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Autore: crazy lion    21/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 7.

 

IN UN NUOVO MONDO

 
Christopher, Kaleia, Sky e Noah raccontarono a Eliza quanto successo e che quello era un sogno di Mackenzie, ma lei non parve sorpresa. Poi se ne andarono.
"Come ti chiami?" chiese la donna alla mamma di Hope.
La ragazza rimase colpita dalla dolcezza del suo sorriso.
"Demetria Devonne, signora, ma per tutti sono solo Demi."
Come mai non le aveva dato del lei?
Forse a Eltaria non sapevano cosa significasse, del resto nemmeno Aster si era rivolta a loro in modo formale.
"Chiamami Eliza, cara."
"D'accordo, Eliza. Devi scusarmi, da noi parliamo in un’altra maniera con chi non conosciamo."
"Lo so, ma nel bosco le regole sono diverse e tutti si danno del tu, tranne in casi specifici, come con le figure importanti. Volevo assicurarti che sono rimasta con Hope fino a quando siete arrivati. Era in camera mia a giocare sul letto, ma non l'ho mai lasciata sola se non per quel poco tempo in cui vi ho accolti. Mi sono presa cura di lei con amore."
"Grazie" mormorò la più giovane e si accomodò sul divano.
“Che cos’è questa polvere nell’aria?” domandò Andrew.
Continuava a fluttuare anche adesso che erano dentro una casa.
“Si tratta di polvere di fata. L’avrete vista anche fuori. La magia lascia sempre le sue tracce. Stando con Kaleia anche Christopher ce l’ha addosso, così come tutte le fate e chi hanno intorno.”
Forse, allora, prima o poi sarebbe finita anche su di loro, pensò la cantante.
“Ci ha dato fastidio per diverse ore, ieri” confermò Andrew, “anche se meno di quanto ci saremmo aspettati. Abbiamo starnutito e sbattuto gli occhi parecchio, ma a parte questo nulla; Poi all’improvviso ci siamo abituati alla sua presenza.”
“In effetti è fastidiosa all’inizio” confermò Eliza. “A quanto pare, e per fortuna, l’avete fatto in velocità. Meglio per voi! Avete mangiato qualcosa? È pomeriggio, ormai."
"Alcuni frutti per strada. Ieri sera Aster ci ha portato la cena sempre a base di frutta, ma capirai bene che io e Andrew eravamo così preoccupati che abbiamo faticato a finire il pasto, ci siamo riusciti solo per non rischiare di svenire."
"Posso soltanto immaginare quello che avete passato. Credo che ora vorrete lavarvi, riposare e fare un pasto più sostanzioso.”
“Sarebbe fantastico, grazie! Che giorno è oggi?” domandò Demi.
Aveva bisogno di capirlo per orientarsi nel tempo.
“Giovedì.”
“Ci siamo addormentati di martedì” sussurrò al fidanzato. “Ha senso. Nel sogno Mac segue l’ordine cronologico.”
“Sì, ma da noi è novembre, qui… In che mese siamo?”
“A maggio, oggi è il 19. Vi mostro la vostra camera" continuò la donna più anziana.
Non appena la coppia si alzò, si risedette subito.
“Ci è girata la testa” mormorò lui.
“Forte” aggiunse la ragazza, stringendosi le braccia attorno allo stomaco.
Il suo tono di voce era cambiato.
Mackenzie non sarebbe riuscita a descriverlo. Era semplicemente diverso e anche lei scrisse che aveva provato la stessa sensazione. Si erano sentiti poco bene anche per strada, ma non avevano detto niente perché Kaleia e gli altri erano stati gentilissimi dando loro del cibo.
“Può essersi trattato di un calo di zuccheri, o di pressione” mormorò Eliza fra sé.
“Mi sento malissimo” si lamentò la cantante.
Sia Andrew, che lei, che la figlia erano pallidissimi ed Eliza si stupì che ce l’avessero fatta ad arrivare lì nonostante la debolezza fisica senza svenire. Il poco cibo trovato per strada li aveva aiutati e l’amore per Hope doveva aver dato loro la forza psicologica per proseguire. Un sudore freddo colava lungo le braccia di tutti, lo stomaco ora gorgogliava più forte. Era accaduto anche prima, ma pensando alla piccola non ci avevano dato peso offrendo, ancora una volta, gran parte di quello che avevano trovato a Mac, quella che si sentiva meglio. La padrona di casa portò un pezzo di cioccolato al latte sia a loro che a Mackenzie.
“Vi rimetterà in sesto” assicurò.
Mac lo divorò, mentre i genitori lo morsero piano, come due persone per cui ogni boccone ha valore.
“Va meglio per me, grazie Eliza.”
Anche Andrew la ringraziò e le sorrise, poi finalmente si alzarono.
La donna li guidò attraverso un corridoio sul quale si affacciavano quattro camere e un bagno. Loro erano in quella in fondo. Grande e spaziosa, con una finestra da cui entrava moltissima luce, aveva un letto matrimoniale e uno singolo separati da un po' di spazio, con una poltroncina in un angolo.
"È perfetto, grazie ancora."
"Figurati, Andrew. Vi porto subito il lettino di Hope."
Una volta sistemato, la donna indicò loro il bagno.
“Vi procurerò io dei vestiti, state tranquilli.”
Mackenzie si lavò per prima. Quando si ritrovò lì, sola tra quelle quattro pareti, si rese conto che non aveva quasi degnato di attenzione la sorella. Il fatto che avesse sempre avuto la sensazione che sarebbe andato tutto bene non significava che Hope non meritasse affetto da parte sua. Si erano solo guardate e sfiorate, la più grande non ci aveva nemmeno giocato insieme. Una mano immaginaria le ghermì il cuore con una stretta poderosa.
