avendoli per sé finché non pagano con la morte. Un po’ come nella realtà alla fine.’’

‘’E noto che su di te il mio fascino non ha effetto. Mi sento sconfitta.’’- rispose la donna, con una nota di tristezza per la prima volta in tutta la sua vita millenaria. Il giovane e la beduina restarono in silenzio per qualche minuto prima che lo stesso Empyrean le chiese cosa volesse. La beduina si avvicinò con passo sensuale, facendo scivolare la mano sulle spalle del ragazzo giungendo al volto e poi al petto, in un disperato tentativo di sedurlo:

‘’Come può un ragazzo così bello e aitante come te non provare alcun desiderio per le mie forme? Per il mio corpo…’’

‘’Ti ricordo che sono figlio del Signore degli Inferi e per metà di un angelo da quello che ho compreso. Quindi i tuoi poteri non alcun effetto.’’

‘’Eppure alcuni demoni sono attratti da me, persino tuo padre…Sei tenace vedo.’’- rispose Gremory, allontanandosi insoddisfatta. Empyrean chiese, ignorando quello strano evento, se potesse tradurre la lingua presente nel diario. Gremory con un sorriso malizioso prese il diario prolungando il contatto con le mani del ragazzo per assaporare ogni momento:

‘’Questo è Enochiano, la lingua degli angeli ma…questo è risale ancora prima che tuo padre venisse cacciato dal Paradiso e che quel vecchio barbuto iniziasse la sua caccia alle streghe. Questo diario apparteneva ad un amico di tuo padre, Raziel, però qualcosa non torna.’’- asserì Gremory studiando meglio quel libricino, sfogliando rapidamente le pagine ingiallite.

‘’Ovvero? Vorresti farmi credere che Raziel è stato in grado di tenere nascosto quel diario ai suoi occhi?’’

‘’O di ingannare il suo padrone facendogli credere che il diario fosse un vangelo. Ingegnoso e rischioso.’’- replicò Gremory, sfogliando le varie pagine fino a giungere a quelle conclusive, ma restò delusa dal fatto di non poterle tradurre in quanto la sua conoscenza dell’Enochiano fosse basilare e riconsegnò il diario al suo proprietario.

‘’Facci un favore, bocconcino. Potresti tradurre le ultime pagine? Sappiamo che per poter assediare il paradiso ci serve la Lancia di Longino ma non come adoperarla. Raziel invece sapeva cosa e come fare ed è tutto in quel diario.’’

‘’Sì come vuoi, ora se non ti dispiace avrei altro a cui pensare. Ad esempio: come torno a casa?’’- chiese roteando gli occhi in segno di stanchezza e frustrazione. Dopo un batter di ciglia, il ragazzo si ritrovò nuovamente nella chiesa abbandonata circondato da alcuni agenti armati riversi al suolo ed immobilizzati nel tempo. Empyrean schioccò le dita davanti i loro occhi per ricevere una reazione, agitò la mano, pizzicò le loro guance…Nulla. Nessuna reazione.

‘’Meglio tornare a casa.’’- si disse, portandosi una mano alla fronte vittima di una forte emicrania. Sul pavimento di marmo di quella chiesa sconsacrata vi erano i resti del breve scontro avvenuto in precedenza: piume bruciate, sangue rappreso, legno spaccato e metallo ammaccato. Nell’aria il puzzo di zolfo e della paura scaturita negli angeli inviati dal Signore per impedire al Signore degli Inferi e i suoi demoni di risalire nel Cielo. Il giovane Empyrean avvertì la sua tasca vibrare e restò sorpreso dal ritrovarsi ben sei chiamate: tre di Theo e tre di Altea, con la quarta di quest’ultima in arrivo.

‘’Altea?’’

’Si può sapere dove diavolo sei? Sono cinque ore che ti chiamiamo ma senza successo.’’

‘’Io…vediamoci al parco e vi spiegherò tutto anche se non mi crederete…’’- replicò il ragazzo, uscendo dalla chiesa giusto in tempo prima che due pattuglie si fermarono bruscamente e alcuni agenti corsero all’interno di essa, armi alla mano ed intenti ad urlare i nomi dei loro colleghi.

‘’Empy? Che succede? Perché sento voci dei poliziotti?’’

‘’Come ho detto: ci vediamo al parco tra trenta minuti. E assicuratevi di essere da soli.’’- rispose Empyrean prima di chiudere la telefonata e dirigersi al parco. Proprio vicino la recinsione che delimitava la chiesa, vi era un uomo dalla figura slanciata seduto su una panchina con eleganza che aveva ascoltato tutto.

’Lavoro eccellente, Lucifero.’’- pensò lui con un sorriso perfido. Mefisto era tornato tra i mortali.
 









 
Angolo dell'autore:
Questo è un capitolo breve in quanto sono alle prese con molte altre storie più la stesura finale del romanzo stand-alone ambientato nel medesimo universo delle Cronache. Quindi ci vorrà un po' prima di proseguire con Hellhound. Nel frattempo godetevi la ''seconda'' parte del capitolo precedente. Sì, questa volta anche Mefisto compare. 
 
   
 
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