Hope, seduta sul letto assieme ai genitori, giocava con i cubi di legno che Eliza le aveva portato, lasciandoli poi soli.
"Guarda, questo è rosso" le disse il papà. "E quest’altro è più piccolo e verde."
"Bede" tentò la bambina.
"Verde" ripeté l'uomo, scandendo bene ogni lettera e, quando lei pronunciò di nuovo la parola sbagliata, concluse: "Sì, più o meno."
"Non ti perderò mai più, te lo prometto" le giurò Demi con le lacrime agli occhi.
"Quante volte devo ripeterti che non è colpa tua?"
Il suo ragazzo non era stato scontroso, anzi, anche se aveva alzato un po' la voce.
Demi sospirò.
"Lascia perdere. Io mi sentirò sempre in colpa. Non dimenticherò mai questi giorni" decretò, cupa.
"Nemmeno io. Ti senti in colpa anche se, per quanto sia assurdo e pazzesco, siamo dentro un sogno? Tutto questo non è reale."
"Ma io lo sto vivendo come se lo fosse, amore. Le sensazioni, le emozioni che ho provato sono state troppo forti per poter essere considerate finte o false."
"Quindi stai dicendo che, finché saremo qui, dovremo comportarci come se fosse tutto vero anche se non lo è?"
"Sì, o almeno io ci proverò. In questo modo le cose positive che accadranno, e sono sicura che ne succederanno ora che la nostra piccola è di nuovo con noi, lo saranno ancora di più."
Il problema è che varrà lo stesso anche per quelle brutte rifletté l'uomo.
Tuttavia, non valeva la pena rovinare quel momento con i dubbi o le emozioni negative. La ragazza non aveva tutti i torti, anche se convincere la propria mente che quella era la realtà sarebbe stata un’ardua impresa.
"Hai presente la saga sulle fate che sto leggendo a Hope e Mackenzie? Ne hai sentito un capitolo l’altra sera."
"Intendi Luce e ombra?"
"Proprio quella."
"Sì."
"Ieri sera il nome Aster e la sua figura mi avevano fatto venire qualche dubbio, per questo non mi sono sorpresa un granché nel vedere la ninfa, benché non volessi crederci. Ero anche provata e stamattina ho dato di matto. Più passava il tempo, però, e più ne ho avuto la conferma, in particolare quando Christopher ci ha spiegato ogni cosa: non so se te ne sei reso conto anche tu, ma Mackenzie sta sognando di vivere a Eltaria con noi e i personaggi della saga. Loro sono tutte persone che vivono nella mente di Emmastory e tra le pagine di quei libri, ma per lei in questo sogno sono reali. So che è difficilissimo da credere e contorto per noi grandi, ma è così. Per quanto riguarda l’italiano, la scrittrice una volta ha risposto a un commento di una lettrice spiegando che, benché le sue storie fossero scritte in inglese, immaginava che i personaggi parlassero in questa lingua. Qui la lingua principale è l’italiano, anche se in base a vocazioni magiche una creatura può scegliere di impararne un’altra. Alcune, però, parlano spagnolo se sono spagnole d’origine e ci sono due gnomi che parlano italiano con accento russo."
Per quanto concerneva la polvere di fata, Mackenzie doveva aver sognato che tutti ci si abituavano per superare in fretta quella difficoltà. A volte nei sogni le cose erano più semplici, pensò la cantante.
Per un momento ad Andrew mancò il fiato e i due rimasero a bocca aperta. Demi fu colta da un senso di affanno che le mozzò il respiro e da una vertigine. Era scioccante e la questione della lingua era il minimo.
"Santissimo Dio" mormorò lui. “In effetti i nomi mi avevano ricordato quelli della saga, ma pensavo di starmi immaginando tutto, o di sbagliarmi, visto che avevamo letto solo un capitolo.”
“Saperlo è una cosa, ma dirlo fa tutto un altro effetto.”
"È pazzesco."
"E dire così è poco, ma è la verità. Ho riconosciuto tantissime creature di quella saga, le persone che ci hanno parlato, gli ambienti, non può essere altrimenti, capisci?"
"E tu vorresti che io vivessi tutto questo come se fosse reale anche se è nato dalla mente di una ragazza che ha pubblicato una storia su un sito di scrittura amatoriale? Come cavolo faccio?"
Ma per me è reale! scrisse la bambina, che uscì dal bagno in quel momento vestita con un paio di pantaloncini blu e una maglietta dello stesso colore che le stavano grandi.
Spiegò che si era addormentata pensando a quanto le sarebbe piaciuto andare a Eltaria con loro per poter parlare con i personaggi e vivere tante avventure ed era successo nei suoi sogni. Ciò la faceva sentire così bene, nonostante le difficoltà, che a lei sembrava di vivere comunque nella realtà. Andrew e Demi si guardarono negli occhi, poi la ragazza asciugò i capelli di Mackenzie.
“E perché hanno tutti nomi inglesi se parlano italiano?”
Andrew si rendeva conto che quel dettaglio non era così importante, al momento, ma la cosa lo incuriosiva.
“Emmastory ha scritto, in una nota, che si abbinavano meglio ai vari elementi per quanto riguarda le creature magiche, anche se non sempre, e perché comunque le piacciono. Kaleia, però, non è inglese, ma hawaiano e significa ghirlanda di fiori, quindi simboleggia la natura. Chissà, magari incontreremo anche persone che hanno nomi in altre lingue.”
Uno alla volta i due fidanzati andarono a farsi la doccia e, sotto l'acqua, urlarono e batterono i piedi e le mani, presero anche a pugni il muro. Loro, che erano adulti, non riuscivano a fare quello che invece a Mackenzie risultava facile: vedere con gli occhi dell'innocenza, con l'immaginazione di un bambino. Si sforzarono di dimenticare che fosse un sogno e di considerarla un’alternativa realtà in cui erano capitati. Non ci sarebbero mai riusciti del tutto, ma se non volevano impazzire era necessario che tentassero di ragionare in quel modo. Eliza e gli altri erano persone che avevano incontrato in circostanze inusuali e che forse avrebbero conosciuto.
La padrona di casa disse loro di fare anche un bagno ai piedi con acqua calda e sale, preparando ai tre una bacinella a testa, per sgonfiare le vesciche delle quali le parlarono. Mackenzie ne aveva due sotto entrambi i talloni, per fortuna piccole, mentre Andrew e Demi vicino alle dita. Già dopo quell’operazione si sentirono molto meglio e camminavano normalmente. I genitori si dissero che Mackenzie, nel suo sogno, doveva aver semplificato un po’ le cose anche in quel caso, ma gli adulti sperarono che non sarebbe stato sempre così. La loro bambina non era tipo da rendere tutto facile, come prova ricordarono i giorni precedenti.
Si misurarono la febbre, che non avevano ed Eliza diede il disinfettante a Demi e Andrew, che andarono in bagno. I graffi bruciarono e la donna disse loro di passarlo per qualche altro giorno, ma che sarebbero guariti presto. L’umana si domandò come mai non avessero voluto mostrarle i graffi, ma pensò che forse si vergognavano e non ci diede peso. Portò agli ospiti tre tisane calde che, disse, li avrebbero aiutati a decongestionarsi, se ce ne fosse stato bisogno. Mackenzie si aspettava un intruglio dal sapore così amaro da risultare imbevibile e che avrebbe sputato, invece si trattava di una sorta di tè non troppo dolce.
Gli adulti chiesero dove fosse il cesto dei panni sporchi e vi misero i loro abiti bagnati e quelli che Aster aveva regalato loro.
La donna servì un piatto di pasta con la panna e i funghi che i quattro mangiarono assieme a lei con appetito. Andrew aveva indossato alcuni abiti che Christopher aveva lasciato lì nel caso servissero, Demi qualche capo di Sky e Mackenzie di Kaleia da piccola, che la padrona di casa aveva già lavato e stirato i giorni precedenti in attesa del loro arrivo, quando aveva saputo che ci sarebbe stata una bambina.
“Quindi mangiate cibo normale, qui? Insomma, più o meno come il nostro: pasta, carne, latte e derivati, frutta e verdura?” domandò Andrew.
“Esatto. Sorpreso?”
Le spiegò che, trovandosi in un bosco, credevano che solo gli ultimi due alimenti componessero la dieta delle creature che lo popolavano. Parlare così era strano, come stare in una favola.
“No, il cibo è lo stesso, c’è tutto quello che hai elencato e molto di più, anche se si trovano cose particolari che, immagino, nel vostro mondo non ci siano, per esempio i cioccolatini a forma di alcuni animali magici.”
“Sulla Terra la magia esiste nei cuori delle persone.” Demi tirò appena la leggerissima maglia a maniche lunghe che aveva indossato. Lo faceva per istinto, per nascondere meglio ciò che non voleva gli altri vedessero. Una pratica che aveva messo in atto molti anni prima. “Non di tutte, purtroppo, solo di quelle che ci credono ancora: i bambini e alcuni adulti.”
La ragazza ricordò di aver visto un negozio di alimentari nel villaggio. Le verdure di sicuro venivano coltivate in qualche giardino o piccolo orto, così come il grano e altri cereali, ma nel bosco c’erano allevamenti di bestiame? Come facevano le persone a produrre, per esempio, quei cioccolatini? Forse, però, non era il caso di porsi domande del genere. Di sicuro Emmastory, creando la saga, aveva pensato a tutto pur non avendo reso noti quei dettagli, ma nel loro caso si trattava del sogno di una bambina e Mackenzie, di certo, non ci aveva riflettuto. Nei sogni non tutto è chiaro. Meglio, dunque, dirsi che ogni cosa filava liscia anche senza indagare a fondo a riguardo e lasciare quegli importanti dettagli – o forse non tanto, almeno dal punto di vista di Mac – avvolti da una leggera nebbia.
“Come mai avete messo una maglia lunga e i pantaloni corti? Per curiosità” domandò Eliza.
“Siamo freddolosi” rispose Demi con naturalezza.
Eliza credette a quella risposta.
"Le sue… le tue figlie non abitano qui?" le chiese Andrew.
Devo pensare che è una donna in carne e ossa.
"Sky sì. Tornerà fra poco, mi auguro, perché è in ritardo. Kaleia vive con suo marito in una casa qui vicino. Si sono sposati da un po’."
Demi, all'insaputa delle bambine, era andata avanti nella lettura non riuscendo a trattenersi, forse perché i capitoli erano troppo corti per i suoi gusti e, dato che la sera rimaneva alzata fino alle undici passate, aveva tempo e preferiva trascorrerlo leggendo piuttosto che guardando la televisione, a meno che non facessero qualche serie poliziesca. Si era divorata la seconda parte e alcuni capitoli della terza, fin dove l'autrice era arrivata, in pochissimi giorni.
Dipende cosa intende per da un po’. Ho letto il ventesimo capitolo della terza parte, loro si sono sposati al trentacinquesimo, ovvero all’ultimo, della seconda e da quello a questo è passato del tempo.
Si ricordò che non doveva farlo, ma desiderava porre quella domanda.
"Tu non abiti ancora a Primedia con Sky e Noah?"
Non aggiunse che l'aveva letto nella saga, si costrinse a rammentare una bugia e cioè che qualcuno, magari Kaleia, gliel'avesse detto.
"Sì, ma ci siamo trasferite perché l'ha voluto Mackenzie" rispose e tutti capirono. “Lei ha sognato di venire qui altre volte da sola, vero piccola?”
La bambina annuì.
“Quindi li hai già incontrati” disse Demi, attonita.
Sì, tante volte come ha detto Eliza, ma ogni sogno è diverso dall’altro e nemmeno io so cosa succederà. Anche se pensavo che Hope fosse al sicuro non sapevo dov’era, per esempio, altrimenti ve l’avrei detto.
“Mackenzie viene da mesi, per cui io nei suoi sogni sono in questo bosco da tempo. Ci aveva detto di avere due genitori e una sorella piccola, ma non i loro nomi, non ha mai parlato un granché della sua famiglia, per questo quando ho trovato Hope non l’ho riconosciuta, né mi si è accesa una scintilla nel momento in cui ho sentito il tuo nome, Demi, dalle mie figlie, che nelle loro ricerche l’avevano scoperto. In questi giorni la vostra bambina diceva, a volte, “Mac Mac”, ma non credevo parlasse di lei, non avevo collegato, chissà perché. Mackenzie ci ha detto, tempo fa, che è stata una brutta persona a farle quelle cicatrici, ma che i genitori non c’entravano e volevamo aspettare a farle altre domande. I segni di Hope sono simili, ma da stupida non ho compreso. Solo quando mi hanno spiegato quanto successo stamattina ho capito.”
Di solito rimango con loro solo qualche ora. Per la maggior parte del tempo giochiamo, o io aiuto Eliza a preparare un dolce, o passeggiamo. Ma anche se li conosco, non mi fidavo abbastanza da raccontare loro cose personali. Ho conosciuto loro cinque, per il momento. A casa avevo letto il titolo della terza parte della saga tempo fa, mamma, e capito dalla trama e da alcune recensioni quello che era successo almeno in parte. La prima volta Eliza non c’era. Kaleia mi ha spiegato che si era trasferita qui con Christopher dopo il matrimonio, ma quando ho immaginato che potevano esserci anche lei, Sky e Noah è stato così.
“Per cui tu sai già quello che succede da dove siamo arrivate fino al capitolo venti della terza parte?”
A grandi linee ma sì, e comunque voglio che continuiamo a leggere la storia insieme perché mi piace.
“Ed è per questo che Kaleia ti ha osservata in modo strano, stamattina?”
Sì, le avevo chiesto se era una fata, ma in realtà volevo la risposta per voi, per farvi capire. Mi ha guardata perché pensava che non la riconoscevo, ma le ho detto che voi non sapevate niente dei miei sogni.
“È impressionante ciò che possono fare” mormorò Andrew.
“Sai quanto resteremo qui?” domandò la mamma alla bambina, ma lei negò.
“Credo ci trasferiremo realmente, prima o poi" commentò Eliza.
La testa dei due adulti girava come una trottola impazzita e a volte il respiro veniva loro meno. La polvere si era già depositata sui vestiti e l’avevano vista prima su quelli di Hope, ma cercavano di non scrollarsela di dosso pensando che non era sporco, bensì magia. Anche questo, però, non era semplice.
"Dobbiamo solo abituarci, credo" mormorò l'uomo. "Dateci tempo."
"Tutto quello che vi serve, state tranquilli. La vostra confusione è più che normale."
Eliza non parlò più delle cicatrici delle piccole per non ferire Mackenzie o far riaffiorare nelle menti dei genitori brutti ricordi. Ma chi poteva averle ridotte così? Se Andrew e Demi avessero voluto, gliene avrebbero parlato più in là.
Con una forchettina di plastica, Hope era stata in grado di tirare su la pasta che la mamma le aveva spezzato in quanto era grande, si trattava di rigatoni, e non sarebbe riuscita a metterla in bocca tutta.
"Ha fatto la brava, in questi giorni?"
"Sì Demi, è stata un angelo.” Meglio evitare di raccontarle quanto era capitato per non agitarla. “Dopo che vi sarete riposati, se vorrete, andremo a comprare altri vestiti, ma ce ne sono in abbondanza per qualche giorno, per cui forse non sarà necessario farlo subito.”
I due insistettero che non volevano disturbare, ma lei li convinse che non era così e che dovevano riposare, prima di tutto.
In quel momento tornò Sky.
"Mamma, scusa il ritardo. Ero con Noah e abbiamo perso la cognizione del tempo."
"Tranquilla, ma sai che vorrei che ci fossi all'ora di pranzo. Non ti chiedo molto, no?"
"Perdonami."
"Okay, per stavolta. Ti scaldo la pasta."
"Sky!” Hope, seduta sul seggiolone, si mosse e alzò le braccia. “Sky!”
"Ciao, piccola. Vi sentite meglio?" chiese agli altri.
Tutti risposero di sì e la ringraziarono.
Mackenzie sorrideva, mentre i due adulti si guardavano intorno ancora confusi ma già più calmi.
“Come vi siete conosciuti tu e Andrew?”
“Siamo amici fin dall’infanzia, Sky. Ci conosciamo da sempre. Mesi fa ci siamo innamorati e stiamo insieme.”
“È bello che un’amicizia sia rimasta salda per così tanti anni, non accade spesso” osservò Eliza.
“No, infatti” concordò Andrew. “Abbiamo avuto i nostri alti e bassi e litigato come tutti gli amici, ma alla fine siamo sempre riusciti a risolvere e ora eccoci qui.”
Dopo pranzo i fidanzati e le figlie andarono a riposare e, mentre loro dormivano, Andrew e Demi rimanevano svegli.
Andrew indicò Hope.
"La nostra bambina!"
"L'abbiamo ritrovata" sussurrò Demi.
Si baciarono mormorando frasi simili. Le loro labbra morbide si univano, si staccavano appena e poi tornavano di nuovo a incontrarsi mentre le lingue si intrecciavano in un'armonia perfetta. I loro baci erano delicati come fiocchi di neve.
Quando le bambine si svegliarono, giocarono sul tappeto della camera. Costruirono delle torri e le buttarono giù, poi si rincorsero nonostante lo spazio esiguo.
"Potremmo andare in salotto" suggerì Andrew.
"Credevo che volessi stare lontano da quelle persone."
"Tu no? Sono ancora confuso."
"Anch'io, ma dobbiamo cercare di dare loro fiducia e di trattarle…"
"Come se fossero reali, sì, ho capito.”
Per me lo sono, ci tenne a sottolineare ancora Mackenzie, anche se so che questo è un sogno e che non c’è nulla di reale. Ma mi va bene così.
Sorrise, con il volto sereno.
I genitori capirono fino in fondo che era per quel motivo che appariva tanto tranquilla. Avrebbero voluto comportarsi come lei, ma nella loro situazione e con tutti quei sentimenti contrastanti, per il momento non era possibile.
“Potremmo andare in salotto per conoscerle un po’. Altrimenti come faremo a dare loro una possibilità?" chiese Demi.
"Vero, ma se invece le disturbassimo?"
Decisero di rimanere ancora lì.
"Papà?"
"Dimmi, Hope."
La piccola gli portò un cubetto.
“È giallo.”
"Vola!" urlò lei.
“Non gridare.”
Dato che lui non comprese, fece la stessa cosa con la mamma.
"Tesoro, non capisco. Cosa vuoi?" le chiese la donna.
"Quetto vola, vola" ripeteva con insistenza.
Kaleia e Sky fanno volare gli oggetti con la loro magia spiegò Mackenzie. Forse giocavano così insieme.
La levitazione, ecco di cosa stavano parlando. I due adulti si intenerirono e sorrisero alla più piccola.
"Noi non siamo magici, non ci riusciamo" le spiegò il papà, "Ma dopo chiediamo a Sky, va bene?"
"Sì."
"Ora io e papà costruiamo una torre, voi un'altra e vediamo qual è la più alta."
I due si adoperarono affinché le bambine vincessero: non fecero una base larga ma stretta, misero male alcuni cubi e alla fine la loro costruzione crollò. Mackenzie e Hope scoppiarono a ridere tenendosi la pancia ed esultarono battendo le mani. Demi ringraziava Dio nel vederle così felici e soprattutto tanto a loro agio in quel mondo estraneo.
"Le mie piccole!" Prese in braccio tutte e due dopo essersi seduta sulla poltrona. "Siete i miei amori, lo sapete? Siamo tutti insieme, adesso."
"Casa?"
"Non so quando ci torneremo, Hope, ma presto. Okay?"
"Okay."
Fece loro il solletico e poi, assieme ad Andrew, costruì una torre con le mani insegnando a Hope che, togliendo quella sotto di tutte, si poteva giocare.
 
 
 
Benché sapesse che non avrebbe dovuto, Eliza rimaneva lì fuori. Prima di mangiare li aveva lasciati tranquilli perché era giusto che passassero dei momenti insieme come famiglia. Ma adesso qualcosa l'aveva spinta ad avvicinarsi alla stanza e ascoltare. Non si concentrava tanto sulle parole dei genitori o sulle risate di Mackenzie – perché quella bambina non parlava ma scriveva, a proposito? Non l’aveva mai spiegato –, bensì su quelle di Hope. Una porta le separava, avrebbe potuto entrare e…
E cosa? Non devo fare nulla.
Ora aveva ritrovato la sua famiglia, grazie al cielo. Ma d'altro canto, il vuoto nel cuore della donna, quella voragine che le aveva provocato dolore nei giorni precedenti, si stava riaprendo. Non avrebbe potuto di certo entrare e prendersela per portarla via con sé. Quello era rapimento e non sarebbe mai arrivata a tanto. Il solo pensiero le faceva schifo.
"Mamma, vieni via" sussurrò Sky prendendola piano per un braccio.
"Non ce la faccio, non posso" rispose l'altra con la voce che le tremava.
"Devi, anche se è difficile."
"Che ne sai tu di quanto è difficile? All'inizio non ti importava niente di lei" sbottò la donna.
"Appunto, all’inizio. Sai mamma, mi dispiace risultare dura, ma non sei l'unica che sta soffrendo in questo momento, e invece sembra proprio che tu pensi di esserlo. Svegliati."
La ragazza corse via come una furia e gli occhi pieni di lacrime, uscì e sbatté la porta.
“Sky, aspetta” la chiamò la madre, ma fu tutto inutile.
Non la seguì. Rimase lì ancora un po' e sorrise quando sentì Hope ridere. Il desiderio di entrare e stringerla forte le provocava brividi lungo tutto il corpo e il cuore le batteva tanto da farle male. Si allontanò di scatto mentre alcune grosse lacrime le scendevano lungo le guance. Lei aveva già due figlie e una era fuori e aveva bisogno di sua mamma. Adesso.
Guadagnò la porta e prese a camminare per il villaggio. All’inizio non la trovò, ma non dovette fare molta strada. Sky era lì, seduta sul tronco caduto di un faggio, con il suo merlo Midnight sulla spalla e Kaleia accanto.
"Scusa se ho avuto una reazione esagerata nei tuoi confronti" le disse la mamma accarezzandole i capelli e fu felice perché non si scostò.
La ragazza alzò lo sguardo, tirò su col naso e si asciugò gli occhi.
"Anch'io sono stata brusca, perdonami. Non avrei dovuto dirti quelle cose, stavi già male."
"Ho sbagliato, Sky. Insomma, tutti siamo felici perché Hope ha ritrovato la sua famiglia e al contempo tristi, dato che pensavamo di poterla tenere."
"Sì, ma forse tu di più, mamma," intervenne Kaleia con voce vellutata, "visto che la consideravi una figlia."
"È vero. Mi sono affezionata troppo, ma non ho potuto farci niente. Se Mackenzie sta sognando anche stavolta come mi avete spiegato, è possibile che le vedremo anche in futuro. Per ora cerchiamo di andare d'accordo con i nostri ospiti e di farli sentire a casa. Credo che ci siano molto grati per aver tenuto la loro bambina e che ci lasceranno giocare ancora con lei. Si sentono solo confusi, non ci sono ostili."
"Stamattina lo erano" disse Sky.
"Lo posso immaginare, date le circostanze, ma li ho visti più tranquilli prima mentre mangiavano con me. Diamo loro il tempo di abituarsi a questo nuovo mondo. Non dev'essere affatto semplice, io impazzirei al loro posto. Facciamoli sentire a casa. E ricordate che vi voglio bene!”
La madre si abbassò alla loro altezza e le tre si strinsero in un lungo abbraccio pieno d’affetto.
“Anche noi, mamma, tantissimo” sussurrarono le due ragazze all’unisono.
“Per quanto riguarda la mia tristezza," continuò Eliza asciugandosi le lacrime, "mi consolerò occupandomi dei piccoli dell'orfanotrofio."
Ma il vuoto, pensò la donna mentre tornava in casa con le figlie, non sarebbe mai stato colmato.
 
 
 
Quando Eliza li chiamò per la cena, i quattro arrivarono quasi subito. C’era anche Kaleia. Gli adulti sorridevano, ma erano ancora provati dai giorni precedenti e titubanti.
"In questo bosco vivete tutti in pace?" chiese Andrew. "Nessuno litiga con nessuno?"
Fu Sky a prendere la parola.
"No. Ci sono litigi, però cerchiamo sempre di risolverli e ci riusciamo. Nel vostro mondo, invece?"
“A volte le persone litigano e non fanno più pace.”
“Oh!” esclamò Kaleia.
“Inoltre,” proseguì Demi, “molti Paesi sono in guerra, per tanti motivi che sarebbe troppo lungo spiegare. Il nostro Stato, la California, no per fortuna, ma lo è stato in passato. Ci sono delle zone della Terra, il mondo in cui viviamo, nelle quali la gente è povera e soffre a causa di tutti questi conflitti. Molte persone, troppe e di tutte le età, muoiono.”
Andrew annuì e, per qualche tempo, nessuno parlò più.
Sky, Kaleia ed Eliza non avrebbero mai immaginato che potessero esistere situazioni tanto drammatiche.
“Cos’è uno Stato?” domandò Kia.
“Una sorta di villaggio davvero enorme” disse Andrew.
"Dal lunedì al venerdì lavoro all'orfanotrofio di Eltaria" fece sapere la padrona di casa. “Ma domani non andrò, resterò con voi.”
"Davvero fai questo mestiere? Sei una persona di buon cuore!"
"Grazie Andrew. Do una mano perché ci sono tanti bambini che hanno bisogno di attenzioni e di un po' d'amore e i volontari non sono molti. Noi ci definiamo così, ma in realtà veniamo pagati. È in questo modo che mi mantengo. Ieri e oggi non sono andata per rimanere con vostra figlia, ma non è stato un problema."
Demi si disse che nella saga non c'era scritto, ma non importava, doveva pensare alla persona, non ai libri e poi in essi Eliza non viveva lì. Solo che era dannatamente difficile separare la storia dal sogno.
“Eliza, non sei costretta a restare a casa per noi, ce la possiamo cavare. In fondo ci vai per lavoro.”
“Non ti preoccupare, Demi. Ho già avvisato ieri, con una lettera, che sarei tornata la settimana seguente. Se non vi avessimo trovati, avrei lasciato Hope a una fata, Isla, di cui mi fido ciecamente.”
"Io ho adottato Mackenzie e Hope. Mi piacerebbe vedere l'orfanotrofio uno di questi giorni e magari anche aiutarti, se posso."
"Ti ci porterò, te lo prometto. Non ti conosco molto, Demi, ma sembri una persona di buon cuore, le anziane ti accetteranno di sicuro."
"Le anziane?"
Che cosa voleva dire? Chi erano? E perché avrebbero dovuto accettarla?
"Non ti preoccupare, te ne parleranno le mie figlie domani. Non è niente di cui aver paura, sta' tranquilla."
 
 
 
Dopo cena, mentre gli altri continuavano a parlare e Hope giocava, Mackenzie raggiunse Sky con il permesso dei genitori. La fata si trovava a pochi passi dalla porta.
Ti disturbo?
Conosceva il suo comportamento e non avrebbe mai voluto indispettirla.
"Dimmi, Mackenzie."
La voce le uscì incolore.
Doveva essere stanca, anche la mamma si comportava così qualche volta.
Hai giocato con Hope in questi giorni?
"Sia io che mia sorella l'abbiamo fatto. Perché?"
Le è piaciuto? Lo rifate?
"Credo proprio di sì."
Grazie.
"Prego, ma qualcosa mi dice che questo non è l'unico motivo per cui sei venuta a parlarmi, giusto?" le domandò e sospirò.
No, infatti.
Sky non sopportava le persone che non si decidevano a dire ciò che volevano, ma si trattenne dal commentare o dal battere un piede a terra. In fondo si trattava di una bambina che, a giudicare dal fatto che era stata adottata e dalle cicatrici, doveva aver sofferto, quindi non le pareva il caso di spaventarla.
Io sono stata adottata.
“Lo so.”
Anche voi due?
Ma non l’aveva sentito dire prima? E gliene avevano già parlato in un sogno precedente. Perché ai bambini bisognava ripetere tutto?
“Esatto.”
Sei stata silenziosa stasera, pensavo che ti sentivi sola e mi domandavo se ti sentivi così anche quando sei arrivata. Anche per me era così quando ho conosciuto la mia mamma, anche se non sono andata subito a casa con lei.
Sky si ritrovò a sorridere come un’idiota a causa di tutte quelle ripetizioni e dei verbi sbagliati.
Mackenzie le raccontò che nel mese e mezzo in cui aveva incontrato Demi, più volte a settimana a casa dei genitori affidatari, l'aveva messa alla prova. Non le aveva sorriso, né scritto molto per vedere se sarebbe andata lo stesso da lei, poi aveva iniziato a giocarci insieme.
"Hai un bel caratterino, eh?" scherzò la fata scompigliandole i capelli, un gesto che si stupì di aver compiuto. "No, in realtà ti capisco" proseguì, seria. "Io riempivo la mia stanza di vento freddo perché tutti comprendessero che ero triste e che volevo tenerli a distanza. Un giorno la mamma mi ha fatto una sorpresa perché mi rendessi conto che a Primedia, nella sua abitazione e soprattutto con lei, nel suo cuore, potevo sentirmi a casa. Kaleia era più piccola, si è fidata subito."
Anche Hope. Aveva sei mesi quando la mamma ci ha adottate.
Sky sorrise pensando a quanto dovessero essere piccoli gli umani a quell'età. Ma che stava facendo?
Quindi ci siamo sentite sole entrambe rifletté Mackenzie.
"Già, ma adesso anche per te non è più così, vero?"
No, non lo è.
"Mackenzie, ascoltami. Io sono sempre stata una bambina un po' diffidente, anche adesso sembro fredda all'esterno, ma in realtà è solo un muro che ho costruito perché ho paura di stare troppo male, capisci?"
Lei annuì.
"Bene. Ti devo chiedere una cosa importante.” Le prese le mani. “Per favore, tu prova a non farlo, sforzati di non chiudere tutti fuori dal tuo cuore. È brutto. Hai una famiglia che ti ama. Non allontanarla, o ti sentirai sempre triste e sola e non lo meriti."
D'accordo, te lo prometto rispose la bambina e sorrise.
Sky, che credette di aver ormai perso la sua sanità mentale, la abbracciò forte.
La bambina fu percorsa da un brivido beandosi di quella sensazione di calore e protezione.
Sky? chiese quando sciolsero l'abbraccio.
"Sì?"
Si stava alzando un vento freddo, una panacea per i poteri della fata.
Il vento mi fa paura.
Ma non era lo stesso per una bambina umana, pensò la ragazza, ancora così piccola e che non conosceva bene quel mondo e l’elemento che lei riusciva a padroneggiare.
"Non averne" mormorò. "Ascoltalo e sentilo sulla pelle."
È uguale all'ululato di un lupo scrisse la bambina tremando ancora di più e temendo che il blocchetto le cadesse. La penna le rotolò per terra, ma si affrettò a raccoglierla prima che l’aria la spingesse troppo in là. Si appoggiò a una parete della casa perché il vento stava diventando forte. Non ci riesco, Sky. Ho paura, ho freddo. Voglio la mamma!
La fata non riusciva a capire come si sentisse la sua piccola amica perché i sentimenti che provavano in quel momento erano opposti, ma lei era umana, non avvertiva le sue stesse sensazioni ed era compito della più grande proteggerla. Non l'avrebbe mai messa in pericolo. Intanto, Mackenzie era diventata pallida come un lenzuolo.
"Dammi la mano, tesoro, torniamo dentro."
Ma io non voglio avere sempre tutta questa paura insistette l'altra. Ce l'ho anche a casa, se la notte il vento soffia forte e lo sento battere sulle finestre.
"Sei coraggiosa a volerla superare. Molte persone si bloccano quando temono qualcosa. Ne riparliamo domani, allora il vento sarà più calmo e potrò insegnarti meglio. Adesso vieni, coraggio."
Una volta entrata, Mackenzie raggiunse la mamma e si sedette sulle sue gambe, ma poco dopo, anche se non era tardi, i genitori pensarono che fosse ora di andare a letto viste l'intensità e la stanchezza degli ultimi giorni.
"Buonanotte. E grazie di ospitarci qui in casa vostra."
"Notte, Demi. Potrete rimanere quanto vorrete, non disturbate" rispose loro Eliza.
Salutò Hope e Mackenzie con una mano e le bambine ricambiarono.
Sotto le coperte, Mac fissò il soffitto e si rivolse ai suoi genitori naturali.
Mamma, papà, avete visto? Io l’avevo detto che questo posto non era pericoloso. Qui sono tutti buoni e chissà cosa succederà nei prossimi giorni. Sono sicura che siete felici per noi.
Un macigno le piombò sul cuore, schiacciandolo.
Demi giunse le mani e pregò con gli altri. Dopo le preghiere di rito, aggiunse:
“Avete protetto noi e Hope e alla fine ci siamo ritrovati. Grazie! Vi prego, fate che non accada niente di brutto alla mia famiglia. Spero che, per il tempo in cui rimarremo qui, la nostra vita sarà piena di bei momenti e che se soffriremo ci sapremo rialzare. Signore, sia fatta la tua volontà.”
Concluse con un “Amen” assieme al fidanzato e alla figlia, si girò su un fianco e cercò di prendere sonno in quel letto comodo ma diverso dal suo.
“Il materasso è troppo morbido” si lamentò Andrew.
Mackenzie provò un leggero senso di sollievo dopo le preghiere. Rivolgersi a Dio la aiutava sempre. Sperò che finissero di parlare e di riuscire a dormire.
“Ti abituerai, non preoccuparti. E poi le coperte sono profumate, goditi la sensazione.”
Per fortuna dopo pochi, difficili respiri la bimba prese sonno e non sentì più dolore, non a livello conscio.
 
 
 
Quando gli umani si furono ritirati, Kaleia tornò a casa e madre e figlia si guardarono.
"Stavi per parlare loro delle voci che girano su Demi e Andrew e del fatto che dovranno difendersi" osservò Sky.
"Mi dispiace, ma la cosa importante è che almeno qui non hanno più paura di Hope. Stamattina siamo usciti con lei e non è successo niente."
"No, ma di loro forse sì e non sarà piacevole scoprirlo, per Demi e i suoi. Potrebbero volersene andare."
"Non potranno, a meno che le cose nel sogno di Mackenzie vadano in modo diverso" constatò Eliza.
"Dubito che accadrà, prepariamoci a un'altra crisi. Dovrai aiutarmi a calmarli, mamma. Devono capire che la gente non vuole fare loro niente e che le voci sono solo voci. Nessuno farà loro del male, qui."
"Ne sei proprio sicura?” chiese l’altra, sospettosa.
“No, ma lo spero con tutta me stessa.”
“Da quando sei così ottimista, figlia mia?”
“Da quando essere ottimisti è l’unica cosa che ci rimane.” Sospirò. “Non lo sono, in realtà. Ci provo.”
“Vedremo come andrà, intanto lasciamo che passino una notte tranquilla.”
“Domani sarebbe meglio dirlo loro, prima si risolve questa faccenda e meglio è. O forse è il caso di lasciare che si rilassino un attimo e farlo sabato, in attesa di vedere come vanno le cose al villaggio?”
“Ne ho parlato con Kaleia e Christopher, stamattina, prima che se ne andassero” sussurrò Eliza.
“Perché io e Noah non abbiamo sentito?”
“Eravate già usciti. Comunque, hanno detto di attendere un giorno e poi valutare la situazione. Se tutto rimarrà calmo, sarà inutile andare dalle anziane. Lo spero proprio.”
“Bene allora. Sì, anch’io.”
“Cos'è successo prima, fuori?"
Sky le raccontò la conversazione che aveva avuto con Mackenzie dall'inizio alla fine e non tralasciando nulla.
"Mi ha colpita la sua maturità. È venuta a parlarmi perché sa che sono stata adottata e si è preoccupata per me, e ha solo sei anni.”
“Oggi non mi ha praticamente rivolto la parola, ma mi sorrideva. Eppure mi conosce bene."
"Negli altri sogni si trovava da subito in questa casa, mamma, mentre in questi giorni ha camminato e sofferto, sarà stata stanca. Sono sicura che non ha fatto apposta.”
“No, non ho nemmeno pensato che ce l’avesse con me o altro.”
“Avrei dovuto portarla dentro prima" mormorò Sky mentre la voce le si spezzava.
Come aveva fatto ad aspettare? Era stata stupida. E se il vento si fosse alzato ancora di più? Mackenzie avrebbe potuto farsi male, in quel momento era stata sua la responsabilità. Avrebbe dovuto pensare di più a lei e meno o per niente a se stessa.
"Ma hai capito che lei era più debole di te e l'hai aiutata, è questo che conta. Sei stata brava, Sky. Sono fiera di te" rispose Eliza, sincera. "Non hai fatto nessun pasticcio e non le è successo niente. Sarebbe stato diverso se fossi rimasta fuori con lei nonostante le sue suppliche di farla rientrare, ma tu non ti saresti mai comportata in questo modo."
"No.” Si asciugò una lacrima, mentre il nodo che aveva in gola si scioglieva pian piano. "Nel caso in cui dovessi avere dei figli, non so se sarò una buona madre. Di sicuro non come te o Demi."
"Sarai bravissima, invece. Comunque, hai visto che lei e Andrew indossano una maglia a maniche lunghe?”
“Non credi che sia per il freddo, vero?”
“No, ma non saprei cosa pensare. Forse vogliono nascondere solo una ferita che si sono fatti durante il viaggio, o qualcosa di vecchio che pensano potrebbe spaventarci.”
“Ma se si fossero feriti nel tragitto avrebbero dovuto curarsi o farsi aiutare. A meno che non abbiano trovato erbe officinali e che siano degli esperti a riguardo, cosa che, senza offesa, non credo siano” aggiunse Sky.
“Hai ragione. Ma allora…”
“Magari ci stiamo facendo paranoie per nulla, mamma. Se dovranno o vorranno raccontarci qualcosa, lo faranno a suo tempo. Non angosciamoci adesso, magari non è niente di grave.”
Eliza si rilassò.
“Ma sì, hai ragione.”
La donna le preparò una tazza di latte e miele per calmarla. Eliza era sempre così dolce con lei, anche adesso che era cresciuta.
Poco dopo si addormentarono ripensando a tutte le emozioni provate in quella bellissima giornata.
   
 
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